Quale Cenacolo? Dopo innumerevoli tormentoni mediatici, interpretazioni eccentriche ed irrazionali da parte di improvvisati "esperti" e, all'opposto, volumi tanto autorevoli quanto tecnicissimi e quindi socialmente autoreferenziali e alieni ai più, sembra giunto il momento di fare un primo bilancio sul più discusso dipinto della storia nel tentativo di recuperare una visione d'insieme coerente, unitaria, approfondita. Stupisce sempre questa realtà virtuale del Cenacolo quale evento aperto, in quanto si tratta di un opera che sembra rivelarsi in realtà, a livello linguistico ed espressivo, fra le meno allegoriche e simboliche all'interno del topos narrativo che attualizza, eppure ha scatenato una guerra in-civile di letture. Il Cenacolo vinciano manifesta sì una grande ricchezza di armonie e di aspetti spirituali e significanti, necessitanti un ermeneutica maieutica, ma in essa il "simbolo" viene posto in secondo piano, viene abilmente quasi collocato "sottotraccia" in quanto è la persona, in tutta la sua umanità e sacralità, che appare valorizzata quale protagonista della visione e quale primo valore condiviso. Ma la "persona" non è nuda o isolata ma va contestualizzata in un "ambiente", in una rete di significati con cui Leonardo struttura e modula l'opera. L'unica trama semantica generale e maggiormente inclusiva, che si rivela coerente, unitaria e sostenibile, appare quella della ricomposizione zodiacale delle posizioni e delle posture, per nulla in contrasto con la sacralità vangelica della scena in quanto nei secoli passati le conoscenze zodiacali erano diffusamente accettate e valorizzate. Si insegnava la scienza degli astri anche nelle Università, allora tutte cattoliche e tutte di fondazione ecclesiale. La zodiacalità del contesto quale articolazione della serie apostolica leonardesca, che non segue gli elenchi apostolici indicati nei Vangeli, manifesta il carattere cosmico della cena cristica e "apre" alla lettura alchemica tramite le tre quaterne dei quattro elementi che si succedono da destra a sinistra in corrispondenza delle posizioni zodiacali, ponendosi così in rapporto dinamico e dialettico con il Cristo. I quattro elementi appaiono divisi e "aperti" da un Cristo "quintessenza" che attraversa e governa, dividendo e unendo, (solve et coagula) gli elementi della serie centrale, interponendosi fra il fuoco e la terra alla sua sinistra (Giacomo e Tommaso) e l'aria e l'acqua alla sua destra (Giovanni e Giuda). Istintivamente mi sovvengono le "Lettere di Ali Puli" (Mediterranee, 2003) dove si ricorda come alchemicamente il fuoco si celi nella terra e l'aria nell'acqua! E' stato Andrea Aromatico a spingermi più profondamente a riflettere sui sensi ermetici del Cenacolo, da sempre intuiti istintivamente ma mai veramente razionalizzati, quando, ad una mia domanda sul simbolismo dell'anguilla dipinta sulla tavola di Gesù, non ebbe esitazioni e dubbi ma mi rivelò, illuminandomi: "l'anguilla indica lo stibio", elemento di grande rilievo per l'arte alchemica e presente persino nella Bibbia nel nome di una delle figlie di Giobbe (Gb 42.14). Ho anticipato già quello che occorre fare quindi: ripartire nell'analisi e nella ricostruzione iconologica muovendo dall'essenziale opera di Franco Berdini e Francesco Mei ("Magia e astrologia in Leonardo", Editalia, 1982), spesso "saccheggiata" senza citarla, portando alle ultime coerenti conclusioni la giusta ricostruzione zodiacale del dipinto, in una logica sia di sapienza cristiana che di arte alchemica. Il sostantivo "magia" nel titolo dello