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Per più di un secolo gli economisti hanno predetto la scomparsa della piccola azienda agricola (il podere) che condannavano come “sottosviluppa ta, improduttiva e inefficiente”. Oggi si verifica che, invece di essere una sopravvivenza del passa to contiene una prospettiva ecologica produttiva ed efficiente per il futuro.
La parola d'ordine è "aggregare" e nessuno solleva dubbi che sia la strada giusta. Eppure i colossi della finanza hanno dato pessime prove. Il fatto è che si è dimenticato quale sia il compito essenziale di un sistema creditizio. E si ignora una cosa ancora più importante: i giganti (nel credito e non) stanno uccidendo la democrazia (pubblicato su Repubblica.it il 30 gen 2016)
Padre Ireneo Affò, forse il maggior studioso della Zecca di Parma, nel 1788 fu probabilmente la prima persona che trattò questo tipo monetale in modo approfondito, dando alle stampe la sua opera sulla zecca parmigiana, che rimane ancora oggi uno dei maggiori studi in materia. Prima di lui, si era occupato delle monete di Parma oltre allo Zanetti, anche Vincenzo Bellini, il quale in diversi studi descrisse alcune monete, ma in modo un po' superficiale, e, a quante pare, inesatte nei disegni. Ci stupisce che l'Affò non abbia rilevato appieno l'importanza che ha rivestito la coniazione di questo Piccolo, poiché risulta il tipo monetale più coniato nei primi due secoli della storia della zecca di Parma, ma d'altra parte anche nel Corpus delle monete italiane, voluto da Vittorio Emanuele III, si tiene conto delle monete descritte in studi precedenti, che in questo caso sono l'Affò, Bellini, e Ciani: queste monete non sono più reperibili e quindi l'impossibilità di studiarle in prima persona (comprese quelle della collezione reale), ci ha obbligato a prendere in considerazione solo le varianti che abbiamo potuto fisicamente costatare; diamo in ogni modo una descrizione di queste monete, che, qualora fossero correttamente descritte, potrebbero integrare gli esemplari da noi presentati. Un dettaglio non irrilevante che presenta il Corpus e che può confondere, è quello di accettare come varianti anche le monete con stesse diciture e stessa disposizione di simboli, ma di conio diverso: è verosimile che quando era ordinata una coniazione, l'incisore preparasse più di una coppia di coni, in modo che in caso di rottura si potesse continuare coi lavori, e, visto che era eseguita a mano, l'incisione del conio poteva avere delle lievi differenze, pur mantenendo la stessa dicitura e la stessa disposizione dei simboli; in questo modo è evidente che questi coni erano tra loro contemporanei, o almeno tra loro susseguenti, quindi ci sembra più corretto accettare come varianti solo quelle monete che hanno effettivamente una disposizione diversa dei simboli, purtroppo in questo caso la scarsità d'esemplari non ci ha permesso un'evidente e sicura cronologia d'emissioni. Per quanto riguarda la presenza dei simboli, siamo partiti dal presupposto che le prime monete siano quelle che non ne presentano, e quindi ad un aumento di simboli corrisponda un'emissione successiva; che le monete a castello chiuso debbano essere considerate anteriori di quelle col castello aperto, dato il maggior peso e la migliore qualità di mistura; inoltre a creare un'eventuale cronologia di coniazione può concorrere anche lo stile di alcune lettere che evidenziano il passaggio dal romanico al gotico, in particolare abbiamo considerato le lettere R, C e A. Il piccolo, oltre che essere stato coniato prima del grosso, era una moneta che rispondeva meglio alle esigenze minute del commercio locale, proprio in quanto frazione dell'imperiale, all'epoca sola moneta di conto sul territorio. Bisogna, infatti, considerare che l'arco di coniazione di queste monete non si limita al periodo esposto nel C.N.I., vale a dire dal 1220 al 1250, anno della morte di Federico II, ma continua probabilmente fin nei primi decenni del 1300: infatti, i documenti, ed in particolare il Chronicon Parmense, ci parlano di avvenute coniazioni di piccoli ancora (e almeno in un caso in contemporanea) con la coniatura del Mezzano o torellino, che tra l'altro, forse dopo qualche tempo fu proprio la moneta che soppiantò il piccolo, divenuto ormai di troppo scarso valore di cambio. L'Affò racconta, traendolo da un documento dell'epoca, di come, dato lo svilimento di peso e intrinseco, la moneta in questione fosse scambiata fraudolentemente con monete di minor valore, di altri comuni vicini. La figura nel campo centrale del rovescio è stata definita in modi diversi dai vari autori: alcuni la chiamano porta di castello, porta di città, castello a 3 torri o porta urbis. Non è ben chiaro nemmeno da dove derivi questa figura; secondo alcuni una elaborazione tratta dalle monete di Genova, data la somiglianza, secondo altri da tipologie tedesche, visto che i regnanti erano tedeschi e su monete germaniche esiste una rappresentazione simile, per altri ancora è solo una forma immaginaria che non rispecchia una reale costruzione.
Riflessi .6, 1998
Breve excursu sui mini stati nel mondo, per la rivista delle Ferrovie dello Stato
Insight Into Santi Asoke, 2002
"Essendo le risorse mondiali di combustibili non rinnovabili-carbone, petrolio e gas naturale-distribuite in modo enormemente disomogeneo nel mondo e indubbiamente in quantità limitata, è chiaro che il loro sfruttamento ad un ritmo sempre crescente è un atto di violenza contro la natura che condurrà inevitabilmente alla violenza tra gli uomini." (Schumacher 1973) "Mentre il materialista è interessato principalmente ai beni, il buddhista è interessato principalmente alla liberazione." (Schumacher 1973) Introduzione Il nuovo millennio è iniziato con un crescendo di proteste anti-globalizzazione, attacchi terroristici devastanti e guerre. Questi sviluppi hanno messo in risalto l'importanza dell'economia locale di autosufficienza per quanto riguarda i beni di prima necessità quali il cibo e il carburante. Come si è espresso Ernst Schumacher, un noto economista nato in Germania, nel suo famoso saggio sull'economia buddhista "Piccolo è bello. L'economia come se la gente contasse", pubblicato originalmente nel 1973:
Finally, it seems to be necessary an English abstract, in order to summarize the subject of these few pages. It deals with on the possible importance of the study’s scale in the evaluation of the quality of scientific researches and papers. Author underlines the difficulties which could face local studies although local size is really important for geography, indeed, and for social sciences in general, too. But it may be also the best place where to make the following question: which is the scale of the topics above mentioned?
Talmente Poco, 2022
Talmente Poco for two female voices and three male voices Talmente Poco is a six-scene piece that explores the way a noise become sound in the human vocal tract, the connection between the raw vocal materials and the realisation of sound through the voice. Talmente Poco is an Italian idiomatic expression that transliterated in English means So Little, in Italian is often used in many contexts to emphasise and specify the really small effort that can put a subject in a completely different state of consciousness and mental state. The expression is also used in many contexts, from everyday life to most specific fields. The piece was realised in the framework of the cultural music project Schola, brought to Rome by the collective Avidi Lumi in collaboration with EVO Ensemble. The piece is a purely acoustic mixture of mouth produced noises, singing, movements and gestures, brought together by an essential choreographic scheme and a minimalistic lighting design.
La ricchezza e la povertà di risorse naturali sono concetti relativi: dipendono dalla domanda di beni da una parte e dall'evoluzione delle tecniche dall'altra. Proprio per questo motivo l'Italia è potuta apparire agli uomini del passato, in epoche diverse, sia ricca che povera.
2011
1. Il secolo urbano Nel secolo urbano che abbiamo di fronte, la città sarà lo scenario della competizione delle energie, delle risorse umane, delle intelligenze collettive e della creatività per la costruzione di un'evoluzione più compatibile con le identità e le vocazioni e più sostenibile rispetto alle risorse ed alle sensibilità del territorio. I segnali delle sue forme, delle sue relazioni e delle sue identità sono già evidenti in alcune città del presente ed ad essi sono dedicate numerose ricerche urbanistiche, sociologiche ed economiche. Ma i segnali sono evidenti e trasmettono ispirazioni e stimoli anche a chi osserva la città per mestiere di progettista, di pianificatore, di stratega dello sviluppo. Il XXI secolo sarà l'era indiscussa delle città e su di esse si misurerà lo sviluppo delle nazioni. Per la prima volta, più della metà della popolazione mondiale vivrà nelle città, in Europa oggi la cifra è già di oltre il 75%, e nei paesi in via di sviluppo raggiungerà velocemente il 50%. Il mondo si svilupperà sia attorno a grandi megalopoli da decine di milioni di abitanti, ma anche attorno a città metropolitane, a conurbazioni diffuse e ad armature di micropoli: all'armatura urbana delle città globali si annoderà, soprattutto in Europa, l'armatura delle città di secondo livello, produttrici di visioni alternative rispetto all'esplosione delle megalopoli. L'armatura urbana europea di secondo livello-le piccole capitali, sempre più città-portasi delinea come annodata attorno a "città della cultura", nel senso di città non solo detentrici di risorse culturali profonde lasciate dal palinsesto della storia, ma anche produttrici di nuova cultura: le culture-based competition cities saranno, infatti, quelle città in grado di competere nel panorama internazionale attraverso la valorizzazione e la promozione della propria identità culturale, sia consolidata che in evoluzione. Nell'armatura urbana europea, un impegno per governanti, pianificatori, gestori, promotori e investitori sarà quello di creare città che siano luoghi desiderabili dove vivere, in particolare ricreando quei valori comunitari che la popolazione percepisce come produttori del senso di cittadinanza. D'altra parte le città dovranno essere in grado di produrre e massimizzare alcune delle loro opportunità specifiche: l'interazione locale-globale, il commercio come fattore relazionale, il loisir come componente della vita urbana e fattore di benessere, la produzione culturale come domanda in espansione dell'era dell'accesso e molte altre ed ulteriori declinazioni dell'effetto urbano. Numerose città stanno facendo da incubatori di una vera e propria "classe creativa", attirando la localizzazione di intelligenze, competenze e manodopera che alimentano la domanda di particolari declinazioni della qualità urbana, indispensabili per lo sviluppo delle nuove opportunità.
Attraverso il racconto di un'infanzia trascorsa nella campagna ai piedi dei Monti Sibillini, durante gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, e delle ricette che in quel tempo circolavano tra la gente povera di campagna e di paese, questo libro si propone di incoraggiare e riflettere sulla tavola di quel tempo e su noi che oggi mettiamo il cibo al centro della nostra vita, talvolta riproponendo un'immagine ideale di un passato dal quale abbiamo rimosso la penuria. Con questa consapevolezza, l'autrice racconta la cucina contadina tradizionale, descrivendo ciò che sulla tavola c'era e ciò che non c'era: i piatti, le preparazioni e lo spirito e la cultura che li permeavano.
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Biblioteca di Studi di Filologia Moderna, 2019
BASILICA MINORE DI SAN SIMPLICIO, 2018
il volto umano del diritto , 2019
Passato identità politica. La storia e i suoi documenti tra appartenenze e uso pubblico, 2009
E.Luciano (2012). Nè troppo piccoli nè troppo grandi. In Philippe Meirieu. Lettera agli adulti sui bambini di oggi. pp. 19-30, Parma:Edizioni Junior - Spaggiari edizioni srl, ISBN: 9788884346841, 2012
«Stratagemmi (Prospettive Teatrali)», 18 (2011), pp. 11-64
Quaderni di Filologia Romanza, 2017