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1985, "La Sicilia"
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A chi si chiedesse che cosa sia rimasto dell'antico Carnevale di Sici1ia non si potrebbe che rispondere con le parole del Pitrè che a questa usanza dedicò largo spazio nel primo volume di Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano, e successivamente in La famiglia, la casa, la vita del popolo siciliano 1 . «Certo,scriveva il nostro autore nel 1889 -chi volesse farsi un'idea dell'antico Carnevale siciliano, non potrebbe, senza cadere in grossolano errore, guardare al Carnevale presente, perché ben poche feste periodiche furono più caratteristiche, più clamorose di queste, nelle quali la innata passione del popolo pel divertimento e pel sollazzo trova pabulo e sviluppo.
La figura della Gorgone risale a epoche molto antiche, in cui la donna era ancora riconosciuta come incarnazione del sacro femminino terrestre e acquatico. La più antica raffigurazione di Gorgone finora scoperta è una maschera del 6000 a.C. ritrovata in Tessaglia, nella Grecia settentrionale. Questa maschera dal terribile aspetto mostra occhi tondi, narici dilatate, denti aguzzi digrignati e lingua pendente, tutte caratteristiche che richiamano il furore animalesco, la natura bestiale e selvaggia. A questi elementi sono aggiunte spirali dipinte di rosso, che nella simbologia e nel colore indicano il potere rigenerativo, lo slancio alla vita e il flusso sanguigno. È infatti una caratteristica comune alle raffigurazioni delle Gorgoni l’associazione di caratteri spaventosi e minacciosi, che richiamano l’aspetto oscuro e spietato della dea della morte, e simboli di rinnovamento, quali spirali, tralci di vite, lucertole e serpenti, che invece richiamano la rigenerazione, il ciclico rinnovamento e quindi la visione della morte come passaggio per accedere a una nuova esistenza rinnovata e illuminata da una nuova consapevolezza. Questo tipo di maschere erano probabilmente indossate dalle antiche profetesse e sacerdotesse durante i loro rituali sacri, intimamente legati al potere della Gorgone, ovvero alla trasmutazione profonda.
La Clessidra, 2012
Othello non è il primo, né l'unico personaggio di colore nella storia del teatro elisabettiano. Infatti, la figura del Moro era già popolare nei pageants e nelle rappresentazioni teatrali del XVI secolo 1 . Nelle opere inglesi, precedenti Othello, aventi un protagonista di colore, i "neri" (in genere indicati con il generico appellativo di Moors) presentano caratteristiche piuttosto convenzionali: o sono descritti sommariamente come semplici soldati, oppure sono uomini passionali capaci di qualsiasi cattiveria. Addirittura, nel dramma storico intitolato The Comicall Historie of Alphonsus, King of Aragon, scritto da Robert Greene nel 1599, Arcastus, re dei Mori, non è descritto affatto. Così in Tamburlaine the Great di Christopher Marlowe, i sovrani di Fez, del Marocco e dell'Arabia sono personaggi appena abbozzati, subordinati all'orgoglio e allo sfarzo esibiti dal personaggio di Bajazeth, imperatore dei Turchi.
mescalina, 2020
Questo lavoro è uno studio culturale sul personaggio Charlie Parker. Parker è stato oggetto di una visione spesso agiografica e la mia analisi cerca di "smascherare" i tanti Parker possibili e anche alcuni forse impossibili.
L'ambiguità di Dioniso, dio dalle molte forme e dai molti nomi, è il filo rosso lungo il quale si dipana il saggio, che analizza il complesso sistema dei miti relativi al dio, i legami della religione orfica con il mondo egiziano e quello orientale, la presenza dell'elemento dionisiaco nel teatro tragico (problematica fondamentale nella cultura greca) spingendosi anche ad indagare le persistenze del mito di Dioniso nei riti carnevaleschi dei nostri giorni, in particolare nel carnevale sardo. Dio vittima ed insieme carnefice, nel mondo greco Dioniso rappresenta l'elemento irrazionale, cangiante e ambiguo, capace di morire e di rinascere, contrapposto alla razionalità ed all'ordine rappresentati da Apollo, secondo la nota opposizione apollineo-dionisiaco introdotta da Nietzsche ne La nascita della tragedia. Maria Grazia Boracchi analizza la doppiezza di Dioniso facendo riferimento alle fonti storiche (Erodoto in primis), alla letteratura (dagli antichi inni ai testi dei poeti tragici), alla scultura, alla documentazione delle tavolette micenee in una prospettiva quanto mai ampia e stimolante.
Toruńskie studia polsko-włoskie. Studi polacco-italiani di Toruń, 2014
La maschera accompagna la vita dell'uomo sin dalla notte dei tempi e veniva chiamata a svolgere innumerevoli funzioni: si indossava per proteggere il viso durante le battaglie, era legata alle antiche pratiche funerarie, magiche o religiose o per celare la propria identità durante le feste 1 . Nell'ambito teatrale la maschera è presente dall'antichità, quando raffigurava le caricature degli dei, degli eroi o dei tipi popolari. Con il passare del tempo le maschere, intese come volti finti, vengono sostituite dalle maschere di carattere in cui gli elementi fissi erano costituiti dai tratti personali o dalla professione svolta 2 . già nelle commedie greche e latine di Aristofane, Menandro, Plauto o Terenzio trovarono largo spazio i personaggi tipo, di pronta caratterizzazione, partecipi di modelli dell'intrigo, destinati a occupare il palcoscenico per secoli.
Su "Fraülein - Una fiaba d'inverno", di Caterina Carone
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Groundbreaking, 2023
Estudos Semioticos, 2022
Prospettive Siracusa, 1995
Conferenza’ De Roma a Olisipo: perspetivas sobre a edição de epigrafia no século XXI e sobre os estudios de Arqueologia entre Itália e Lusitania, Universidade de Lisboa 1-3 Junho 2023
Il Carnevale e il Mediterraneo. Tradizioni, riti e maschere del Mezzogiorno d'Italia, 2010
The impersonal. It is thought, it is felt, it is created
L’Aquila storia della città e del territorio. Divenire resilienti in un contesto di sviluppo sostenibile, 2021
Pulcinella, ‘maschera nuda’ di Francesco Nappa, 2018
Lo spirtito della maschera, 2015