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Athenaeum, 2010
Nel contributo si esamina l'apporto dell'eredità classica nella produzione innodica latina di carattere sacrale degli umanisti
in Federico II e l’architettura sacra tra Regno e Impero, a cura di Francesco Gangemi e Tanja Michalsky, Cinisello Balsamo 2021, pp. 7-29, 2021
L’analisi del culto dei martiri, così come fissato da Ambrogio a Milano e osservato attraverso le coordinate tracciate dalle pertinenti fonti letterarie, fornisce un quadro che permette di ridefinire il ruolo di influenza del modello cd. orientale, verso cui la letteratura tradizionale si era completamente sbilanciata, secondo una posizione che di fatto è andata progressivamente sgretolandosi fino agli studi di questi ultimi anni. Un’indagine senza certi fuorvianti preconcetti permette di istituire gli ormai necessari confronti con quel modello cultuale romano, a cui in realtà il vescovo di Milano si è sempre idealmente e primariamente rapportato. La fluida "imitatio Romae" che ha caratterizzato l’opera di Ambrogio, associata agli aspetti di provenienza orientale spesso rivisitati, ha dato perciò vita ad una rinnovata ed originale formula, i cui effetti si sono fatti sentire presto nella stessa Roma, generando nuovi fenomeni cultuali nella medesima città che li aveva ispirati. The analysis of the cult of the martyrs, as it was determined by St. Ambrose of Milan and carried out under the guidance of relevant literary sources, provides a framework for redefining the extent of the influence of what is termed the “Oriental model”, on which traditional literature on this genre has placed excessive emphasis, due to an understanding that has become progressively more fractured in the studies of recent years. An investigation without certain misleading preconceptions is able to set up sorely needed points of comparison to the model of the Roman cult, which in reality the Bishop of Milan always referred to first and formost as the best example to follow. The fluid "imitatio Romae" that characterized the work of Ambrose, associated with certain Eastern aspects that were often referred to in his work, therefore gives new life to a reinvigored and truly original hagiographic formula, whose effects were soon felt in Rome itself, creating new cultic phenomenons in the very city which had inspired them.
Saggio dell'autore Francesco Agazzi pubblicato in Mantova nell'anno 1820. Il sangue versato da Gesù per la redenzione dell'umanità fu oggetto di culto sin dai primi secoli dell'era cristiana, ma la venerazione la riscontriamo a partire dall' XI secolo, principalmente in relazione alla diffusione della leggenda del Sacro Graal. La festa del Preziosissimo Sangue venne introdotta a Roma nel 1849 e iniziò a essere celebrata in diverse località; papa Pio X fissò per tale festa la data del 1º luglio. Nel 1970, dopo il Concilio Vaticano II con la riforma del calendario liturgico, la festa è stata unita alla celebrazione del Corpus Domini. La tradizione ritiene essere presenti reliquie del sangue di Cristo in varie chiese che furono e sono mete di pellegrinaggio, in questo saggio si narra della reliquia presente nella Basilica di Sant'Andrea a Mantova, quest'ultima costruita dopo la scoperta della santa reliquia.
Palladio, 2021
“Gli edifici sono in grado di suscitare in noi risposte emotive non solo attraverso la vista, ma anche con un insieme di sensazioni corporee”. Partendo da un’attenta osservazione critica su cosa rende significativo questo luogo e dalla lettura diretta del patrimonio architettonico attraverso il disegno dal vero, si vuole rappresentare lo spazio in una forma inedita che possa orientare i fruitori e costituire uno spunto di riflessione sul ruolo e sulle forme di realizzazione, sviluppo e trasformazione del sito.
Ad ultimos usque terrArum terminos in fide propAgAndA romA frA promozione e difesA dellA fede in età modernA 5 Ad ultimos usque terrArum terminos in fide propAgAndA sette città sette città 9 788878 533646 ISBN 978-88-7853-364-6 isbn: 978-88-7853-364-6 euro 25,00
SANEM 6 - ARCHEOLOGIA IN TOSCANA. Ricerca, Tutela, Gestione, Valorizzazione. Atti del Convegno di Firenze, 7-9 Giugno 2023, 2024
Alla fine del 2020, nell’ambito della consolidata collaborazione esistente fra la Soprintendenza ABAP di Firenze, Pistoia e Prato e l’Opificio delle Pietre Dure, è stato trasferito presso l’Istituto fiorentino un gruppo di ventotto frammenti bronzei di età romana, alcuni con evidenti tracce di doratura. La contestuale attestazione di parti anatomiche umane e frammenti di cavallo indirizzarono allora verso l’idea della possibile appartenenza a un unico monumento equestre di dimensioni superiori al vero. I reperti furono consegnati nel 2011 all’allora Soprintendenza Archeologica della Toscana dal Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Firenze con un generico riferimento di provenienza “dall’Isola dei Renai nel Comune di Signa”, vasta area alluvionale a ovest di Firenze, già sede di numerose cave di sabbia e nota per il ritrovamento di vario materiale archeologicoέ σonostante la presenza sulle superici bronzee di depositi di diversa natura che ne impedivano una lettura accurata, fu subito evidente l’eccezionale qualità artistica di alcuni dei pezzi rinvenuti. Inoltre, sulla base di evidenti analogie morfologiche e di tipo chimico-fisico fu ipotizzato un apparentamento con i due frammenti bronzei esposti presso il Museo Archeologico di Firenze, anch’essi indicati con possibile provenienza dalla stessa zona. I preliminari, ma signiicativi, dati emersi dall’intervento di restauro, avviato nell’ambito di una tesi della Scuola di Alta Formazione e di Studio dell’Opificio, hanno fatto propendere verso una nuova interpretazione del contesto, trattandosi con tutta probabilità di frammenti pertinenti a gruppi statuari diversi, come parrebbe anche confermato dalle indagini scientiiche in corso e dalla presenza sulle superici di dettagli tecnologici (doratura, tasselli, riparazioni, giunzioni ecc.) molto diversi fra loro, dificilmente riconducibili a un unico complesso statuario eήo oficina bronzisticaέ Sono presentati in questa sede gli esiti delle analisi diagnostiche e i risultati del restauro che hanno contribuito all’inquadramento stilistico-tipologico dei manufatti, alla ricostruzione del paloeambiente e favorito l’occasione di una prima esposizione all’interno del Complesso del Mulino di Gonfienti (PO). As part of the well-established collaboration between the Soprintendenza ABAP of Florence, Pistoia and Prato and the Opificio delle Pietre Dure, a group of twenty-eight bronze fragments from the Roman period, some with clear traces of gilding, were transferred to the Florentine Institute. The contextual evidence of human anatomical parts and equestrian figures suggested that they may have belonged to a single, larger-than-life equestrian monument. The fragments were handed over to the then Soprintendenza Archeologica della Toscana in 2011 by the Carabinieri Command for the Protection of Cultural Heritage in Florence, with a generic reference to their provenance “from the Renai in the municipality of Signa”, a vast alluvial area to the west of Florence, already the site of numerous sand quarries and known for the discovery of various archaeological materials. Despite the presence of various types of deposits on the bronze surfaces, which prevented accurate reading, the exceptional artistic quality of some of the pieces found was immediately apparent. Moreover, on the basis of obvious morphological and chemical-physical afinities, a similarity was hypothesised with the two bronze fragments on display in the Museo Archeologico di Firenze, which had also been suggested as possibly coming from the same area. The preliminary but signiicant data obtained from the restoration work carried out as part of a thesis at the School of Higher Education and Study of the Opificio have led to a new interpretation of the context, since these fragments most probably belong to different statuary groups, as seems to be confirmed by the scientiic research currently underway and by the presence of very different technological details (gilding, dowels, repairs, joints, etc.) on the surfaces, which make it dificult to attribute them to a single statuary complex and or bronze workshop. The results of the diagnostic analyses and the results of the restoration are presented here, which have contributed to the stylistic-typological classiication of the artefacts, to the reconstruction of the paleoenvironment and to the occasion of the first exhibition inside the mill complex of Gonienti (PO).
Intrecci d'arte - Dossier, 2017
The 'Mystic flare' and the link between Art and Faith in Rome at Cardinal Alessandro Farnese sphere In the book Pittura e Controriforma: l’arte senza tempo di Scipione da Gaeta, published in 1957, Federico Zeri dealt, among the first ones in Italy, the issues of images of cult in the 16th century religious crisis caused by the Reformation. Above that formal simplification process of sacred images due to the Council of Trent decrees, there was also an uneasy and quivering mystic vein in some artists, expression of a more complex spirituality. Zeri pointed out that this tendency was born with Giovanni de 'Vecchi (1543-1615), El Greco (1541-1614) and the Dutch Anthonie Blocklandt van Montfoort (1533 ca-1583). Their probable meeting in 1572 in Rome at the court of Cardinal Alessandro Farnese would have ignited the "supreme flame of pictorial mysticism of the sixteenth century". The three painters’ works show stylistic assonances, despite the different backgrounds of the authors. The elder Blocklandt might have contributed to the visionary language developed by El Greco lately in Spain. This complex hypothesis has never been verified in depth even though, over the years, there have been numerous contributions to these three artists, however made separately from each other, where the question of the relationship among the three was only touched. The research has gone through the studies on the three different artists with the updates of the last sixty years, together with a deepening of the historical and religious context around 1572, and an analysis of the works around 1570-1575 of Blocklandt, El Greco and de 'Vecchi.
Roma pagana e Roma cristiana nel Rinascimento. Atti del XXIV Convegno Internazionale (Chianciano Terme, Pienza 19-21 luglio 2012), 2014
Pietro Aretino, dopo essere stato vittima di un attentato, fa diventare Roma la reale protagonista delle sue opere e riconosce nel centro del cattolicesimo l’apice della decadenza morale. L’invettiva antiromana culmina con il Sacco di Roma, che permette allo scrittore di identificarlo come un’esemplare punizione divina che si è abbattuta sulla Città Eterna in seguito alla corruzione ecclesiastica e pontificia. Il saccheggio della città è reso più marcato con la scelta di accostare la cristianissima Roma alla distruzione di Troia, che porterà a svalutare l’eroismo di Enea quale capostipite romano. La desolazione della società rinascimentale è contrapposta ai monumenti pagani, che testimoniano la perduta egemonia romana della quale permangono solamente antichi ruderi, che evidenziano il ribaltamento della sua condizione da caput a coda mundi.
M. Gianandrea, F. Gangemi, C. Costantini (a cura di), Il potere dell’arte nel medioevo. Studi in onore di Mario D’Onofrio, 2014
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“Trame di meraviglia”. Studi in onore di Silvia Carandini, ed. by P. Bertolone, A. Corea, D. Gavrilovich, 2016
Misteri culti e segreti dell'antica Roma, 2014
Domus sapienter staurata Scritti di storia dell'arte per Marina Righetti, 2021
«Rivista di Studi Italiani», XXXVI, n° 3, décembre 2018. «Produzione, consumo, scarto : la vita degli oggetti», 2018
«Deus custodiae nos sua pietate». La peste del 1485 a Roma e Milano, in Archivio della Società romana di storia patria, vol. 144 (2021), pp. 101-115, 2021