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2021, Studi di estetica
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What is a "Monster"? In the first part of my paper (§ 1-3), I answer this question by delving into the historical changes that the concept of "monster" underwent in Western culture along with centuries. I claim that what we call "monster" had been the object of an "integral gaze" since its origin, while, during the 19 th Century, it has become the object of a "disintegrated gaze". What I mean with "integral gaze" is that we look at and understand something in one sole way: the monster exceeds the natural order. On the contrary, with "disintegrated gaze", I mean that we look at and understand something in different ways, so that looking at and understanding do not gather nor hold together: the monster as much is experienced as an unnormal living being as is thought as a normal living being. This condition is far more general. Though, I contend that the analysis of the transformations undergone by the concept of "monster" over the last two centuries make us aware of such historical condition. This condition is concerning in so far as it "disintegrates" our understanding of the world. In the second part of my paper (§ 4-6), I point out a way to surpass such condition, at least with regard to the concept of "monster". To this purpose, I will answer my starting question by describing the ontological structure of a "monster". This is the structure of a paradox. The monster is a paradox.
Bozza -I. Pozzoni (ed.), Frammenti di filosofia contemporanea XIII, Limina Mentis, Villasanta, 2016, ISBN: 9788899433321, pp. 151 -162 RIFLESSIONI SUL PARADOSSO (ALESSANDRO PIZZO) «se lui sta mentendo, allora sta dicendo la verità! E se sta dicendo la verità, allora sta mentendo» 1
G. Pescatore, Il paradosso dell'autore, Fotogenia, n.3, 1996, pp. 69-75, 1996
È indubbio che la nozione di autore sia, nella storia come nella teoria del cinema, una tra quelle più largamente sottoposte ad un'ampia revisione critica. Sia che si pensi agli approcci di ispirazione semiotica, alla ricerca filologica, alla storia e all'analisi dei modi di produzione o ai contributi della teoria della ricezione, della nozione d'autore intesa come nozione forte, unitaria, fondata, resta ben poco. E del resto basta scorrere un po' di bibliografia per rendersi conto di come essa tenda ad esplodere, di come la figura dell'autore possa frammentarsi e disperdersi in mille rivoli, destrutturata a partire da paradigmi diversi che comunque ne ribadiscono la sostanziale labilità.
Sono state le nostre società occidentali a fare, assai di recente, dell'uomo un "animale economico". Ma ancora non siamo diventati tutti esseri di questo genere. […] L'uomo è stato per lunghissimo tempo diverso, e solo da poco è diventato una macchina, anzi, una macchina calcolatrice». Marcel Mauss «Nessuna mente è libera dagli effetti del condizionamento precedente che viene imposto attraverso le rappresentazioni, il linguaggio e la cultura che le sono proprie. Noi pensiamo per mezzo di una lingua; organizziamo i nostri pensieri ! 1
Il paradosso della grazia. La teo-antropologia di Karl Barth, 2006
Il saggio ricostruisce la teologia di Karl Barth, non in modo genealogico ma scandendo il suo pensiero in una chiara visione del nichilismo contemporaneo (la cui genealogia è un oggetto della ricostruzione barthiana) e nella risposta ad esso cercata nell'evento della grazia. Ma questo evento si dimostra estremamente paradossale.
L'estate sta finendo , 2023
Nel mondo attuale, segnato innanzitutto dai processi imperanti della digitalizzazione, si ha l'impressione che l'opera d'arte-l'oggetto 'opera', quand'anche prenda la forma di una performance o di un'installazione spazio-temporalmente diffusa-abbia perso grande parte del suo valore critico-della sua capacità, squisitamente moderna, di reinserirci nel mondo con un'esperienza arricchita, più complessa, capace al limite di porci in controtendenza rispetto alle sue dinamiche dominanti. Quello che nel suo funzionamento essenziale fa problema dal punto di vista del dominio è infatti il modo in cui apre il e al futuro, lasciandolo sostanzialmente indeterminato. Quello che la rende critica, appunto, è il suo coefficiente di sovversione del senso comune, quando si fissa e si cristallizza in un repertorio tràdito. È questa potenza che il digitale sembra, almeno per ora, mettere profondamente in questione. È questa apertura che la computazione algoritmica mira a fugare, trattandola come un disturbo nel sistema, come un rumore di fondo da ripulire.
Un Paradosso nel Paradosso, 2012
Antefatti Nel 1987, con il primo storico corso per istruttori FIARC tenutosi a Milano subito dopo la formalizzazione della prima commissione istruzione, iniziarono a volare parole grosse, naturalmente su questo argomento. In quella sessione giunsero una settantina di arcieri, dei quali almeno la metà "vecchie volpi", sicuramente persone con maggiore esperienza e notorietà del sottoscritto che si trovava sulla cat-tedra. Quando si affrontò l'argomento degli impatti delle frecce sul bersaglio in funzione della rigidità dell'asta ci fu la sommossa (ma non si discusse affatto la definizione di "spine"!). Morbida a destra e rigida a sinistra. Il settanta per cento sosteneva (o credeva di poterlo sostenere perché l'aveva letto su manuali FITA) questa versione. Il trenta per cento circa se ne rimase zitta, poi, arrossendo, ammise che a loro succedeva l'incontrario. Ebbene, anche a me accadeva lo stesso, ed ero pronto a difendere con le unghie la mia convinzione. Certo è che presi atto di questa dicotomia. Salomonicamente provai a convincere l'uditorio che "potevano verificarsi entrambe le situazioni" senza però darne alcuna giustificazione, ripromettendomi di sperimentarci sopra. Semplicemente, notai come la totalità degli arcieri con il rest (compound) e una parte dei tradizionali con il tappetino sostenessero l'opposto delle mie percezioni.
il Mulino, 1987
I discuss a book by Salvatore Natoli on the experience of suffering in the history of Western culture (L'esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Milano: Feltrinelli, 1987, pp. 275). My main objection is that Natoli understresses two tensions in modernity. The first is between the Greek and the Biblical legacy, virtually reducing the modern worldview to Heideggerian theory-techne, forgetting the Baconian inspiration of modern new sciecne and the Project of Modernity as a whole, namely praxis and beneficence. The second one is within the Biblical legacy, between eschatologicla hope of salvation and stress on inner-wordly life. This generates a paradox, but a higly productive paradox. And I concude tha Judaism has kept at least the paradox alive, while Christianity, after the first three centuries, heeded to a recurrent temptation to heal the paradox once forever by opting for other-worldiness while putting the real world aside, thus settling the question of evil in the simplest (and most disastrous) way.
Rivista di studi danteschi, 2020
L’articolo offre una nuova fonte per l’episodio del Gerione dantesco, e cioè la descrizione di Scilla in 'Aen.', III 426-29, ipotizzando alla base di questa connessione la consapevolezza di Dante dell’uso del mostro marino da parte di Virgilio, Ovidio e Orazio come “chiave” della loro riflessione metapoetica sul verosimile e sul falso. *** The paper proposes a new source for Dante’s episode of Geryon, that is the description of Scylla in ‘Aen.’, III 426-29. A possible argument of such a connection would be Dante’s awareness about the use of the sea monster by Virgil, Ovid and Horace as a ‘key’ of their metapoetic consideration on verisimilar and false.
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Societamutamentopolitica, 2012
Guido Morselli. Un Gattopardo del Nord, 2016
Ogni pagina una storia. Testi di grandi scrittori nell'interpretazione di 18 calligrafia, pp. 7-12, 2012
Obbligazioni e Contratti, 2007
Luciano Nuzzo, Il mostro di Foucault.Limite, legge, eccedenza. Meltemi, Milano, 2018