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2012
2020
In filosofia spesso si segue un metodo stando al quale una tesi o teoria che sia più in sintonia con il senso comune deve essere preferita alle posizioni meno in sintonia con esso, per lo meno fino a quando non si mostri che quella tesi o teoria è inadeguata e che una delle posizioni avverse costituisce un adeguato sostituto. Nel presente contributo si vuole offrire una caratterizzazione della nozione di senso comune generalmente in uso nei dibattiti filosofici contemporanei; illustrare criticamente i principali metodi impiegabili per determinare contenuti filosoficamente rilevanti del senso comune; chiarire e giustificare il metodo filosofico dell'appello al senso comune; presentare, d'altro canto, alcune delle strategie argomentative attuabili da chi si trovi a sostenere una tesi o teoria contrastante con il senso comune.
, in F. Giasi (a cu-ra di), Gramsci nel suo tempo, Carocci, Roma 2008, vol. 2, pp. 727-746, 2008
In: AA.VV.. IL GIUDICE PRIVATO NEL PROCESSO CIVILE ROMANO. OMAGGIO AD ALBERTO BURDESE. vol. 1, p. 273-331, PADOVA:CEDAM, ISBN: 978-88-13-33265-5 , 2012
1. -L'argomento su cui intendo proporre qui alcune riflessioni è, per un romanista, alquanto spinoso; di più, esso costituisce uno di quei temi in relazione ai quali maggiormente si evidenzia la difficoltà di compiere uno studio, in linea con la caratteristica specifica di questa collana, di impronta storico-comparatistica, fosse anche solo sotto il profilo della 'storia di idee'.
2006
SOMMARIO: 1. Il dato testuale. -2. La stipulatio inutilis con efficacia novatoria. -3. L'aggiunta o l'eliminazione dello sponsor. -4. L'aggiunta della condizione: l'opinione di Servio. -5. L'aggiunta della condizione: la possibilità di opporre l'exceptio doli mali aut pacti conventi. -6. L'aggiunta della condizione: la precedente obbligazione sottoposta alla condizione contraria. -7. Momento in cui devono esistere i requisiti della nuova obbligazione.
Persona y derecho, 2018
Caro Lettore, un mio primo tentativo di un dialogo, ecco. Pur avendo capito la maggioranza delle Tue considerazioni, c e qualcosa che volevo commentare sulla specificita della mia posizione. Accetto tutto quello che dici sul mio modo di pensare, esistere, operare, ognuno abbiamo il suo, specifico, logico, rilevante o non. Comunque sono di una cosa: io vorrei apportare qualcosa di nuovo su Pasolini, sia come traduttore sia come "pensatore" sia come "recensore". A parte questo non ho altre pretese. Mi sembra che molto spesso tra i pensatori pasoliniani ci sia quel tipo del pensiero "rivoluzionario alla cubana" nel senso piu tecnico della parola. Questo puo essere definito con il famoso lemma della rivoluzione cubana "Todo está permitido dentro de la revolución, nada fuera de ella," Siamo tutti tenuti a credere di poter e di dover e di dover pensare e dialogare e filosofare su Pasolini in modo nuovo, come se fosse definito rivoluzionario, ma solo apparentemente tale = in effetti tradizione, folklore, assodato. La storia della societa occidentale tiene due poli: la tradizione e la rivoluzione con variazione quando si tradisce l´uno o poi l´altro.
2021
Dare una definizione univoca al concetto di “popolo” risulta impresa ardua e problematica, perché si tratta di un soggetto mobile, la cui definizione cambia nel corso della storia ed in relazione al punto di vista delle varie culture. Vi sono diverse alternative linguistiche al termine “popolo”, quali: folk, etnia,”pueblo e population” in spegnolo, plebe, paesani. “Plebe” era un termine che nella Roma antica distanziava questa classe sociale dagli schiavi, ma anche dall’élite aristocratica. “Paesani” deriva da “pagani” e a livello lessicale ha una connotazione dispregiativa, in quanto indica la gente di campagna non acculturata. Il “populismo” contesta il potere delle élites e vuole che il dèmos torni al popolo. Il saggio analizza la nozione di popolo nella rappresentazione teatrale, figurativa, musicale, multimediale.
Una costante degli studi che, già dalla fine del diciannovesimo secolo, sono stati dedicati all'analisi della relazione tra Nietzsche e Dostoevskij, è senza dubbio l'accostamento della massima di Ivan Karamazov (se Dio non esiste e se non vi è immortalità dell'anima, tutto è permesso) al motto «niente è vero, tutto è permesso», presente nello Zarathustra e nella Genealogia della morale 1 . Nel paragonare queste due frasi, gli interpreti hanno spesso cercato di dimostrare che le opere del maturo Dostoevskij possono essere lette come una critica ante litteram delle idee più pericolose della filosofia nietzscheana 2 . Nel caso de I fratelli Karamazov, ad esempio, il parricidio, conseguenza indiretta delle teorizzazioni di Ivan, proverebbe il fallimento delle stesse e dunque, mutatis mutandis, anche del pensiero nietzscheano, il cui fulcro sarebbe da ritrovarsi, ridotto a massima, nel motto citato. Tale ragionamento si basa anzitutto su un presupposto alquanto discutibile, ossia il fatto che sia Nietzsche ad affermare direttamente che niente è vero e, dunque, tutto è permesso. In realtà, un'attenta lettura del passo dello Zarathustra e della Genealogia della morale rivela, in entrambi i casi, che non è Nietzsche (né tantomeno Zarathustra) ad asserire in prima persona la massima in questione. Inoltre, una corretta interpretazione del significato del motto richiede per lo meno che esso sia inserito nel contesto più generale dell'aforisma nel quale si trova.
Il testo affronta la questione del rapporto tra scienza e senso comune nei suoi termini epistemologici generali. Dopo una breve presentazione storico-concettuale della questione, si individua nel saggio di Wilfrid Sellars "La Filosofia e l'immagine scientifica dell'uomo" (1962) un testo utile a far emergere il modo in cui essa si declina oggi (bene o male) in filosofia. A partire da un'analisi critica di questo testo, si cerca di far emergere i caratteri distintivi che Sellars assegna rispettivamente all'immagine manifesta e all'immagine scientifica, dando conto del dibattito che ne è derivato negli ultimi 50 anni e soprattutto di come le diverse opzioni circa la maniera di intenderle incidano sul modo di formulare e aggiudicare la disputa tra scienza e senso comune. In conclusione, dopo aver analizzato la trattazione che Sellars offre della normatività e la sua valutazione complessiva sulla necessità di 'fondere' le due immagini, si richiamano le principali questioni aperte, o obiezioni e opzioni teoriche alternative alla visione di Sellars (sia nel senso di un minor naturalismo, sia nel senso di un naturalismo più radicale). Indice: 1 Scienza e senso comune: genesi e forme di una tensione 2 La concezione di senso comune dell'uomo e del mondo 3 La concezione scientifica dell'uomo e del mondo 4 Clash of images o visione stereoscopica: l'avvenire di una tensione
Sintesi La pandemia segnala la necessità di invertire la sequenza dei valori che ci hanno portato all'innominabile attuale: da Libertà, Uguaglianza, Fraternità a Fraternità, Uguaglianza, Libertà. Sarebbe oltretutto opportuno riconoscere che in Atene, verso i IV sec. a.C. hanno commesso un errore madornale chiamando Mortale chi invece doveva essere chiamato Terrestre. … L'epidemia del Corona Virus rappresenta una opportunità inaudita per far sorgere una coscienza planetaria in cui la Terra e i Mortali che la abitano siano visti e vissuti come un unico organismo vivente. La follia dell'Occidente si radica, come ci ha insegnato Severino, nel concetto greco di cosa per cui ogni ente è oscillante tra il nulla da cui sorge e il nulla in cui tramonta. Così concepita, ogni cosa è a nostra disposizione, è sotto il nostro dominio e può essere creata, trasformata, usata e gettata via senza colpa alcuna perché, in fondo, ogni cosa è niente: altrimenti come potrebbe essere il Nulla sua origine e destino? Ma il nichilismo non è la follia originaria, non è la prima follia. L'errore iniziale, il primo passo nel 'Sentiero della Notte', è stato quello di chiamare l'Uomo 'mortale'. Affibbiando all'uomo questa etichetta, la conseguenza necessaria è stata di fare della vita l'oggetto del contendere con gli Dèi. La vita: limitata la nostra e illimitata la loro. Loro che comunque pretendono di essere viventi, viventi senza misura. Da questa asimmetria sgorga la tonalità vendicativa del vivere umano: la nostra vita sarà pur limitata, ma noi possediamo la vissutezza (Bazlen) di cui gli Dèi son privi, e facciamo in po' quello che cazzo ci pare. La 'gloria' riservata al mortale è dunque quella di vivere per la vissutezza, oltretutto in modalità vendicativa. La presenza della morte ha distrutto ogni limite e permesso al mortale di vivere in un
Rassegna di pedagogia, 2022
Nella visione di Pietro Ubaldi la nuova etica è preventiva e ascendente, sempre in relazione con l'evoluzione umana. E' utilitaria, in quanto funzionale al progresso dell'umanità ed alle esigenze del miglioramento sociale e della giustizia. Si configura nella solidarietà, tenendo sempre presente il Tutto. E' alla base della coscienza planetaria.
SOMMARIO: 1. Introduzione. -2. Visione classica del contraddittorio come diritto delle parti di informazione-reazione nel processo. -3. Il contraddittorio come diritto d'influenza. -4. Il contraddittorio come dovere: il contributo e la partecipazione dei soggetti del processo. Il dovere del giudice di promuovere un dibattito processuale e la sua previsione legale. -5. Conclusione.
2013
In my paper I will discuss Fanciullacci's book L'esperienza etica. Per una filosofia delle cose umane. Some problems, above all, are focused: i.e. problems that involve the goals of moral philosophy, the meaning of human being's life, the relationship between moral philosophy and social sciences. From this point of view too Fanciullacci's book can be understood as a serious attempt to define concrete frames in which human conduct can be performed.
Ora che sono andati in frantumi i due pilastri su cui si erigeva la cittadinanza novecentesca, e cioè la centralità del lavoro, da una parte, lo Stato sociale, dall'altra, l'esigenza di rifondare il discorso sulla cittadinanza sembra trovare risposta nelle lotte per i beni comuni, cioè in pratiche di riscrittura "dal basso" delle relazioni fra persone e cose che rifiutano il modello giuridico della proprietà pubblica e privata, e aspirano a collocare il rapporto fra collettività e beni, così come quello fra collettività e istituzioni su un altro piano 2 . Ne sono prova le recenti numerose occupazioni di spazi culturali -e non -di proprietà pubblica o privata, nate per difendere la destinazione originaria del bene, come nel caso dei teatri occupati in molte città d'Italia, ovvero per restituire una destinazione "socialmente orientata" a beni già produttivi e poi abbandonati dal titolare.
Altre Modernità, 2023
Il saggio si interroga e offre alcuni spunti per riflettere sulle modalità in cui alcune idee sorgono, si diffondono e si consolidano entro una collettività di persone, con esiti utili a alimentare il senso di coesione sociale. In parallelo, discute i motivi per i quali in certi casi una rappresentazione viene contestata, discussa e genera conflitti e controversie, alimentando senso di incertezza e frammentazione sociale.
D. Chiricò (ed.), Risvolti e applicazioni delle Scienze Cognitive: Cognizione, Salute, Arti e Società, 2023
In questo contributo proporrò una rilettura aggiornata di alcuni dei temi cardine della filosofia della mente incarnata, attraverso una revisione della loro trattazione in uno dei testi più recenti di Shaun Gallagher, Action and Interaction. In particolare, mi focalizzerò su concetti quali affordance, agency, intersoggettività e narrazioni, mostrando non solo come tali nozioni si richiamino l’un l’altra, ma anche come ciascuna di esse liberi la propria potenza esplicativa soltanto se collocata all’interno di una prospettiva che prenda in considerazione l’influenza che mente, corpo e ambiente esercitano reciprocamente. Come argomenterò, tale operazione di reinquadramento teorico corrisponde in Gallagher all’adozione di un approccio enattivista alla cognizione, ovvero, un approccio che si pone di mediare tra le istanze dell’embodied cognition e quelle della embedded cognition. Nella parte conclusiva, discuterò di come la proposta enattivista, formalizzata nella Teoria dell’Interazione di Gallagher, possa contribuire a gettar luce sulla complessità e l’eterogeneità degli elementi sociali e corporei che intervengono nel plasmare la nostra comprensione degli altri, presentandosi come una valida alternativa alle teorie classiche sul problema dell’intersoggettività e aprendo la strada per una riconsiderazione dell’importanza svolta dalle narrazioni nella costituzione di una cognizione sociale.
"Letteratura e scienza. Atti delle Rencontres de l'Archet" tenutisi a Morgex, 16-21 settembre 2019, Pubblicazioni della Fondazione «Centro di Studi storico-letterari Natalino Sapegno», Morgex, 2021
in F. Bianchini, M. Matteuzzi (a cura di), Percezione linguaggio coscienza. Percorsi tra cognizione e intelligenza artificiale, 2004
L'esistenza di questo volume mostra indiscutibilmente che le discipline della mente hanno evitato il rischio di una loro chiusura circolare e non sono pervenute ad uno stallo. Questo si paventava nel saggio di Thomas Nagel con cui si apriva qualche anno fa Percezione linguaggio coscienza. Saggi di filosofia della mente 1 , di cui questa raccolta di scritti costituisce un'ideale continuazione. Ma se stallo non c'è stato, occorre valutare in che misura ciò è stato possibile e individuare sulla base di quali percorsi teorico-concettuali le discipline che si occupano direttamente o indirettamente della mente sono state in grado di procedere nei loro specifici campi d'indagine.
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