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Coloro i quali non credono in Gesù Cristo, negano che la Risurrezione sia un fatto realmente avvenuto. Ma anche molti credenti in Gesù Cristo sostengono che la sua Risurrezione dai morti si deve accettare per fede e che non si può provare storicamente. Premetto che questo mio articolo non ha lo scopo di provare che la Risurrezione sia realmente avvenuta. Piuttosto ha lo scopo di dimostrare che alcune tesi usate tentando di screditare l'evento della Risurrezione, non hanno fondamento storico. Sul fatto poi che ogni credente accetti la Risurrezione per fede non c'è dubbio, ma a mio parere l'analisi dei fatti storici corrobora l'evento fondamentale della storia umana. Un primo argomento che viene usato dagli scettici della Risurrezione è che Gesù non risorse perché semplicemente non morì sulla croce, e quindi fu visto tre giorni dopo la sua morte apparente. Se però gli Apostoli credevano nella Risurrezione di Gesù era perché erano certi della sua morte. Se avessero divulgato una Risurrezione mai avvenuta, sapendo di divulgare il falso, ecco che sarebbero stati degli impostori. Ma se fossero stati degli impostori non sarebbero andati al martirio per affermare la loro predicazione e i loro scritti. (Infatti quasi tutti gli autori dei Libri del Nuovo Testamento morirono da martiri, mi riferisco a Marco, Matteo, Paolo, Pietro, Giuda Taddeo, Giacomo). Inoltre, naturalmente, se Gesù non fosse morto in croce, apparendo poi tre giorni dopo e dichiarando di aver vinto la morte, Gesù stesso sarebbe stato un impostore, perché avrebbe mentito. In questo caso gli Apostoli stessi, se fossero stati onesti, lo avrebbero smascherato e ovviamente non avrebbero divulgato la Buona Novella. Ma è realmente possibile che Gesù non sia morto sulla croce? Innanzitutto bisogna sottolineare che oggigiorno nessun storico del Nuovo Testamento avvalla questa tesi. La crocifissione era il metodo più cruento per uccidere un uomo durante l'impero romano. E' fortemente improbabile che la vittima di una crocifissione potesse sopravvivere, e anche ammettendo che Gesù avesse potuto sopravvivere, non vi sono fonti storiche che affermano questo fatto. Vi sono invece varie fonti storiche dove si descrive la sua crocifissione, vediamole. Innazitutto vi è quella di Cornelio Tacito, che scrive così nei suoi annali (XV, 44):
Storia della Costa Viola attorno al mitico Monte Sant'Elia
Quattro capitoli tratti dal Compendio dell'Origine di Tutti i culti, di Charles Francois Dupuis. Tradotti e commentati da Pier Tulip
La Sindone e la Risurrezione di Gesù, 2023
La scrutatio del testo evangelico, assieme all’analisi tecnica del Sacro Telo, e al rimando ad alcuni rilevanti spunti di esegesi della Sacra Scrittura, ci aiuteranno a scrutare l’evento salvifico della Risurrezione. Risurrezione che è e kerygma e storia. I Vangeli, circa l’episodio della Risurrezione di Gesù, offrono una narrazione estremamente essenziale. Tuttavia, alcuni particolari dettagli che riguardano la vicenda della Risurrezione, possiamo trovarli nel Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti 6-7. Scrutando il greco originario, ecco quale potrebbe essere un senso più letterale di questi passaggi chiave di Giovanni, capitolo 20, versetti 6-7: «Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli sgonfiati, e il sudario – che era stato sul suo capo – non sgonfiato con i teli, ma pur se vedovo era escresciuto in un luogo». L’incontro che viene proposto andrà ad esplicitare con più chiarezza questi passaggi.
dalle bozze contiene piccoli errori. procuratevi il testo a stampa :-)
In islam la fede negli angeli, esseri creati dalla luce, costituisce un importante articolo del dogma. Nello stesso Corano la credenza in questi esseri celesti come messaggeri divini, custodi delle anime e soprattutto come intermediari fondamentali tra il divino e l'umano, è associata a quella in Dio e nei Suoi profeti. L'obiettivo di questo articolo è quello di indagare, attraverso alcune scritture islamiche, la figura dell'arcangelo Gabriele, l'angelo più vicino a Dio che spicca nella tradizione musulmana principalmente per il suo peculiare ruolo che ha avuto nella trasmissione del Corano e nella funzione di guida nel viaggio notturno e nella visita delle dimore ultraterrene di Muḥammad. In Islam the belief in angels, beings created from light, is an important feature of dogma. In the Koran itself, the belief in these celestial beings as divine messengers, guardians of souls and especially as key intermediaries between the divine and the human, is associated with the belief in God and His prophets. The objective of this paper is to investigate, through the Islamic scriptures, the figure of the Archangel Gabriel, the angel closest to God, through his unique role he plays, according to Islamic tradition, in the transmission of the Koran and during Muḥammad's night journey and the subsequent ascension into heaven.
2021
L’obiettivo di questa tesi è quello di ripercorrere le fasi evolutive più importanti della storia della raffigurazione del sacro nel mondo cristiano. Si partirà dalla fase iniziale della storia del cristianesimo, nella quale non vi sono testimonianze di raffigurazioni della divinità, poiché, anche se con motivazioni diverse, il cristianesimo riprendeva i dettami della religione ebraica, che prescriveva tali procedure . Verrà quindi esaminata la nascita, nel III secolo, dell’immagine cristiana. Queste prime rappresentazioni sono legate soprattutto all’ambito funerario, come nel caso delle decorazioni parietali delle catacombe e dei sarcofagi. Lo stile di queste immagini è ancora fortemente simbolico e legato ad una cultura classica e pagana: rielaborata però con significati cristiani. Per tutto il resto della tarda antichità, spingendosi fino al VIII secolo, si verifica un’esplosione nel ricorso all’immagine sacra, vista anche come potente mezzo pedagogico di insegnamento delle sacre scritture. Essa è sempre più diffusa in ambito privato come nella decorazione delle chiese e nell’ambito del culto delle reliquie dei Santi e delle loro rappresentazioni . In Oriente si diffondono quindi tra il VI e il VIII secolo le icone. Sono immagini sacre realizzate con varie tecniche (a tempera, ad affresco o a mosaico). I soggetti principali raffigurati sono Cristo, la Vergine, i santi, le feste e i misteri cristiani: queste icone vengono collocate nelle principali chiese e monasteri. La tradizione ritiene che molte di queste icone siano immagini di origine divina e che abbiano poteri miracolosi: in questi casi sono definite con l’espressione greca acheiropòiete, ossia «non fatte da mano umana» . Ma la diffusione di queste icone ha condotto nel VIII secolo alla prima importante crisi dell’immagine nel mondo cristiano, ricordata come la crisi iconoclasta. Nel 726 Leone III Isaurico (717-741), imperatore d’Oriente, diede il via alla sua politica contro l’uso dell’icona, distruggendo l’immagine del Cristo affissa sulla grande porta bronzea del palazzo imperiale di Costantinopoli. Il rigetto da parte dell’imperatore delle immagini sacre era legato alla volontà di diminuire i poteri dei monaci, che in quel momento avevano acquisito grande importanza e autorità, e alla concezione delle icone come veicolo che favoriva l’idolatria. La prima abolizione dei divieti iconoclastici venne quindi sancita con il concilio di Nicea II (787), in cui si affermava che le icone sono custodi della tradizione ecclesiastica sia scritta che orale, e in cui si ribadiva che la raffigurazione della divinità o del sacro più in generale aveva la funzione di facilitare la memoria e stimolare l’emulazione dei personaggi rappresentati. La decisone del concilio di Nicea II non è stata recepita in pieno in tutto l’Occidente. Nella parte settentrionale dell’Europa, infatti, è stata mantenuta una posizione mediana: per cui le icone sono viste come memoria dei fatti storici e ornamento della chiesa e per questo non andavano distrutte, ma allo stesso tempo non dovevano essere venerate . Nel IX secolo, con Leone V l’Armeno (813-820), si verificò una fase di ripresa delle idee iconoclastiche, che verranno totalmente debellate nell’843 con la deposizione del patriarca Giovanni VII Grammatico, iconoclasta, da parte di Teodora, reggente dell’impero d’Oriente, aiutata dal vescovo Metodio, del partito iconodulo. In Oriente la questione della raffigurazione delle immagini sacre aveva condotto a scontri violenti, mentre in Occidente l’icona godeva di grande fortuna, che sarebbe durata per tutto il resto del medioevo. Esportata dall’Oriente nelle principali città, soprattutto a Roma, era divenuta presto oggetto di culto e di venerazione. Le immagini, infatti, dato l’elevato tasso di analfabetismo medioevale, erano uno strumento più forte della parola per portare il messaggio di Cristo a tutti i fedeli senza alcuna distinzione. Nell’età moderna una tappa fondamentale per la comprensione del trattamento delle immagini nell’arte cristiana è costituita dal Concilio di Trento (1545-63), uno fra i più importanti mai celebrati per la Chiesa cattolica. Il concilio venne convocato anzitutto per reagire alla diffusione della Riforma protestante in Europa, ma nella sua ultima fase furono stabiliti alcuni criteri fondamentali per la disciplina dell’arte cristiana. In particolare, in questa tesi si prenderà in esame la figura del cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), che partecipò attivamente al Concilio di Trento e che scrisse un celebre trattato intitolato Il discorso intorno alle imagini sacre et profane, diviso in cinque libri, che ha posto con forza il problema dell’arte della nuova spiritualità tridentina. Un trattato particolarmente importante anche perché si scontrava con la posizione della Roma papale rinascimentale, avvezza agli splendori della propria autocelebrazione
1999
In the Gospel of John there are some passages in which Jesus, knowing that the disciples do not understand his words, promises the coming of the Holy Spirit, that will explain them everything. In this article are analyzed the most significant texts, according to the author, where Jesus refers to this future revelation of the Spirit.
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F. Leoni, Jacques Lacan, l'economia dell'assoluto, 2012
in La Vita in Cristo e nella Chiesa, ed. Paoline, 2019
1° ed. on-line sul sito www.theorein.it. reg. il 27.10.2004 ai sensi dell’art. 1 D.Lgs.Lgt. 31.8.1945 n. 660; 2° ed. sul sito www.theorein.it (2005), 3° ed. a stampa in Teresianum – Ephemerides Carmeliticae LXVII 1 [pp.3-66] e 2 [pp. 267-334] (2006).
Revista Catalana de Teologia, 2019
La salvezza nel nome di Gesù. I discorsi di Atti 3-4, 2003
La Scala. Rivista di spiritualità, 2024
Non praticare il cannibalismo, 2021
Articolo interno FVT, 2012
La discesa del Figlio dell’Uomo, 2015
La chiesa ipogea di San Sepolcro Umbilicus di Milano. Storia e restauro, a cura di A. Ranaldi, Cinisello Balsamo, 2019
New Covenant Publications International Ltd., 2020