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“Gesù e i bravi ragazzi. Il mashal evangelico di Lc 9,59-60 (// Mt 8,21-22) e la pompa funeraria dell’aristocrazia romana”, in L’armonia della scrittura. Saggi in onore di padre Bernardo Boschi o.p., (a cura di W. Binni), Bologna, ESD, 2007, 36-74.
Il Mashal evangelico di Lc 9, 59-60 (II Mt 8, 21-22) e la pompa funeraria dell'aristocrazia romana FRA PAOLO GARUTI O.P. * Nello studio di quei tratti della narrazione evangelica in cui il personaggio messo di fronte a Gesù è chiamato a prendere posizione nei suoi riguardi, l'indagine storica non può che seguire due piste: 1. indagare il significato del racconto in quanto testimonianza delle modalità d'azione scelte dal Maestro; 2. evidenziarequando possibile -la funzione catechetica attribuita al racconto . Opere maggiori: Alle origini dell'omiletica cristiana. La Lettera agli Ebrei -Note di analisi retorica (SBF Analecta 38), Gerusalemme (Franciscan Printing Press) 1995; ristampa 2000. Revisione di introduzione e note alla Lettera agli Ebrei nella terza edizione della Bible de Jérusalem, Cerf, Paris 1998. Introduzione generale ai Vangeli, introduzioni speciali ai Sinottici e note per la lettura, in Vangeli, ART'E', Bologna 1999. Apostolica Romana Quaedam. Études philologiques sur le Nouveau Testament dans le monde gréco-romain revues et traduites en collaboration avec Claire Balandier et dédiées à Marie-Émile Boismard, O. P. (Études Bibliques, n.s. 51), Gabalda, Paris 2004.
Ebrei e cristiani, e il popolo ebraico dal tempo di Gesù ad oggi: 1) “La salvezza viene dagli Ebrei” 2) Il Messia promesso e il re Davide 3) Gli ebrei sono responsabili della morte di Gesù Cristo? (Vangelo di Matteo 27:25)
Rassegna Mensile di Israel Vol. 82, N. 2-3 Maggio - Dicembre 2016 Iyar 5776 - Tevet 5777, 2016
Israel e nel giovane Stato d'Israele, dalla sua aliyà nel 1939 alla prematura scomparsa nel 1951. Sulla base di documenti dal suo archivio privato, conservato nella Biblioteca Nazionale d'Israele, ne viene ricostruita l'attività accademica di insegnante e ricercatore, dedicata prevalentemente agli studi biblici. Docente all'Università Ebraica di Gerusalemme, la sua presenza fu determinante nel consolidamento e nello sviluppo del Dipartimento di Bibbia dell'ateneo. Gli anni di Cassuto in Eretz Israel furono fertili di studi e di pubblicazioni ma anche di attività in diverse istituzioni culturali del paese e di divulgazione scientifica, compiuta attraverso la redazione dell'Enciclopedia Biblica, le conferenze trasmesse alla radio e quelle tenute in varie occasioni.
Biblica et Patristica Thoruniensia, 2016
The research on the Book of Joshua usually has not centred about the figure of main character, usually because he is predominantly styled as Moses redux, but also because the narrator never relates the substance of thoughts or reports an interior monologue by him. Recently some suggests that Joshua is styled in his Book as second servant of Yhwh (in the light of the title ascribed to him in Josh. 24:29), a prophet (according the presentation in Ch. 1), or-if one accepts the hypothesis of Deuteronomistic History-a sort of prototypical Josiah. The contribution shows that, in light of the general outlook of the Book, the main character doesn't become clear in relation to his predecessor, neither in light of the historical implementations in the ensuing narrative, notably Josiah. Joshua typify a model of leader who will not find real followers, tacitly preparing the reader of the subsequent history for the unlucky end of the monarchic experience. The postexilic community, which waits for the realization of the divine promises of renewal, will not be ruled by a king, but will have as permanent point of reference-for the guides and for the members-the Book, and anyone will be called to take on the task of the leader, should-like Joshua-hear, meditate and act in accordance of the Torah. Steszczenie. Badania nad Księgą Jozuego nie skupiają się na postaci głównego bohatera, zwykle dlatego że jest ona przede wszystkim stylizowana na Mojżesza redux, ale także dlatego że nigdy narrator nie relacjonuje istoty jego myśli czy nie podaje jego wewnętrznego monologu. Ostatnio niektórzy sugerują, że Jozue jest stylizowany w księdze na drugiego sługę Yhwh (w świetle tytułu przypisanego mu w Joz 24,29), na proroka (zgodnie z prezentacją w rozdz. 1) czy-jeśli akceptuje się hipotezę historii dueteronomistycznej-na rodzaj prototypowego Jozjasza. Artykuł pokazuje, że-w świetle ogólnej perspektywy Księgi-główny bohater nie staje się wyrazisty w relacji do swojego poprzednika, ani-w świetle historycznych wdrożeń w późniejszej narracji-w relacji do Jozjasza.
Alla ricerca del sepolcro dove è custodito il "corpo vivente" di Gesù di Nazaret
L'Apocalisse di Giovanni viene generalmente considerata riserva e repertorio di «evidence of the phenomenon of prophecy and ecstasy» (Nasrallah, 2003, p. 68) 1 . Tra le pieghe di conflitti e dibattiti sulla profhteiv a 2 , è però già nel momento in cui Giovanni dà forma sensibile, materiale, su rotolo, alla sua esperienza, che emergono e si articolano significati, si genera un discorso che ridefinisce simbolicamente, dall'interno, identità, strutture conoscitive e sociali 3 . La (ri)costruzione dell'esperienza e delle sue potenzialità di significato, nei limiti del contesto socio-culturale, procede con il farsi del testo. Aspetto «drammatico» e dimensione «poetica» della rivelazione coincidono e si identificano 4 : ciò che Giovanni ha creduto di vedere, la sua interazione con le figure che gli sono apparse, sono espressi e visualizzati nel testo, nel suo linguaggio, nella sua retorica, nelle sue interpretazioni, e non sono altrimenti raggiungibili.
Dio su i giusti e i rei piove egualmente, ed egualmente vuole che splenda a' buoni ed a' malvagi il sole
Il profeta è spesso avvertito come un grande protagonista che si eleva al di sopra tutti gli altri, come un eroe che distacca tutti di molte lunghezze: come un gigante, insomma, che però finisce con l'essere un solitario, se non proprio un asociale. È vero che non di rado i profeti d'Israele sono censori duri e aggressivi, ma i loro severi pronunciamenti non si sarebbero conservati se a essi nessuno fosse stato interessato. Sia i contemporanei sia le generazioni posteriori hanno di fatto avuto il culto dei profeti e della loro profezia, e questo significa che essi hanno avuto dei discepoli e che non erano affatto degli isolati.
La salvezza nel nome di Gesù. I discorsi di Atti 3-4, 2003
The faith of the Council of Chalcedon is rooted, among other things in the Christological affirmations of Acts 3-4. The identification of the name and the person highlighted by the analysis of the pericopes, serves as a starting point to propose some reflections. On the one hand they talk about Jesus of Nazareth denied, put to death, crucified, underlining the human characteristics of his person; on the other hand the narrative shows the facts where stands the divine power that the Father has given to him, with his name (cf. Pllhil 2,9). In virtue of this power the Apostles performed miracles in the early Christian community and caed on the name of the Lord Jesus, the name given to him by the Father himself. We are faced with a name that gives salvation in every sense.
Corso di Teologia per Laici. Roma EST 1, 2013
Analisi storico-critica del Libro di Isaia
1. Introduzione. 1.1. Oggetto, limiti e impostazione di questo studio. 1.2. Breve stato della ricerca. Prima parte - Memoria. 2. La relazione tra Gesù e Giovanni in Q: introduzione e ricostruzione. 2.1. Questioni generali su Q. 2.2. Ricostruzione dei testi. 2.3. Riepilogo. I testi di Q su Gesù e Giovanni. 3. La relazione tra Gesù e Giovanni in Q: analisi dei testi. 3.1. La struttura della prima unità letteraria di Q: Q 3,2.3-7,35. 3.2. Analisi esegetica dei passi su Gesù e Giovanni. 3.3. Riepilogo. 4. La relazione tra Gesù e Giovanni in Marco. 4.1. Riepilogo. 5. La relazione tra Gesù e Giovanni in Matteo. 5.1. Una tradizione viva: Matteo e Q. 5.2. Analisi narrativa dei passi su Gesù e Giovanni. 5.3. Riepilogo. 6. Riepilogo della prima parte. Seconda parte - Storia. La memoria di Gesù e Giovanni. 7. Profilo storico di Giovanni il Battista. 7.1. Non un ebreo marginale. 7.2. Giovanni il purificatore. 7.3. Maestro di giustizia. 7.4. Profeta dell'Altissimo. 7.5. Araldo del regno di Dio? 7.6. Excursus. Itineranza e ascetismo. 7.7. Conclusione. 8. La connessione. Battesimo e discepolato. 8.1. Battesimo e vocazione profetica? 8.2. Discepolo e collaboratore di Giovanni. 9. Altering the Default Setting. Ripensare la relazione tra Gesù e Giovanni. 9.1. Gesù e Giovanni visti dall'esterno (Mc 6,14b-15; Mc 2,18b-19a). 9.2. Gesù si richiama a Giovanni contro i suoi avversari (Q 7,31-34; Mc 11,27-33; Mt 21,31c-32ab). 9.3. Gesù parla di Giovanni a seguaci e discepoli (Q 7,24b-26.28a; Q 16,16; Mc 9,11-12a.13a). 9.4. Riepilogo. 10. Gesù continuatore di Giovanni. 10.1. Escatologia. 10.2. Direttive morali e programma sociale. 10.3. Missione penitenziale. 10.4. Gesù battezzatore. 10.5. Riepilogo e bilancio. 10.6. Addendum. Gesù oltre Giovanni? 11. Conclusione. Sintesi e risultati di questa ricerca
2025
Sono stati studiati i contenuti medici dei Vangeli dal punto di vista delle categorie accademiche come Anatomia, Fisiologia, Patologia, Psicologia, Clinica, Medicina Preventiva, Metodologia scientifica, Storia della Medicina, Didattica Medica, Formazione medica. Gli approfondimenti hanno percorso numerosi filoni di studio: dai parallelismi storico culturali con la medicina cinese, alle nuove conoscenze di fisiologia, psichiatria, fisica quantica, medicina preventiva, formazione e metodologia. Emerge nei testi evangelici una foresta di insegnamenti medici che, pur nei limiti culturali e storici dei loro Autori, sono molto più attuali di quelli scritti in quelle epoche dai, comunemente ritenuti, padri della medicina. Il titolo di questo libro, Gesù Maestro di medicina, vale non solo per bambini formati nelle chiese cattoliche come l'autore, ma anche per tutti gli adulti di ogni cultura; non ultimi anche per gli studenti di medicina, i loro professori e i medici in servizio o in quiescenza.
Mentre facevo alcune riflessioni sul "ritorno" e sulla "circolarità", la mia attenzione è ritornata, per una considerazione ancora non fatta, ad un "particolare" dei miei ricordi sul quale, mai da me evidenziato, in precedenza non ero riuscito a trattenermi e di cui ora parlerò. Considerazioni che si collegheranno poi a questi approfondimenti sulla sostanziale "unità" di sentire religioso del mondo antico. Quel "particolare" dei miei ricordi, su cui mai avevo riflettuto e che è balzato improvviso in quei momenti alla mia mente, si nascondeva dentro e dietro a quella grandissima imperativa e dominante emozionalità che suscita in me il ricordo di quella "disperata volontà" di vivere il materiale. Volontà che, come messo in evidenza nel 4°e pisodio dei miei ricordi, pensavo di non potere esaudire. È una emozionalità che sorgeva in quell'agognante ed assetato desiderio di ritornare alla vita materiale e nella conseguente "grande e paralizzante paura", da me sofferta, di "morire" energeticamente senza quel passaggio. Ciò che si nascondeva dentro la grande emotività generata da quella paura era il "bisogno e la necessità", vere o supposte, del passaggio al materiale, al terreno.
I. PREMESSA: RELIGIONI NON SACRIFICALI PRIMA DEL CRISTIANESIMO Quando si affronta il tema del sacrificio nei testi protocristiani 1 (e in particolare in quelli che le chiese ad un certo momento raccoglieranno nella collezione canonica chiamata Nuovo Testamento) bisogna liberarsi dall'ipotesi che il primissimo cristianesimo rappresenti, a differenza dal Giudaismo, un nuovo tipo di religione che proclama per la prima volta la fine dei sacrifici animali e l'inaugurazione di un nuovo tipo di religiosità imperniato sul "sacrificio" di Cristo. Ciò non corrisponde alla realtà dei fatti. Anzitutto, già prima della distruzione del "Secondo" tempio di Gerusalemme, l'ebraismo in alcune sue correnti, e cioè a Qumran, come dimostra La regola della comunità, aveva già elaborato una religiosità che faceva a meno della pratica di sacrifici animali e che prevedeva forse di non farne uso anche nella Terra di Israele purificata e restaurata di cui il gruppo sognava l'avvento (1QS VIII,4-6; IX,4-5). In secondo luogo, un sistema religioso ebraico senza sacrifici animali si realizza nel II secolo dell'Era Volgare con il rabbinismo, dove lo studio della Torah e la costruzione di un popolo che viva in condizione di purità sacerdotale costituisce una mutazione rispetto all'antica religione del tempio e dei sacrifici. 2 Infine, da molto tempo prima dell'inizio dell'Era Volgare, l'ebraismo della diaspora, pur conservando un legame molto forte con il tempio di Gerusalemme e con l'uso di pellegrinaggi periodici a Gerusalemme (cf., ad es., Giuseppe, Ant. XVI, 162-163) praticava una religione in cui si faceva per lo più a meno di sacrifici animali. Non bisogna, poi, dimenticare che vaste correnti del mondo antico manifestavano una critica sostanziale al sistema sacrificale delle religioni tradizionali, come ad esempio il pitagorismo. Certo, in questi casi, si tratta di forme religiose che, pur rinunciando ai sacrifici animali, assegnano un ruolo centrale alla metaforizzazione del sacrificio in tutta la sua complessità, o alla sua sostituzione mediante forme ritenute in qualche modo equivalenti e inveranti. Questo mantenimento dello schema culturale sacrificale anche 10 Cf. anche Douglas 1999.
6° Incontro per il Dialogo fra Cattolici ed Ebrei Messianici - Bari, 20 - 21 ottobre 2018.
Fin dai tempi di Gesù gran parte del popolo ebraico non ha accettato il Nazareno come il Salvatore e il Messia atteso e profetizzato. Nei tempi passati un ebreo che credeva in Gesù doveva rinnegare la propria origine ebraica, allontanarsi dalla sua famiglia e cancellare il suo passato. Quindi nel mondo giudaico un ebreo che crede in Gesù non è più ebreo. Ma, come lo erano Gesù, la sua Famiglia, suo Padre e sua Madre, i suoi discepoli e gli Apostoli, così ci sono sempre stati, attraverso oltre 2000 anni, degli Ebrei che hanno accettato Yeshua [Gesù] di Nazareth come il Santo e il Redentore atteso da Israele. Dio che è pieno di compassione per il Suo popolo e fedele alle Sue irrevocabili promesse ha in questo tempo illuminato tantissimi Ebrei circa la messianicità di Gesù di Nazareth, pur rimanendo Ebrei osservanti. Negli anni recenti è stato pubblicato un testo in cui 100 rabbini raccontano la loro illuminazione riguardo a Gesù di Nazareth.
Lo studio *Isaia: il Servo* analizza la figura del Servo di Yahvé nei quattro Canti del libro di Isaia, interpretandola alla luce della tradizione ebraica e cristiana. Il Servo è presentato come eletto da Dio, portatore di giustizia, luce per le nazioni e redentore sofferente. Nel Nuovo Testamento, questa figura trova il suo compimento in Cristo. I Canti del Servo hanno un ruolo centrale nella liturgia, specialmente nella Settimana Santa, illuminando il mistero della Passione e della salvezza.
La figura di Giuda è diventata col tempo sinonimo o simbolo di tante cose, tutte negative, che alludono agli albori dell'Umanità fino ai tempi ultimi. Se dopo venti secoli se ne parla ancora in modi tanto contrastanti lo si deve anche alla povertà di notizie che si trovano nei Vangeli. Oggi con la pubblicazione degli scritti valtortiani veniamo a conoscere tantissimi particolari inediti, ma il " mistero Giuda " può dirsi risolto?
Studi e materiali di storia delle religioni, 2009
The Greek historian Hecataeus of Abdera attributes to Moses the conquest of the land of Israel and the foundation of both Jerusalem and the Temple, in stark contrast with the biblical narrative of David's conquest of the city. The closest parallel to this foundation story, which could largely be derived from a Jewish source, is offered by the vicissitudes of the first great sovereign of the kingdom of Israel, Omri, who founded his capital Samaria in the IX century BC. In all likelihood this is one of the oldest story that assign to Moses the characteristics of king, espressing at the same time a total rejecton of historical monarchy.
Rivista Archeologica dell'Antica Diocesi e Provincia di Como, 2017
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