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Rivolte

in «Outlet. Per la critica dell’ideologia italiana», n. 2, 2012, pp. 26-37

Abstract

A ll'ombra del baccano olimpionico si è recentemente consumato in U.K. il primo anniversario della rivolta che ha visto per alcuni giorni la gioventù delle più importanti città del Regno dedicarsi in massa al saccheggio e alla devastazione. Ben poche voci si sono occupate di commentare la ricorrenza. Si può forse affermare che trentacinque anni fa l'enorme black-out che mutò i consueti bagliori delle strade di New York nel fuoco della razzia e della sommossa segnava il momento a partire dal quale immagini di questo genere cominciavano le loro estemporanee comparse nell'infosfera globale. Da quell'estate 1977 esse hanno segnato talvolta apparizioni clamorose e dirompenti, come nella drammatica primavera losangelena del 1992, o nei 20 giorni di révolte des banlieues dell'autunno 2005. Eventi che scandiscono il ritmo del progressivo insediarsi dentro le metropoli occidentali di comportamenti collettivi che le penetrano fino a definirne una caratteristica quasi oggettiva, fino a determinarne alcuni segmenti di struttura urbana in funzione preventiva e difensiva 1 . Ad Alain Bertho va oggi il merito di una ricerca etnoantropologica in grado di svelare la penetrazione e la consistenza di questo genere di fenomeni nel nostro tempo: un sito web che segnala e restituisce in tempo