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2020, Studi Urbinati
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16 pages
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Abstract momentaneamente non disponibile
Bozza -I. Pozzoni (ed.), Frammenti di filosofia contemporanea XIII, Limina Mentis, Villasanta, 2016, ISBN: 9788899433321, pp. 151 -162 RIFLESSIONI SUL PARADOSSO (ALESSANDRO PIZZO) «se lui sta mentendo, allora sta dicendo la verità! E se sta dicendo la verità, allora sta mentendo» 1
G. Pescatore, Il paradosso dell'autore, Fotogenia, n.3, 1996, pp. 69-75, 1996
È indubbio che la nozione di autore sia, nella storia come nella teoria del cinema, una tra quelle più largamente sottoposte ad un'ampia revisione critica. Sia che si pensi agli approcci di ispirazione semiotica, alla ricerca filologica, alla storia e all'analisi dei modi di produzione o ai contributi della teoria della ricezione, della nozione d'autore intesa come nozione forte, unitaria, fondata, resta ben poco. E del resto basta scorrere un po' di bibliografia per rendersi conto di come essa tenda ad esplodere, di come la figura dell'autore possa frammentarsi e disperdersi in mille rivoli, destrutturata a partire da paradigmi diversi che comunque ne ribadiscono la sostanziale labilità.
Il paradosso della pena. di UMBERTO CURI "Ora, infine, è sopraggiunta a noi da qualche contrada -cosa devo dire? La morte o la salvezza? Dove mai avrà termine, dove mai cesserà, finalmente placata, la furia della Vendetta?" (Eschilo, Coefore, 1073-1076 1. Il termine principale, e più frequentemente ricorrente, col quale nella Grecia antica era nominata la giustizia, è dike. La parola deriva dal verbo deiknymi, che vuol dire "indicare", "mostrare", "far vedere", e significa per ciò l'atto mediante il quale si indica qualcosa, si fa vedere ciò che altrimenti resterebbe nascosto. La dike coincide dunque con un mostrare, con un rendere visibile, sottraendo all'occultamento qualcosa che è comunque presente, anche se invisibile. Da questo punto di vista, già nella sua radice etimologica, dike è strettamente imparentata a quella nozione di verità che ritroviamo in a-letheia. Come questa, anche dike presuppone che sussista una relazione fra un ambito nascosto -di cui dice lethe -e il "mondo", nel quale essa non si è ancora "mostrata". Implicita nell'accezione arcaica della giustizia in quanto è dike, vi è dunque la convinzione che essa non appartenga originariamente al nostro mondo, ma che possa farvi talvolta episodicamente la sua comparsa, pur continuando in ogni caso ad appartenere ad una dimensione "altra", rispetto a quella mondana. Una conferma del fatto che dike non appartiene alla condizione umana originaria, e che anzi essa può derivare agli uomini soltanto per effetto di un dono divino, si può trovare nel dialogo di Platone intitolato Protagora. Reinterpretando in maniera originale il grande mito di Prometeo, qui il filosofo sottolinea che il genere umano è all'inizio sprovvisto di ogni qualità "naturale" utile alla sopravvivenza, al punto da essere ineluttabilmente destinato all'estinzione. Ma neppure l'intervento philanthropico del Titano ribelle, il quale concede agli uomini il fuoco e il sapere tecnico, può giovare a riscattare i mortali dalla prospettiva di essere distrutti dalle fiere. Soltanto l'intercessione diretta di Dio, attraverso il dono del pudore [aidos] e della giustizia [dike], riesce a scongiurare l'altrimenti inevitabile dissoluzione del genere umano. Da notare che, nel contesto del mito narrato da Platone, in origine dike
Studi di estetica, 2021
What is a "Monster"? In the first part of my paper (§ 1-3), I answer this question by delving into the historical changes that the concept of "monster" underwent in Western culture along with centuries. I claim that what we call "monster" had been the object of an "integral gaze" since its origin, while, during the 19 th Century, it has become the object of a "disintegrated gaze". What I mean with "integral gaze" is that we look at and understand something in one sole way: the monster exceeds the natural order. On the contrary, with "disintegrated gaze", I mean that we look at and understand something in different ways, so that looking at and understanding do not gather nor hold together: the monster as much is experienced as an unnormal living being as is thought as a normal living being. This condition is far more general. Though, I contend that the analysis of the transformations undergone by the concept of "monster" over the last two centuries make us aware of such historical condition. This condition is concerning in so far as it "disintegrates" our understanding of the world. In the second part of my paper (§ 4-6), I point out a way to surpass such condition, at least with regard to the concept of "monster". To this purpose, I will answer my starting question by describing the ontological structure of a "monster". This is the structure of a paradox. The monster is a paradox.
Il paradosso della grazia. La teo-antropologia di Karl Barth, 2006
Il saggio ricostruisce la teologia di Karl Barth, non in modo genealogico ma scandendo il suo pensiero in una chiara visione del nichilismo contemporaneo (la cui genealogia è un oggetto della ricostruzione barthiana) e nella risposta ad esso cercata nell'evento della grazia. Ma questo evento si dimostra estremamente paradossale.
Sono state le nostre società occidentali a fare, assai di recente, dell'uomo un "animale economico". Ma ancora non siamo diventati tutti esseri di questo genere. […] L'uomo è stato per lunghissimo tempo diverso, e solo da poco è diventato una macchina, anzi, una macchina calcolatrice». Marcel Mauss «Nessuna mente è libera dagli effetti del condizionamento precedente che viene imposto attraverso le rappresentazioni, il linguaggio e la cultura che le sono proprie. Noi pensiamo per mezzo di una lingua; organizziamo i nostri pensieri ! 1
Ogni pagina una storia. Testi di grandi scrittori nell'interpretazione di 18 calligrafia, pp. 7-12, 2012
Gli ambigrammi, dei quali Francesca Rigotti scrive in queste stesse pagine, sono certo un caso molto particolare di calligrafia, il quale tuttavia è emblematico del carattere in generale paradossale della calligrafia. Non è un caso che gli ambigrammi siano stati studiati dal filosofo americano Douglas R. Hofstadter (1945), che ha fatto del paradosso l'argomento principale della propria ricerca fin dal fortunato libro di esordio Gödel. Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante (1979), 1 e che anzi crede di aver trovato nel paradosso la soluzione del mistero della coscienza. 2 Sto parlando dei paradossi nel senso che a questo termine attribuisce la logica moderna, o per usare un sinonimo, delle antinomie. Prendiamo, per fare un esempio, il celebre "paradosso del mentitore". Normalmente le proposizioni assertive che pronunciamo sono vere, se corrispondono allo stato del mondo che descrivono, o false, se non gli corrispondono. La proposizione «Sto mentendo», invece, non è vera né falsa (i logici dicono che è "indecidibile"). Ammettiamo infatti che corrisponda allo stato del mondo che descrive, cioè che io stia effettivamente mentendo. Essa dovrebbe essere vera, ma allora (attenzione!) una frase di questo tipo è vera solo se è falsa, cioè appunto se sto mentendo. Viceversa, se essa è falsa, se cioè io non sto mentendo, ciò significa che sto dicendo la verità, dunque essa è falsa solo se è vera. Non tentate di risolvere questo rompicapo, non ci riuscireste. Se la proposizione «Sto mentendo» viene pronunciata, scatta il paradosso ed è impossibile uscirne.
Enciclopedia del Diritto - Reato Colposo, 2021
L’eccesso nelle scriminanti ha una storia complessa e intimamente connessa allo sviluppo della legittima difesa. Nell’ultimo secolo l’interesse politico per l’art. 55 c.p. – e, di riflesso, per l’art. 52 c.p. – è riemerso due volte: prima con la l. 13 febbraio 2006, n. 59 e poi, più di recente, con la l. 26 aprile 2019, n. 36. La voce contiene un’analisi storico-normativa, una esposizione delle varie impostazioni tecniche (anche giurisprudenziali) e diversi approfondimenti in ordine ai rapporti che l’eccesso intrattiene con altri istituti (es. circostanze del reato, scriminante putativa, ecc.). Il cuore del contributo, però, risiede in una parziale revisione teorica dell’istituto e in una proposta per un’interpretazione razionale e costituzionalmente orientata dell’art. 55, comma 2, c.p.
2018
Il contrappasso buffo nelle commedie plautine: il M iles gloriosus di Federica Gori 1. La sezione principale dell'intreccio del Miles gloriosus, che-dopo la lunga sequenza iniziale rappresentata dall'inganno della 'parete forata' 1
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Rivista italiana di diritto e procedura penale, 2019
Política Criminal / Criminal Policy, 2017
Un Paradosso nel Paradosso, 2012
Obbligazioni e Contratti, 2007
Diritto penale e processo, 2020
Atlantico Quotidiano, 2019
Rivista italiana di diritto e procedura penale, 2014