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This paper takes a review of the various theories that study the percept of music. We analyzed the adaptive theory, the theory of transformative music and the idea of cultural evolution. Also we featured the neuropsychological approach to music through the analysis of patients with amusia or with aphasia without amusia, we discussed the latest research in the psychology of emotions related to music and hemispheric lateralization produced by listening to music with emotional connotations. Finally, we presented some studies based on cross-modal priming paradigm, able to provide new answers to the interpretation of the music. A study of musical emotions cross-modal complex and may offer an opportunity to expand the knowledge on how the music cognition may affect other activities, behaviors, domains.
In Circolo 11, 2021
intende intervenire sui principali temi della ricerca filosofica contemporanea, senza preclusioni di scuola e di provenienza accademica. La Rivista è liberamente accessibile online all'indirizzo http://www.incircolorivistafilosofica.it, ha cadenza semestrale e si avvale del lavoro volontario di tutti coloro che la producono. Gli articoli scientifici, pubblicati nelle sezioni La Questione Filosofica e Laboratorio, sono sottoposti ad un processo di revisione tra pari a singolo o a doppio cieco secondo quanto indicato dall'Art. 9 del Regolamento per la classificazione delle riviste di area non bibliometrica. I contributi pubblicati nelle altre sezioni possono non essere sottoposti a revisione secondo quanto indicato dall'Art. 9, comma 5 del medesimo Regolamento, sebbene in alcuni casi il Direttivo si riservi la possibilità di sottoporli a revisione.
Rispondiamo a un articolo di Cristina Meini su musica, emozioni e cognizione (in pubblicazione su Sistemi Intelligenti), presentando una prima rudimentale versione della nostra teoria della Rilevanza musicale.
LIM, 2009
Le ricerche sulla prassi esecutiva storicamente informata si sono estese in molti campi, dai problemi riguardanti le differenze stilistiche tra le tecniche esecutive alla costruzione degli strumenti e ai repertori. Resta tuttavia ancora da approfondire la ri-cerca sulla prassi del partimento, che unisce in modo unico aspetti didattici e artistici. A partire dal XVII secolo, in particolare a Napoli, questa prassi costituì una parte im-portante dell'educazione musicale, e venne in seguito recepita e utilizzata nel resto dell'Italia, così come in Francia, ben oltre gli inizi del XX secolo. Il presente articolo vuole contribuire a colmare questa lacuna, e allo stesso tempo intende mostrare l'im-portanza dei partimenti nell'insegnamento della musica antica. Come esempio userò la Sonata "Perfidia" di Francesco Durante (1684-1755), che è basata su un basso di partimento, e di cui ci è pervenuta una realizzazione coeva all'epoca del compositore. Cos'è un partimento? La parola partimento è etimologicamente collegata al verbo [s]partire (da cui par-tizione), che significa suddividere. Di fatto, si tratta spesso di una linea del basso con o senza cifrature. Emanuele Imbimbo dà una lapidaria e pragmatica definizione della parola: «Partimento derivando da Partior (dividere) si è applicato alla musica per la distribuzione de' numeri sul basso». 1 Una più pregnante formulazione è quella di Giorgio Sanguinetti: «Perhaps a good definition is a metaphor: a partimento is a thread that contains in itself all, or most, of the information needed for a complete composition. […] A partimento is only potentially music» [Sanguinetti 2007, 51]. A prima vista i partimenti sembrano spesso semplici e scolastici, consistendo spesso in una sola linea del basso con o senza cifrature. Questa "illusione ottica" porta a considerare la prassi del partimento come una sorta di "nicchia" all'interno della pratica del basso continuo, come "musica per solo basso continuo", o anche come 1. Emanuele Imbimbo (1756-1839) fu allievo di Giuseppe Sigismondo e contribuì alla diffusione del-la musica napoletana a Parigi. Curò l'introduzione e una nuova parte delle regole per l'edizione francese dei Partimenti ossia Basso numerato […] di Fenaroli [1813].
Published in: M. La Matina, F. Focosi (ed.), Musica, Filosofie dell’esperienza e Forme di vita, De Musica, XXI , 2017
Quanti presupposti implica la comprensione della musica in quanto opera? Per rispondere è necessario esaminare l'apparato categoriale che orienta l'at-tenzione dell'ascoltatore. Il " sentire come opera " sembra richiedere almeno due capacità fondamentali: 1) cogliere nei suoni che vengono ascoltati una struttura re-identificabile con valore normativo e 2) dirigere l'attenzione sulle proprietà artistiche sopravvenienti su una base costituita dalle proprietà espressive (a loro volta sopravvenienti sulle proprietà fisico-fenomeniche). Le conoscenze storico-artistiche e più generalmente contestuali costituiscono il principale catalizzatore in grado di rendere effettiva tale esperienza.
Presentare la Carlotta Corday illustrando in sostanza solo una delle caratteristiche drammatico-musicali, significa attribuire grande valore ai rapporti tra parola e suono per ricostruire il processo compositivo dell'autore. L'opera è un fenomeno multiforme in cui dramma, poesia, musica e spettacolo concorrono a formare un evento che rivela i principi intellettuali dell'autore e l'esperienza rappresentativa. Due elementi questi che costituiscono un buon punto di partenza per uno studio di tipo drammaturgico. 1 Non sempre però uno studioso può disporre di questi dati. Infatti la Carlotta Corday, composta tra il 1880 e il 1885, non solo non è stata mai rappresentata, ma costituisce anche l'unico lavoro teatrale musicale composto da Michele Bellucci, per cui non è possibile fare confronti, analogie convergenti o comunque cercare di capire se vi siano rapporti di derivazione di quest'opera con altre sue precedenti. Anche sull'origine e la nascita dell'opera esistono pochissimi elementi che provengono dalla documentazione esterna. Ce li forniscono brevemente i figli Ermanno e Mario Bellucci, nel volume La vita e le opere di Michele Bellucci, pubblicato nel 1961, circa ottant'anni dopo la composizione della Carlotta Corday. 2 Trattandosi dell' unica, anche se indiretta, testimonianza sulla genesi dell'opera mi pare utile riportarne il contenuto: Ecco come nacque l'opera lirica. Una sera del 1880 a Bari, il Bellucci contava appena 30 anni, e nell'intervallo tra un pezzo e una composizione, il Montedoro abbracciando l'amico disse: «Non ho mai scritto un libretto 1-Per i fondamenti della drammaturgia musicale cfr. Carl Dahlhaus, Drammaturgia dell'opera italiana, in Storia dell'opera italiana. Teorie e tecniche, immagini e fantasmi, Torino, EDT, 1988, VI, pp. 7-162. 2-C'è quindi da considerare che i lunghi tempi, trascorsi tra gli avvenimenti e la stesura della pubblicazione, possono aver determinato un margine di inattendibilità nella narrazione. Significati musicali nella dinamica affettiva della Carlotta Corday Patrizia Balestra d'opera, ma per te lo voglio scrivere!». Il Bellucci ne fu naturalmente com-mosso… e pensò subito alla enorme difficoltà di poter «materializzare» un così bel proposito. Mettere in musica un tal soggetto, rivestire di note un libretto, non era facile impresa. Così il maestro finì di essere più commosso che felice. E tra abboccamenti, discussioni continue per la ricerca del soggetto, dei personaggi, dell'ambiente, appunti e spunti, disegni ed ac-cordi…finalmente un bel giorno fu trovato il soggetto. 3
Tenzone Revista De La Asociacion Complutense De Dantologia, 2005
Articolo pubblicato su: "MUSICA NEWS-Rassegna di Arte, Musica e Cultura"3-24, a cura di Amedeo Furfaro, p.15 https://www.amedeofurfaro.it/ musica-news, 2024
Jaak Panksepp, neuroscienziato, psicologo e psicobiologo statunitense, definisce la musicalità comunicativa oggetto di studio alla base delle dinamiche funzionali e morfologiche dei gesti vocali e corporei, in quanto i suoni, nel corso dell'evoluzione umana, trasmettono emozioni e precedono la nascita del linguaggio. Egli afferma che la musicalità comunicativa può essere associata ad una forma di espressività sociale creativa, una sorta di "giocosità", che contribuisce a strutturare comportamenti sociali e a favorire la plasticità cerebrale del bambino nel contesto di riferimento.
Il canto V dell'Inferno è analizzato secondo le sezioni B e C del sistema Hallig-Wartburg: ci si propone di indagare in che modo Dante si confronti per la prima volta con le anime dei dannati e in che misura la lingua venga piegata a questo scopo. Particolare attenzione è data alla parola 'lai', che Dante sembra riprendere dall'antico francese, e a 'dolenti note', espressione famosissima che divide il canto a metà. Alla luce di questa analisi sarà chiaro come il canto di Paolo e Francesca sia centrale nella commedia da un punto di vista sia poetico che linguistico.
Istituzionalizzazione e trasmissione della musica arabo andalusa tunisina, il mal'uf, dai primi anni del Novecento ai giorni nostri.
Sancta Morum Elegantia. Stile e motivi di unpensare teologico. Miscellanea offerta a Elmar Salmann, 2018
Durante una sua lezione a Cracovia P. Salmann ha detto che si può dire più di una sonata di Beethoven che di un trattato teologico. Se vogliamo classificare questa frase come provocatoria, si deve ricordare il titolo di un libro di Salmann: La teologia è un romanzo1. Lo sforzo continuo di Salmann di attraversare vari paesaggi (per usare una delle sue parole preferite) di cultura e arte nella ricerca delle forme e idee sempre più vicine alla sensibilità moderna, giustifica – e pure spinge – a continuare, o piuttosto sviluppare questo cammino. Interessante che Salmann, nonostante la sua sensibilità e anche le sue competenze musicali, non abbia mai scritto niente esplicitamente sulla musica. Forse per rispetto per la specificità di questa arte? Tuttavia, dato che nei nostri tempi il rispetto come tale sta per sparire e l’ignoranza sia musicale che teologica è sempre più grande, forse è arrivato il tempo per coinvolgere la musica nel discorso teologico. Sembra una utopia – o una provocazione, ma forse anche un atto di disperazione, magari con «un sorriso sofferto», per citare un altro titolo di Salmann. Può davvero la musica aiutare la teologia? Proviamo a rispondere a questa domanda anche in modo un po’... musicale.
2018
Relazione al convegno "Interpretazione. Reti di relazioni generate da un'opera d'arte", Trento, 30-31 gennaio 2018
Titolo lavoro pag. 5 » 48 » 71 » 116 » 128 » 159 » 195 » 211 » 219 » 233 » 241 » 248 » 257 » 269 » 297 SAGGI DOMENICA FALARDO, Giuseppe Maria Galanti tra "pensieri vari", ultime volontà e documenti inediti ENZA LAMBERTI, Foscolo: autoesegesi LUIGIA ACCUMULO, Thomas James Mathias, arcade inglese nella Napoli di primo Ottocento. Prime ricognizioni bibliografiche e documentarie GIOVANNA ZAGANELLI, Dalle teorie dell'interpretazione alla esegesi dei testi letterari. Iser tra Collodi e Dickens FAUSTO TUSCANO, Aspetti del pensiero musicale dei Canti Orfici DOMENICO CAPPELLUTI, Un "corsaro" all'attacco del Potere INTERVENTI RODOLFO DI BIASIO, La notte nel Purgatorio CARLO SANTOLI, Riscritture goldoniane: l'originalità dei libretti 'seri' GIOVANNA ZAGANELLI, Le macchine del tempo in letteratura: Proust e Genette leggono Nerval e Flaubert NOTE E RASSEGNE SANDRA CELENTANO, Gli Albigesi di Giuseppe La Farina tra storia, romanzesco e impegno anticlericale nella nuova edizione di Ella Imbalzano LUCIA CRISTINA TIRRI, Su un'antologia bilingue della diaspora italiana CARMELA LUCIA, Le forme plurime della rêverie del passato: Gli Anni Piccoli di Enzo Moscato LUIGI TASSONI, Il Medioevo contemporaneo di Giulio Angioni RECENSIONI «Scrivo novelle poetiche e poesie; nessuno mi vuole stampare e io ho bisogno di essere stampato: per provarmi che esisto, per scrivere ancora ho bisogno di essere stampato.» 1 -così Dino Campana da Marradi il 6 gennaio del 1914 a Giuseppe Prezzolini, allora direttore della rivista fiorentina «La Voce».
Civiltà Musicale, 2019
An essay specifically dedicated to the "Aggiunta", which Berardi felt the need to publish in 1681 as an appendix to the "Ragionamenti Musicali" and which represents a study on the theme of listening and practicing music, on the method, the principles and the effects of sound perception.
Viviana Andreotti, 2023
After the studies of the last century, after having placed attention on the universe of sound reception and selfexperience, it is no longer possible to speak about Philosophy of Music without going through the reflection on the moment of listening. Starting from some questions posed by high school students, I try to briefly fix the focus on the most important questions within the problem of music listening education and some philosophical perspectives.
2022
In this research I analyze some performances of Visual Vernacular, an art typical of the Deaf culture that combines pantomime, cinema, music, acting, poetry. The purpose of this research is to use the Visual Vernacular within an inclusive music lesson at school and, therefore, to generate an inclusive musical practice for the deaf and hard of hearing. My intent is to test the validity and effective usability of a lesson of this type on pupils aged between 10 and 12 years. The state of my work is in an initial phase of planning the lessons and defining the methods for verifying and evaluating the validity of my proposal.
Non sono un italianista né un critico letterario; il mio intervento a questo convegno è motivato dal fatto che da tempo studio le forme della enunciazione.Il caso di Dino Campana e della composizione dei Canti Orfici rappresenta ai miei occhi una finestra particolare da cui traguardare i modi della enunciazione poetica.
"De Musica" XII (2006), 2006
Non esiste cultura nel mondo che si dispensi dall'avere e dal praticare la musica. Gli antropologi, gli etnologi, i ricercatori della semiologia musicale e perfino gli etologi sono concordi nell'assegnare un alto valore di significato alle pratiche musicali delle tribù dell'uomo. Se però la musica ha un senso ovunque essa sia stata e venga praticata, la domanda sul senso della musica sembra appartenere soltanto alle culture che fanno uso della scrittura. Ciò può dipendere dal fatto che i popoli tribali vivono in modo empatico la loro presenza nell'universo musicale. Ovvero può dipendere dal fatto che la musica che si interroga sul proprio senso non è più meramente comunitaria. Se così fosse vorrebbe dire che la domanda "che senso ha la musica?" non esprime, come tutte le domande, una ignoranza, ma è essa stessa già espressione di un sapere e di una cultura. In queste brevi note vorrei tentare di far chiarezza sulla domanda di senso legata alla musica dall'interno della prospettiva che sento più vicina, cioè quella della Filosofia dei Linguaggi [cfr. La Matina 2004]. La mia ipotesi è che vadano scartate le soluzioni che trattano il senso come un fenomeno denotazionale, prescindendo da una spiegazione anche causale del riferimento in musica. Trattandosi di osservazioni sul significato della musica sarò costretto qua e là a dare per scontate alcune conoscenze e a sorvolare su problemi che meriterebbero ben altra e più approfondita riflessione. * Questo testo è la versione rielaborata e aggiornata dell'intervento da me letto e discusso al convegno Approcci semiotico-testologici ai testi multimediali, Università di Macerata 16-18 ottobre 2000, organizzato da János Sándor Petöfi e Francesco Orilia. Ringrazio Andrea Garbuglia per gli stimoli e i suggerimenti che mi ha amichevolmente donato.
La preparazione di questo mio testo -che definirei un ragionamento ad alta voce più che una lectio, come molto generosamente è stato presentato -è stata accompagnata da uno scambio di corrispondenza con la Biennale, con il suo direttore e con il curatore scientifico delle «incursioni antropologiche» di cui viene a far parte. Vi risparmio la lettura di quella corrispondenza, del tutto innocua, e chiarisco subito che il riferimento alla medesima è privo di qualsiasi intenzione polemica. Ma quei pochi che mi conoscono già sanno che ho il vizio di prendere sul serio i titoli delle manifestazioni, dei dibattiti, dei saggi, e perfino i testi dei comunicati stampa e delle presentazioni, e che cerco di estrarne qualche illuminazione per le cose che voglio discutere. Lo farò di nuovo.
Spesso nel parlare comune si tende a identificare la scrittura musicale con la musica stessa. Non andrebbe mai dimenticato invece che la scrittura musicale non è " la musica " , ma soltanto un metodo di memorizzazione per il musicista. Essa è solo una mappa, a volte anche molto parziale, della creazione musicale e " la mappa non è il territorio ". Non esiste musica se non c'è un generatore di suono che produce vibrazioni dell'aria-strumento meccanico o macchina digitale che sia-. E soprattutto occorre che questa vibrazione venga percepita da una mente umana: il suono non è un'entità fisica ma una sensazione percettiva, e senza un ascoltatore la musica non esiste. Fino al 1877, anno in cui Thomas Alva Edison brevettò il fonografo, l'unico modo di memorizzare la musica era quello di scriverla. I musicisti occidentali usano il sistema neumatico per la scrittura musicale da circa un millennio e si può dire che questo sia stato, oltre alla pura comunicazione orale, il metodo universalmente più usato per tramandare la musica da una generazione all'altra. La scrittura musicale, oltre a trasmettere le informazioni principali da un musicista all'altro per l'esecuzione di un brano, si è dimostrata per i compositori anche una potentissima arma di speculazione intellettuale e un prezioso strumento per l'organizzazione dei suoni: è per questo che ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della musica occidentale, ed è principalmente merito della scrittura se nella cultura occidentale sono state sviluppate una gran quantità di forme musicali che non hanno uguali per complessità e per varietà nelle altre culture. Ma la scrittura musicale è stata anche fortemente condizionante per la creazione musicale stessa, dato che, lungi dall'essere un fedele strumento di registrazione, come tutti i sistemi che trasformano la natura del messaggio impone una sua precisa e limitante logica, per cui se alcune soluzioni compositive sono facilmente traducibili sulla carta, altre sono più difficoltose o addirittura impossibili da scrivere. L'appartenenza del suono all'esclusiva dimensione temporale rende la musica un'arte astratta e difficile da memorizzare (sappiamo bene quanto per la nostra mente la dimensione del tempo sia quasi totalmente subita e poco controllabile). Quando invece si trasforma la musica in messaggio scritto viene operata una conversione dalla dimensione temporale a quella spaziale e così il tempo diviene segno, un'entità facilmente misurabile e gestibile. Grazie alle convenzioni cartesiane, qualsiasi durata può essere visualizzata e compressa in un solo istante con un colpo d'occhio. Così un musicista può facilmente mettere in relazione singole sezioni di un'opera anche molto distanti tra loro, può valutare le proporzioni musicali proprio come un architetto farebbe con il plastico di un progetto. I suoni che costituiscono un'opera e che si succedono nel tempo sono presenti nella partitura contemporaneamente, osservabili nella loro totalità e quindi organizzabili. E' tutto questo che rende possibile la composizione della musica, perchè il suono, totalmente astratto e sfuggente nella sua dimensione, viene convertito in oggetto misurabile. La scrittura tradizionale
Il presente lavoro nasce con l'intenzione di avviare un percorso filosofico nel merito del problema dell'esperienza musicale e della costituzione dei suoi oggetti, chiarendo alcune tematiche fondamentali in vista della possibilità di una descrizione fenomenologica dell'esperienza musicale. Il lavoro si articola in tre momenti distinti. Il primo momento consta di una digressione storico-critica volta a far emergere le necessità teoretiche che guidano lo sviluppo dei successivi due. Il secondo momento si raccorda al primo attraverso un focus sul fenomeno dell'espressività musicale, tema che dall'inizio del secolo scorso si è affermato come portante in buona parte del dibattito filosofico contemporaneo. Tale fenomeno viene messo in luce come gradiente qualitativo nel determinare il confine tra ciò che è musica e ciò che che non siamo disposti a riconoscere come tale. La sua indagine permette una prima delineazione della costituzione ontologica degli oggetti cui si riferisce l'esperienza musicale. Il terzo ed ultimo momento interroga infine la pratica musicale in quanto sfera originaria. All'interno di essa hanno origine e spazio di sviluppo una nozione socialmente condivisa di “musica” e un sistema normativo in grado di presiederne a priori le realizzazioni concrete, vale a dire gli oggetti musicali stessi.
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