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2013, Byzantium, Russia and Europe. Meeting and Construction of Worlds, Opuscula Historiae Artium (Supplementum)
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Scritti in memoria di Roberto Pretagostini Offerti da Colleghi, Dottori e Dottorandi di ricerca della Facoltà di Lettere e Filosofia, a cura di Cecilia Braidotti - Emanuele Dettori - Eugenio Lanzillotta, Roma 2009, vol II., pp. 1091-1113., 2009
La dislocazione anomala del mito di Oreste nel Lazio ha implicazioni di carattere politico che mostrano come la leggenda sia stata utilizzata in tempi recenti, probabilmente in epoca augustea
Bollettino del Centro di Studi Vichiani, Year XLIII, 1-2, 2013, p. 178-190 (ISBN 978-88-6372-533-9).
Studiosi di diversa formazione e nazionalità concordano sul fatto che le riflessioni di Vico sull'umano, in particolare sul nesso tra linguaggio, pensiero, immaginazione e scrittura, e la sua ricostruzione storico-critica della genesi dei popoli offrono spunti, strumenti e categorie per approfondire temi di grande attualità, come l'individuazione dei contorni e dei limiti del pensiero occidentale, la possibilità di cogliere elementi universali o universalizzabili nell'umanità e nella sua storia, la questione della comunicazione tra culture diverse e delle vie per entrare in orizzonti culturali differenti dal proprio. In quest'ottica resta fondamentale la convinzione vichiana secondo cui ciò che esseri umani hanno realizzato, altri uomini possono comprenderlo, ma tale comprensione è possibile nella misura in cui si valutano le opere di una cultura e di un'epoca senza applicare ad essa parametri di giudizio atemporali (si consideri, tra gli altri, questo ben noto passo della sezione terza della Scienza nuova del 1744: «[…] questo mondo civile egli certamente è stato fatto dagli uomini, onde se ne possono, perché se ne debbono, ritruovare i princìpi dentro le modificazioni della nostra medesima mente umana»: G. Vico, Scienza nuova del 1744, § 460, in Id., Opere, a cura di A. Battistini, Milano, 2007 4 , pp. 541-542). Tra gli studi dedicati a tali aspetti del pensiero vichiano apparsi negli ultimi anni è degno di grande considerazione il volume Vico e l'Oriente: Cina, Giappone, Corea, a cura di David Armando, Federico Masini e Manuela Sanna, Roma, 2008, che raccoglie gli atti del convegno tenutosi a Napoli dal 10 al 12 Novembre 2005. La rilevanza di questo libro sta non soltanto nell'aver tematizzato in modo sistematico l'interesse di Vico per la storia, le lingue, le religioni dell'Estremo Oriente, che non è affatto marginale nell'edificazione di una scienza relativa alla comune natura delle nazioni messa in opera dal napoletano (cfr. la Premessa di D. Armando che apre il volume: Vico e l'Oriente, cit., pp. 15-22, in particolare p. 16), ma anche nell'aver interpellato, in una prospettiva transculturale e interdisciplinare, le posizioni e le esperienze di ricercatori di Cina, Giappone, Corea che studiano l'Opera vichiana. Ma questo volume, indagando l'interesse suscitato da Vico in Asia Orientale, offre anche l'occasione di interrogarsi su quanto della nostra storia e della nostra cultura si conosce in questi paesi e su come gli studiosi orientali dei tre paesi considerati si avvicinano a, leggono e inquadrano gli autori occidentali. Legittimamente, nella Premessa, David Armando spiega che la scelta di queste tre aree geo-politico-culturali non intende occultare tutti gli altri possibili contesti storici, culturali e linguistici evocati dal termine
L’Oriente a Venezia: le ricchezze del MAOV, 2022
The Museo d'Arte Orientale di Venezia (MAOV) is located in Ca' Pesaro in the Santa Croce district and presents one of the largest collections of Japanese art from the Edo period (1603-1868) in Europe. The collection is owed to Prince Enrico di Borbone, Count of Bardi, who acquired more than thirty thousand works on a trip around the world between 1887 and 1889. In this article, with the help of the museum collection, I will investigate the origin and use of some everyday accessories by daimyō 大名 and samurai 侍, to stimulate the reader's curiosity about the housed artifacts and increase awareness of the enormous Venetian heritage.
This paper shows the partial results of a research which is still in progress. It compares two versions of the Old English text known as «Wonders of the East». The first one is contained in ms. Cotton Vitellius A xv, while the second one is contained in ms. Cotton Tiberius B v. After dealing with the thematic structure of the text, the paper shows how the two versions have undergone a process of rewriting in order to convey a Christian message. It also shows that a soteriological concern lies behind the rewriting process. Differences and similarities between the two versions are analysed with particular attention to those parts that were added or omitted.
Synthesis, 2014
La definizione Ambrosiana ecclesia per designare la Chiesa di Milano è attestata per la prima volta in uno scritto agiografico risalente all'età dell'arcivescovo Angilberto II (824-859) 1 e risulta recepita nel linguaggio cancelleresco in una lettera indirizzata nell'anno 881 dal papa romano Giovanni VIII all'arcivescovo di Milano Ansperto 2. In realtà tale denominazione, fissandosi in età carolingia, veniva a ratificare la consapevolezza di un legame, le cui manifestazioni risultano evidenti già nei decenni immediatamente successivi alla morte di Ambrogio e le cui radici sembrano rinviare alla concreta esperienza di quanti, avendolo direttamente 1 De vita et meritis Ambrosii, ed. P. COURCELLE, Recherches sur saint Ambroise. Vies anciennes, culture, iconographie, Paris, Études Augustiniennes, 1973 (Études Augustiniennes, Antiquité, 52), p. 99. 699. Per la datazione: P. TOMEA, Ambrogio e i suoi fratelli. Note di Agiografia milanese altomedioevale, «Filologia mediolatina», V (1998), pp. 149-232, che ha ripreso e ulteriormente documentato un'ipotesi affacciata già da L. CRACCO RUGGINI (recensione a Vita e meriti di s. Ambrogio, cur. A.
Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata, a cura di E. Calandra, B. Adembri, N. Giustozzi, Electa, Milano, 2013
Biblioteca di storia
The book discusses the experience of two Florentine travellers in the Levant from the 1760s to 1792. During their separate stays in Cyprus and in Istanbul they visited the Holy Land, Anatolia and Mesopotamia providing extensive reports on natural history, institutions, local customs and languages as well as data on the economy and the health conditions of the area. Their numerous printed works enjoyed remarkable success and were translated into French and other languages. The inquiry places the authors firmly within the European ‘Republic of letters’ and testifies to the growing interest for Islam and Ottoman power during the Enlightenment debate on the eve of the French Revolution.
Evola in una intervista sostiene che ne " La Crisi del mondo moderno e in Autorità Spirituale e potere temporale Guénon afferma che la tradizione occidentale è il Cattolicesimo; i tentativi di risollevamento dell'Occidente dovrebbero tendere a reintegrare il Cattolicesimo nella sua dimensione metafisica e tradizionale dimenticata "....
Includendo anche i documenti di esegesi incerta, i vasi orientalizzanti etruschi istoriati con scene tratte più o meno palesemente dal mito (stabiliremo poi se greco e/o etrusco), risultano poco numerosi. Per avere un'idea approssimativa delle quantità interessate, basti ricordare che nel suo studio del 1974 Ingrid Krauskopf 1 censiva solo una quindicina di documenti anteriori alla metà del VI secolo a.C., sette dei quali in ceramica, e soltanto altri due vasi databili intorno alla metà del VI secolo. Oggi, il prosieguo delle ricerche 2 consente di aggiungere a questo nucleo di base, alcuni altri documenti di notevole interesse (v. Appendice). Le prime testimonianze del mito greco in Etruria sono restituite da una piccola serie di vasi figurati di produzione quasi esclusivamente locale, databili fra la fine dell'VIII sec. a.C. e il primo quarto del VI sec. a.C. Le classi ceramiche interessate sono la ceramica etrusco-geometrica (Appendice, nn. 1-2); la ceramica orientalizzante ceretana in argilla figulina dipinta (Appendice, nn. 3-5, 7); la ceramica d'impasto grezzo decorata in tecnica white-on-red (Appendice, nn. 10-13); il bucchero (Appendice, nn. 14, 20) e la ceramica etrusco-corinzia (Appendice, nn. 8,. Figurano poi nella lista veri e propri pezzi unici, di classificazione problematica, come il cratere di Aristonothos e l'idria della Polledrara (Appendice, nn. 6, 19).
Diritto e Politica dei Trasporti II (2023), pp. 127-134 [www.dirittoepoliticadeitrasporti.it, 2024
The paper focuses on the – i.e. the Imperial Postal Service of the Eastern Roman Empire – as an example for “mapping” the administrative power through the law, with special reference to the 30th title of 6th book of the , that was the legal source of the heyday of the Empire.
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Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento
Hovorun, Cyril. L’Oriente cristiano nei suoi testi. Roma: Lipa, 2025. https://www.edizionilipa.com/prodotto/loriente-cristiano/, 2025
Latina didaxis XXXIII. Atti del Convegno. Ri-leggere i testi latini, 2018
Mensura caeli. Territorio, città, architetture, strumenti, Atti dell’VIII Convegno Nazionale della Società Italiana di Archeoastronomia (SIA) (Ferrara, 17-18 ottobre 2008), a cura di M. Incerti, Ferrara, 2010
Ottomani Barbareschi Mori nell'arte a Genova, 2024
Mito, discorso razionale e indagine sulla natura nelle poleis greche delle origini, 2019
IL MITO DI EDIPO E LA TRADIZIONE FAVOLISTICA POPOLARE, 2017
Liturgia e agiografia tra Roma e Costantinipoli . Atti del I e II Seminario di Studio. Roma – Grottaferrata, 2000-2001 / A cura di K.Stancev, S. Parenti. Grottaferrata 2007. 259-275
Tetide N. 5 Anno III - 2017, 2017