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1° ed. on-line sul sito www.theorein.it (2003); 2°ed. a stampa in Teresianum – Ephemerides Carmeliticae LVI 1 (2005), 161-198
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Il problema del meraviglioso in una civiltà si pone anzitutto, come ha sagacemente scritto J. Le Goff, (1) a livello semantico.
Meravigliose Avventure. Racconti di viaggiatori del passato., 2018
Tesi di laurea, 2000
È indiscutibile che la notevole presenza di monstra rappresenti uno degli aspetti più caratteristici della letteratura romanza medievale. E più che la quantità sterminata di opere contrassegnate dall’attrazione per la suddetta tematica, ciò che colpisce è soprattutto la sua diffusione trasversale, al di sopra di qualsiasi distinzione di genere: enciclopedie, bestiari, relazioni di viaggio, agiografie, epistolari, romances testimoniano di un comune, accentuato interesse per tutto quanto eccede i confini della realtà tangibile. Dovendo dunque tracciare le coordinate fondamentali che informano non solo la letteratura ma la stessa cultura medievale, non si potrebbe certo sorvolare sulla rilevante influenza esercitata da tutto quel variegato e affascinante insieme di elementi includibile sotto l’etichetta di meraviglioso. Non sarà un caso se la più grande e più rappresentativa opera scritta in quest’epoca, la Divina Commedia, sia incentrata su una grandiosa evasione dalla dimensione terrena a una oltremondana, ipotizzabile solo attraverso gli occhi di una fede incrollabile e/o di una fantasia portentosa. Ma fino a che punto si credeva in ciò che si scriveva o si leggeva sub specie mirabile? Quale grado di veridicità era attribuito a personaggi, situazioni ed eventi non materialmente verificabili? In un’epoca profondamente imbevuta di spirito cristiano un’opera come la Divina Commedia, nei suoi assunti principali, non può urtare il senso di verosimiglianza del lettore medio. Lo stesso Dante, mentre elabora il suo viaggio ultraterreno, crede nella reale esistenza dei tre regni dell’Aldilà, egli è in fin dei conti il cantore ispirato di una dogmatica inconfutabile. Il poeta fiorentino mette in scena un meraviglioso che non può essere messo in questione, pena lo sconvolgimento di un ordine universale su cui l’umanità medievale fonda la sua visione del mondo. L’Aldilà, con la sua simmetrica suddivisione, rappresenta la realtà superiore che subentrerà, dopo la morte, a quella quotidianamente vissuta sulla terra. Un meraviglioso che è quindi sorretto, oltre che dalla fede, dalla sua inattingibilità. Finché si resta circoscritti nei limiti della condizione umana esso resta una pura immagine mentale, magari rinfocolata dalla mirabile impresa compiuta da un pellegrino d’eccezione quale Dante. Ma quando uomini, animali, piante, pietre, eventi che infrangono il consueto e risaputo ordine naturale vengono collocati in luoghi terreni la situazione assume una differente prospettiva. Il meraviglioso si sposta su un piano, almeno potenziale, di verifica diretta. Almeno teoricamente a ciascuno è concessa l’opportunità di saggiare la consistenza di immagini tramandate da testi che connotano parti di mondo secondo schemi alternativi a quelli normalmente esperiti. Si configura così una specifica categoria definibile come meraviglioso terrestre, che, in un certo qual modo, si pone quale zona di transizione e d’intersezione fra questo mondo e l’altro, fra naturale e soprannaturale. Un discorso che, più che altrove, viene affrontato, spesso con un’esuberante dovizia di particolari, nelle opere di carattere enciclopedico, vere e proprie summe del pensiero e dell’immaginario medievali. Ecco perché la presente tesi si indirizza all’analisi del Libro di Sidrac, nella sua versione catalana (Llibre de Sidrac), testo che, se per tanti versi è del tutto riconducibile alla precedente e coeva tradizione enciclopedica, per altri si distacca per alcune significative peculiarità. In un’opera programmaticamente orientata a dar conto di tutto lo scibile umano si tenterà allora di individuare lo spazio concesso alla trattazione della tematica del meraviglioso terrestre, nonché le modalità con cui essa è affrontata e le finalità che la informano. Mediante l’esame del Libro di Sidrac, e col supporto di altri testi specificamente identificabili come rassegne di monstra e mirabilia e più o meno accostabili al testo principale, si intende procedere a una ricerca che fornisca un quadro sufficientemente chiaro e perspicuo dei caratteri salienti che contraddistinguono un’area concettuale, appunto il meraviglioso terrestre, tanto presente nella letteratura romanza medievale quanto enigmaticamente sfuggente a una piena comprensione. Vedremo, nei limiti del possibile, di rintracciare il senso profondo connesso col dispiegamento di un’immaginazione che, affondando le radici nella Classicità, si presenta come fondamentale chiave di lettura di una fase molto lunga della storia europea.
This paper deals with the problems of the imaginery in the Middle ages. How was it conceived? How did europeans see other countries or people? What about monsters or other magical creatures depicted by those who lived in the Middle Ages?
Sobre el uso de lo maravilloso en el Voyage de Charlemagne Resumen: En esta aportación se propone el análisis del uso del elemento maravilloso en el Voyage de Charlemagne desde el punto de vista de la narrativa dinámica y del conflicto entre los dos soberanos, Carlomagno y Hugo el Fuerte. Los historiadores de la cultura han resaltado las diferentes connotaciones de lo maravilloso en la literatura medieval: milagroso, mágico, artificial, sobrenatural, cristiano, pagano, etc. La trama del poema heroico-cómico muestra una clara contraposición entre lo sobrenatural de origen divino, de lo que se beneficia el emperador de Occidente, que fue peregrino en Jerusalén, y lo artificial de origen terrenal, que pertenece al rey de Oriente, quien no sale de su corte. Si la victoria de Carlomagno, conseguida gracias a la alianza con la sagrada cristiandad, sobre Hugo el Fuerte, señor solo de lo profano maravilloso/artificial, se describe claramente en el Voyage de Charlemagne, es justo preguntarse cómo se relaciona este punto de vista con otros planos interpretativos que la crítica ha resaltado en el texto (p. ej. parodia, fábula, tradición serio-cómica).
2009
, pp. 61-70 © dell'autrice-Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali", www.retimedievali.it]. «O quam mirabilis est prescientia divini pectoris que prescivit omnem creaturam» HILDEGARD VON BINGEN Uno dei più pericolosi difetti del mondo contemporaneo-che non è solo una mancanza, ma ha anche, miscelate, le insidiose sfumature della svista grossolana e dell'errore consapevole-è considerare il 'mistero' come qualcosa di oscuro. Apro un vocabolario: in evidenza sono i concetti di «cosa occulta, arcana, incomprensibile alla ragione umana» e anche di «enigma, i cui elementi e aspetti non appaiono chiari e di cui si ignora l'essenza o la causa». Ecco l'accento su due elementi: l'occulto, celato e dissimulato, e il fosco, declinazione negativa dell'ambiguo. Non si tratta semplicemente o soltanto del risultato, a lungo termine, della plurisecolare lotta contro le superstizioni, che vennero definendosi come tali entro un assai vasto serbatoio di credenze e atteggiamenti religiosi (nel senso più ampio e privo di connotazione specifica). C'è qualcosa di più sottile e, tutto sommato, moderno, per non dire-ma è categoria controversapostmoderno: il silenzio suggerito o imposto allo spirito. E se il primo processo-ossia la definizione di superstizione nel senso divenuto tradizionale di falsa credenza, condizionata spesso dall'ignoranza-fu ed è stato certamente guidato dalla Chiesa, il secondo, a mio parere tuttora in corso e oltretutto con modalità degenerate, ha visto e vede l'amalgamarsi più o meno efficace di soggetti diversi, di protagonisti e di comparse sul grande palcoscenico del razionalismo, dal Cinquecento a oggi. Se ci guardiamo intorno-e dentro-noteremo che la questione non è né chiara né risolta, e che questa nostra contemporaneità così scientifico-matematica vive, se non anche alimenta, ampie porzioni di irrazionalità, superstiziosa davvero, in cui già semplicemente la parola 'mistero'-torno al nodo cruciale-è percepita e propinata con quell'aura infida di segreto da temere, di nascondimento un po' scivoloso e per adepti, di fatto divino declinato al noir. Non così nei secoli medievali. Nel medioevo, a torto tacciato di uniforme oscurità e oscurantismo (entrambi presenti in ogni epoca storica, senza preferenze), il mistero non è una cosa chiusa, e il segreto ha una lunghissima storia, anzitutto etimologica, che ne rivela l'essenza. 'Segreto' è, infatti, ciò che è separato, secretum, termine che deriva da secèrnere, mettere da parte. Dunque una cosa divisa e distinta dal resto, risultato di un 'secernere' che è l'esatto contrario di 'confondere' (secernere, ossia separare da una parte; con-fondere, ossia fondere insieme). E, mentre il confondere comporta turbamento, che è perdita di chiarezza data dalla mescolanza, dalla confusione e quindi da un avviluppamento spesso senza uscita, il secretum incontra invece l'umano nello stupore. E lo stupore è legato alla 'meraviglia', di cui si dirà a breve. Ma seguiamo ancora per qualche cenno la storia del segreto. Al centro c'è il concetto di setaccio, il cribrum, derivato ancora da cernere, che non è un semplice separare, ma vagliare, distinguere, e in questo senso anche scorgere e quindi giudicare e decidere. Ne è conseguenza non trascurabile il rapporto fra secretum ed excretum, il primo dei quali è arcanum perché messo da parte affinché sia conservato, mentre l'excretum, al contrario, è scarto inutile. Non si tratta di sottigliezze terminologiche, ma di sostanza e di necessità, nel contesto di un approccio alla realtà certo lontano da alcuni nostri rozzi appiattimenti di significato. Spesso si ignora o si tende a trascurare quanto questa tematica del segreto sia fondante e pervasiva nei secoli medievali. Ai livelli più alti, segreto è il Mistero divino (secreta e arcana Dei), di necessità separato e protetto, perciò occulto, ma anche-nel Nuovo Testamento-predicato da Gesù in parabole, dunque attraverso uno strumento e una forma bifronte, che diffonde e svela ai piccoli la salvezza e al tempo stesso occulta dietro un velo la conoscenza. E nei percorsi teologici del XIII secolo più volte emerge l'arcano come mistero e segreto, ossia non solo ciò che è coperto per essere custodito e difeso , ma anche e soprattutto ciò che è posto in alto. Una storia ricca e complessa si dipana intorno a questo binomio: occulto (che è segreto)-manifesto (che è svelato). Non è qui possibile seguirla, ma è importante ricordarne una ulteriore traccia: la segretezza ha a 1 brought to you by CORE View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk provided by Reti Medievali Open Archive
Revista Eletrônica de Educação, 2013
A imensa potencialidade do primeiro ano de vida e de este ser fundamental para o desenvolvimento da personalidade são discutidos aqui em uma perspectiva relacional, evidenciando o significado fundamental da qualidade da interação precoce, verbal e não verbal, entre a criança e os seus cuidadores. Também é demonstrado o papel fundamental das emoções e das experiências interpessoais na construção da arquitetura da mente infantil. Palavras-chave: relação pais/mães-criança; neurobiologia do desenvolvimento mental precoce; papel das educadoras; emoções dos adultos. Veja também a versão em português deste artigo publicada nesta edição. Sommario Le immense potenzialità del primo anno di vita ed il loro essere a fondamento dello sviluppo della personalità vengono discusse qui in una prospettiva relazionale, evidenziando il significato fondamentale della qualità delle interazioni precoci, verbali e non verbali, tra il bambino ed i suoi caregiver. Viene sottolineato anche il ruolo-chiave delle emozioni e dei vissuti interpersonali nella costruzione dell'architettura della mente infantile. Parole chiave: Relazione genitore-bambino; neurobiologia dello sviluppo mentale precoce; ruolo dei caregiver; emozioni degli adulti.
L'abitato protostorico di Poggiomarino Località Longola Campagne di scavo 2000-2004
Medioevo RoManzo e oRientale FORME DEL TEMPO E DEL CRONOTOPO NELLE LETTERATURE ROMANZE E ORIENTALI
Archeo n. 413, 2019
Reportage sul Museo delle Navi Antiche di Pisa, nel quale sono esposte le imbarcazioni ritrovate in località San Rossore
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Actes del Congrés d’Obertura de l’Any Llull,, 2017
Il carisma della magnificenza, 2017
Brumal. Revista de investigación sobre lo Fantástico, 2014