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2011
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diretti da alfredo cottignoli, emilio pasquini, vittorio roda e paola vecchi fondati e già diretti da r. raffaele spongano 8 3 o t t o b r e 2 0 1 1 i i s e m e s t r e 2 0 1 1 p i s a · r o m a f a b r i z i o s e r r a e d i t o r e m m x i Amministrazione e abbonamenti:
L'intervento si propone di analizzare le origini, i significati, le forme e i metodi con cui si sono perpetuate, tanto da essere presenti e vitali tuttora, le cosiddette “Danze delle Spade” (o “morische”) nelle Alpi Cozie e nelle terre circonvicine a partire dalla preistoria sino ad oggi, attraverso l’esame del vasto repertorio etnologico, antropologico, storico e financo archeologico. La Danza delle Spade (spesso accompagnata dagli “alberi di maggio” inghirlandati), vedeva come protagonisti gli spadonari, dai ricercati e colorati costumi e dai copricapi tipici ornati di fiori e nastri, e appartiene a quel variegato insieme di feste della primavera, con cui le popolazioni alpine erano solite salutare l’arrivo della bella stagione dopo i lunghi rigori invernali. Tali rituali festivi si caratterizzavano spesso per il loro simbolismo cruento e implicavano talora il sacrificio di una o più persone predestinate dalla comunità di villaggio, allo scopo di favorire la prosperità delle campagne e il buon raccolto, tramite il bagnare simbolicamente la terra col sangue delle vittime sacrificali: un’esortazione alla vita tramite la morte. I rituali in questione furono col tempo assimilati all’interno della liturgia religiosa e, in luogo del sacrificio con spargimento di sangue, le danze con le spade divennero l’accompagnamento colorato delle feste del santo patrono del paese, dove, del tutto private delle connotazioni cruente, servirono a esortare la terra a produrre, attraverso una serie di complicate gestualità eseguite con destrezza dagli spadonari e tramandate nel tempo. Sull’origine pagana del rituale e sulla sua vasta diffusione non vi è certo dubbio, se il cardinal Carlo Borromeo, che grande influenza aveva nel Cinquecento nelle valli di confine delle Alpi Cozie tramite le responsabilità spirituali del cardinale di Vercelli Guido Ferrero nelle abbazie di S. Michele della Chiusa e di S. Giusto di Susa, rubricò addirittura un lungo provvedimento (Abusus Calendarum Mai tollendus) contro tale pratica “gentilitiae superstitionis” in occasione del V concilio provinciale (1579) della Chiesa milanese, invitando il suo clero a sostituire i frondosi alberi di maggio con il più salvifico dei simboli: la croce. Tuttora il bran (albero di maggio) fiorito, che domina il sagrato della chiesa di Giaglione (come di altri paesi alpino-occidentali) durante l’esibizione degli spadonari, sollecita in forma propiziatoria una futura e ricca vendemmia per i vignaioli che si affaticano nelle spericolate vigne, strappate con terrazzamenti alla montagna del piccolo villaggio alpino. La presenza del bran e degli spadonari non è meno essenziale di quella della statua lignea di san Vincenzo che porta in mano un augurale grappolo d’uva. Evidentemente è segno del fatto che l’aspirazione borromeiana di sostituire il maggio con la croce non conobbe nei suoi aspetti etnologico-antropologici una vittoria completa, dal momento che le punte di abete colorate e gli spadonari ricompaiono ogni anno, in modo effimero ma puntuale, sulle piazze e sui sagrati di molte chiesette alpine in occasione delle più importanti feste religiose.
LA VIE, LA MORT ET LA RELIGION
Il consumo del vino ed il valore conferito alla bevanda in Sardegna durante il periodo punico differisce totalmente da quello che aveva nel precedente mondo fenicio, e che è stato ben illustrato da Paolo Bernardini 1 , in linea con quello che possiamo chiamare il Mediterraneo delle aristocrazie. Si va a perdere il valore sacrale che accompagnava l'assunzione della bevanda, con il suo rituale di strumenti particolari, quali il piccolo tripode per triturare le essenze che aromatizzavano il liquido. Il vino mantiene sempre la sua valenza di bevanda peculiare, che unisce in sè l'aspetto edonistico e quello più oscuro che deriva dall'inebriamento provocato dalla smodatezza nel bere 2 , ma il suo uso diviene generalizzato. Il dettagliato e fondamentale esame del materiale anforico di Cartagine compiuto da B.Bechtold 3 , in particolare, per quel che ci riguarda, per i suoi periodi Middle Punic I e II, mostra chiaramente l'importanza e la mole del traffico di anfore vinarie verso la metropoli africana; la sua veloce disamina della situazione sarda, basata sui materiali editi e notizie ancora inedite, unitamente ad altre recenti pubblicazioni 4 , conferma anche per la Sardegna, sia pure in misura quantitativamente più ridotta, questa tendenza. Di estremo interesse è l'osservazione del repertorio formale utilizzato per il consumo del vino durante il V ed il IV sec. a.C., che esaminerò in massima prevalenza sotto il profilo del materiale ceramico di importazione. E' già stato notato come l'assortimento del vasellame per bere punico si caratterizzi per l'assenza di anse (figg. 1-2), tranne che negli esemplari che imitano o si ispirano a fogge importate. Gli studi di Bartoloni, generali e di dettaglio 5 e analisi di situazioni locali 6 mostrano come questo aspetto sia generalizzato. Al contrario nel mondo "classico" sono stati considerati specifici recipienti per l'assunzione del vino i vasi per bere ansati 7 , specificazione che io ritengo possa essere sicuramente valida per l'ambiente in cui è stata proposta, ma che considero non pienamente applicabile quando ci si sposti in un altro e diverso ambito culturale, quale quello del mondo punico e punicizzato d'occidente, come ho già avuto modo di puntualizzare in altra sede 8 .
2009
Il CISU ringrazia gli Autori, i collaboratori e i Lettori che con i loro suggerimenti consentono una sempre migliore qualità dei libri pubblicati.
Notiziario degli Amici dei Musei e dei Monumenti di Bassano del Grappa, 2021
Inserito nel numero speciale del Notiziario pubblicato dagli Amici dei Musei e dei Monumenti di Bassano del Grappa per celebrare il dono al locale Museo Civico di due frammenti inediti di Jacopo Bassano raffiguranti la "Vergine" e un "Pastore", l'intervento fa il punto sugli studi e sul mercato delle opere dei Bassano negli ultimi dieci anni.
2022
La pianificazione letteraria in Bassani ha una precisa organizzazione razionale nello spazio. Questi spazi progettati di conseguenza creano confini naturali e simbolici. Nella sua opera omnia l’autore oltrepassa quei confini, come in un rito sacro, creando una soglia liturgica e ricevendo l’investitura poetica dalla tradizione. Il saggio propone un’analisi di alcuni luoghi-soglia e di alcuni spazi sacri nella scrittura bassaniana.
MitoMania. Conversazioni con le ninfe e i fiumi, 2020
Realizzazione editoriale e revisione finale del testo a cura di Maria Panetta.
Fuori le mura: Giorgio Bassani e la cultura torinese, 2024
Quadro della poesia d'amore mediolatina, da Venanzio Fortunato al sec. XIII. Utilizzata come "dispensa" universitaria a partire dall'anno accademico 2008-2009, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo.
Il saggio sull'etimologia della cittadina laziale di Scauri in forma estesa, dove grazie alla pubblicazione tipografica si divulgano anche le parti accorciate per motivi di concisione negli Annali del Lazio Meridionale. Gaeta : Warhol Grafica, 2017.
Verso il "Giardino". Laboratorio Bassani 3, a cura di Beatrice Pecchiari, 2022
L'articolo identifica e analizza un motivo ricorrente nella psicologia dei personaggi bassaniani. La tentazione può assumere forme diverse (il fascismo, il razzismo, l'odio, la violenza, la violenza sessuale, la gelosia, la disperazione) e esiste, in molte delle storie bassaniane, un momento in cui si può presumere che la tentazione sia stata superata e sconfitta. Ma chi non ha conosciuto, in una forma o nell'altra, la tentazione, probabilmente non ha conosciuto un aspetto essenziale della condizione umana. L'article identifie et analyse un motif récurrent dans la psychologie des personnages de Bassani. La tentation peut prendre différentes formes (fascisme, racisme, haine, violence, violence sexuelle, jalousie, désespoir) et il y a, dans de nombreux récits de Bassani, le moment où l'on peut supposer que la tentation a été surmontée et vaincue. Mais ceux qui n'en ont pas fait l'expérience n'ont probablement pas connu un aspect essentiel de la condition humaine. The article identifies and analyzes a recurring motif in the psychology of Bassani's characters. Temptation can take many forms (fascism, racism, hatred, violence, sexual violence, jealousy, despair), and in many of Bassani's stories there is a moment when it can be assumed that the temptation has been overcome and conquered. But those who haven't experienced tentation, probably haven't known an essential aspect of the human condition.
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ARTICOLI III/2 (2012) Quaerite
"Paragone Arte", 167-168, 2023
Viglevanum. Miscellanea di studi storici e artistici, 2021
Pandimiglio Francesca, 2020
Acta Philosophica Rivista Internazionale Di Filosofia, 2006
AM. Rivista della Società Italiana di Antropologia Medica, 2019
I PAESAGGI DELL’ABBANDONO IN LOMBARDIA: FORME, STRUMENTI E RISORSE
Appuntamento con la morte. L’ultimo viaggio tra macerie, bambini e “paisà”, in «Annuario dell'Associazione Storica del Medio Volturno», n. s., n. 6, 2017
Il presente e la storia, n. 99, 2021
Bollettino della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo, 2021
Giornale Storico della Letteratura Italiana, pp. 418-434, 2006
Dal particolare all'universale. I libri di poesia di Giorgio Bassani, 2020
«Bruniana & Campanelliana», 2021
MISCELLANEA BIBLIOTHECAE APOSTOLICAE VATICANAE, 2018