Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
…
25 pages
1 file
Edizioni dell'Assemblea, 2020
Il volume, curato da Stefania Buganza e Alessio Caporali, si incentra sull’importante Crocifissione ad affresco riemersa nel 2017-2018 dalla parete di fondo dell’antico oratorio di battuti bianchi di Scarlino, un tempo dedicato alla Santa Croce e da almeno due secoli trasformato in abitazioni. Si tratta di un ritrovamento di notevole rilevanza per la Maremma grossetana e, nello specifico per quella parte di territorio che un tempo costituiva l’antico Stato di Piombino, creato a fine Trecento dagli Appiani e confluito solo nel primo Ottocento nel Granducato di Toscana. Per inquadrare l’opera sono premessi alla trattazione dell’affresco vero e proprio e dell’edificio che lo ospita, uno studio sull’arte a Scarlino tra Basso Medioevo e prima età moderna, alcune pagine dedicate alla storia documentata dell’oratorio dei battuti commitente del dipinto, un saggio sulla diffusione del culto della Santa Croce nelle aree anticamente legate alla repubblica di Pisa. Nel volume si dà anche doveroso conto del restauro che ha portato tra il 2017 e il 2018 al completo scoprimento dell’affresco e del lavoro di recupero dell’ambiente che permette ora di fruirne in un contesto di musealizzazione.
Sul culto siciliano dei Palikoí esiste un'ampia bibliografia, anche recente, incentrata soprattutto sul fatto che essi sono eroi gemelli 1 e localizzati in una parte della Sicilia (la valle dei Margi), che è stata al centro della autocoscienza sicula 2 , infatti su un'altura sovrastante il santuario 3 , che è vicina a Mineo, fu fondata da Ducezio nel V secolo a.C. la città di Paliké 4 . La maggior parte di tale bibliografia è precedente agli importanti scavi condotti da Brian McConnell e Laura Maniscalco proprio nel santuario; ma pure un recentissimo articolo apparso sulla rivista palermitana Mythos li ignora completamente 5 , pur essendo stati tempestivamente pubblicati sulla rivista Kokalos e nell'American Journal of Archaeology 6 . E' un peccato perchè la descrizione della monumentalizzazione del santuario avvenuta nel V secolo a.C. in forme del tutto greche e la continuità di culto fino al III secolo d.C. dovrebbero dire qualcosa di più agli studiosi di storia delle religioni e non solo! L'originario culto dei Palikoí avveniva in una grotta prospiciente un laghetto, strettamente collegato allo svolgimento del rito, ampiamente descritto dalla letteratura antica, anche se con discordanze; invece nel V secolo a.C. davanti alla grotta, sempre in vista del laghetto, viene edificato un hestiaterion, cioè un edificio per pasti comuni, adatto ad accogliere i frequentatori del santuario con modalità nuove, ispirate da modelli greci 7 .
Il contributo associa l'analisi di storiografia e fonti sul beneficio e sulla chiesa di S. Caterina all'esame del monumento e delle sue condizioni conservative, abbracciando l'ipotesi di una datazione ai decenni centrali del XV secolo e argomentandone le analogie con le coeve fabbriche militari ed ecclesiastiche del capoluogo comitale, nel quadro della cultura architettonica del Mezzogiorno aragonese.
… FastiOnLine documents & …, 2007
Nel corso del 2005 è stato completato lo scavo del complesso dell'antica parrocchiale di Borgonato, già esplorato nel 2001 con sondaggi preliminari che avevano rilevato la pre-senza di almeno tre fasi dell'edificio di culto: un oratorio altomedievale (se non tardoantico) con ...
Storia della Confraternita detta "Gli Scalzi" o della Morte di Orvieto (d: dalla sua fondazione alla decadenza del Novecento, passando per il primo insediamento nella piccola chiesa di Santa Mustiola, alla costruzione del proprio tempio dedicato ai Santi Giuseppe e Giacomo Fu fondata in seguito alla predicazione quaresimale del 1615 in Cattedrale da parte di un francescano “esemplare” e conosciuto dal volgo, secondo Carlo Cartari, come «il Cappuccino dalle corde» (per alcuni un certo padre Emanuele). Colpiti dalle sue omelie, un gruppo di orvietani richiese al vescovo la possibilità di istituire una Compagnia per seguirne i precetti di misericordia, di aiuto fraterno e di abbandono delle frivolezze terrene. Accordata la richiesta, venne concessa la fondazione nell’antica chiesa di Santa Mustiola (oggi civile abitazione in vicolo Pecorelli 3°), un piccolo tempio dove risiedeva già la Corporazione dei Sarti. Il vescovo Sannesio li pose sotto la protezione di San Giacomo Maggiore. Nel 1625 questi si aggregarono all’Arciconfraternita della Morte di Roma, da cui dipendevano direttamente riguardo le disposizioni generali e le finalità, godendone i privilegi e le indulgenze. Di seguito, con la costruzione della loro chiesa, la denominazione ufficiale divenne dei Santi Giuseppe e Giacomo o della Morte. Nel 1824, con l’erezione della Pia Opera dell’Agonia, fu definitivamente identificata in «Venerabile Confraternita dei SS. Giuseppe, e Giacomo Maggiore detta della Morte e dell’Agonia dei Scalzi
Arte e Storia delle Madonie. Studi in Onore di Nico Marino, IX, 2021
Nuove ricerche sulla Rocca di Cefalù hanno portato all'identificazione di un santuario di età pre-protostorica dedicato al culto della Dea Madre di origine pre indoeuropea.
"Un'enclave toscana nella montagna bolognese tra Quattro e Cinquecento: la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Capugnano", in "Rinascimento in Appennino. Girolamo Pandolfi detto Girolamo da Casio e "la fioritura umanistica dell'ultimo Quattrocento porrettano"", 2024
Questo saggio si concentra sulla storia quattro-cinquecentesca della chiesa parrocchiale di Capugnano, sull’Appennino bolognese, un caso particolare per questo territorio a causa della permanenza di alcune opere rinascimentali dopo le profonde trasformazioni in età di Controriforma. Della chiesa si ripercorrono le vicende di ricostruzione, a partire dal 1417, e graduale ampliamento, prendendo via via in considerazione le quattro pitture e sculture di questo periodo. In particolare si analizzano una Pietà di Andrea della Robbia, un Presepe qui ricondotto per la prima volta all’ambiente robbiano e due ampi lacerti di un Giudizio universale ad affresco del 1522, qui attribuito dubitativamente al cosiddetto Maestro di Bagnano, autore anonimo dell’ambiente di Ridolfo del Ghirlandaio. Tutte queste opere vengono lette nell’ambito della diffusione nella comunità appenninica della nuova spiritualità predicata da Girolamo Savonarola.
Archeologia Medievale XXXIX: 125-148. Firenze: All’Insegna del Giglio, 2012
“Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Studi e ricerche”, Università Suor Orsola Benincasa - Napoli, pp. 247-258. ASMV Editrice [ISBN: 978-88-98209-02-6; ISSN: 2281-3535], 2012
Ai tre spazi fortificati che caratterizzavano il castello medievale di Rupecanina, nell’attuale S. Angelo d’Alife, corrispondevano altrettanti edifici di culto. La sommità della rocca, delimitata dalla prima cinta muraria e chiusa sul lato orientale da un possente rivellino, era occupata da una cappella adiacente la torre mastia, forse funzionale alle esigenze spirituali della famiglia comitale che gestiva l’insediamento. Nell’angolo nord-orientale del castello, all’interno dello stesso muro fortificato, ma discosta dalla residenza signorile, si trovava la seconda cappella, oggi dedicata a S. Lucia, in origine presumibilmente frequentata dagli altri fedeli a cui era consentito l’accesso al castello. Nel borgo che si sviluppava lungo i pendii del colle fortificato, delimitato da una seconda cinta muraria di notevole estensione, infine, si trovava il terzo edificio di culto noto, una chiesetta funeraria di discrete dimensioni.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality
testo da La Chiesa di San Francesco in Rocca a Sassuolo, a cura di Vittorio Pincelli e Vincenzo Vandelli, Modena, 1999
NUOVI STUDI RIVISTA DI ARTE ANTICA E MODERNA- Indice n. 24, 2018
de Valle Sicida, 2007
Arte sacra nell'Umbria meridionale: Atti del I Corso per la formazione di volontari dell'animazione culturale promosso dall'Associazione Volontari per l'arte e la cultura, 2001
Maggioli, Santarcangelo di Romagna (RN) 2017, 2017
Annuario Storico della Valpolicella, 2006
Il castello di Pietrabuona: materiali per la ricerca, 2012
fastionline.org
Annuario Storico della Valpolicella, 2003
“Archeologia dell’Architettura”, XVI, pp. 81-91., 2011
in Gli erbari aretini da Andrea Cesalpino ai giorni nostri, a cura di C. Nepi, E. Gusmeroli, ISBN 978-88-8453-765-2 (print), ISBN 978-88-8453-803-1 (online), 2008
M. Osanna, M. Vullo (eds.) Segni del Potere. Oggetti di lusso dal Mediterraneo nell'Appennino lucano di età arcaica, Venosa 2013, 230-238., 2013