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Catone, De rhetorica, fr. 15 Jordan "personalizzazione" della politica -piuttosto che su quella dei movimenti e dei partiti, insieme alla «pressoché assenza della teoria e il progressivo disinteresse per la storia» 3 , si sono però parzialmente attenuati nell'ultimo decennio, grazie proprio al filone storico-linguistico, che ha visto produzioni sistematiche che hanno ricostruito la lingua e il lessico, in particolare della cosiddetta Seconda Repubblica 4 . Non sono mancate, peraltro, sintesi storiche di maggior respiro 5 , o studi generali su manifestazioni politiche particolari, come quelli più recenti concentrati sulle elezioni politiche del 2006 6 e lavori monografici sugli aspetti linguistici di quella competizione elettorale 7 . Un'apertura di natura teorica è stata realizzata dalla riflessione linguistica e semiotica di numerosi studiosi italiani che si sono proposti di definire lo statuto epistemologico del linguaggio e del discorso politico 8 , proponendone categorie e tipologie; di altri che si sono occupati di retorica 9 e di comunicazione politica 10 ; tutti quanti testimoniano, con la complessità dei differenti approcci metodologici, mutuati da diversi ambiti disciplinari, la
Politica e cultura nelle Repubbliche italiane dal Medioevo all’età moderna. Firenze - Genova - Lucca - Siena - Venezia, a c. di Simonetta Adorni Braccesi, Mario Ascheri, Roma, 2001
Philosophical Readings, 2020
The essay analyzes the language of selected prophetical texts from the 14 th century focused on several themes: the prophet as narrator and denuntians; the bond between history and prophecy; the interchange of certainty , expectation, emotions; prophecy as political propaganda. Starting from the definition of the prophet as denuntians by John of Rupescissa, the study involves the value of numbers in Rupescissa and Arnaldus of Villa-nova; the value of images as prophetical language in Ge-nus nequam and Ascende calve; the figure of the pastor angelicus in the Liber de Flore and political propaganda in the short prophecy called Karolus filius Karoli. Together with other texts, the Libellus de statu ecclesiae of Telesphorus of Cosenza shows the link between prophecy and history. «La Sibilla con bocca furente, parlando senza sorrisi, sen-za ornamenti e senza profumi, raggiunge con la voce mil-le anni per virtù del dio» 1. Questo frammento di Eraclito trasmesso da Plutarco nel De Pythiae oraculis descrive il modo in cui la Sibilla utilizza il linguaggio profetico: fi-gura storica di sacerdotessa, solitamente ispirata da Apol-lo, forniva responsi, pronostici e profezie per lo più in forma di enigma, messaggi che per essere compresi ave-vano bisogno di un'interpretazione. Un'interpretazione che era finalizzata alla divulgazione del messaggio stesso, dato che il contenuto, seppur sibillino, non era destinato a pochi iniziati bensì ad essere diffuso e a mantenere la sua forza comunicativa nei secoli-raggiunge con la voce mille anni-per virtù della divinità che ne era la fonte. Una longevità che si trasmetteva anche alla persona fisica della Sibilla, mai descritta come immortale ma straordina-riamente longeva, sempre per volontà del dio. Gli oracoli sibillini, stralci di una remota tradizione profetica, erano utilizzati nell'antica Roma per interpreta-re fenomeni ritenuti fuori dal comune, manifestazioni prodigiose spesso di origine naturale-come terremoti, comete, pestilenze e guerre. La storia riportata da Lattan-zio nelle Divinae institutiones narra che la Sibilla Cumana abbia venduto a Tarquinio Prisco la raccolta di vaticini, incontrando da parte del re una dura resistenza per via del prezzo che pretendeva: la prima volta la Sibilla offre nove libri al re, il quale li rifiuta provocando l'ira della sacerdo-tessa che ne brucia un terzo; Tarquinio rifiuta anche la seconda offerta da parte della Sibilla che ne distrugge un altro terzo; soltanto al terzo tentativo, la Sibilla riesce a convincere il re, che ormai può avere solo l'ultimo terzo 2. Un racconto metaforico che mostra come il messaggio sia difficile da spiegare e da ascoltare, soprattutto per chi non è disposto ad accettare la profondità dei vaticini: e se non viene recepito, il messaggio profetico svanisce, come elo-quentemente spiega l'immagine della Sibilla Cumana che brucia i libri rifiutati dal re. Nel mondo latino medievale gli oracoli sibillini hanno fatto il loro ingresso attraverso diversi canali, i più impor-tanti dei quali sono due: il primo è l'elenco delle dieci si-bille stilato da Varrone e riportato da Lattanzio, dove è narrata anche la vicenda di Tarquinio e della Sibilla Cu-mana 3. Il secondo è il De civitate Dei di Agostino d'Ippona, che nel XVIII libro ci presenta l'acrostico della Sibilla Tiburtina, da lui attribuito all'Eritrea, che predice la nascita di Cristo. Dopo il passo, Agostino cita Lattanzio e afferma che nella sua opera egli aveva inserito delle te-stimonianze sibilline ma in modo frammentario, testimo-nianze che il vescovo d'Ippona riordina dando corpo alla profezia della passione e risurrezione di Cristo; alla fine del capitolo fa anche una precisazione cronologica, e af-ferma che la Sibilla Eritrea sarebbe vissuta secondo alcuni al tempo di Romolo, testimoniando l'esigenza di colloca-re storicamente quella che sarebbe diventata una delle maggiori auctoritates profetiche di tutto il medioevo 4. Furono infatti i vaticini della Sibilla Eritrea 5 e della Tiburtina 6 ad avere maggior fortuna in epoca medievale, dove trovarono il loro posto come numi tutelari della tra-dizione profetico-politica a partire già dall'alto medioevo, anche se le versioni circolanti non erano più quelle anti-che, ma delle rielaborazioni più recenti 7. Un pantheon al quale, con l'andare dei secoli, si aggiungeranno nuovi numi, il più importante dei quali sarà Gioacchino da Fiore con i molti testi figli della tradizione nata dalle sue dottri-ne 8. Possiamo già delineare qui alcune caratteristiche tipi-che del linguaggio usato nella letteratura profetica: da un lato, la presenza costante di una serie di testi e autori che vengono citati come garanzia dell'affidabilità della profe-zia stessa; la menzione di antichi profeti-non solo biblici-e di vaticini di origine remota è indispensabile per ren-dere credibile il messaggio e contribuisce a inserire un piano di mediazione ulteriore tra Dio-fonte e comunità-destinataria del messaggio, che prima di arrivare al profe-ta del presente passa dai profeti del passato che lo porta-no, talvolta in sogno, a chi è incaricato di divulgarlo. Dall'altro, la continua rielaborazione dei testi, che vengo-no adattati al contesto storico per avere un legame effetti
Gli uomini hanno sempre pensato di abitare il mondo, in realtà non sono mai usciti dalla descrizione che le varie epoche hanno dato del mondo.
Ciò che non si dice non esiste 3 . Il linguaggio è probabilmente il più forte mezzo di creazione di ruoli che la specie umana ha a sua disposizione. Il linguaggio sia parlato che scritto, esprime e trasmette la visione della realtà di chi lo utilizza, ovvero non riflette la realtà in sé, ma il modo in cui essa viene interpretata. Quindi, il linguaggio non svolge soltanto una funzione informativa, ma riesce a mostrare e ribadire anche, in ogni contesto, l'ordine sociale. Come ben affermato da Perra e Ruspini 4: "Il linguaggio, formato da complessi codici di comunicazione (…) consente (…) di definire la realtà, nominandola, raccontandola, descrivendola e interpretandola". Le lingue che parliamo oggi sono lingue storiche 5 , ossia, come dice Jörn Albrecht (1997, 15): "entità per niente naturali ma culturali sorte durante il corso della storia e, perciò, non derivabili, almeno non esclusivamente, sulla base di leggi generali". Molte delle norme descritte nelle grammatiche e codificate nei vocabolari rispecchiano, infatti, o una determinata situazione storica o preferenze individuali, che non di rado testimoniano una specifica ideologia. Inoltre, e oggi più che mai, la loro attuazione nell'uso viene regolata da norme sociali, a sua volta protette e promulgate da istituzioni. Queste norme, però, non sono inalterabili. Di fatti, cambiano se l'iniziativa, partita da una persona, viene accettata da altre, perché fa senso, corrisponde ad un bisogno o piace semplicemente. Si potrebbe affermare che la lingua esprime il nostro pensiero rispetto alla realtà e veicola eventuali stereotipi e discriminazioni, d'altro canto la lingua è in grado di condizionare l'interpretazione della realtà, induce una certa visione del mondo e rafforza gli stereotipi. Essa porta dentro di sé una parte significativa dell'inconscio collettivo che nel patrimonio linguistico si è depositato nel corso del tempo, trasmette l'ordine simbolico nel quale viviamo e lo riproduce ben al di là della coscienza dei singoli 3 Intervista a Cecilia Robustelli, da noidonne.org del 5 febbraio 2008 4 M. S., Perra, E., Ruspini, La società del maschile 'neutro'. Alle radici dell'ostilità verso un linguaggio sessuato e 'non umano', http://www.ingenere.it, 21/4/2015 5 E., Coseriu, (1988): Sprachkompetenz. Tübingen: Francke, p. 24-25
La parola contraria, 2017
La relazione conclusiva presentata in occasione dell'esame di Linguaggi della Politica (dott.ssa Marianna Esposito - Università Degli Studi di Salerno), nel mese di giugno 2017. Il lavoro è frutto di uno studio e di un'analisi che compara il pensiero di Carla Lonzi e di Judith Butler alla luce della contemporaneità e delle sfide del presente, in risposta a quello che più comunemente chiamiamo "sistema partitocratico".
2020
In Martial's epigrams Silius Italicus is portrayed as a man of learning, author of the Punica and admirer of Vergil's works, but also as a public figure and a former consul of Rome. My paper focuses on the epigrams devoted to the 'political' Silius, and suggests to relate them mainly to a certain stage in Silius Italicus' life and to a specific communication strategy.
Quaderns d'Italià n. 25, 2020
Riassunto Questo articolo illustra un confronto della lingua di sei politici italiani: Berlusconi, Bossi e D'Alema per il periodo 1994-1998 e Alfano, Renzi e Salvini per il periodo 2014-2016. I testi considerati comprendono comizi, post su Facebook e tweets. Il confronto si basa sull'analisi automatica di ricchezza e densità lessicale, incidenza del vocabolario di base e leggibilità. Lo scopo è verificare due assunti ampiamente condivisi: che la lingua dei politici sia andata semplificandosi e che i populisti comunichino in maniera più semplice degli altri leader. I risultati indicano che le due ipotesi sono in parte confermate dall'indice di leggibilità ma smentite dalle altre misurazioni. È dunque necessario riflettere sul ruolo dell'analisi automatica dei testi e sul concetto di lingua semplice. Parole chiave: italiano digitato; italiano dei politici; comunicazione politica; linguistica dei corpora; semplificazione linguistica. Abstract. Simplicity, Simplification and Simplism. Misunderstandings in political discourse analysis This paper compares the language of six Italian politicians: Berlusconi, Bossi and D'Alema during the 1994-1998 period, and Alfano, Renzi and Salvini from 2014 to 2016. Texts include speeches, Facebook posts and tweets. The comparison is based on the automatic analysis of lexical richness and density, basic vocabulary and readability. The aim is evaluating two commonly shared opinions: that the language of politicians has become simpler in time and that populists use simpler language than mainstream politicians. Results show that both hypotheses are partly confirmed by the readability index and disproved by the other measures. Thus, the role of automatic text analysis and the concept of "simple lan-guage" need to be reconsidered.
2008
Gli uomini hanno sempre pensato di abitare il mondo, in realtà non sono mai usciti dalla descrizione che le varie epoche hanno dato del mondo.
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Italian Studies , 2021
Le forme della propaganda politica nel Due e nel Trecento, a cura di P. Cammarosano, Roma, École francaise de Rome, 1994, pp. 157-182
Zwischen Pragmatik und Performanz: Dimensionen mittelalterlicher Schriftkultur, a cura di C. Dartmann, T. Scharff, C. F. Weber, Turnhout, Brepols, 2011 (Utrecht Studies in Medieval Literacy, 18), pp. 237-262.
in Atti del VI Forum Internazionale del Gran Sasso Partenariato Euro-Africano: V Conferenza "Conoscere per Costruire. Il Ruolo dei Centri Accademici, di Ricerca e della Formazione" (Teramo, 28-30 settembre 2023) , 2024
Philosophical Readings, 2020
Romansk Forum XV Skandinaviske romanistkongress, 2002
Rivista Italiana di Filosofia del Linguaggio, 2012