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Stefan Yordanov potEstary politiCal CulturEs in ChangE in timEs of ChangE: intEraCtions in thE aEgEan rEgion and thE EastErn mEditErranEan at thE End of thE bronzE agE and thE bEginning of thE iron agE. .. .. .. Benedetto Bravo un tEsto ioniCo su una laminEtta di piombo dEl V sEColo a.C. troVata a lattEs (languEdoC). magia, affari, diritto, produzionE di garélaion, noVità lEssiCali.
Il grande fisico sperimentale italo-brasiliano Cesare Mansueto Giulio Lattes (universalmente noto in Brasile come César Lattes) è scomparso il giorno 8 di marzo del 2005, a Campinas, SP. Era nato nel 1924 a Curitiba da genitori entrambi italiani, rivelando un talento precoce. Il suo nome entrò nella storia ufficiale della fisica quando aveva solo 22 anni, ovvero quando, insieme con Giuseppe (Beppo) Occhialini e Cecil F. Powell, ebbe a scoprire l'attesa "particella di Yukawa": il pione.
Dispensa sul pensiero di Jürgen Habermas Jürgen Habermas (Düsseldorf 1929) è uno dei maggiori teorici della società. La sua teoria si colloca a cavallo tra filosofia e sociologia e si dispiega in una complessa parabola di pensiero sviluppata per più di mezzo secolo.
ERESIA CATARA, 2010
il testo fa parte dell'appendice del libro Templeisen, stante i frequenti riferimenti al catarismo. L'autore, tuttavia, ha ritenuto utile mettere a disposizione il saggio sui Catari, per tutti coloro che fossero interessati esclusivamente allo studio di questa importante eresia. Utilissimo per gli studenti universitari e per tutte le ricerce sulle eresia. Storia di una delle più temute eresie della Chiesa. Il catarismo è stato inutile e la sua presenza senza effetti- vo significato storico? Abbiamo visto nell'XI secolo l'inquietudine religiosa delle masse, che erano alla ricerca di una fede, e l'avevano trovata nel catarismo, che nei secoli XII e XIII ha esercitato un peso religioso eccezionale, impegnando la Chiesa in uno sforzo dal quale uscì rinnovata. Dalle critiche dell'eresia catara fu costretta ad aprire le diocesi, mondi chiusi, a nuove forze rappresentate dagli Ordini Mendicanti, che furono presenti nei luoghi dell'eresia per combatterla con le sue stesse armi, il digiuno, la preghiera, l'aiuto ai poveri, la costruzione di ospedali. La Chiesa fu costretta a ripensare al suo complesso dottrinale, alla sua liturgìa. Considerò con occhi diversi i laici come comunità cristiana. La Chiesa fu obbligata ad un esame di se stessa, a migliorarsi, a riformarsi senza tregua per due secoli. Storia conclusa dunque quella dei Catari, se ci limitiamo alla constatazione che questi non esistono più; ma perenne, se pensiamo che le forze che essi hanno suscitato, gli ideali che hanno risvegliato, per il loro sacrificio, per la loro decisione e la loro fede, sono entrati nel circolo eterno della storia.
Archeologia nelle vallate del Fiume Torto e del San Leonardo, a cura di S. Vassallo, Roccapalumba (PA), 2007
Situato in un’area caratterizzata da ampie distese collinari in cui il seminativo prevale sull’alberato, il territorio di Valledolmo è posto in una zona che possiede una vocazione prevalentemente agricola e pastorale; i morbidi rilievi sono resi fertili e ben coltivati dalla presenza dell’acqua e recenti iniziative da parte di medie aziende hanno introdotto nuove forme di sfruttamento coerente con il territorio, modificando gradatamente l’aspetto complessivo di queste contrade interne.
Renato de Grandis. Un compositore veneziano a Darmstadt, 2018
Breve biografia ragionata di uno dei protagonisti del II '900 musicale italiano ed europeo.
Pelargòs n. 1, pp.99-105, 2020
Uno dei principali risultati di questo contributo, da ritenere, nel quadro del discorso che vogliamo qui affrontare, riguarda la grande differenza di attestazioni del culto di Artemide tra l’Acaia e le apoikiai achee d’occidente
Quando, ancor ragazzo, spesso per gioco, spesso per curiosità, annotavo in un quaderno molti di quei termini antichi e forti della mia lingua, mai avrei immaginato che quel "passatempo" sarebbe stato l'inizio di un impegno ben più complesso che, col tempo, mi avrebbe portato all'elaborazione di un "Fueddàriu de sa Lingua Sarda Campidanesa", quella, cioè, materna e a me cara. Come pure mai avrei pensato, allora, che molte di quelle parole che andavo raccogliendo dalla bocca dei più anziani, specie tra contadini e pastori-che in fondo sono stati da sempre i sacri depositari della nostra koinè più antica-nel giro di pochi anni sarebbero cadute in disuso o scomparse dal nostro idioma quotidiano e dalle usanze nostre più comuni. Correvano gli anni Sessanta del secolo scorso, e la società isolana, notoriamente lenta e diffidente e pur con tante ferite ancora sanguinanti, si apprestava, come molte altre società regionali del Sud Italia, a vivere un momento di grandi trasformazioni sociali ed economiche che, per quel che ci riguardava, avrebbero coinvolto, ma in modo negativo, anche la nostra lingua che nessuno-e nessuna istituzione-intendeva tutelare e difendere. Gli effetti di una italianizzazione esasperata-iniziata e voluta dai Savoia fin dal lontano 1861 con l'Unità d'Italia-riprendevano fiato e vigore, mentre il vocabolario sardo andava ormai alleggerendosi "tagliando" molti di quei termini perché non più appropriati alla nuova tecnologia emergente o perché lontani dalla mentalità e dall'azione delle nuove generazioni che andavano ormai identificandosi nella lingua e nella cultura imposte dal "sistema" italiano che ignorava la lingua e la cultura dei nostri padri. Lettura e pronuncia dei vari gruppi: Ch: davanti alle vocali E ed I mantiene la stessa pronuncia italiana presente nelle parole chiave: es. chicu, cherri G:-a) davanti alle vocali E ed I mantiene il suono palatale dolce italiano come in: gente, giro-b) davanti alle vocali A, O, U mantiene il suono duro italiano come in: gaio, goccia, guerra Gh: davanti alle vocali E ed I si pronuncia come la parola italiana ghianda, presente in molte parole sarde come ghinniu, ghetai, gherra Lli: si pronuncia come il gruppo italiano GLI della parola tenaglia, presente in molte parole sarde: es. brentilliu, mantillia Nni: si pronuncia come il gruppo italiano GN della parola regno, presente in molte parole sarde: es. ghinniu, bannia, renniu Tz: nella lingua sarda campidanese assume il suono di una Z sorda come nell'italiano razza: es. tziu, atza, tzeracu X: intervocalica mantiene la pronuncia della parola italiana sciame, presente in molte parole sarde come paxi, axedu. Talvolta, ma solo nel suono, traduce la C dolce come nei termini celu e cena che diventano xelu e xena Z: mantiene la pronuncia dolce e sonora come nella parola italiana zero, presente in alcune parole sarde come ziru, zizzania. L'accento grafico è quello grave e cade di regola sulle parole ossitone (tronche) e su quelle parossitone (sdrucciole). Nel presente Fueddariu sono stati usati accenti grafici su alcune parole, talvolta perché le stesse si differenziassero da altre uguali ma di significato diverso, talaltra, invece, al solo scopo di facilitare la lettura al lettore non molto esperto di ortografia sarda. Un grazie di cuore a mia moglie, a mia figlia, a Stefano Veglio, ai Sigg. Veglio, ai miei familiari tutti: cognati, cognate, nipoti. Un grazie anche a Nazzaro Putzu di Gonnosfanadiga per il grande aiuto nella ricerca, nei giusti consigli, nella sua vicinanza e sopportazione. Grazie ai tanti amici che mi sono stati sempre vicini, e che tanto hanno fatto perché riuscissi a portare a termine questa impresa. Cagliari, 20 settembre 2004 Giovanni Melis fueddariu •Acuardenti spirito di vite, acquavite-sp. Aguardiente-v. anche Fil' 'e ferru •Acuasanta acqua santa, acqua benedetta •Acuasantera conca dell'acqua benedetta (Spano) acquasantiera, fonte battesimale •Acuau annacquato, acquoso, innaffiato-nascosto, messo da parte, conservato •Acubau sdraiato, disteso, coricato-lat. ACCUMBO •Acucai avere in mente, saltare in testa-dd' a. de fairi aici: vuol fare così; tentare, provare, decidere, stabilire, incapricciarsi •Acuciai accucciarsi, raggomitolarsi (come un cane) •Acuciau accucciato-sp. Acochado •Acucunnau accovacciato (termine antico)-in uso col significato di "effeminato" •Acucurai colmare, riempire oltre l'orlo (nel misurare i cereali), traboccare •Acucurau colmo, riempito •Acudiri attendere, servire, assistere, arrivare in tempo, fare in fretta-accudire, occuparsi-a. is fillus: accudire i figli •Acudìu assistito, arrivato in tempo •Acùdiu giunto in tempo •Acuguciai imbacuccare, incappucciare, coprire-a. sa braxi de cinixu: ricoprire la brace di cenere •Acuguciau imbacuccato, incapucciato, coperto •Acuguddai incappucciare, mettere il cappuccio, imbacuccare, mettere il paraocchi •Acugurrau aggrovigliato, annodato, arruffato, rattrappito, sfortunato da Cugurra (v.)-rabbrividito, spaventato, infreddolito •Àcuila aquila-acuil'era: aquila imperiale; acuilòni: aquila reale; acuiloneddu: aquila nevia; acuil' 'e pisci: aquila pescatrice •Acuiladroxu posto dove la notte si appollaiano le galline-v. Acobiadroxu •Acuilai appollaiarsi, entrare nella tana, mettere nell'ovile-da Cuili (v.), rifugiarsi nel posatoio (galline), ospitare, dar asilo-v. anche Aculiai-sp. Acubilar (da Cubil: covile) •Acuiloni aquilone-v. Cumeta •Acuitai andar via, sbrigarsi, fare in fretta-sp. Quitar •Aculiai appollaiarsi, rintanarsi, ritirarsi-s'a. in su stali, in sa bigh' 'e sa linna: appollaiarsi nella stalla, sopra la catasta della legna v. Acobiai e Acuilai •Acumburai scalciare, calcitrare, disarcionare •Acumodai convenire, aggiustare, adattare, accomodare-sp. Acomodar 35 fueddariu •Acumonai accomunare (nel pascolo), radunare, raggruppare, associare, riunire-riunire i buoi di diversi proprietari in un unico branco-v. anche Acumunai •Acumpangiai accompagnare, associare-a. sa missa: servire a messa; a. su Santu: seguire la processione; a. is isposus: festeggiare gli sposi •Acumpangiamentu accompagnamento-a. de su sposu: corteo che accompagnava il fidanzato a casa della fidanzata-ma anche corteo che segue la bara del morto-a. musicali •Acumunai riunire in un unico branco i buoi di diversi proprietari-v. anche Acumonai •Acunnortai ingraziare-a. su santu: ingraziarsi il santo; consolare, confortare-lat. HORTOR •Acunnortau deciso, determinato, coraggioso, valoroso, ardito, audace, intrepido, spesso anche rassegnato, confortato, incoraggiato-v. anche Acunnotau •Acunnortu sorte, destinopranzo di consolazione e di solidarietà offerto dai vicini ai familiari del morto, i quali non potevano cucinare avendo spento il fuoco in segno di lutto-rassegnazione, sconforto •Acunnotai tentare, rischiare, ostinarsi •Acunnotau deciso, audace, ostinato, rassegnato-a. a totu-v. anche Acunnortau •Acunsentiri acconsentire, assentire, concedere, lasciar fare •Acuntentai accontentare, allietare, soddisfare, riconciliare-sp. Contentar-est mal' 'a a.: difficile da accontentare, di brutto carattere-no dd'acuntentat mancu s'interramortus: non lo accontenta nessuno: neppure il becchino •Acuntessiri essere, provare, capitare, accadere, succedere-candu s'at a.?: quando sarà che…? •Acuntèssiu evento, accaduto, fatto, successo, avverato, verificato •Acuosu umido, pieno di linfa, piovoso, acquoso-lat. AQUOSUS, A, UM •Acupau incappucciato-cauli a.: cavolo cappuccio •Acurriri accorrere •Acusa accusa, colpa, peccato, dolo •Acusai accusare, incolpare •Acusau accusato, incolpato •Acussorgiai portare il bestiame al pascolo nella cussorgia, stanziare, stallare •Acustumai assuefare, abituare, avvezzare •Acustumau assuefatto, costumato, uso, abituato, ammodo-sp. Acostumbrado •Acutzaferru arrotino •Acutzai affilare, arrotare, aguzza-fueddariu •Ammarmurau marmorizzato, ghiacciato, intirizzito, pietrificato, ricurvo, paralizzato, rabbrividito, assiderato-anche Ammramurau •Ammassai ammassare, raccogliere, conservare, immagazzinare •Ammassu ammasso, cumulo, mucchio, riserva, luogo pubblico di raccolta del grano (Magasinu de su Monti) •Ammatonai pianellare, ammattonare •Ammatzocai picchiare, randellare, infastidire, importunare, acciarpare, tormentare •Ammatzocau colpito, picchiato, offeso, corrugato, acciarpato, fatto male, malfatto •Ammeddai unire in uno solo due branchi diversi •Ammentu ricordo, ricordanza, memoria-essiri de bonu a.: aver una buona memoria-correggia usata per legare le corna dei buoi al giogo-lat. AMENTUM, I •Amministrai amministrare, governare •Amministratzioni amministrazione, governo, gestione •Ammirai ammirare, contemplare, guardare in modo disincantato •Ammitiri ammettere, riconoscere, confessare •Ammladiai ammalarsi, cadere ammalato-anche Ammobadiai •Ammobiliai portare i mobili in
Percorso di Dadamaino, in Dadamaino 1930-2004, catalogo, MAGA, Gallarate, Nomos Edizioni, 2023, 2023
Dadamaino (che si firma Dada Maino sino al 1963), ha una formazione anomala, e una vocazione relativamente tardiva: la preistoria del suo lavoro è fatta di un figurare ordinato, poi di un informale astratto che propende verso l'asciuttezza primaria delle formulazioni. Scriverà Enotrio Mastrolonardo presentandola alla Galleria del Prisma, 1959: "Ridotta la sua pittura ad uno spazio puro e rigoroso, Dada Maino vuole ora riempirlo con una sua presenza spirituale, che […] sembra aver perso il senso della realtà per l'assoluta indipendenza da una qualsiasi raffigurazione oggettiva". È un cercarsi, ancora, ma venato già da una sorta di insoddisfazione profonda verso l'apparato convenzionale della pittura, verso l'esclusività autoreferenziale dell'oggetto pittorico. Già da allora le è ben chiaro che vuol essere artista, non semplicemente pittrice. Gli inneschi sono, racconta la sua aneddotica, la visione nel 1956 di un Concetto spaziale di Fontana esposto in un negozio di via Cordusio, e il di poco successivo, 1958, incontro con Piero Manzoni, dal quale viene introdotta alle sperimentazioni degli Jungen che fanno capo prevalentemente al Bar Giamaica di via Brera: anch'esse aggregazioni a geometria assai variabile, in un momento in cui la stessa posizione del genio di Manzoni è tutt'altro che stabilmente delineata. Dada, molto socievole sul piano dei rapporti pubblici, è una personalità intimamente solitaria, riflessiva, vocata a una sistematicità e metodicità ordinata: Manzoni è un amico prezioso, ma ella non ne segue ciecamente tutte le aperture sperimentali più estreme, come saranno, precocemente, le Linee. Anche per lui conta in quel momento soprattutto la centralità della forma/pittura, spinta sino all'acromia, a quei quadri "non dipinti da mano umana", a quelle che Luciano Anceschi indica nel 1958 come "allibite superfici di bianco assoluto". Dada comprende bene questo passaggio e le sue implicazioni, cui contribuisce la
Rinascimento visto da Sud. Matera, l'Italia meridionale e il Mediterraneo tra ' 400 e '500, 2019
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Catasti del Riminese: una storia d'archivio
Chiesa e Storia. Rivista dell'Associazione Italiana dei professori di Storia della Chiesa, 2023
Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano, 2016
Connessione tra Critica e Azione nel pensiero politico europeo., 2016
Etica & Politica / Ethics & Politics, 2022
ExCogita Milano, 2004