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Ad apertura di discorso occorre subito ricordare -a beneficio di chi non avesse avuto l'occasione di poter leggere la parte I (D'ARS n. 208) -che questo contributo, intitolato Il museo demuseificato, è un sintetico resoconto del ciclo di conferenze (Po)etiche del museo d'arte contemporanea, curato dal sottoscritto presso il (PAN | Palazzo delle Arti Napoli). La prima parte del report si soffermava su quegli interventi di carattere eminentemen-
It is undeniable that over the last years, museums have become the point of intersection of theoretical reflections and multidisciplinary experimentations. Five artists (Bellantoni, Cotognini, Palombino, Tosatti, Troisi) between thirty and forty years old have been invited to face a multiple challenge with their unpublished works. First, to tackle the complex world of the archeological museum of Salerno and its collections chronicling the history of a territory with a venerable past but also open to continuously changing ideas of the contemporary; second, to confront with the museum architecture, a project by Ezio De Felice so unique to have become a classic of 1960s Italian architecture of museums; finally, to deal with the social and urban planning contexts where the museum, exposed to the lights and the sounds of a transforming city, operates. That invitation was aimed at experimenting with a new style of work and collective research finding in the museum more an inspiration and (sometimes very demanding) creative limit rather than a prestigious showcase. Mai come in questi ultimi anni il museo si è affermato come crocevia di riflessioni teoriche,di verifiche e di sperimentazioni multidisciplinari.Così, chiamare cinque artisti (Cotognini, Bellantoni, Palombino, Tosatti, Troisi) tra i trenta e i quarant’anni a misurarsi attraverso opere inedite con la realtà complessa del museo archeologico provinciale di Salerno, con le sue collezioni, che raccontano la storia antica di un territorio e, assieme, dicono di una sensibilità contemporanea che il tempo non smette di modificare, ma anche con la sua architettura, un progetto di Ezio De Felice così fortemente connotato da essere ormai un classico della museografia italiana degli anni sessanta, e, ancora, con il tessuto urbanistico e sociale all’interno del quale il museo agisce, permeabile alle luci e ai rumori di una città che si trasforma, ha significato prima di ogni altra cosa sperimentare una modalità di lavoro e di ricerca collettiva che nel museo stesso trovava non tantoun prestigioso contenitore quanto un’ispirazione ed anche un vincolo, esigente e a volte finanche severo.
DOAJ (DOAJ: Directory of Open Access Journals), 1994
2017
Questo saggio e una riflessione sul funzionamento del museo contemporaneo e, in particolare, sulle dinamiche percettive che l’installazione, l’opera interattiva o multimediale instaurano con il fruitore, in relazione allo spazio che li contiene. La scomparsa dello sguardo concentrato, a favore di una visione dispersiva, atmosferica e avvolgente fa si che all’interno del museo oggi si consumi un’esperienza emozionale, fatto non piu solo peculiare dei memoriali. Il museo progetta un’esperienza visiva e corporea delle opere piu fluida, piu che “distratta”, potremmo dire in stato di distrazione , che invita alla circolazione e all’esplorazione. Un microcosmo che scoraggia l’orientamento lineare e il senso della lontananza, che e incline a presentificare la relazione con lo spazio e con il tempo. Il presente del sentire individuale e oggi la dimensione privilegiata di esistenza di quelli che una volta nascevano come luoghi in cui preservare la memoria collettiva. Una sorta di percezione ...
Nuova Museologia, 2010
In P. Piacentini and G. Pinna (eds), Nuova Museologia, 23 (2010): 6-13.
Le molte polemiche sollevate dal progetto del museo storico a Predappio sono la dimostrazionel'ennesima -della difficoltà di metabolizzare l'esperienza del fascismo, di fare i conti fino in fondo con una pagina cruciale della storia italiana: una vicenda che sembra ancora pesare non poco sull'identità e la coscienza civile del paese, nonostante il tempo ormai considerevole che ci separa dal ventennio. Leggendo i tanti interventi che si sono susseguiti nella prima fase della polemica, l'impressione che si ricava è che i riflettori siano stati puntati molto sugli aspetti pubblici dell'operazione, meno sul contenitore in sé. Nulla di strano, considerando le tante implicazioni collegate a un luogo -Predappio -così fortemente connotato nell'immaginario collettivo. Ne è derivata peraltro un'attenzione forse troppo modesta alle specificità insite nella narrazione museale della storia, che oggi è chiamata a confrontarsi con i modelli ereditati dalle esperienze del passato e con le nuove modalità della comunicazione e trasmissione della storia. È noto che i musei storici si reggono su un dispositivo narrativo che li colloca all'incrocio di numerose istanze. Essi svolgono una funzione scientifica rilevante, specialmente quando la loro istituzione si collega a (o scaturisce da) esigenze di conservazione e valorizzazione di collezioni documentarie specifiche. D'altro lato, non meno importanti sono le valenze didattiche e quelle latamente educative, che proiettano i musei al centro delle battaglie culturali sul passato di ogni nazione. Il punto di equilibrio tra queste due dimensioni non è mai scontato, risentendo dei condizionamenti prodotti dai diversi contesti politici e culturali. Nel corso dell'Ottocento, i musei storici hanno ampiamente contribuito alla costruzione delle identità nazionali, integrandosi con i tanti altri canali di una politica della memoria impregnata di istanze pedagogico-patriottiche. In quella fase la spinta educativa è stata perciò particolarmente intensa. In Italia, i musei del Risorgimento, la cui diffusione si registra a partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, sono la tipologia che meglio di altre restituisce la mescolanza di obiettivi e gli interessi molteplici che gravavano sulle attività museali. Non è un caso che le principali tappe della storia nazionale (colonialismo, Grande guerra, fascismo, resistenza) siano state a lungo incorporate nelle sale dei musei del Risorgimento, secondo una logica continuista che tendeva, con obiettivi diversi a seconda delle stagioni, a legittimare il presente nel suo legame con il mito di fondazione dello stato unitario. Negli ultimi decenni, le politiche museali, le teorie e le pratiche degli spazi espositivi sono evidentemente mutate, respirando positivamente le nuove sensibilità storiografiche. Resta comunque centrale, una volta dato per scontato il necessario rigore scientifico, la creazione di un "effetto coinvolgimento" che sia capace di investire anche la sfera emotiva, sollecitando l'intensità della partecipazione e con essa la fruizione del messaggio culturale. Il nesso comporta problemi di non facile soluzione. Sul versante propriamente tecnico-operativo si sono moltiplicati gli esempi di allestimenti che sfruttano le innovazioni tecnologiche e puntano a una interazione diretta con i visitatori tramite le risorse multimediali. Gli studenti continuano ad essere un destinatario privilegiato dell'azione educativa del museo, che ne incoraggia il coinvolgimento affidandosi a una narrazione imperniata sull'attivazione simultanea dei sensi, con particolare riferimento alle sfere visiva, tattile, uditiva. Il museo del Novecento (M9), che sarà inaugurato a Mestre nel dicembre 2018, dovrebbe costituire un modello aggiornato alle filosofie espositive più moderne. In taluni casi, possono sorgere complicazioni di natura più propriamente politica e ideologica. Il museo a Predappio rientra in questa casistica, per i motivi facilmente intuibili connessi all'accesa discussione sul passato dell'Italia unita, che ha assunto toni e caratteri nuovi a partire dalla crisi della "repubblica dei partiti". Va notato, per inciso, che in questa revisione del rapporto con la propria storia l'Italia sembra mostrare sempre di più singolari analogie con la situazione dei paesi dell'Europa centro-orientale all'indomani della guerra fredda: qui il fallimento dall'esperienza comunista e la legittimazione dei nuovi stati e governi sono stati accompagnati da un fortissimo
Il saggio indaga il rapporto tra il Museo come istituzione e il territorio. Vengono ripercorse le tappe fondamentali del dibattito sul tema, quindi viene preso in esame come caso di studio il MUCEB - Museo della Ceramica di Burgio, ripercorrendone la storia e tracciando un quadro delle sue interazioni con le Istituzioni e con i principali soggetti economici del territorio di riferimento.
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Violetta, Carmen, Mimì. Percorsi al femminile dallo Sferisterio ai Musei civici di Macerata, a cura di F. Coltrinari, catalogo della mostra (Macerata, Musei civici di palazzo Buonaccorsi, 14 luglio-30 settembre 2012), 2012
MUSEOLOGIA vs MUSEOGRAFIA, 2020
ἡ ἄμενπτος, ζήσασα χρηστῶς καὶ σεμνῶς Scritti per MARIARITA SGARLATA a cura di Fabrizio Bisconti, Matteo Braconi, Lorenza de Maria, Maria Domenica Lo Faro, Lucrezia Spera, 2023
G. Galante a cura di: Fernando Castagnoli: dalla ricerca archeologica nel Lazio arcaico alla valorizzazione del territorio”.Atti Convegno Pomezia 2014., 2017
MANTICHORA ANNO , 2019
Il Viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli. Alle origini del Gabinetto Fotografico Nazionale (1895 - 1913) , 2014