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Carlo Cecchi: funambolo della scena italiana costituisce, anzitutto, l’unica monografia prodotta su l’attore fiorentino, regista e maestro d’arte drammatica del teatro italiano. Il libro ricostruisce la vicenda artistica dell’attore al fine di ritagliare due atteggiamenti caratterizzanti la sua relazione con la scena: il personale percorso di formazione e le modalità del lavoro di formatore: L’apprendistato e il magistero. Firenze si appropria, nelle maglie di questo studio, di una centralità particolare: da patria abbandonata e rinnegata a isola volutamente ritrovata, nella quale l’attore-regista vive una delle fasi più significative della propria maturità, dirigendo dal 1980 al 1995 il Teatro Niccolini, recentemente riaperto, scuola per una schiera di allievi, attori-protagonisti delle scene di oggi.
Articolo su rivista ("L'asino di B."), 1999
Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria, 2023
L’articolo propone una riflessione sul rapporto di Emilio Cecchi con il regime fascista, attraverso l’analisi di tre reportage per il «Corriere della Sera». Il primo realizzato in Libia nel 1937 al seguito di Mussolini; il secondo negli Stati Uniti nel 1937-38 (edito successivamente in "America amara"); l’ultimo in visita ufficiale alle colonie portoghesi in Africa nel 1939 (poi in "Appunti per un periplo dell’Africa"). A differenza dei reportage dei viaggi precedenti (in Messico e in Grecia), gli articoli in questione furono scritti su precise indicazioni del direttore del «Corriere» Aldo Borelli, e attestano in tal senso l’adeguamento dell’autore fiorentino alle volontà del MinCulPop. Ci si propone di indagare gli elementi testuali dai quali emerge la scelta di integrazione ideologica al fascismo, specialmente nelle sue declinazioni razziste. Tale esame si concentrerà pertanto sulle principali strategie retoriche impiegate nella rappresentazione del diverso, dell’altro da sé.
Spesso gli scrittori nazionali raggiungono tale status dopo aver attraversato la tradizione e riflettuto su di essa, direttamente o indirettamente. Una delle vie indirette è il dialogo con altri contemporanei, sondati a fondo fino a trovare quel "pieno" che resiste agli eccessi avanguardistici e alle falsificazioni. Questo è il metodo che Montale sperimenta nel confronto con i critici e gli scrittori più avvertiti del suo folto entourage: Cecchi, Contini, Praz, Solmi e altri.
2014
The paper analyses a movie recently appeared in Italy, Belluscone (2014) by Franco Maresco. The title refers to the deformation of Berlusconi’s name in Sicily. The movie does not speak, however, of the typically Italian “hero” Berlusconi, but of “Belluscone” that is the link for a common feeling whose Sicily is an exemplary case. Through the reference to Lyotard and Jauss among the others, the aim is to show that “Belluscone” is no longer a symbolic disposition, and becomes a sensible surface of contact to which everybody connects in order to have an experience. With its Baroque and ambiguous investigation of “bellusconian” Palermo, the movie makes no exception.
Rielabora ed estende il Begolardo dei Cuadernos e quello della Civetta
Paolo Benvenuto, Giuseppe Montanelli. Una vita, pp. 7-42., 2013
Sovrimpressioni e intersezioni. Tra generi, intermedialità e transmedialità, a cura di Federica Barboni, Fatima El Matouni, Giulia Perosa, 2023
Il presente contributo propone una chiave di lettura inedita della trentennale riflessione cinematografica del critico e giornalista Emilio Cecchi. Dalle teorizzazioni sulla settima arte, ancora legate a un'impostazione di tipo idealistico, alla definizione del "buon" fotogramma come «arabesco spaziale e temporale; dagli scritti nati sul campo, durante la biennale direzione di produzione della Cines, alle spinte in direzione di una narrativa cinematografica; qui si ripercorre l'ideazione di una peculiare concezione del cinema come «mondo alla rovescia», perfettamente incarnata nella figura di Buster Keaton, l'amato attore di slapstick comedy.
Conferenza tenuta da Umberto Ferrigni al Circolo Filologico di Firenze, la sera del 24 gennaio 1898, durante la quale l'oratore spiega quali sono le caratteristiche che contraddistinguono, dal suo punto di vista, l'italiano del palcoscenico (siamo nel periodo in cui la polemica sulla lingua era molto accesa). Il testo è stato pubblicato, nello stesso anno, dalla Tipografia Ricci di Firenze.
"Ut pictura poesis": intersezioni di arte e letteratura. Collana "Labirinti" dell'Università di Trento, 2016
Per comprendere la ricca produzione di Emilio Cecchi è indispensabile per il lettore distinguere innanzitutto tra la prosa da un lato-di cui Pesci rossi è l'esempio più celebre 1-e la critica dall'altro. I percorsi di questi due rami sono affatto peculiari e, riassumendo, i commentatori ne hanno così descritto i tratti principali: mentre la critica, in forma di elzeviro o su scala più ampia, con i numerosi volumi sulla letteratura e sull'arte, ha seguito una linea evolutiva pressoché ininterrotta, la prosa ha avuto il suo acme in anni ancora piuttosto giovanili, con la comparsa della prima raccolta di «saggi» (tale è la definizione di Cecchi stesso), Pesci rossi, appunto. Cecchi in seguito pubblicò ancora alcune raccolte di saggi, 2 ma la critica è pressoché unanime nel considerarle una prosecuzione di quel genere di essay che era stato già chiaramente definito nelle sue caratteristiche nella prima raccolta; 3 in altri termini, una volta stabilito il canone del 'pesce', cioè del saggio tipicamente cecchiano, l'autore non perseguì fondamentalmente mai strade alternative, confermando piuttosto l'adesione a questo nuovo genere. Sono state avanzate numerose ipotesi sulle ragioni di questo supposto immobilismo creativo, che ritengo vadano ricercate nella forma stessa del 'pesce'. Dopo un'iniziale avversione al «giornalismo», documentata nel Liber
Cuadernos de Filología Italiana, 2014
Nello scambio di convenevoli tra Cecco e Dante, di cui ci è pervenuta solo la risposta del Senese (Dante Alleghier s'i' so'), al primo verso ricorre un insulto curioso: begolardo. La diffusione del termine è molto limitata, ed in genere fraintesa dalla tradizione lessicografica. Qui si presenta un nuovo esame dei dati etimologici e della sua tradizione, diretta (dalla sua prima alla sua ultima attestazione) ed indiretta (nella lessicografia), proponendone una storia diversa da quella sempre raccontata dal DEI al GDLI ed al TLIO; storia che getta anche una luce nuova su un nodo cruciale della storia letteraria delle Origini, quello dei rapporti tra Cecco Angiolieri e Dante Alighieri, ed aggiunge peso all'ipotesi della datazione bassa della Monarchia.
fu General Commissario della Repubblica Fiorentina durante l'assedio di Firenze (ottobre 1529-agosto 1530), cioè la campagna militare intrapresa da papa Clemente VII de' Medici, con l'aiuto dell'imperatore Carlo V, per riconquistare la città toscanadove dal 1527 erano state restaurate le istituzioni repubblicaneal dominio della sua famiglia.
2007
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Luciano Cecchinel nasce a Lago, frazione del comune di Revine Lago, in provincia di Treviso, nel 1947. Nel 1971 si laurea in Lettere moderne presso l'Università di Padova, e insegna a lungo materie letterarie nella scuola media. Ha pubblicato le raccolte di poesia Al tràgol jért. L'erta strada da strascino (I.S.Co, 1988; successivamente riedita, riveduta ed ampliata, da Scheiwiller, 1999, con postfazione di Andrea Zanzotto), Lungo la traccia (Einaudi, 2005), Perché ancora / Pourquoi encore (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese, 2005), Le voci di Bardiaga (Il Ponte del Sale, 2008), Sanjut de stran (Marsilio, 2011, con prefazione di Cesare Segre). Nel 2012, presso Marsilio, sono stati pubblicati, a cura di Alessandro Scarsella, gli atti di un convegno sui suoi scritti organizzato dall'Università Ca' Foscari di Venezia (La parola scoscesa. Poesia e paesaggi di Luciano Cecchinel).
La Loggetta , 2020
A conclusione del VII Festival PIRANDELLO OLTRE, l'as-sociazione culturale Soriano Terzo Millennio ha ideato e organizzato, in sinergia con il Comune di Soriano nel Cimino, un evento dedicato al dialetto sorianese (fig. 1). Un'estate allo studio e alla riscoperta delle origini di quest'antica lingua tutt'oggi utilizzata e tramandata. Nel pomeriggio di sabato 18 luglio una grande partecipazione di pubblico ha dato lustro a questo interessantissimo evento dedicato al particolare vernacolo della cittadina cimina, e i relatori Marco Fanti, presidente onorario dell'associazione nonché cultore di storia della Tuscia, e la prof. Francesca Pan-dimiglio (fig. 2) hanno evidenziato l'importanza della tutela, della valorizzazione e della conservazione del linguaggio dialettale. Un excursus fondamentale per conoscere i termini che abitualmente e inconsapevol-mente vengono utilizzati nel quotidiano, ma soprattutto per spiegare le derivazioni e le forti radici linguistiche, retaggio di quanto gli avi hanno tramandato alle attuali generazioni. I relatori hanno preso in analisi vocaboli e modi di dire derivanti dall'apparato dialettale para-mediano, con influenze particolarmente derivate dai dialetti toscano, romanesco, umbro/marchigiano. Oltre agli interventi esplicativi si sono succedute una serie di letture di poesie create dai più importanti poeti e scrittori dialettali sorianesi quali Angeli Reali, Pietro Fucci, Domenico Patrizi, Ezio Urbani. Le poesie in dialetto sono state interpretate dai membri della stessa associazione Soriano Terzo Millennio: Giulia Fanti ha letto Nui, un testo lirico che narra dei sorianesi e del loro modo di fare; Annamaria Chiani ha narrato Papacqua in onore della location che ha ospitato il po-meriggio culturale; Maria Grazia Ferruzzi ha recitato I punto de vista dill'addri, testo che parla di come siamo sempre attenti a sapere cosa le altre persone dicono di noi; Ombretta Capitoni ha letto I'll orologgio ch'i cuculo, un oggetto scaramantico caratteristico delle abitazioni del passato; Lidia Pandimiglio ha interpretato Inverno per ricordare il nevone del 1956; Fabrizio Allegrini ha Francesca Pandimiglio autunno 2020 dalla Tuscia 1. Locandina dell'evento (foto dell'autore, come le altre che seguono) Soriano nel Cimino Il dialetto sorianese: ieri e oggi, ma sempre attuale! 2. Intervento dell'autore e di Fabrizio Allegrini all'evento sul dialetto sorianese 3. Intervento di Marco Fanti e Fabrizio Allegrini
Forme, strutture e didattica dell’italiano. Studi per i 60 anni di Massimo Palermo
Il paradosso dell'organizzazione "creativa", 2019
L'obiettivo di questo contributo è riflettere sul rapporto fra comunicazione e organizzazioni nell'ambito della formazione delle « risorse umane », ed in particolare della formazione relativa alle « competenze trasversali ». Si tratta di « saperi » non legati alla specifica mansione lavorativa ma alla qualità dell'interazione in un gruppo di lavoro : la comunicazione « efficace », la « creatività », la capacità di lavoro « in gruppo ». Utilizziamo le virgolette perché queste capacità non sono « conoscenze » o « competenze » come le altre. Sono difficilmente definibili, e sopratutto la loro trasmissione nel corso dei processi formativi non può ridursi né a una serie di « buone pratiche » da riprodurre meccanicamente né a un sapere puramente teorico. Dal punto di vista del lavoratore la modalità di organizzazione del lavoro a cui queste competenze sono connesse è presentata come un'opportunità : l'opportunità di avere un lavoro in cui potersi esprimere, in cui poter decidere cioè autonomamente contenuti, modalità e tempi di lavoro, e persino, sulla base dello specifico compito da svolgere, la leadership del gruppo. Si è obiettato che questa è solo una « retorica » e che di fatto i modelli produttivi che hanno introdotto la « creatività » e il lavoro di gruppo all'interno dell'azienda hanno poi incentivato controlli costanti della produzione individuale, anche attraverso dispositivi elettronici e un calcolo al secondo dei tempi 1. Tuttavia queste critiche, di cui non ci proponiamo di negare la validità, non sembrano individuare il fatto paradossale che queste richieste di lavoro « creativo » e comunicativo, più che nell'aumento dei controlli, abbiano come esito la richiesta di nuovi doveri.
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