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Territori
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150 pages
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Il disegno è una potente forma di comunicazione in grado di attivare l'immaginario. Il volume affronta il tema della raffigurazione di paesaggio, in cui l'immagine è usata a fini descrittivi, e della prefigurazione di paesaggio, in cui il disegno è lo strumento per definire scenari. Le due azioni sono strettamente correlate: delineare la struttura del paesaggio – e il disegno a volo d'uccello appare una efficace modalità di rappresentazione – consente di desumere le regole costitutive ed evolutive, da cui necessariamente deriva l'individuazione delle regole di buon comportamento che permettono la conservazione e la trasformazione del paesaggio. Disegnare queste regole di azione può rivelarsi una operazione utile per ben orientare le trasformazioni poiché consente di comunicare, in modo semplice e diretto, le modalità con cui interveniamo nel nostro comune ambiente di vita.
Il Quotidiano del Sud, 2015
La riflessione Dal secondo Dopoguerra il cemento ha inghiottito la natura e pezzi di memoria della Calabria T utte le volte che mi capita di andare in giro per la Calabria, mi coglie una sensazione, opprimente, di assenza, di mancanza di qualcosa che non riesco, immediatamente, a definire. Poi, d'un tratto, capisco, ricordo: mi mancano i luoghi, mi manca il paesaggio, quello della mia infanzia e della mia prima giovinezza: non c'è più, si è dissolto, è stato occultato dal cemento. E con esso mi sembra di aver perduto anche una parte della mia storia personale e collettiva, una parte vitale della mia identità. Il paesaggio umanizzato calabrese è scomparso almeno due volte: la prima alla fine della civiltà antica e la seconda durante questo dopoguerra quando il suolo agricolo, i boschi, le valli, i paesaggi della nostra regione sono stati inghiottiti dal cemento. Nel quindicennio 1990-2005 è stato cementificato, dati ISTAT, ben il 26,13% del suolo agricolo utilizzato (SAU) della Calabria che risulta essere seconda solo alla Liguria della quale è stato cementificato, con i risultati devastanti che abbiamo visto, il 45,55% del territorio. Un'apocalisse di cemento si è abbattuta sui nostri territori, in un quindicennio! LA PRIMA SCOMPARSA La prima sparizione dei paesag-gi umanizzati è avvenuta, in Calabria, per un regresso in termini di civiltà conseguente alla fine del mondo antico, a causa dell'abbandono delle coste e delle pianure divenute malsane ed insicure, per la risalita degli insediamenti verso l'interno, per colpa della miseria conseguente alla poca disponibilità di territorio agricolo in un contesto geomorfologico difficilissimo, a causa dell'enorme fatica che una conformazione montuosa e silvestre imponeva agli uomini per le coltivazioni. Gli insediamenti antichi, distribuiti in prevalenza lungo le coste e nelle pianure, dopo la fine dell'antichità, intorno al VI secolo d.C., vengono abbandonati e gli uomini e le loro abitazioni risalgono, lontano dalle malattie e dalle incursioni, lontano dal mare, verso l'interno, verso le montagne. Le coste del Mezzogiorno e della Calabria si spopolano, si impaludano e i siti delle città di origine magnogreca e romana vengono abbandonati e, poi, inesorabilmente cancellati dalle intemperie. A partire dalla fine dell'antichità le rovine dei monumenti e delle abitazioni vengono inghiottite da una rigogliosa vegetazione spontanea che ne ha occultato, fino agli inizi del '900, l'ubicazione, forse più in Calabria che nelle altre regioni del Mezzogiorno d'Italia. La natura, con i suoi impetuosi sconquassi, ha sottratto per molti secoli le antiche grandezze dell'uomo, rendendole indisponibili allo sguardo ed alla percezione dei calabresi e dei forestieri, fin quasi agli inizi del XX secolo. Nel resoconto di un viaggio in Calabria da Reggio a Eboli, compiuto, nel 1897 in bicicletta da Luigi Bertarelli -l'industriale milanese allora direttore, poi storico presidente, del Touring Club fondato nel 1894 -il paesaggio della media valle del Crati, che pure è già attraversato da almeno un ventennio dalla ferrovia Cosenza-Sibari, appare disabitato, selvaggio e paragonabile ad una giungla amazzonica: "Uscendo da Cosenza la strada […] attraversa un paese curiosissimo, interessante in sommo grado, selvaggio del più riposto angolo delle maremme toscane. Immense macchie totalmente deserte che coprono la larga valle dove dappertutto, come nelle jangade brasiliane, l'acqua c'è o corrente, o stagnante, o visibile, o nascosta. Non una casa, non una persona nel lungo tragitto. La strada silenziosa passa talvolta per chilometri nell'ombra del bosco; i rami le si riuniscono sopra e fanno volta. […] Dalla melma emergono teste colossali di bufali, che se ne stanno a ruminare, il corpo nascosto nella mota, teste sciocche e spaventose che si direbbero di bisonte, corpi neri, gibbosi e glabri, che paiono di ippopotami". Fino al XVIII secolo la memoria dell'antico paesaggio della Magna Grecia e di Roma si era persa anche fra gli eruditi di tutta Europa e se in Campania, già nel corso del '700, gli scavi borbonici riportarono parzialmente alla luce le città di Ercolano (1738), Pompei (1748) e i templi di Paestum, nelle altre regioni dovette, invece, passare almeno un secolo prima che venissero effettuate scoperte archeologiche di un qualche rilievo. In Calabria ci vollero gli scavi di Paolo Orsi, prima, e di Umberto Zanotti Bianco, poi, per portare alla luce i resti delle antiche città di Locri, di Reggio Calabria, dei templi di Crotone e di Cirò Punta Alice, di Sibari la cui esistenza era stata, fino ad allora, solo probabile, ma non provabile. "Sybaris" è stata cercata da studiosi italiani e stranieri almeno a partire dal '700, ma l'impaludamento della pianura ne aveva impedito non solo il ritrovamento, ma finanche le ricerche. A trovarne i resti archeologici fu, per primo, Umberto Zanotti Bianco che, nel 1932, si recò nella pianura di PERDUTO Quando qui era come in Amazzonia La prima sparizione nei secoli scorsi continua a pagina 40 Esempi di edifici non completati E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
in G. Bonamente et alii (edd.), Luoghi, ambienti, immagini: il paesaggio in Properzio, Turnhout, pp. 295-317, 2023
This article tries to answer the question: does a landscape of myth exist in Propertius, with its specific features? The analysis of elegies such as 1.20, or 1.3 or others, shows how Propertius tends to superimpose his own ordinary reality on the representation of the world of myth, so as to ‘mythologize’ the former, and in particular Cynthia who is its center. The most common landscape model of the myth is the locus amoenus, which in various forms (associated with the typical features of the myth of the Golden Age) from Homer onwards is usually the background to the existence of higher-ranking figures, like gods or deified heroes destined for an eternal happy life.
Numero monografico della rivista Il Capitale culturale, EUM
La pittura di paesaggio come forma di rappresentazione autonoma nacque in ambito fiammingo nella seconda metà del ‘500, per estendersi al resto d’Europa ed affermarsi definitivamente come “genere” pittorico autonomo nel corso del ‘600, grazie soprattutto alla rivoluzione “classicista” e naturalista operata prima dai Carracci e poi da Poussin e Lorrain, ad un complesso rapporto di scambi e crescita culturale, legate alle vicende del Gran Tour, e ad un particolare interesse suscitato presso i collezionisti e gli estimatori d’arte.
Presentation in images, accompanied by targeted analytical observations, of the research on the landscape of "la Joconde".
Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria Reggio Calabria, 5,6,7 ottobre 2011 RELAZIONE Abstract Aree industriali dismesse in calabria. Apparizioni (a scala) di paesaggio. La necessità di percepire nell'esistente il referente costante dell'atto progettuale stabilisce la premessa necessaria che sovrintende qualunque operazione di modificazione del territorio. La codificazione di una nuova immagine della Calabria assume dei caratteri di complessità, legati alla geografia della regione ma anche alle scelte che hanno determinato il futuro rilevante del suo territorio. Un paesaggio naturale caratterizzato da una prepotente e discontinua sequenza di rilievi fa da sfondo ad una componente edilizia caratterizzata da una ostentata evidenza delle costruzioni ai piedi dei rilievi, per un quasi totale indurimento, in buona parte abusivo, di tutta la fascia costiera. Le improvvise dilatazioni spaziali inerenti i grandi agglomerati industriali dismessi, scarto residuale della fallita infrastrutturazione industriale del Novecento, assumono connotati specifici in virtù di un'amplificazione del carattere d'eccezionalità di manufatti identificabili come vere apparizioni.
Il paesaggio della Valdelsa è un vero e proprio museo all'aperto da conoscere percorrendo a piedi o in mtb gli itinerari presenti nel libro preparati da tre diversi professionisti (un archeologo, un geologo e uno storico) per dare al lettore la più ampia capacità di comprensione.
Territorio
Il paesaggio è una narrazione collettiva, espressione e al tempo stesso fondamento dell'identità delle popolazioni: non esiste di per sé, ma prende forma solo se c'è qualcuno che lo osserva, lo abita, lo costruisce. Un paesaggio inteso come il formarsi di una società in un certo territorio non può che essere generato da un processo di esplorazione e di continua ridescrizione creativa, messo in atto nel corso delle relazioni mutevoli stabilite dalla stessa società in divenire con i diversi contesti territoriali. Il progetto di paesaggio rappresenta allora l'esito emergente di un processo collettivo di riconoscimento e di costruzione di significati che rispondano e diano voce alla complessità della società contemporanea, esito non prefigurabile di un intreccio fra chi vive, abita e attraversa i territori del presente e la città-territorio che ne riflette l'identità cangiante Parole chiave: identità; paesaggio; contemporaneità Premessa: l'onnipaesaggio «Il paesaggio è il mezzo più adatto per rispondere ai cambiamenti del tempo, alla trasformazione, all'adattamento e alla successione degli eventi. Queste qualità predestinano il paesaggio a essere l'analogon dei processi contemporanei di urbanizzazione e il mezzo ideale visto il carattere illimitato, indeterminato e mutevole delle condizioni urbane attuali» 1 . Riportando il passo citato, il teorico del paesaggio Michael Jakob presenta la questione paesaggio come una sorta di lente attraverso cui molte discipline rappresentano la città contemporanea e come un medium tramite cui essa viene costruita. Questa lettura del concetto di paesaggio come mezzo attraverso cui pensare la condizione attuale della città fornisce lo spunto per introdurre una riflessione intorno al mutamento dei paradigmi per interpretare e progettare la realtà urbana e territoriale in rapida trasformazione. Secondo l'approccio emergente del landscape urbanism, il paesaggio sta subentrando all'architettura nel processo di costruzione della città. «L'urbanistica paesaggistica fornisce una critica implicita all'incapacità da parte del progetto architettonico e urbanistico di offrire spiegazioni coerenti, competenti e convincenti delle condizioni urbane ai nostri giorni. In questo contesto il discorso che ingloba l'urbanistica paesaggistica indica in fin dei conti un cambiamento di paradigma, ovvero il fatto che il paesaggio rimpiazza ormai il ruolo storico dell'architettura in quanto disciplina padrona dell'ambito del progetto urbano» 2 . La dissoluzione delle divisioni tradizionali tra i poli identificabili nel sistema territoriale città-campagna e centro-periferia ha reso sempre più difficile distinguere le diverse entità presenti in un territorio e separarle concettualmente e amministrativamente; lo sviluppo disordinato di grandi insiemi urbani, la crisi dell'agricoltura e delle attività industriali tradizionali, l'urbanizzazione dei piccoli centri, seguita dalla crescita esponenziale delle frange urbane, hanno innescato un processo di decostruzione e ricostruzione del territorio che ha trasformato i territori in una realtà sempre più illeggibile. Secondo Mirko Zardini, «per descrivere e comprendere tutto ciò dobbiamo forse rinunciare al concetto di città, che trascina con sé troppi pregiudizi, e guardare alla realtà con occhi nuovi. Il concetto di paesaggio ci può aiutare in questa operazione di liberazione dello sguardo e della mente» 3 .
2019
Human activity produces effects all over the planet: environmental, economic and identity crises are interconnected. Even if their size is global, they are perceived and suffered at local level. The Anthropocene is the period in which humanity acquires the power to modify the natural processes of the earth in a similar way to those of a geological force. Philosophers and anthropologists have argued that this condition leads to the overcoming of the traditional and dualistic Western conception of nature as something independent. New challenges are involved in the landscape project, we need new concepts of nature and culture. In this research the landscape project can be proposed as a relation field between ecology and human vision in order to set up a new relationship, a new brotherhood between artistic and scientific knowledge. By working on updating the interpretative and operational categories of the landscape project, it is possible to develop a search for new possible statutes b...
2020
Though structures of feeling are always hard to pin-point, a shared feeling that the last three or four decades have witnessed a radical change in the way we perceive our visible world is equally hard to deny. This holds especially true in the case of traditional notions of landscape. In this essay, I will first identify a few signs or clues pointing to recent new ways of seeing and perceiving places, then, I will work out a few general trends, and in the end, I will try to synthesize three models of landscape that, in my view, increasingly shape our perceptions. My clues will include three clusters: the changed attitudes one displays vis-à-vis visual technologies; the new ways in which tourists behave and the new travel-guides that give form to their tastes and choices; the senses that have replaced sight in defining landscape, especially with the rise of the notion of soundscape. Three trends can be inferred from such clues: first, our landscape is steadily made dynamic both by hi...
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in: M. Fagioli (a cura di), DOVE VA L'ARCHITETTURA?, 2011
ARCHISTOR, vol. Extra 4/2018 T. Manfredi (a cura di), Voyage Pittoresque. I. Esplorazioni nell’Italia del Sud sulle tracce della spedizione Saint-Non, 2018
Lebenswelt: Aesthetics and Philosophy of Experience, 2014
Relazione introduttiva al Convegno "Il Valore del paesaggio" – Torino, 2001
Drena. Insediamenti e paesaggi dai Longobardi ai nostri giorni, G.P. Brogiolo, J. Sarabia (eds.), pp. 145-168, 2016
Stratigrafie del Paesaggio. 1.2021 (maggio 2021), 2021