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2013, Rivista internazionale di filosofia del Diritto, 90
(testo draft per Piccole conferenze, a cura di Aljs Vignudelli, ed. Muchi) 1. Per iniziare: esistono "fatti normativi"?
2019
In un brano centrale della enciclica Humanae vitae, San Paolo VI sembra prendere la teleologia naturale come criterio normativo dell'agire umano1. «Ma, richiamando gli uomini all'osservanza dei precetti della legge natura le, che interpreta con sua inalterata dottrina, la Chiesa insegna che qualsiasi uso del matrimonio deve rimanere diretto in sé alla procreazione della vita umana»2.
Introduzione al libro Norma e Normalità nei Disability Studies
Swv / zein ta; fainov mena". "Salvare i fenomeni". SOMMARIO: 0. Norme non-verbali: due esempi (il gesto di stop d'un vigile, il rosso d'un semaforo). -1. Due nuove domande ispirate dai due esempi di norme non-verbali (il gesto di stop d'un vigile, il rosso d'un semaforo). -1.1. Prima domanda: la domanda sulla relazione tra norma e segno di una norma. -1.2. Seconda domanda: la domanda sul luogo della norma. -2. Risposta alla prima domanda (la domanda sulla relazione tra norma e segno di una norma). -3. Norme idionomiche. -Riferimenti bibliografici. * Professore associato di Filosofia del diritto, Università degli Studi di Cagliari. 1 L. Wittgenstein, Philosophische Untersuchungen, 1953, 1977, § 129, 84 (tr. it. di M. Trinchero: 70): "Die für uns wichtigsten Aspekte der Dinge sind durch ihre Einfachheit und Alltäglichkeit verborgen. (Man kann es nicht bemerken, -weil man es immer vor Augen hat). Die eigentlichen Grundlagen seiner Forschung fallen dem Menschen gar nicht auf. Es sei denn, daß ihm dies einmal aufgefallen ist. -Und das heißt: das, was, einmal gesehen, das Auffallendste und Stärkste ist, fällt uns nicht auf".
2017
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. (Pier Paolo Pasolini, "Il romanzo delle stragi") Gennaio, si sa, è tempo di saldi, e tutto costa meno. Anche i concetti. Figuriamoci la parola dell'anno, quella della collezione autunno-inverno precedente, pronta a essere sostituita con l'arrivo della bella stagione. E dunque, alla fine di gennaio, di "posttruth" sono pieni gli scaffali e se ne trovano esemplari a prezzi stracciati, forse di importazione parallela. Dunque quale migliore occasione per accaparrarsene uno degli ultimi pezzi prima che venga messa fuori commercio?
Lewis Carroll’s fairy tale Alice’s Adventures in Wonderland describes an unusual game called Queen’s Croquet. My paper analyzes the rules of this game, in order to develop a new theory of the relationship between law and action. The conjecture that I propose is the following: it is possible to act in function of the absence of rules.
Liber amicorum per Bruno Troisi, a cura di C. Cicero e G. Perlingieri, 2017
Aggiornamenti Sociali, 2019
Poco conosciuta, ma non per questo ininteressante, la rifles-sione sui temi giuridici di Aldo Moro negli anni del suo impe-gno universitario si rivela ricca di spunti. Che cosa possiamo apprendere dall'approccio metodologico e dalla pratica del confronto che lo caratterizzarono? In quale modo la sua con-cezione dell'autorità e dello Stato possono essere spiazzanti e costruttive per i dibattiti odierni? I l rapimento e l'omicidio di Aldo Moro hanno segnato un confine nella storia repubblicana, interrompendo un percorso di trasfor-mazione istituzionale e aprendo, di fatto, la crisi delle istituzioni nate dalla Costituzione e dalla fondazione della Repubblica. È com-prensibile, quindi, che il ricordo di quegli eventi drammatici e le tante letture che ne sono state date abbiano quasi interamente monopoliz-zato l'attenzione e il dibattito pubblico, finendo progressivamente per scolorire il profilo del loro protagonista e facendone dimenticare il lascito intellettuale, politico e umano. In questa stagione, così povera di maestri e di uomini delle istituzioni in grado di orientare e ispirare la costruzione del futuro, diviene pertanto urgente riscoprire i trat-ti essenziali del pensiero e dell'azione di Aldo Moro, nel quale l'intellettuale e lo studioso, il politico e il cristiano, sono inestri-cabilmente collegati da una potente figura umana. Anche solo os-servando il giurista Aldo Moro-come faremo in questo articolo, pur senza entrare nel merito delle questioni trattate nei suoi scritti-non
Rivista internazionale di filosofia del diritto, 2015
In this paper, I try to distinguish judgments from norms from a phenomenological point of view. I argue that nomothetic acts are irreducible to thetic acts, departing from a well-known thesis Husserl explains in his Prolegomena to Pure Logic. Based on a Husserlian inspired analyses of the quality and intentional matter of nomothetic acts, I develop a theory of ductive force as the quality proper to them. Meanwhile, I criticize sharply the idea that norms are regulated by a supposed non-equivocal "ought".
Uno dei motivi portanti del pensiero di Carl Schmitt è la sua polemica nei riguardi del rendere il termine del greco antico nomos con lex, legge: nomos è invece uno spazio pre-legale, pre-giuridico, l’ambito in cui si apre la possibilità della Legge, non la legge stessa. Nomos perciò non è ordo costituito ma ordo ordinans, ordine che ordina e che quindi pre-dispone. Pur suggestiva e debitamente argomentata, la posizione di Schmitt, scartando il nomos in quanto legge, ha in sé la possibilità concreta (come la biografia politica di Schmitt dimostra) di porsi al servizio, giustificandone l’avvento, del potere in quanto arbitrio, e cioè del dominio in una delle sue possibili declinazioni. Non si tratta dell’unico sbocco delle considerazioni schmittiane, che hanno un contenuto di verità: il nomos è in effetti ordo ordinans, indica uno spazio che altrimenti non avrebbe nome; nominato, può essere compreso. L’indagine sarebbe però incompleta se non si tenesse conto che il nomos è legge (qui ci discostiamo da Schmitt): esso non è divenuto lex per un accidente storico né per una parabola storica discendente. Se la storia non è una serie di fenomeni puramente accidentali né è costituita da cicli di parabole discendenti, essa può essere invece intesa (come secondo modalità e sensibilità differenti fanno Kant e Hegel) come processo: il nomos è allora legge perché è divenuto Legge seguendo il movimento immanente del suo proprio concetto, che ne schiude il contenuto. Ma, al contempo, occorre focalizzare l’attenzione su quel momento originario e fondamentale che dobbiamo cercare di pensare per mezzo del nomos in quanto ordo ordinans. Ci saranno da guida e d’aiuto due termini che incontriamo nel Libro XVII dell’Odissea, quando viene nominata l’opposizione fondamentale eunomia/hybris. Alle sue spalle, e alle spalle del nomos, agiscono a loro volta due potenze, di cui occorre cercare di individuare la giusta correlazione: Dike e Alétheia, Giustizia e Verità.
Nel presente lavoro l'autore analizza gli studi di Norberto Bobbio per giungere a comprendere i tre criteri di valutazione delle norme. Per prima cosa occorre partire dalla non applicabilità della valutazione in termini di vero o falso delle norme, per poi analizzare i tre criteri di valutazione: giustizia, validità, efficacia. In this paper, the author analyses Norberto Bobbio's studies in order to understand the three evaluation criteria of the norms. First, it is necessary to start from the non-applicability of the assessment in terms of the true or false of the norms and then to analyse the three evaluation criteria: justice, validity, effectiveness.
It has made the familiar strange, and the strange familiar». Oliver W. Sacks (1) SOMMARIO: 0. Due contributi di Marsilio da Padova alla filosofia del normativo. -1. Primo contributo alla filosofia del normativo: la tetracotomía dei sensi di 'ius dicere'. -2. Secondo contributo alla filosofia del normativo: la dicotomía dei sensi di 'praeceptum'. 0. Due contributi di Marsilio da Padova alla filosofia del normativo 0.1. «Omne praeceptum fieri est permissum fieri, sed e converso non semper». «Tutto ciò che è prescritto fare è permesso fare; ma l'inverso non vale». «Omne prohibitum fieri permissum est non fieri, quamvis non e converso». «Tutto ciò che è proibito fare è permesso non fare, ma l'inverso non vale». Queste due verità della logica deontica appaiono nel 1342 nel Defensor minor, un'opera (come già dice il titolo) minore di Marsilio Mainardini [Padova, 1284/1287 -Monaco di Baviera, 1343], noto come Marsilio da Padova, autore del celeberrimo Defensor pacis, opera composta e terminata a Parigi, nel vico della Sorbona, nel 1324 (2) . (1) OLIVER W. SACKS, Seeing Voices. A Journey into the World of the Deaf, 1990, p. xxii. (2) Cfr. MARSILIO DA PADOVA, Defensor pacis, 1324, 2001, II.12.4, p. 544. Di verità logiche deontiche, di «logical truths wich are peculiar to deontic concepts» parla Georg Henrik von Wright nel saggio Deontic Logic, 1951. Sulla nozione di «verità logiche specificamente deontiche», cfr. AMEDEO GIOVANNI CONTE,
Impersonalità, eclissi del narratore, uso dell'indiretto libero: sono i tre canoni narrativi del Verga verista. Quale e quanto rilevante è il debito dei Malavoglia nei confronti dell'Assommoir? Il lavoro muove dalle considerazioni degli studiosi di ieri e di oggi (Pellini in primis e – attraverso molte citazioni tratte dai due capolavori dell'arte naturalista e verista – cerca di dare qualche risposta, senza rinunciare ad alcune suggestioni narrative.
Finito di stampare nel mese di novembre 2022. Questa Rivista è stata pubblicata con un contributo di fondi R.F.O. dell'Ateneo di Bologna. I saggi che compaiono in questa rivista sono sottoposti a double-blind peer-review.
Nel Teeteto Platone si chiede cosa sia la conoscenza, e giunge a sostenere che è (i) una credenza, (ii) vera, e (iii) "con ragioni", ossia, come comunemente si dice, e diremo anche qui, giustificata . Dev'essere una credenza, e non una semplice sensazione, perché gli esempi mostrano che si possono avere sensazioni senza conoscere nulla; inoltre la conoscenza è vera, mentre la sensazione non è vera né falsa. Dev'essere vera, in quanto se fosse falsa non sarebbe una conoscenza ma un'illusione. Infine dev'essere giustificata perché per conoscenza intendiamo un possesso sicuro e non causale o incerto della verità, fondato sui dati stessi che rendono la credenza vera, e non su fattori estrinseci o accidentali. L'analisi di Platone si arena però al momento di offrire una definizione adeguata e non circolare o vuota di cosa sia una giustificazione (207-210).
Introduzione 3-7 1.1 Cambiamento nei media nazionali: introduzione delle reti Fininvest 7-9 1.2 La lotta armata e la risposta dello Stato 9-15 1.3 L'inizio del riflusso 15-18 Cap. 2 Il Movimento Punk, analizzato in tre città: Roma, Milano, Torino 19-42
1 -Le riflessioni che seguono muovono dal convincimento che si possa considerare plausibile una mossa teorica (che è anche motivo di azione pratica) che dalla critica dell'umanismo -quella classica per intenderci: da Heidegger a Sartre, da Lacan a Derrida, e non quella volgarmente ideologica dei nostri giorni -passi all' umanesimo come critica. Nel corso della seconda metà del secolo XX si è sviluppata una critica radicale dell'umanismo e, in generale, di tutte le filosofie che hanno posto al centro della realtà l'uomo, la soggettività, l'individualità storica. Nel corso dell'ultimo cinquantennio sono venute, ad esempio dallo strutturalismo, dalla psicoanalisi, dal decostruzionismo forme esplicite di antiumanismo basate essenzialmente sul convincimento che con il solo richiamo all'umano e alla centralità del soggetto non si è in grado di capire e interpretare la crisi e il dissolvimento della modernità. Nell'ultimo scorcio del secolo passato e nei primi anni dell'attuale si è sviluppata invece una articolata posizione teoretica e storico-culturale, a un tempo, che ha individuato la percorribilità di un itinerario critico volto non solo alla riabilitazione dell'umanesimo, ma alla individuazione di categorie adeguate per un umanesimo radicalmente modificato e volto all'interazione con i temi e le proposte della filosofia e della politica interculturali.
Bianchi A, Morato V, Spolaore G (eds.) 2016, 2016
In "Realtà, verità e linguaggio" (2010), Ernesto Napoli rivolge alcune critiche a un mio argomento antiheideggeriano (presentato in Marconi 2006). Nel far questo, Napoli sostiene tesi di portata molto generale e meritevoli di discussione indipendentemente dalla loro applicazione al mio argomento. Come molti suoi scritti, anche questoè profondo, acuto, intensamente polemico e abbastanza intricato. Molto probabilmente, Napoli sosterrà che, come sempre, non ne ho capito nulla e che di conseguenza le mie critiche mancano il bersaglio di qualche chilometro. Tuttavia ci proverò lo stesso, perché evitare di discutere con Ernestoè quasi impossibile. Il suo stile filosofico, perentorio e al tempo stesso incline a mettere in dubbio quasi ogni (apparente) ovvietà, 1 non sollecita la discussione: la impone.
Joseph e. sTiGliTz, La grande frattura. La diseguaglianza e i modi per sconfiggerla, torino, einaudi, 2016, pp. XXvii-436, € 22,00. la diseguaglianza, in particolare quella nella distribuzione personale dei redditi e della ricchezza, è tornata recentemente ad essere oggetto di un intenso dibattito. contributi importanti, con riferimento in particolare alla sostenibilità di sistemi capitalistici nei quali la diseguaglianza sia crescente, sono stati offerti dallo stesso stiglitz nel 2013, da Piketty nel 2014, da atkinson nel 2015. la discussione successiva alla pubblicazione di questi tre volumi si è ora arricchita, sempre nel 2015, di un nuovo contributo di stiglitz, The Great Divide: Unequal Societies and What We Can Do About Them, tradotto in italiano nel 2016.
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