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2012
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2019
Quesito: Il signor Gabriele P., di Napoli, chiede se esiste un'espressione italiana per tradurre l'inglese body shaming. L'uso dibody shamingè una vergogna? Insieme al suo diffondersi sul web, l'uso poco gentile di criticare le persone per aspetti del loro corpo ha cominciato a essere menzionato anche da noi italiani mediante l'espressione inglese body shaming, forma sostantivata del verbo to shame, identico a shame 'vergogna', che sfrutta la straordinaria elasticità di questa lingua nel consentire allo stesso termine di figurare virtualmente in qualsiasi classe di parole. Questa possibilità è spesso maggiore nelle lingue dette "a morfologia isolante", cioè quelle in cui le parole si modificano pochissimo o per niente, come l'inglese e, ancor più, il cinese mandarino o il vietnamita. Ad esempio, l'inglese presenta in tutto il paradigma di un verbo regolare una manciata di forme (connect-connects-connected-connecting), neanche paragonabile alla complessità morfologica esibita da altre lingue, compreso l'italiano. In compenso, l'inglese può "piegare" le sue parole a svolgere molte più funzioni. Questo fenomeno si chiama conversione, ed è in virtù di esso che in inglese shame non è solo il sostantivo che significa 'vergogna', ma anche il verbo (to shame) che significa 'generare vergogna', quindi 'far vergognare', 'umiliare'. Alcune parole in inglese possono fare molto di più. Ad esempio round è aggettivo: a round face 'un viso rotondo'; nome: a round 'un cerchio, un giro' (a round of drinks, un giro di bevute); preposizione: round a table 'intorno a un tavolo', round the corner 'dietro l'angolo' (cioè, girato l'angolo); avverbio: to walk round and round 'camminare in tondo'; e verbo: to round Cape Horn 'doppiare (aggirare) il capo Horn'. Tornando alla nostra questione, l'italiano da vergogna deriva il verbo svergognare, il cui senso però include abbastanza necessariamente l'idea dello smascheramento, cioè che la vergogna gettata su qualcuno sia giustificata: lo ha svergognato fa pensare che sia stato rivelato qualcosa di cui chiunque si dovrebbe vergognare. Invece il verbo inglese significa semplicemente 'creare vergogna', 'far vergognare', anche nei casi in cui questa vergogna non sia giustificata, e la persona che si vergogna finisca per sentirsi così non tanto perché ci sia in lei qualcosa di sbagliato, ma semplicemente perché è stata esposta a una critica in pubblico. È appunto il caso del body shaming sul web, dove l'oggetto della critica può essere una corporatura non ideale, un tatuaggio, o qualsiasi altra caratteristica del corpo che non
I propose to analyze the new modes of knowledge and thought that the contemporary world has developed; forgetting the vertical thinking that digs in the depth, and reflects itself and the surrounding reality; forgetting the knowledge of history; forgetting the aesthetic approach that has pervated European society from illiterate to the educated and the powerful.
Confini dell'estetica, Aracne., 2014
Roberto Salizzoni si laurea a Torino nel 1971 con una tesi sulle poetiche inglesi del secondo Ottocento, intitolata Coscienza romantica ed estetismo. Per una storia delle poetiche da Coleridge a T.S. Eliot. All’epoca è uno dei primi allievi di Gianni Vattimo, dai cui lavori — Poesia e ontologia (1967) su tutti — trae ispirazione e orientamento per le fasi iniziali della propria ricerca. Pur senza mai abbandonare le tematiche e le prospettive portanti della riflessione di Vattimo, Salizzoni inizia sin da subito a tracciare in armonia con l’adesione all’ermeneutica, la koiné filosofica all’interno della quale conduce la propria attività, un percorso individuale caratterizzato da una grande originalità. La sua produzione scientifica si sviluppa lungo direttrici di interesse ben definite, apparentemente distanti tra loro, e in qualche modo irriducibili ai poli d’attrazione verso cui si orienta il settore disciplinare in cui Salizzoni esercita lungamente il suo talento didattico. Tali direttrici sono tuttavia legate a un princi- pio comune che potremmo, in un primo momento, individuare in una profonda consapevolezza del limite: tanto dell’ermeneutica filosofica, quanto dell’estetica. È questo il tratto più appariscen- te che, giocando un po’ con la cronologia dei suoi scritti, si può attribuire allo stile filosofico di Roberto Salizzoni e che marca indelebilmente il suo contributo alla sfaccettata parabola dell’ermeneutica torinese. Così, per esempio, quando la filoso- fia italiana e persino continentale si immerge nella persistente vague heideggeriana, Roberto Salizzoni, in collaborazione con il suo compianto collega e amico Gianni Carchia, volge la sua 11 12 Emanuele Antonelli, Alberto Martinengo vigile attenzione all’indagine dei rapporti di soglia tra l’estetica e l’antropologia. Quando la scuola torinese, guidata da Luigi Pareyson, si interessa allo studio del tragico nel pensiero russo, Salizzoni si lancia nell’impresa, aVrontata non senza ardimento, di portare in Italia una prospettiva interna, filologicamente rigo- rosa e filosoficamente attrezzata, che dia conto non solo delle grandi figure, come Dostoevskij o, per parte sua, Bachtin, ma anche del cuore pulsante della cultura russa. Quando la tempe- rie culturale del tempo si trova a fare i conti con le peripezie del postmoderno, Salizzoni percorre i confini frastagliati che legano l’estetica e l’ermeneutica filosofica al più problematico dei compagni di percorso, i cultural studies, cercando in essi equilibri teorici alternativi alla lignée filosofica a cui appartiene. InsoVerente alla limitazione dell’estetico al fatto puramente artistico — in questo memore senz’altro dell’insegnamento del capofila dell’estetica torinese —, Salizzoni cerca allora di conso- lidare le fondamenta della porta maestra per la filosofia teoretica, senza, per così dire, varcarne la soglia; anzi, resta ancorato al progetto di fornire una determinazione scientificamente rigo- rosa della specificità dell’estetica, concentrando nei corsi che molti di noi hanno la fortuna di seguire, come colleghi o come allievi, un’ontologia del presente per immagini, giocata sulle letture vastissime che ne arricchiscono la narrazione.
2019
On the 80th anniversary of the racial laws promulgated in 1938 in Italy by the fascist regime against Jews, Turin University Museums and Historical Archive planned and set up the exhibition Science and Shame (16 November 2018 – 28 February 2019). Official records, books, journals, instruments showed how Jewish teachers and staff were banned from the University and how Jewish students were prohibited to enrol. The academic authorities, and particularly the rector Azzo Azzi, were zealous in apply the laws in minute detail. Some teachers too gave support to racist theories in their lessons and articles in University journals.
varia Felice Cimatti QueL doLoRe Che non deve SapeRSI. IL LInguaggIo e IL pRobLema deLL'eSpeRIenza eStetICa […] Per nostra tranquillità -gli animali non muoiono ma crepano d'una morte per così dire più piatta, perdendo -vogliamo crederlo -meno sensibilità e mondo, uscendo -così ci pare -da una scena meno tragica. Le loro animucce mansuete non ci ossessionano la notte, mantengono la distanza, conoscono i mores. E così questo scarabeo morto sul viottolo brilla non compianto verso il sole. Basta pensarci per la durata di uno sguardo: sembra che non gli sia accaduto nulla di importante. L'importante, pare, riguarda noi. Solo la nostra vita, solo la nostra morte, una morte che gode d'una forzata precedenza. Wisława Szymborska, Visto dall'alto
Il libro presenta un'analisi in chiave decostruzionista di cinque categorie fondamentali per l'estetica: autore, lettore, opera, riferimento, autonomia. Partendo dalla rifl essione di Derrida, ma confrontandosi anche con autori come Eco, Barthes, Foucault, Marin, Martino Feyles si interroga sui rapporti tra estetica, grammatologia e semiotica. Lavorando in questa zona di intersezione, l'autore segue i movimenti di un'estetica che oltrepassa i confi ni che la modernità le ha assegnato, un'estetica che "deborda" -se così si può dire -al di là dei suoi margini storici e disciplinari. Il complesso rapporto tra "dentro" e "fuori" costituisce il fi lo conduttore che lega i cinque capitoli del libro. La scrittura, in quanto esteriorizzazione, istituisce sempre un paradossale movimento di esclusione e nello stesso tempo di inclusione. L'autore, il lettore, il mondo, la realtà, sono per principio esclusi dal testo e dall'opera, devono restare "fuori", al di là dei margini. Ma questa esclusione non può mai essere completa. Il testo rinvia sempre al di là dei suoi margini e l'opera d'arte non cessa di oltrepassare i limiti della sua cornice.
Education Sciences Society, 2015
h e organicistic thinking that characterized the era of Bildung has not disappeared, but it has continued to develop and today it is experiencing a profound rethinking with the epistemology of complexity. h is latter allows to credit the idea of the work of art as a living form, as an organism capable of composing, in an harmonic structure, the dense network of relationships and contrasts that characterize the human experience, intensifying this one and encouraging the development of thought. h e paper aims at highlighting how the thought of complexity allows to redei ne the themes of the Bildung period and how, now as at that time, the organicistic thought appears the most suitable to combine science and humanism, restoring value to the ethical and educational dimension of the aesthetic experience. Riassunto: Il pensiero organicistico che aveva caratterizzato l'epoca della Bildung non è scomparso, ma ha continuato a svilupparsi e oggi sta conoscendo un profondo ripensamento con l' epistemologia della complessità. Questa permette di riaccreditare l'idea dell' opera d'arte come una forma vivente, come un organismo capace di comporre in una struttura armonica la i tta rete di rapporti e contrasti che caratterizzano l'esperienza umana, intensii candola e incoraggiando lo sviluppo del pensiero. Il contributo si propone di evidenziare come il pensiero della complessità permetta di ridei nire i temi cari al periodo della Bildung e come, ora come allora, il pensiero organicistico appaia il più idoneo per conciliare scienza e umanesimo, riavvalorando la dimensione etica ed educativa dell' esperienza estetica.
Aesthetica Preprint, 2022
in G. Brindisi (ed.), Utopie/Distopie. Percorsi di critica dell’immaginario politico, Kain Edizioni, Tricase (Le) 2015, pp. 17-29.
Lisa Regazzoni (a cura di): Per un'estetica della memoria, numero monografico della rivista: Discipline Filosofiche, 2003
Morte dell'arte e rinascita dell'immagine, 2017
La moda fra senso e cambiamento, (a cura di) I. Pezzini, B. Terracciano, 2020
Aisthesis, Vol 5, 2012, Special Issue – Riconcepire l'estetica, pp. 79-86.
Antonio Banfi, Emanuele Stolfi, Massimo Brutti (cur.), Dall’esegesi giuridica alla teoria dell’interpretazione: Emilio Betti (1890-1968), coll. «La cultura giuridica. Testi di scienza, teoria e storia del diritto», 8, Roma TrE-Press, Roma, 2020
Liberazioni, n. 5, 2011
Rivista di Estetica, 2014