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Janus, 2007
Il corpo rappresenta nell'età contemporanea uno dei fulcri di discussione sia per quanto concerne lo sviluppo tecnoscientifico, in riferimento alle prassi sempre più invasive e infiltrative che si sono andate apparecchiando nel Novecento, sia per quanto concerne la sfera dei diritti umani e delle coordinate di interpretazione antropologica e sociale, come già intuito nel concetto foucaultiano di biopolitica. Di certo esistono differenze significative nell'ermeneutica del corpo tra il pensiero umanista e quello postumanista che meritano di essere conosciute perché stanno caratterizzando il dibattito odierno e sempre più daranno luogo a progetti antropo-poietici divergenti.
Studium Ricerca. Sezione on-line di Filosofia, 2019
Posthumanism and transhumanism share a common idea: the “man of today” is the anticipation of something new. The promoters of these theoretical movements are convinced that pharmacology, nanotechnology, genetic manipulation and techno-sciences will shape a new humanity. In fact, man characterizes himself for a high plasticity, a concept analyzed by the French thinker Catherine Malabou and which indicates the aptitude to give and receive form. In this treatise we propose to clarify why the principle of plastic variation represents the battlefield between the theoretical approaches of humanism and post-humanism and, secondly, to delineate the different way in which transhumanism and posthumanism conceive the transformation and the improvement of the current man.
Perché gli zombi? Perché occuparsi filosoficamente di un genere cinematografico decisamente "minore", che appartiene all'immaginario popolare? Gli zombi sono strane creature che abitano la soglia impalpabile che divide la vita dalla morte, che separa l'essere dal non essere. Sono creature caratterizzate dalla doppia negazione: né… né…, né veramente morte né veramente vive. Creature del limite, creature segnate da una inquietante "neutralità". Creature che non possono nemmeno dirsi propriamente creature, dal momento che, a ben considerarle, più che creature sono "decreature": non cessano, infatti, di disfarsi senza però mai giungere al punto in cui cesserebbero infine di essere (a meno che qualcuno non fracassi loro la testa 1 ). Creature che non possono morire più di quanto non possano vivere. Creature dell'intervallo, insomma. Un intervallo nel quale il tempo è sospeso. In cui non c'è più tempo come orizzonte di comprensione del senso dell'essere. Non c'è per gli zombi "freccia del tempo", non c'è direzione futuro, non c'è durata creatrice. C'è solo ripetizione, anzi pura coazione a ripetere, mera Wiederholungszwang.
ppgym
The ontology of animality, starting from Derrida's writings, determines the reconsideration of the human being and his ontological condition within an environment (Umwelt) in which the anthropocentric point of view has hitherto been predominant. The post-human represents the urgency for ethics willing to reflect on a world inhabited both by hybridizing life forms breaking the boundaries, and a common and immanent substratum yearning for its own limit: the animality partaken by all of us. The boundaries will be deconstructed starting from the ontology, through the epistemology, in order to define post-human ethics.
Bietica&Società, 2012
Costruire o riprogrammare l'uomo: sembra solo un titolo sensazionalistico atto a catturare l'attenzione di distratti lettori e, tuttavia, la tecnoscienza degli ultimi decenni ci ha abituato a un'inversione dell'abituale canone dialettico scienza/fantascienza rendendo operativa ancor prima che narrativa ogni possibilità d'intervento sulla realtà. Così se Giulio Verne poté essere definito da Franz Born L'uomo che inventò il futuro (1967), oggi assistiamo alla difficile rincorsa della letteratura, nell'organizzare in una narrazione coerente e conseguente, gli scenari che la tecnica mette a disposizione. Ma non è solo la fantascienza a trovarsi nello scomodo ruolo di ancella descrittiva. Anche l'analisi sociologica e antropologica sembra arrancare di fronte alla magmatica metamorfosi identitaria che emerge nell'ultimo decennio del Novecento. Per non parlare dell'etica, che con Van Potter (1971) a partire dagli anni '70 si fa bioetica, trovandosi a svolgere l'ingrato compito censorio e perciò stesso, funestata da un ritardo implicito, costretta a discutere di prassi già surclassate da nuove potenzialità. Il prefisso "bio" nella seconda metà del secolo breve e quello "neuro" degli ultimi decenni modificano e strutturano nuovi campi del sapere in economia, politica, etica a stigmatizzare cesure ma soprattutto a sottolineare la cogenza di richiami forti alle nuove conoscenze scientifiche. Clonazione, sistemi ibridi, anticorpi monoclonali, nanotecnologie, chimerizzazione, computer organici: il susseguirsi di capacità operative sempre più invasive, vale a dire in grado di entrare nel cuore stesso del sistema identitario, con la conseguente proiezione di orizzonti prossimi venturi capaci a un tempo di entusiasmare come di disarmare -quali il mind-uploading, l'ibernazione, l'immortalitàha dato vita a un clima culturale con una forte connotazione, per molti versi in netto contrasto rispetto al tranquillizzante -seppur in declino e ammorbato da incapacità nel rispondere alle crisi della contemporaneità -paradigma umanistico i .
Umano, disumano, postumano, 2017
Il mondo contemporaneo è stato scosso dalle possibilità che le tecnologie stanno apportando alla nostra quotidianità. Un cambio di marcia importante, estremamente rapido e assai incisivo che non accenna in alcun modo a diminuire ma, semmai, ad accelerare sempre di più. Uno dei maggiori “imputati” di tale processo di trasformazione, senza dubbio, è l’esplosione tecnologica determinata dal saldarsi di diversi settori disciplinari che permettono di esplorare e mettere in pratica le enormi potenzialità teoriche della tecnoscienza. Tentare di indagare la complessità dell’epoca contemporanea, quindi, non può esimersi dal porre al centro della propria osservazione la questione della tecnica poiché tale sviluppo promette di poter riscrivere nel prossimo futuro i limiti e le condizioni dell’esistenza umana, obbligando la riflessione etica e morale ad un nuovo sguardo sul significato stesso della vita—non solo biologica—dell’Homo sapiens.
La Camera Blu: Rivista di Studi di Genere (Issue N.8), 2012
Il Postumanesimo offre lo spazio teoretico per una visualizzazione critica e pluralisticamente desiderabile di futuri possibili, scardinando la necessitá della costituzione simbolica dell'Altra/o, e sostituendo l'impostazione esclusivista patriarcale con un'inclusivismo pluralista, in sintonia con l'umanità in quanto forma di esistenza in evoluzione, ricca in diversità. Se il destino dell'umanitá è postumano, il nostro Postumanesimo deve radicarsi in un ampio resoconto critico di ciò che significa essere umani/e, offrendo un terminus a quo strategico attraverso cui immaginare prossime postumanitá che mettano in discussione il tradizionale discorso del potere “neutro” (bianco, occidentale, maschile, eterosessuale etc.), e si rivelino inclusive per un sempre crescente numero di soggettivitá situate.
Medicina e Morale, 2009
Il transumanesimo è stato definito come "un movimento culturale, intellettuale e scientifico, che afferma il dovere morale di migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana e di applicare le nuove tecnologie all'uomo, affinché si possano eliminare aspetti non desiderati e non necessari della condizione umana come la sofferenza, la malattia, l'invecchiamento, e persino, l'essere mortali". 1 In questa maniera Nick Bostrom, uno dei suoi massimi teorici e Presidente della World Transhumanist Association (WTA), afferma che il Transumanesimo rappresenta un nuovo paradigma sul futuro dell'uomo, che raduna scienziati che provengono da diverse aree (Intelligenza Artificiale, Neurologia, Nanotecnologia e altri ricercatori in biotecnologia applicata), filosofi e uomini di cultura con lo stesso obiettivo: alterare, migliorare la natura umana e prolungare la sua esistenza.
Lo Sguardo, 2017
Il termine ‘postumanesimo’ è stato usato per la prima volta nel senso critico che è entrato poi nel linguaggio comune da Ihab Hassan nel 1977. Nei suoi quasi quattro decenni di vita la teoria del postumano ha subito non poche evoluzioni, trasformazioni e raffinamenti, non da ultimo perché questo concetto non designa un campo teorico omogeneo e compatto, ma è piuttosto un ‘discorso’ nel senso foucauldiano del termine, una molteplicità di filoni diversi, eterogenei e frammentati, tenuti insieme da un’idea portante: la convinzione che il vecchio umanesimo sia ormai finito. Questo numero de «Lo Sguardo» si propone di fare una sorta di bilancio degli ultimi quattro decenni per analizzare i limiti e confini del concetto di postumano. Il filo conduttore del numero è quindi la domanda: che cosa è ancora vivo e attuale, oggi, nella questione del postumano? Quali sono i filoni e le tendenze che si sono progressivamente esauriti, e quali invece sono passati in primo piano? Come si sono evolute le domande, e soprattutto le risposte, alla questione del postumano? La questione della tecnologia, e cioè dell’ibridazione tra umano e macchina, è ancora per molti il tratto più ‘appariscente’ del postumano, sia per la cultura popolare, sia per il senso comune all’interno dell’accademia; e tuttavia il trionfalismo di certo postumanesimo – e soprattutto delle sue derive transumaniste – ha alienato non pochi studiosi, a partire proprio da una delle ‘madri’ della teoria postumana, Donna Haraway. Resta il fatto che i livelli di intimità e intrusione della tecnologia nell’umano sono, semmai, enormemente cresciuti dai tempi del Manifesto Cyborg, come anche le resistenze a essi, e questo continua a sollevare inesauribili questioni ontologiche, etiche ed estetiche. Una questione che ha invece assunto sempre più centralità è quella dell’‘animale’, tanto da imprimere una vera e propria ‘svolta’ – il cosiddetto animal turn – all’interno delle scienze umane. L’interdisciplinarità (o multidisciplinarità) che caratterizzava la ricerca sul postumano in senso spiccatamente tecnologico, orientandola primariamente verso le scienze hard (in particolare la cibernetica), si è aperta quindi anche a discipline come la biologia evoluzionistica e l’etologia, dove il post del postumano viene dunque a segnalare anche il superamento (o il progressivo sgretolarsi) della dicotomia umano/animale.
Lo sguardo – rivista di filosofia , 2017
Breve editoriale del numero XXIV/17.2 (settembre 2017) de Lo Sguardo dedicato ai limiti e confini del postumano.
Federica Dal Falco, 2018
The contribution questions the reasons and the need for a rethinking and revaluation of the programmatic ideas of modernity that the postmodernism has rejected, without distinguishing the reasonable principles from distortions and mystifications, decreeing the end of history, progress and values of truthfulness. Recently, by several observers, in particular in the field of historical and philosophical disciplines, the theoretical insufficiency of postmodernism has been identified, whose definitive crisis is ascribable to the 11 September 2001 massacre. Postmodernism has abandoned the path of rationalism and enlightenment by proposing fragmented, disorganic, reinventions, quotations, displacements, contaminations that go in the opposite sense to the idea of the new, to the concept of new, associated in the arts, architecture, design and literature with the concept of progress. The current instability, which stands out against the backdrop of globalization and an increasingly convulsive acceleration towards the post-human, leads one to question the reality of human needs, whose perception is increasingly intercepted by technological mediation. Starting from these reflections, the paper analyses, through the critical reading of two texts written after thirty years (Maldonado, 1987; Mordacci, 2017), the principles of the modern and the antithesis of the postmodern, up to the current crisis where a neomodern condition would seem to answer the questions of contemporaneity. In this context, design, arts and architecture have a primary task: to put at the centre of the project the body experience and the sensible qualities of human, the starting point for giving back to the technologies their instrumental role in the sign of interdisciplinarity, sharing and coexistence of real and virtual. The new continent is digital, but humanity is increasingly fragile and increasingly needs to rediscover the meaning of the material and immaterial stratifications that constitute the foundation of its history.
2019
Il postumanesimo filosofico e una filosofia di mediazione che depone ogni dualismo conflittuale, cosi come ogni retaggio gerarchico.
Rivista Scenari-Mimesis Edizioni, 2019
Prima parte Fare il postumano. Un nuovo scenario della teoria e della pratica artistica a cura di Gabriela Galati Fare il postumano: Un nuovo scenario della teoria e della pratica artistica è la raccolta di una serie di articoli dedicati al tema dell’arte e del postu- mano. Originalmente l’idea era di realizzare un unico numero dedicato al tema, ma la quantità di lavori di rilievo ci ha convinto a dedicarvi due numeri, dei quali si presenta il primo. Questi lavori hanno reso evidente quanto si dimostri pressante in questo momento ri ettere e declinare gli sviluppi teorici e critici del postumano alle diverse aree della pratica artistica. L’accelerazione espo- nenziale nello sviluppo tecnologico durante l’ultimo secolo ha portato a porsi delle domande sui cambiamenti nei rapporti tra uomo e tecnologia, e, quasi allo stesso tempo, sul vivente nel suo complesso. Da una parte queste domande sono state motivate dalla comprensione che l’intreccio costante con le nuove tecnologie stava generando nuovi e più complessi tipi identitari; dall’altro, che la teoretica predominanza umana su altre forme di vita non era più né sostenibile né tanto meno accettabile. Molte delle ricerche al riguardo venivano proposte sotto il nome di postuma- no: una “condizione” che implica un avanzamento dell’interesse verso una visione della contemporaneità più complessa, che mette sullo stesso piano tutte le forme di vita prendendo in considerazione anche i rapporti con l’inorganico.
(2016) L. Caffo,“L’animalità è ovunque: il postumano contemporaneo come immagine del futuro”, in L. Beatrice (a cura di), in Zoote, Umberto Allemandi, Torino 2016, pp. 25 - 33.
Il postumano contemporaneo come concettualizzazione di tre assi e polarità: Specismo |Etica | Antispecismo; Tolomeo | Metafisica | Copernico; Religioni Positive | Scienza | Darwinismo. Attraverso la decostruzione delle polarità di sinistra contemporaneamente, e la costruzione di quelle di destra, può emergere una nuova immagine di umano.
Primo Levi. Riga 38. A cura di Mario Barenghi, Marco Belpoliti e Anna Stefi. Milano: Marcos y Marcos., 2017
Vi sono racconti d'invenzione di Levi che anticipano la riflessione postumanista. Questi racconti riguardano il rapporto con la tecnologia, l’accettazione della diversità la critica al centrismo occidentale e temi femministi. In questo contributo mi soffermo soprattuto sulla perturbante convergenza fra uomo e creature artificiali, la quale ci induce a riflettere su ciò che ci rende umani e sembra porci di fronte alla limitatezza dell’orizzonte antropocentrico.
Sommario: Il testo cerca di presentare una diagnosi nell'attuale società, ancora convenzionalmente definita postmoderna, in cui appaiono diverse forme di umanesimo. Questo termine è diventato re-centemente molto attuale e discusso in diversi campi del sapere umano, ma soprattutto nella filoso-fia, nell'antropologia culturale, nelle scienze umane ecc. L'interesse per la tematica ha sollecitato perfino la ricerca del cosiddetto " nuovo umanesimo ". In effetti tale ricerca ha dato vita alle diverse idee e impostazioni che saranno presentate qui, ovviamente senza alcuna pretesa di esaustività. I risultati conseguiti in questo studio, in seguito, verranno sviluppati nella seconda parte nella quale si cercherà di avanzare una critica teologica alle diverse forme dell'umanesimo laico.
Rivista Scenari-Mimesis Edizioni, 2020
Seconda parte Fare il postumano. Un nuovo scenario della teoria e della pratica artistica a cura di Gabriela Galati Fare il postumano: Un nuovo scenario della teoria e della pratica artistica è la raccolta di una serie di articoli dedicati al tema dell’arte e del postu- mano. Originalmente l’idea era di realizzare un unico numero dedicato al tema, ma la quantità di lavori di rilievo ci ha convinto a dedicarvi due numeri, dei quali si presenta il primo. Questi lavori hanno reso evidente quanto si dimostri pressante in questo momento ri ettere e declinare gli sviluppi teorici e critici del postumano alle diverse aree della pratica artistica. L’accelerazione espo- nenziale nello sviluppo tecnologico durante l’ultimo secolo ha portato a porsi delle domande sui cambiamenti nei rapporti tra uomo e tecnologia, e, quasi allo stesso tempo, sul vivente nel suo complesso. Da una parte queste domande sono state motivate dalla comprensione che l’intreccio costante con le nuove tecnologie stava generando nuovi e più complessi tipi identitari; dall’altro, che la teoretica predominanza umana su altre forme di vita non era più né sostenibile né tanto meno accettabile. Molte delle ricerche al riguardo venivano proposte sotto il nome di postuma- no: una “condizione” che implica un avanzamento dell’interesse verso una visione della contemporaneità più complessa, che mette sullo stesso piano tutte le forme di vita prendendo in considerazione anche i rapporti con l’inorganico.
B@belonline (Vol. speciale 2021 Il nuovo atlante di Sophia/ Sophia’s New Atlas, 2021
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