Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2016
…
26 pages
1 file
L'articolo descrive il ruolo dell’antropologia del mondo militare e i rapporti tra antropologi e militari nell’ambito delle recenti guerre “non convenzionali” e delle “missioni di pace”.
e s t r a t t o © Roma 2014, Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. via Ajaccio 41-43, 00198 Roma tel. 0685358444, fax 0685833591
2019
La questione del posizionamento dell’antropologo sul campo è questione ormai ampiamente dibattuta. Ricercatori auto-riflessivi per eccellenza, gli antropologi pongono domande, sollevano dubbi e questioni proprio lì dove sembra tutto coerentemente in ordine: è così che il “naturale” appare come “naturalizzato”, che il “dato di fatto” appare come contestuale e processuale, che il locale si interseca con il globale e il globale con il locale. Tuttavia, il dibattito sul posizionamento prende una piega differente se l’antropologo non è più mero ricercatore sul campo ma si trova a ricoprire ruoli operativi all’interno di contesti lavorativi che richiedono una negoziazione continua tra teoria e pratica. Contesti come i centri di prima e di seconda accoglienza, le strutture AUSL e ospedaliere, le scuole e qualsiasi altro ambito di “applicazione” richiedono agli antropologi che vi si trovano a lavorare di sfidare i presupposti teorici di riferimento, rendendo più complessa e al contempo ambigua la definizione del proprio ruolo in uno sforzo continuo di rielaborazione e compromessi. L’obiettivo di questa tesi è analizzare in che termini e con quali strumenti l’antropologo operativamente attivo in contesti lavorativi rielabora il proprio posizionamento in un processo di continua riconfigurazione e risignificazione del proprio ruolo. Nel delineare la prima parte del lavoro, ho ritenuto dunque essenziale porre l’enfasi su una questione particolare, diventata poi il fil rouge del primo capitolo, ossia il tema della supposta opposizione tra “teoria” e “pratica” antropologica. Nel far ciò, il primo capitolo segue gli sviluppi storici dell’antropologia applicata e delle correnti di pensiero e di pratica orientate all’operabilità: a partire dall’antropologia operativa nei contesti coloniali di inizio Novecento, l’analisi passa successivamente alla “antropologia della pratica” di stampo malinowskiano, per arrivare a ripercorrere i contributi degli applied anthropologists durante le Guerre Mondiali e il periodo post-bellico, dedicando attenzione particolare alla Guerra Fredda, durante la quale – soprattutto per via delle molte attestazioni di partecipazione degli antropologi a progetti di counterinsurgency – iniziarono ad emergere molte delle questioni di ordine etico sentite tutt’oggi dalla comunità antropologica riguardo il posizionamento dell’antropologo “applicato” in ruoli operativi e in contesti ritenuti particolarmente “sensibili” o permeati da pratiche di violenza strutturale, arrivando a vagliare le riflessioni inerenti al principio di responsabilità professionale nei confronti della ricerca, delle comunità di riferimento e della stessa comunità antropologica. Il secondo capitolo ripercorre alcune delle problematiche relative ai modi e, potremmo dire, ai “mondi” di rappresentazione e di percezione dell’antropologia dentro e fuori la comunità scientifica, arrivando ad intrecciare queste ultime con il tema della professionalizzazione della disciplina. Problematiche inerenti alla comunicabilità “pubblica” dei saperi antropologici, alle difficoltà percepite nei processi di traduzione di un linguaggio spesso iper-specialistico o altri interrogativi riguardanti la deontologia e, in generale, la riflessione etica sul posizionamento e sulla responsabilità dell’antropologo sul e nel campo vengono presentati da molti autori e appaiono fondamentali per la possibile definizione, o possiamo dire, la ri-configurazione di un ruolo per l’antropologia in Italia come altrove, per ripensare e (co)costruire un’antropologia che si renda effettivamente pubblica e, di conseguenza, per applicare efficacemente il sapere antropologico in ambiti non accademici. Protagonisti indiscussi rimangono, in ogni caso, i processi di co-costruzione e di riconfigurazione della figura dell’antropologo, processi che vanno ad innescarsi nella pratica sul/sui campo/i a seconda dei contesti e delle relazioni specifiche con cui l’antropologo intrattiene un rapporto di continua negoziazione. Alcuni dei temi affrontati in questa tesi risultano, tutt’ora, questioni aperte e ancore irrisolte: questo potrebbe, in realtà, essere visto come frutto di quella capacità auto-critica e auto-riflessiva cara all’approccio antropologico, che nulla dà mai per scontato, che propone ed è incline all’abbracciare la complessità, la liminalità, la processualità dei contesti e del mondo. Senza pretesa di esaustività alcuna nei confronti di questi grandi interrogativi, spero che questo lavoro possa fornire, se non vere e proprie risposte, perlomeno una base di partenza per una possibile riflessione per chi, come me, sente la necessità di porre domande non solo a contesti “lontani”, non solo a contesti “vicini”, ma anche – e soprattutto – a ciò che, nell’esperenzialità di tutti i giorni, spesso non viene interrogato pur toccandoci “profondamente”.
2016
L'ambito militare non gode di buona fama tra gli antropologi, né-in verità-suscita in modo particolare il loro interesse di ricercatori. Avrà certo la sua importanza-nella formazione della maggior parte degli antropologi e nella loro "ideologia antropologica"-una costante e radicata propensione verso l'antimilitarismo, il pacifismo, e la partecipazione ai movimenti per il disarmo. Ma questi importanti ed ineccepibili orientamenti non giustificano la scarsa propensione verso studi accurati su un universo sociale e tecnico, che è anche strumento operativo della politica, al quale non è difficile riconoscere una grande importanza nel mondo contemporaneo. Un campo sociale di tale rilievo dovrebbe in realtà stimolare l'attenzione degli studiosi della condizione umana nelle sue costanti e nelle sue varietà, nel tempo e nello spazio; dovrebbe impegnare le energie intellettuali, critiche e costruttive, di ricercatori che forse più di altri potrebbero rivelare le specif...
Antropologia pubblica, 6 (2) , 2020
Il 12 dicembre del 2013 veniva formalmente costituita a Lecce la Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA). In occasione del primo convegno nazionale dell’associazione, la città salentina ospitava circa novanta antropologi e antropologhe che avrebbero animato due giornate di dibattito intorno alle criticità e prospettive di un approccio ancora minoritario nel panorama nazionale....
2019
In the theoretical works of Eduardo Viveiros de Castro I would to stress two main aspects: we find a philosophical position that transfigure the anthropological matter derived from the fieldwork and, on the other hand, we may identify an anthropological position that nourish a long tradition of philosophical reflections. In other words, I would to suggest that in his intellectual challenge we rediscover the entire debate about ontology and epistemology. Against the hermeneutics tradition of anthropology and against the platonic and cartesian philosophy, the concept of immanence leads the brasilian anthropologue to change perspective on philosophical interpretation and onthological dimension of social facts. But I also would to suppose that the same perspective might be the origin of anthropology's death.
Intrecci
The article briefly addresses some central questions about applied and professional anthropology in the Italian context. Starting from the relationship between the identity of the anthropologist and the different academic training available in the Italian university, it then tries to point out some common dilemmas felt by Italian young anthropologist about the social relevance of the discipline, some features of the labour market and the challenge of facing other professional social scientists with different background. After these social and psychological insights, the author tries to open a reflexive path analyzing one of the first article about professional anthropology in Italy, published in 1991. Using the informations emerged, the author suggests some ideas about what professional anthropology would need to flourish in the Italian contest, such as a strong commitment on life long learning and training and a clear analysis and deep evaluation of the labour niches that show good potentials for anthropological engagement in private sector, NGOs, communication, research, health, education. The Italian anthropologists don't have a basic professional habitus and the formal university training doesn't help them out to set it in a pragmatic way. This article is a further small step towards a more opened and structured debate about professional anthropology in Italy.
La possibilità offerta da questa 'democraticizzazione' dell'antropologia di interpretare il presente è reale?
Voci, 2020
A lungo considerata una componente minoritaria degli studi demo-etno-antropologici italiani, nell’ultimo decennio l’antropologia applicata sta vivendo una fase di rilancio che per essere compresa e valorizzata in modo organico richiede uno sforzo di storicizzazione, capace di disarticolare lo snodo di questioni politiche, culturali e accademiche addensate attorno alla relazione tra antropologia e applicazione nel panorama nazionale. L’articolo si concentra su un momento della storia degli studi – gli anni Cinquanta e Sessanta del Ventesimo secolo – in cui si è assistito alla prima fondazione di un’antropologia impegnata in azioni di pianificazione e di inter- vento sociale nel territorio e cerca di mettere in luce le ragioni storiche che hanno ostacolato l’affermazione di un progetto unitario di rafforzamento della disciplina nel quadro delle scienze sociali in Italia.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
S&F_scienzaefilosofia.it, 2018
Humanities research, 2017
AM. Rivista della Società Italiana di Antropologia Medica, 2020
Etica & Politica/Ethics & Politics, 2010
«La Ricerca Folklorica», 75, pp.107-117, 2020
Antropologia Pubblica, 2022
Antropologia pubblica, 2020
Teoria e critica della regolazione sociale, 2024