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2014
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The article attempts a critical comparison with Totaro's arguments, of which ap preciates the high level of philosophy. It covers three main points: the concept ion of the unconditioned, the relation of the finite with the absolute and the p erspectivism of truth. Very convincing are the defense of the ontological approa ch and the attempt to found ethics on the ontology. Just the close relationship between ethics and ontology should orient toward the affirmation of freedom as t he original principle. Finally, it seeks to show that the perspectivism of truth is better established in a hermeneutics that does not dissolve the truth but th ink it as inexhaustible.
Ragione impura: Una Jam Session su …, 2006
The papers consider the role of imagination, and in particular of metaphysical imagination in scientific knowledge, suggesting an analogy between metaphysics and central perspective in geometry: it can be used to express by images something that cannot be fully conceived conceptually, but it contains an intrinsic tendency to justify itself on the basis of a more natural or truthful representation; the images might stimulate the active role of the subject in the representation but also tend to present themselves as the reflection of God’s eye; they might allow a recognition of the incompleteness and limitedness of the human’s point of view but also transform themselves into illusions that deceive the subject.
2015
ITALIAN: Contrariamente a quanto possa suggerire una lettura superficiale, il prospettivismo di Nietzsche è limitato alla sfera teoretica solo in apparenza. Nietzsche, infatti, collega questa nozione alla propria analisi dei valori e, più in generale, alla critica della morale. Scopo del presente articolo è di presentare una disamina di quello che possiamo chiamare il "prospettivismo morale" di Nietzsche. Col preciso scopo di rispondere alla domanda relativa a quale tipo di filosofia pratica derivi dalle riflessioni di Nietzsche sul prospettivismo, concentreremo la nostra attenzione su due posizioni che erroneamente si crede possano seguire da esse: l'individualismo radicale e il relativismo forte. ENGLISH: Contrary to what a superficial reading of Nietzsche might suggest, Nietzsche’s perspectivism is only apparently limited to the theoretical sphere. In fact, Nietzsche also relates perspectivism with his analysis of values and, more in general, with his critique of morality. The aim of the present paper is to present an overview of what might be called Nietzsche’s “moral perspectivism”. In order to answer the question about what kind of practical philosophy derives from Nietzsche’s perspectivism, we shall focus the attention on two views which are erroneously believed to follow from it: radical individualism and strong relativism.
2016
Il pensiero prospettivistico del Nietzsche maturo sorge come reazione alla «fede in un valore metafisico e in sé della verità» che, a partire da Platone, ha animato la cultura occidentale. Agli occhi di Nietzsche, tale fede si trova all’origine del processo di degenerazione antropologica che ha caratterizzato la morale europea, ed è pertanto su di essa che occorre operare criticamente se si vuole avviare un contromovimento in grado di permettere all’umanità di orientarsi nei meandri labirintici del nichilismo. Attraverso una contestualizzazione delle riflessioni di Nietzsche sul tema del prospettivismo, il presente studio si propone di rilevare la componente pragmatista che si trova alla base di tale critica. In linea con quanto osservato da William James e condividendo molte delle istanze che il suo pragmatismo portò a maturazione, il pensiero prospettivistico di Nietzsche si presenta infatti come strategia per gestire lo svuotamento di senso della nozione di verità a cui conducono i risultati della moderna epistemologia. Esso consiste, in particolare, in una metodologia di orientamento che assume produttivamente su di sé gli spazi lasciati aperti da un sapere non più metafisico e dogmatico e che, pertanto, permette di avviare un nuovo percorso educativo per l’umanità a venire.
Una costante degli studi che, già dalla fine del diciannovesimo secolo, sono stati dedicati all'analisi della relazione tra Nietzsche e Dostoevskij, è senza dubbio l'accostamento della massima di Ivan Karamazov (se Dio non esiste e se non vi è immortalità dell'anima, tutto è permesso) al motto «niente è vero, tutto è permesso», presente nello Zarathustra e nella Genealogia della morale 1 . Nel paragonare queste due frasi, gli interpreti hanno spesso cercato di dimostrare che le opere del maturo Dostoevskij possono essere lette come una critica ante litteram delle idee più pericolose della filosofia nietzscheana 2 . Nel caso de I fratelli Karamazov, ad esempio, il parricidio, conseguenza indiretta delle teorizzazioni di Ivan, proverebbe il fallimento delle stesse e dunque, mutatis mutandis, anche del pensiero nietzscheano, il cui fulcro sarebbe da ritrovarsi, ridotto a massima, nel motto citato. Tale ragionamento si basa anzitutto su un presupposto alquanto discutibile, ossia il fatto che sia Nietzsche ad affermare direttamente che niente è vero e, dunque, tutto è permesso. In realtà, un'attenta lettura del passo dello Zarathustra e della Genealogia della morale rivela, in entrambi i casi, che non è Nietzsche (né tantomeno Zarathustra) ad asserire in prima persona la massima in questione. Inoltre, una corretta interpretazione del significato del motto richiede per lo meno che esso sia inserito nel contesto più generale dell'aforisma nel quale si trova.
Bloom: trimestrale in composizione architettonica dell'Università di Napoli - n. 14 (Sett/2012), pp. 31 - 37, 2012
Il "nuovo realismo" sarebbe tanto piaciuto a Lewis Carroll, ne siamo sicuri. Abituato a stravolgere la realtà, passando per specchi e inseguendo conigli vestiti da sabato sera, il matematico inglese non avrebbe potuto non notare che la rivendicazione dei realisti, seppur non abbia nulla di "nuovo," 1 è maledettamente ragionevole. Vediamo di capirci qualcosa. Carroll piegava la realtà, giocava con la modalità, rendeva ambigua ogni espressione e festeggiava i "non-compleanni" per avere più regali. Ma lo faceva per un motivo: dimostrare il potere dell'immaginazione nel lavorare sui fatti, stravolgendoli. Immaginazione e fatti, appunto. Qualcosa c'è, ed è indipendente da noi, ma possiamo divertirci a pensare che non ci sia, o che sia come noi lo vorremmo. Tuttavia, c'è un "però", ed è anche bello grosso: il nostro potere è vincolato all'immaginazione. Carroll, nella vita reale, non sarebbe mai partito all'inseguimento di un coniglio, non avrebbe parlato con un brucaliffo, o reso onore alla regina di cuori.
«Questo è il vero fenomenalismo e prospettivismo, come lo intendo io», scrive Nietzsche in FW 354, chiudendo una lunga riflessione sul tema della coscienza e del bisogno di comunicazione dell’uomo. Mantenendo sullo sfondo le questioni più strettamente legate alla dimensione psicologica, vorrei partire da questa dichiarazione per considerare alcuni aspetti della teoria della conoscenza di Nietzsche ed intervenire in una nuova determinazione del suo carattere prospettico. In particolare, vorrei soffermarmi sul tema del gregge umano e della specie come reale soggetto della visione prospettica, per poi discutere il riferimento al fenomenalismo rintracciabile in alcuni appunti dedicati ad una declinazione del Wille zur Macht come conoscenza.
La tesi di laurea La ‘via italiana’ alla metafisica. Il neoclassicismo di Gustavo Bontadini è, come già si propone di indicare il titolo, ancor prima che uno studio monografico sul pensiero del grande metafisico milanese, il tentativo di individuare all’interno della tradizione filosofica italiana novecentesca una sorta di “filo rosso” che mostri la connessione che sussiste tra “momenti filosofici” in apparenza molto diversi tra loro, accomunati in realtà dalla medesima attitudine - attitudine che nel corso dell’esposizione verrà definita epistemica. Assumendo la figura di Bontadini come punto di giuntura tra le due macrofasi – quella più propriamente idealistico-attualista e quella, immediatamente successiva, metafisico-neoclassica − in cui si divide la parabola del filone epistemico della filosofia italiana, l’elaborato sviluppa le premesse dell’Introduzione (Per un’interpretazione della filosofia italiana) – nella quale vien messa a fuoco, sotto il profilo storico-teoretico, la specificità del filosofare italiano – attraverso tre parti: Una prima, intitolata Storiografia filosofica e storia della metafisica, in cui, dopo aver mostrato che la “teoreticissima storiografia” bontadiniana è il risultato del felice incontro tra le istanze metodologiche dell’idealismo otto-novecentesco e quelle in certo modo teleologiche della neoscolastica (non solo italiana), si ripercorrono le tappe principali di quello stesso discorso storiografico, mettendo in evidenza come i risultati acquisiti in campo storico costituiscano per il filosofo neoclassico le premesse indispensabili alla costituzione e rigorizzazione della propria proposta metafisica: da qui la necessità di confrontarsi con i sistemi del passato in modo critico e strutturale, tentando di individuare assunzioni indimostrate e contraddizioni, allo scopo di emendarle e procedere con successo nella ricerca del vero. Una seconda, intitolata La struttura fenomeno-logica della metafisica bontadiniana, in cui, dopo una rapida ricognizione delle modalità con cui Bontadini ha confrontato le proprie acquisizioni storiografiche alla luce delle recenti conquiste attualistiche, ci si sofferma analiticamente sulla confutazione delle principali tesi dell’idealismo assoluto e sulla costruzione del proprio Teorema di Creazione, che va in direzione del suo superamento pur partendo dalle medesime basi metodologiche. Si mostra così come la sublimazione in senso metafisico dell’idealismo attuale si sia compiuta principalmente per opera di Bontadini e della sua filosofia neoclassica. Una terza, intitolata Discussione e confronto con i pensatori contemporanei, in cui, oltre a ripercorrere rapidamente il confronto tra Bontadini con autori a essa coevi, tanto italiani (Carabellese; Spirito; Faggiotto; Berti) quanto stranieri (Heidegger su tutti), si prende in esame il vero e proprio duello metafisico intrattenuto dalla metafisica neoclassica con la filosofia generata dal suo stesso grembo, il panteismo eternalista di Emanuele Severino – filosofia che costituisce l’esito più importante della sublimazione cui si è fatto cenno, oltreché quello più radicale, perché imponentesi come una negazione dell’intera tradizione filosofica occidentale, non risparmiando da questa Destruktion nemmeno la metafisica bontadiniana, che ne ha permesso l’avvento, gettandone le basi. Chiude il lavoro un Epilogo, in cui si cerca di mostrare le principali fallacie del discorso bontadiniano e delle sue conseguenze: l’episteme italiana, infatti, non è tale perché esente da errori, anche decisivi e ancora tutti da meditare a fondo, ma perché conserva e preserva lo spirito dell’autentico filosofare, che si precisa nella ricerca rigorosa e appassionata del vero.
P. Gori, P. Stellino (a cura di), Teorie e pratiche della verità in Nietzsche (pp. 101-123), 2011
Cristoph Cox ha sottolineato come la tradizione di ricerca che ha assunto il termine "prospettivismo" per indicare la teoria della conoscenza di Nietzsche sia stata avviata dalla scelta di titolare "Biologia dell'impulso conoscitivo. Il prospettivismo", un paragrafo della compilazione postuma La volontà di potenza (cap. III, d); cfr. C. Cox, The "Subject" of Nietzsche's Perspectivism, in: «Journal of the History of Philosophy» 35 (1997), p. 270 n. 6. 4 Esso invita per lo meno a riconsiderare la lettura che è stata fatta di alcuni passi editi, come per esempio la parte della terza dissertazione della Genealogia della morale, in cui Nietzsche osserva che «esiste soltanto un vedere prospettico, soltanto un "conoscere" prospettico» (GM, III 12), sulla quale si reggono le interpretazioni di autori come Maudemarie Clark e Brian Leiter. Cfr. su questo Cox, op. cit. p. 270; M. Clark,
Con l'espressione "neotomismo" si intende quel movimento di rinascita della scolastica medievale e moderna -da cui l'espressione quasi sinonima di "neoscolastica" -e di rivalutazione del pensiero di Tommaso d'Aquino, cominciato nella metà del xix secolo e protrattosi con alterne vicende fi no ai nostri giorni.
1.1. Su verità e menzogna in senso extramorale 9 1.1.1. Illusione e convenzione, consuetudine e oblio nella formazione umana del linguaggio delle verità 1.1.2. Scienza, arte, filosofia 1.2. Sull'utilità e il danno della storia per la vita 17 1.2.1. Felicità e oblio: senso storico e senso non storico 1.2.2. Sull'utilità della storia per la vita 1.2.3. Sul danno della storia per la vita 1.2.4. Storia artistica e gioventù, antistorico e sovrastorico 1.3. Conclusioni 29 2. LA VERITÀ NELL'ARTE, NELLA SCIENZA E NELLA MORALE 2.1. La nascita della tragedia 32 2.1.1. Apollineo e dionisiaco, illusione e verità 2.1.2. Dionisiaco e oblio 2.1.3. La tragedia come elemento di incontro tra verità morale e verità extramorale 2.2. La gaia scienza 40 2.2.1. Istinto di sopravvivenza e istinto di conoscenza, volontà di verità (morale) 2.2.2. La morte di Dio e l'eterno ritorno 2.2.3. Per una gaia scienza 2 2.3. Al di là del bene e del male 47 2.3.1. Volontà di potenza e verità morale 2.3.2. Verità e apparenza, valore dell'illusione e del mondo apparente 2.3.3. I nuovi filosofi e l'uomo come artista creatore 2.4. Conclusioni 53 3. GLI ULTIMI SCRITTI NIETZSCHIANI E LA VERITÀ 3.1. La genealogia della morale 57 3.1.1. Morale, verità e libertà 3.1.2. Morale e vita: la cattiva coscienza, gli ideali ascetici e la loro utilità per la vita 3.2. Il crepuscolo degli idoli 62 3.2.1. Mondo apparente e mondo reale, i filosofi décadents contro la vita 3.2.1. I grandi errori, il libero arbitrio e la redenzione del mondo 3.2.3. I greci e la vita 3.3. Conclusioni 68 Conclusioni 70 Bibliografia 74 3 Introduzione Il problema della verità è centrale nel pensiero filosofico in quanto determinare che cosʼè vero fonda ogni aspetto della filosofia e della vita. La natura del problema della verità è da ricercare nel più vasto problema ontologico: la verità, derivando dal mondo esterno, è determinata da ciò che esiste ed è quindi necessario ricercare prima le condizioni dʼesistenza di ciò che viene preso in esame e determinarne poi la verità in base alla consistenza ontologica. Ogni teoria della verità che esclude il mondo esterno quindi non può essere presa in considerazione, in quanto non tiene conto del presupposto fondamentale dellʼepistemologia. Oltre a ciò, il tema della verità può anche essere legato alle problematiche di tipo morale: teorie della verità dogmatiche determinano sistemi morali poco tolleranti, mentre teorie della verità relativistiche, ma non scettiche, portano a sistemi morali più tolleranti. La teoria riguardo la verità determina dunque i fondamenti di un sistema filosofico, e per questo ritengo che per comprendere il pensiero di un filosofo sia necessario innanzitutto comprenderne la teoria epistemologica. Le teorie riguardo la verità possono essere di varia natura, e un modo per affrontarne le problematiche può essere quello di confinare il mondo definito reale, e quindi veritiero, lontano dallʼuomo: questi atteggiamenti nei confronti del problema della verità hanno in comune il risultato di sfiduciare lʼuomo nel raggiungimento di una teoria epistemologica che non escluda il mondo in cui vivono. I filosofi che a mia discrezione meglio rappresentano questi atteggiamenti nei confronti del problema della verità sono Platone, René Descartes e Immanuel Kant.
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S. Piazzese, Dal thaûma tragico. Alcune riflessioni su Metafisica concreta, in «IlPequod», anno V/10, dicembre 2024, pp. 63-72, ISSN: 2724-0738, 2024
Etica & Politica / Ethics & Politics, 2018
in A. C. Varzi (ed.), Metafisica. Classici contemporanei, Roma, Laterza, 2008
Schegge di filosofia moderna/X, pp. 41-55, 2014
L'Indiscreto, 2024
"Metafisica originaria" in Severino. Precisazioni preliminari e approfondimenti tematici., 2019
Quaestio, 2005