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2011, Elephant & Castle – n lab, dicembre 2011
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Traduzione italiana del racconto “11 sentjabrja” dello scrittore moscovita V.Vladmeli.
Altre Modernità, numero monografico 9/11/2011, 2011
The paper studies some Italian poems dedicated to the events of September 11th. A connection between formal analysis and application of categories of the cultural studies (orientalism, gender, post-human) reveals some costants in the description of the towers fall. On the formal level, it is possible to identify, in some texts, regular verses and quotations from works of the literary tradition. Some poems focus on the power relations between East and West; other poems go beyond the opposition organic/inorganic or renogotiate the human category by the inclusion of the literary character of the vampire
Nella storia degli Stati Uniti d'America molte sono state le occasioni create a tavolino per giustificare una guerra. È il caso anche degli attacchi dell'11 settembre 2001?
I contributi proposti saranno valutati dal Comitato scientifico che sottoporrà i testi ad almeno due referees esterni, secondo il criterio del blind peer review
Il presente articolo, scritto a pochi mesi dall’11 settembre, tentava di condurre un’analisi oggettiva su quell’evento, alla luce sia dei pochi fatti che erano noti all’epoca, sia della conoscenza dell’autore sulle modalità della guerra «non convenzionale», sia seguendo la metodologia di costruire, sulla base dei pochi fatti noti, tutte le ipotesi possibili, per poi sottoporle ad una sorta di «analisi logica». L’articolo in questione comparve come parte di un kit multimediale dedicato all’11 settembre (11 Settembre 2001: o i “fatti” secondo i Media) prodotto dall’Associazione per la Partecipazione allo sviluppo (realizzato con il contributo del MAE) e venne poi ristampato col titolo L’11 settembre 2001: chiavi di lettura sulla rivista «Nuvole» (XXII, 1, giugno 2002, pp. 22-47). Le tesi ivi formulate trovarono successivamente conferma in due approfonditi lavori di ricerca, entrambi ad opera dello studioso britannico Nafeez Mosaddeq Ahmed: The War on Freedom: How and Way America Was Attacked , September 11th, 2001 [trad. it. Guerra alla libertà. Il ruolo dell’amministrazione Bush nell’attacco dell’11 settembre, Fazi editore, Albano-Roma 2002] e The War on Truth. Disinformation on 9/11 and the Anatomy of Terrorism [trad. it. Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governo occidentali e della Commissione “Indipendente” USA sull’11 settembre e su Al Quada, Fazi editore, Albano-Roma 2004]. Chi volesse studiare il contesto e i retroscena dell’11 settembre dovrebbe valersi più dei lavori di Ahmed che del mio modesto contributo. Questo è qui pubblicato soprattutto perché è scomparso da internet (dove era stato originariamente pubblicato da due diversi siti), mentre, al contrario, sempre su internet, sono reperibili alcuni scritti che criticano questo mio lavoro, ad opera di Guido Fubini e di Walter Coralluzzo. Guido Fubini, con riferimento a questo mio articolo, alludeva simpaticamente a me come a «quello che dice che gli ebrei sono i responsabili dell’attacco alle due Torri Gemelle di New York e dell’affondamento del Titanic, “Non penserete certo che Iceberg sia un nome ariano, vero?”» e mi accusava esplicitamente di antisemitismo. Walter Coralluzzo, dal canto suo, mi accusava di «complottismo» e, anche lui, sia pure più velatamente di quanto fatto da Fubini, di antisemitismo. Per rendersi conto di quale fosse la serietà delle accuse di antisemitismo fattemi da Fubini non credo sia necessaria una contestazione puntuale: è sufficiente leggere con un minimo di distacco critico quanto da me scritto nel mio articolo. Non è un caso che, con un procedimento all’americana, sulla base delle accuse di Fubini, si sia a suo tempo tentato di lanciare una campagna denigratoria contro di me all’insegna del: «Ma come? Un antisemita come Torri insegna all’Università di Torino?» Fu una campagna che abortì immediatamente data l’assoluta inconsistenza delle accuse che la motivavano. Diverso e per certi versi più interessante il caso di Coralluzzo. Costui faceva parte, all’epoca in cui scrisse la sua Critica della ragione complottista, del mio medesimo Dipartimento. Tuttavia, con un comportamento che trovo ancora oggi stupefacente, Coralluzzo non mi disse mai che aveva contestato le mie tesi sull’11 settembre in un suo scritto. In realtà fu così discreto che scoprii la sua Critica della ragione complottista solo molti anni dopo che venne scritta e per puro caso, navigando in internet. Personalmente considero il comportamento di Coralluzzo come totalmente difforme dall’etica professione che dovrebbe caratterizzare il lavoro e il comportamento di uno studioso. Confesso quindi che quando scopersi il suo scritto provai – e continuo a provare – un’irresistibile ripugnanza (in primo luogo morale) a leggere e commentare il suo saggio. Come nel caso di Fubini, credo che, per contestare quanto detto da Coralluzzo, sia sufficiente riproporre il testo del mio scritto.
volere la luna, 2021
Fino ad oggi, da venti anni a questa parte, l'11 settembre ha coinciso non solo con il ricordo della tragica e spettacolare caduta delle torri gemelle, che io stessa-trovandomi negli States-potei osservare in diretta in televisione. Da 19 anni a questa parte, quella data ha altresì coinciso con un momento di consapevolezza per l'esistenza di una guerra in corso, quella dichiarata da George W. Bush il 7 ottobre del 2001 ai Talebani dell'Afghanistan-fino ad allora peraltro sostenuti e incoraggiati dagli americani stessi, quali informali alleati contro l'Unione Sovietica prima e contro l'Iran dopo-con un'operazione significativamente denominata Enduring Freedom. "Libertà duratura", era la promessa fatta dagli americani prima di tutto ai cittadini di tutto il mondo, che sarebbero stati liberati dai terroristi come Osama bin Laden e la sua Al Quaeda, responsabili secondo gli Stati Uniti dell'attentato alle torri gemelle. Era poi una promessa alle donne afghane, che sarebbero state liberate dall'oppressione dei Talebani, che non consentivano loro di andare a scuola, lavorare fuori casa o presentarsi in pubblico senza il burqa. Si trattava della lusinga di esportare la democrazia, la pace e i diritti umani delle donne.
Le reliquie, i reliquiari e le funzioni loro attribuite nell'Europa medievale sono diventati negli ultimi anni un nuovo oggetto di ricerca interdisciplinare. Dagli studi monografici sulla santità, sulle reliquie dei singoli santi e sui preziosi reliquari antropomorfi realizzati nell'Europa occidentale o orientale nel corso del Medioevo si è passati a indagini che hanno mescolato le carte delle discipline prendendo in esame tutti i molteplici aspetti connessi all'oggetto "reliquia": l'invenzione, la conservazione, l'uso cultuale, liturgico, processionale, e non ultimo simbolico. Nel Medioevo le processioni di reliquie modificarono le referenze spaziali di una città, determinarono nuove liturgie, contribuirono a creare l'immaginario identitario di una comunità. In questo convegno si propongono alcuni casi esemplari di lettura del fenomeno delle reliquie in processione, attraverso due distinte modalità: una parte delle giornate di studio si svolgerà in aula, presso l'Accademia Pontaniana (13 novembre), e una parte in diversi siti di culto napoletani (11, 12 e 14 novembre), per verificare de visu le tracce dell'occorrenza a Napoli delle pratiche legate al tema in discussione.
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"L'arte di Francesco: Capolavori d'arte italiana e terre d'Asia dal XIII al XV secolo", eds. Angelo Tartuferi, Francesco D'Arelli (Firenze: Giunti, 2015): 446-447
numero lab - dicembre 2011, 2011
Periodico della Comunità di Gesù - Quadrimestrale, Gennaio - Giugno 2008.
Griselda Online: Il Portale di letteratura , 2020
Atti e Memorie dell’Arcadia, 2022