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2011, Vdossier
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SOMMARIO L’EDITORIALE “Far casa, (non a caso!)” un modello di rete per tutto il volontariato - pag. 5 PETROSINO Capovolgimento di senso: l’uomo esiste abitando solo se coltiva e custodisce - pag. 8 RABAIOTTI La casa come servizio. E quella riforma mancata che immobilizza il mercato - pag. 13 PENSARE, COSTRUIRE, PERCORRERE Dall’abitare all’inclusione, dal volontariato alla rete: le quattro gambe del tavolo - pag. 27 Tra il “Far casa” e il sentirsi a casa c’è il non a caso - pag. 33 Ciessevi accompagna le organizzazioni lungo tutto il progetto - pag. 55 FOCUS E OBIETTIVO SU Se i cambiamenti sociali ci aiutano a scoprire le nuove fragilità - pag. 62 Gratuità e reciprocità, quando il valore aggiunto è investire nelle relazioni - pag. 69 Schede progetti - pag. 75 COTTINO Organizzazioni non profit architrave per costruire reti di inclusione sociale - pag. 87 LETTERA APERTA La solidarietà migliora la qualità della vita delle persone fragili - pag. 91 Lezione francese Non profit in prima fila per far rinascere la banlieue di Lione A PAGINA 95 Le interviste Fondazione Housing Sociale: il volontariato? È un partner cruciale per gli enti pubblici A PAGINA 104 Il Pirellone disegna il futuro: con il non profit costruiremo socialità e non solo alloggi A PAGINA 108 Aler: il Terzo settore favorisce il dialogo, le buone pratiche e la coesione sociale A PAGINA 112 L’esperienza “illab” e quella regia fra associazioni e coop per aiutare i più deboli - pag. 118
Sebbene le trasformazioni sociali in atto tendano ad esasperare il senso di incertezza, di sradicamento e di individualismo, sono sempre più evidenti pratiche contrapposte finalizzate a ricucire i legami sociali su scala locale. Anche la progettazione urbano-architettonica interiorizza il nuovo “bisogno di comunità” generando soluzioni abitative tese a favorire scambi informali fra vicini, senso di attaccamento al quartiere, identità del luogo e partecipazione. Così la casa, simbolo di stabilità e sicurezza, ma anche di privacy e privatismo familiare, diventa sempre più oggetto di studi, di domanda sociale e di rilevanza politica. Le percezioni di benessere e di socialità sono influenzate dalle esperienze di casa e quartiere? In che modo gli spazi urbani ed architettonici condizionano la coesione sociale? Quale è, infine, il ruolo degli abitanti nel promuovere la socialità, l’integrazione e nel favorire atteggiamenti civici? Sono queste le domande che il testo affronta attraverso una indagine empirica micro-sociologica, condotta presso due quartieri della provincia emiliana, costruiti da una cooperativa di Abitanti
Rapporto Nazionale sulle Buone Pratiche di Inclusione Sociale e Lavorativa dei Rom in Italia, 2012, 2012
Uno studio sulle buone pratiche locali per l’abitare dei rom e dei sinti in Italia, pubblicato nel “Rapporto Nazionale sulle Buone Pratiche di Inclusione Sociale e Lavorativa dei Rom in Italia”. La ricerca è stata svolta nell’ambito del progetto europeo “EU INCLUSIVE - trasferimento dati e esperienze per l’integrazione nel mercato del lavoro dei Rom in Romania, Bulgaria, Italia e Spagna”. Responsabile per la ricerca per l’Italia: Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani
2018
Prima edizione digitale febbraio 2018 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo elettronico, meccanico, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, senza autorizzazione scritta dalla Fondazione. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.
REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana
Riassunto L'articolo analizza la politica pubblica italiana che prevede il coinvolgimento dei richiedenti asilo in attività di 'volontariato' a favore delle amministrazioni locali per calmare il malcontento popolare causato dalla loro presunta inattività. In primo luogo l'autrice mette in discussione l'efficacia di tale policy e ne destruttura il discorso governativo mettendone in luce le mistificazioni. Mediante una ricerca esplorativa ispirata alla grounded theory si dimostra inoltre che la reale natura delle attività promosse risiede nel lavoro gratuito e che esse veicolano un messaggio di simbolica e percepita utilità dei profughi che impatta negativamente sull'immaginario collettivo rispetto al tema del diritto d'asilo.
Questa ricerca è un’analisi dell’arena delle politiche abitative nella città di Firenze. Sono stati tenuti in considerazione due focus principali: da un lato, l’analisi dell’arena delle politiche per la casa, attraverso uno studio delle relazioni fra i principali soggetti collettivi coinvolti, con particolare attenzione ai meccanismi di cooperazione e conflitto fra attori pubblici e altri soggetti; dall’altro il tema dei movimenti urbani, con l’emergenza di una possibile messa in discussione del paradigma dei Nuovi Movimenti Sociali, attraverso la sua integrazione con il concetto di Diritto alla Città (elaborato a partire dalla formulazione originaria di Lefebvre). A partire dai concetti di regime urbano (come formulato da Stone) e di governance (costruito principalmente seguendo Le Galés), è emerso un quadro che vede i due principali soggetti pubblici (Comune e Regione) come centrali nella produzione delle politiche abitative. Nel periodo in esame, la contrattazione direttamente collegata all’implementazione delle politiche tende a prodursi solamente a partire da un impulso proveniente dal settore pubblico. Intorno a questi attori si addensa un gruppo di soggetti privati, a partire da sindacati e associazioni degli imprenditori. Questi soggetti vengono coinvolti attraverso meccanismi tendenzialmente formali, standardizzati e tecnici. mentre al momento sembrano essere poco presenti le iniziative di carattere politico, di disegno e progettazione degli interventi. La cooperazione fra altri attori privati e pubblici sembra quindi essere improntata a una instabilità non impossibilitante. Questo significa che, a fronte di una relazione tendenzialmente instabile, non sembrano esserci momenti di rottura talmente forti da far pensare a una fuoriuscita, soprattutto per quel che riguarda i sindacati, dal rapporto dialogico. A differenza di quanto avviene per questi, il locale Movimento di Lotta per la Casa non è considerato come legittimamente inserito fra i soggetti con i quali si può pensare di sviluppare un dialogo. Dal punto di vista del Movimento, il repertorio comunicativo è sviluppato in maniera consapevole ed adattiva. Questo emerge con particolare evidenza nel corso delle azioni di picchettaggio anti-sfratto. Durante gli sfratti con forza pubblica, la presenza fisica degli attivisti ha il triplice obiettivo di impedire lo sfratto, bloccando fisicamente la sua esecuzione; di mandare un messaggio simbolico di forza e unità; e di dialogare con assistenti sociali, ufficiale giudiziario e proprietà per trovare un accordo che impedisca la perdita della casa o che trovi soluzioni alternative soddisfacenti per gli inquilini. Il Movimento allora cerca una strategia che li porta a problematizzare sia il confine fra azione simbolica e azione materialistica e quello fra politica istituzionale-negoziale e politica dell’azione diretta e del conflitto sociale Un ulteriore aspetto particolarmente interessante che emerge dalla ricerca è la creazione di sacche di esclusione a partire dalle politiche di inclusione abitativa. Nessuno fra gli attori intervistati mette in discussione il fatto che la casa sia un diritto universale, ma nella applicazione concreta delle politiche abitative si trovano diversi elementi che contribuiscono a creare delle distinzioni fra soggetti: quella fra individui “meritevoli” e individui “non meritevoli”; il privilegio accordato ad alcune categorie, con la conseguente parziale esclusione di altre; l’esistenza di soggetti considerati “intrattabili” attraverso l’intervento abitativo. La ricerca si è svolta nel periodo fra settembre 2015 e giugno 2016 ed è stata caratterizzata dall’utilizzo dei seguenti strumenti: analisi delle dichiarazioni pubbliche e dei documenti prodotti da i principali soggetti in esame; interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati; osservazione (semi-)partecipante alle attività del Movimento Lotta per la Casa.
<<Comparatismi>>, 2024
Works di Vitaliano Trevisan presenta una articolata fenomenologia dell'esperienza abitativa, suddivisa in diversi perimetri: la casa famigliare, la casa posto fisso, la casa sostituiva. La casa famigliare, sia essa la casa d'origine oppure la casa coniugale, si configura come elemento estremamente negativo per il narratore, perché da esse viene espulso, per di più da personaggi femminili teoricamente amorevoli (mamma, sorella e moglie); contemporaneamente la casa assume sempre una natura di dispositivo disciplinare: laddove ammesso, il protagonista del libro è relegato in una posizione subordinata e castrante, vivendo così una situazione lacerante che lo rende paradossalmente o internato o espulso. Di qui la ricerca di case alternative in grado di liberarlo dall'incubo dell'abitare come lavoro e come posto fisso nonché dall'incubo dell'istanza femminile per trovare il luogo impossibile dove esprimere la propria identità di scrittore.
Tu i diri sono riserva : nessuna parte può essere riprodo a (compresi fotocopie e microfilms) senza il permesso scri o della Casa Editrice p.35 Riconquistare lo spazio pubblico giocando. L'esperienza del Fronte di Liberazione dei Pizzinni Pizzoni nel quartiere di San Donato a Sassari Regain the public space playing. The experience of the Liberation Front of Pizzinni Pizzoni in San Donato district in Sassari S a r a B a s s o p.46 Il regolamento edilizio come opportunità per ridisegnare gli spazi dell'abitare quotidiano The building regulation as an opportunity to redesign inhabiting spaces Chiara Belingardi p.57 Città Bene Comune e Diritto alla Città City as Common Good and Right to the City G i l d a B e r r u t i p.68 Tracce di spazi pubblici e ricerca empirica Traces of public spaces and empirical research Francesca Bruni, Francesco Viola p.78 Architettura e paesaggio agricolo nella città in estensione: una nuova cultura dell'abitare tra manutenzione del territorio e identità dei luoghi Architecture and agricultural landscape in the urban expansion: a new inhabiting culture between territory maintenance and places identity
Fare (in) tempo. Cosa dicono gli antropologi sulle società dell'incertezza, 2020
L'esperienza del COVID-19 ci ha posto la necessità di una ri essione sugli spazi e sulle modalità organizzative della società contemporanea. L'agire progettuale sarà nell’immediato futuro chiamato a rispondere a nuove problematiche, in particolare per ciò che investe la dimensione dell'abitare. La nostra ricerca ha assunto l’esperienza della pandemia come polo che pone all'attenzione nuove modalità di pensare il sicuro e il non-sicuro comportando conseguentemente inedite modalità dell’agire sociale. A partire dai decreti istituzionali (Dpcm 23/02/2020 n.6; Dpcm, 11/03/2020 n.64) abbiamo de nito lo spazio sicuro come tendenzialmente estraneo dal rischio del contagio, mentre lo spazio non-sicuro diviene quello in cui il rischio è concepito maggiormente probabile. In questo intervento intendiamo concentrarci sulle strategie dell'abitare durante il contesto del lockdown, tentando da un lato di contestualizzare geogra camente i luoghi indagati secondo una diversi cazione fra aree urbane e rurali e nord, centro e sud Italia, e le modalità secondo cui tali traiettorie contribuiscono alla ride nizione e ri-orientamento degli spazi (sia pubblico che domestico), dall'altro alle modalità proprie che investono «l'opera di negoziazione tra i soggetti e la casa» [Meloni, 2014], che implica la mediazione fra distinti piani agentivi. La ricerca è stata condotta in due fasi. In un primo momento, attraverso la diffusione di un questionario durante il mese di aprile (circa 2400 questionari analizzati) abbiamo indagato le modalità con cui i soggetti avevano circoscritto lo spazio sicuro; consapevoli del ruolo culturalmente costruito dell'igiene abbiamo investigato, attraverso un focus sulla routinizzazione delle pratiche igieniche durante la fase 1 del lockdown, le modalità con cui veniva delimitato lo spazio sicuro domestico e le strategie attraverso le quali i soggetti lo mantenevano “separato” rispetto allo spazio esterno “non-sicuro”. Vi è alla base di questa impostazione una concezione densa della categoria di routine, volta a tenere insieme il suo carattere di habitus, dispositivo strutturante e strutturato, e quello di tattica. In una seconda fase abbiamo condotto due focus group (a fine aprile e a inizio maggio) per approfondire le modalità di ri-orientamento, rifunzionalizzazione e mediazione nella gestione dello spazio domestico con particolare attenzione al tema del homeworking. I riferimenti teorici e metodologici messi in campo in questa ricerca sono stati quelli della geogra a sociale e dell'antropologia culturale con particolare attenzione alle ri essioni sul corpo, lo spazio e la cultura materiale.
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DOMUS ARCH'IT, 1995
2021
Terzo Rapporto Urban@It sulle Città. “Mind the Gap. Il Distacco tra Politiche e Città”, 2018
Perché (ancora) quartieri pubblici. Un laboratorio di politiche per la casa, Franco Angeli, Milano, 2018
Archivio di Studi Urbani e Regionali, 2023
Il Salto, 2018
Collaborare e abitare. Il diritto alla casa nelle metropoli per le nuove generazioni, 2024
Edilizia di iniziativa privata a Roma. Quale idea di città (a cura di A.I. Del Monaco, M.R. Guarini, M. Raitano), 2016
Quaderni Storici, 2008
Etnografia e ricerca qualitativa, 2011