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2012
La fotografia e il suo doppio p. 2 -Recall VS Delete. La foto, i media e la privacy p. 3 -Storie di fototerapia p. 4 -Due casi limite p. 5 -Il principio atlantico e la guarigione di Warburg p. 6 -Cartografie del caos p. 7 -Brecht e la fotografia in guerra p. 8 -L'interno di Auschwitz p. 9 -Il retroterra semiologico de La camera chiara p. 10 -Le foto di famiglia p. 11 -Barthes secondo Derrida p. 12 -L'aria e l'Aura: un dialogo tra Barthes e Benjamin p. 13 -La fototerapia di Barthes p. PARTE IV 14 -Freud ad Atene p. 15 -Demeure, Athènes. Un viaggio nel tempo p. 16 -Fotografia e condizione testimoniale p. 17 -Una letteratura ludica p. 18 -Droit de regards. Una storia senza parole p. 19 -Fotografia, spectrum e hantologie p. PARTE V 20 -Ipovisione e bislucinazione p. 21 -Interrogare la cecità p. 22 -Blind Photography p. Riferimenti bibliografici p. TAVOLE INTRODUZIONE Siamo oggi di fronte a una notevole inflazione del fotografico. Ormai, dato che l'analogico sta scomparendo, capita che comprando una rivista troviamo in omaggio un rullino. Con altrettanta caparbietà si diffondono le videocamere digitali, in regalo con i punti della spesa. Intanto, si raccolgono dai cassetti le foto, che oggi «non sono più roba vecchia, ma antica», 1 per farne una galleria di moda vintage. 2 C'è chi pratica il fotocrossing che, sul modello dello scambio dei libri, consiste nel raccogliere in determinati luoghi alcune foto e disseminarne altre di propria mano. Esistono le fotopoesie 3 e persino, lo si vedrà meglio, le fototerapie. La Kodak naturalmente vorrebbe tutti i bambini fotografi e ha ideato un sito on-line che raccoglie le loro prime opere. 4 Mentre il Manifesto per una istruzione alla fotografia incalza: «Siamo gli "analfabeti del futuro", Moholy-Nagy ci aveva avvertito; i nostri bambini saranno gli analfabeti di un futuro ancora più disperato a meno che non cambiamo rotta e allineiamo l'istruzione della fotografia all'altezza del nostro tempo». 5 È urgente dunque non limitare la fotografia alla sola disciplina estetica, ma farla interagire con ogni altra disciplina, compresa la filosofia. Fare interagire la fotografia e la filosofia non significa certamente limitarsi ad illustrare i luoghi e i volti protagonisti della sua storia, quanto, piuttosto, fare attenzione al cambiamento cui il pensiero e la scrittura filosofica sono sottoposti, quando messi a contatto con la fotografia. L'interazione avviene sul piano materiale e non soltanto nello spazio teorico, classificatorio.
Il secolo che da poco si è concluso non ci sta alle spalle, ma ci viene incontro, nel nuovo millennio che si annuncia, con l'onda d'urto delle questioni che in esso sono giunte a confl agrazione. Novecento non è solo il nome di un periodo storico segnato da eventi davvero dirompenti: l'affermarsi dei totalitarismi, Auschwitz, l'arma atomica, la cortina di ferro, il crollo del muro di Berlino, la globalizzazione, la crisi del Politico e il disastro della comunità, le sfi de della tecnica e del post-umano, la devastazione ambientale, una costellazione cui, ancor prima di profi larsi all'orizzonte, con grande preveggenza, Nietzsche diede il nome di nichilismo, «il più inquietante degli ospiti». Novecento è il nodo inestricabile di tutti questi problemi, e di quelli ad essi strettamente intrecciati, in primo luogo la crisi irreversibile del Soggetto moderno, che oggi con urgenza chiedono di essere pensati, tornando a scandagliare quella che indubbiamente è stata una straordinaria stagione fi losofi ca, di cui non possiamo non riconoscerci gli eredi e la cui potenza di interrogazione è ancora ben lungi dall'essersi affi evolita. Novecento, dunque, non allude alla mera delimitazione di un arco temporale, ma a quel tempo non ancora passato perché aperte e ineludibili rimangono le sue domande, alle quali non solo la fi losofi a non può sottrarsi, ma cui ha il compito, per il tempo a venire, di tentare di trovare qualche risposta. © 2013 -Mimesis Edizioni (Milano -Udine) Collana Novecento n.
altrimenti? -Vedo effettivamente una cosa diversa ogni volta, o interpreto soltanto in maniera diversa ciò che vedo? (L. Wittgenstein, Osservazioni sulla filosofia della psicologia)
Un momento prima che il cunto raggiunga l'acme, Mimmo Cuticchio, grande erede della tradizione ottocentesca dei cuntastorie siciliani, chiude gli occhi. Il racconto incalza e gli occhi restano chiusi: solo la voce potente proietta all'esterno le azioni che il narratore vede svilupparsi nella mente. Con gli occhi retroflessi, appena socchiusi, Cuticchio fissa il vuoto e cattura il suo pubblico accendendone l'udito: e tuttavia anche il solo mondo sonoro sembra addirittura raddoppiare le visioni degli spettatori. Eppure Cuticchio in scena non chiude gli occhi facilmente, né come cuntista, né come manipolatore dei suoi pupi: come artefice unico dello spettacolo – drammaturgo, attore, regista – appare anzi concentrato nel tenere sempre gli occhi ben aperti. Ma sembra che questo particolare di chiudere gli occhi fosse una caratteristica anche del suo maestro, il cuntista Peppino Celano 1. Pertanto viene istintivo interrogarlo intorno a questa volontaria " cecità " del performer. Sappiamo infatti che, ad eccezione di alcuni attori naturalisti, quella di chiudere gli occhi, anche solo per concentrarsi, è una pratica rara: gli occhi servono agli attori per rendersi conto istante per istante del proprio essere in scena e sono un punto di riferimento fondamentale per il pubblico, un segnale forte e insostituibile della presenza scenica dell'attore. La domanda si complica davvero se la risposta di Cuticchio mette in campo, tra letture e ricordi personali, la storia degli orvi-cicati, ossia di personaggi la cui cecità totale – sottolineata dal dialetto nel raddoppio del sostantivo – individuava un mestiere in cui la mancanza della vista era la conditio sine qua non della professione. Quando Mimmo Cuticchio racconta la storia degli orvi-cicati, si resta senza parole. Chi si aspetta un excursus storico o una dotta spiegazione confidando in un tema all'apparenza marginale, finisce per divenire vittima delle proprie aspettative. Cuticchio è parco, ma ogni volta che sta per mettere fine alla storia ha l'impulso a continuare infilando un episodio dietro l'altro. Dunque non contenti, finito il racconto, passiamo a interrogare i libri, alla ricerca di altre notizie su quella che si scopre essere stata una vera e propria casta il cui sapere si tramandava esclusivamente di cieco in cieco 2 : una specializzazione, tutta siciliana, della confraternita degli " orbi canterini " , narratori di storie sacre, presente a Perugia già nel XV secolo 3 .
Revista de Dialectología y Tradiciones Populares, 1998
In many historical societies, things have not been so divorced from the capacity of persons to act and the power of words to communicate. That such a view of things had not disappeared even under the conditions of occidental industrial capitalism is one of the intuitions that underíay Marx's famous discussion, in Capital, of the 'fetishism of commodities'. Appadurai (1986: 4).
La contesa tra Roma e la Persia Sasanide per l'Impero Universale durante il III sec. d.C., dall'impero di Alessandro Severo a quello di Galerio.
Energia Ambiente, Innovazione vol. 4, pp.58-63 (2014), 2014
In questo articolo viene presentato in modo elementare lo straordinario meccanismo della visione umana, insieme ad alcuni processi percettivi ancora in parte sconosciuti nei loro più intimi dettagli, come il riconoscimento di forme e colori. La nostra prodigiosa capacità di riconoscere le distanze tra gli oggetti e di interpretare tratti e lineamenti può essere ingannata da alcuni disegni e situazioni particolari, le cosiddette illusioni ottiche, che tuttavia possono fornire informazioni utili a medici e studiosi per la comprensione del complesso funzionamento del nostro sistema occhio-cervello, e in definitiva ad apprezzare la notevole differenza tra visione e percezione, i cui significati non devono essere sovrapposti o confusi tra loro. La trattazione è volutamente elementare e introduttiva, ma viene fornita una bibliografia adatta ad un primo approfondimento.
Di Pietro A. et Tassani T. ; "I principi europei del diritto tributario"- pp. 327 - 355
SOMMARIO: 1. Premessa.-2. Concetto di doppia imposizione nell'ambito europeo.-3. La Corte di Giustizia e il divieto di doppia imposizione nelle direttive di armonizzazione, tra neutra-lità e mercato interno.-3.1 Doppia (non) imposizione in materia di iva.-3.2. Doppia (non) imposizione in materia di altre impo-ste indirette.-3.3 Doppia imposizione in materia di imposte sul reddito.-4. Il divieto della doppia imposizione e le libertà di circolazione del Trattato europeo nella giurisprudenza della Corte di giustizia.-4.1 Doppia imposizione internazionale causata da regimi discriminatori di eliminazione della doppia imposizione o di misure anti-abuso.-4.2 Doppia imposizione causata dall'applicazione di ritenute alla fonte sul reddito versato a non residenti.-4.3 Doppia imposizione internazionale risultante dall'esercizio parallelo della sovranità fiscale di due o più Stati membri.-5. L'assenza di impatto dell'abrogazione dell'art. 293 del Trattato CE dal Trattato di Lisbona.-6. Conclusioni.
Text for the Catalogue "Regine e Re di Cuochi"
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Ch.L. Frommel e G. Wolf (ed.), L’immagine di Cristo. Dall’acheropita alla mano d’artista, “Studi e testi” 432, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 2006, 91-116, 2006
Revista do Direito, 2020
Attraverso lo specchio a cura di S. Barillari, Virtuosa-Mente, Monza, 2019