Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2009, Rivista Italiana di Educazione Familiare
…
10 pages
1 file
Nel corso degli ultimi cinquant'anni la famiglia adottiva ha compiuto dei grandi cambiamenti. Il nostro paese ha cessato di essere un luogo di emigrazione e di origine dei bambini adottivi e in poche decine di anni ha intrapreso un percorso di sempre maggiore riconoscimento dell'infanzia, dei suoi bisogni e dei suoi diritti; a partire dal dopo-boom economico, sono cominciate convinte riflessioni dirette a diminuire l'istituzionalizzazione dei bambini orfani e abbandonati e sono cresciute le adozioni nazionali. Negli anni Novanta del Novecento le pratiche di adozione sono fortemente aumentate e si sono dirette sempre più spesso all'accoglimento di bambini da altri stati. Questa ultima fase ha conferito alla questione adottiva maggiore visibilità pubblica e ha al contempo mutato in profondità la configurazione di questa tipologia di famiglia che in grande maggioranza oggi si connota come multietnica, una famiglia dove si vive consapevolmente una doppia (o tripla, …) appartenenza culturale e identitaria. Si può quindi affermare che sia stata decisamente abbandonata una situazione di anonimato e invisibilità (e anche di nascondimento, se non di vergogna) per passare a più chiara affermazione dell'identità della famiglia adottiva (anche se è ancora aperta e non unanime la discussione su cosa realmente si intenda con questa affermazione; cfr. March, Miall, 2000, pp. 359-362; Catarsi, 2006). È stato un percorso meno lineare di quanto qui si possa mostrare, anche solo per accenni, sempre sottoposto a tensioni e mutazioni, in parte riflessi nelle discussioni parlamentari, nella dottrina giuridica, nella giurisprudenza, e in parte circolanti nell'immaginario collettivo e nel mondo dei mass media. È da sottolineare il fatto che per lunghi anni la stessa famiglia adottiva ha negato le sue radici, la sua intima struttura e origine, celando/nascon
Autobiografie, 2020
Le voci emerse all'interno del gruppo di lavoro attivato nell'ambito del Simposio Scientifico Dialoghi intorno all'Autobiografia, hanno permesso di toccare i punti salienti che legano autobiografia e socialità. Quanto emerso, rielaborato nella prima parte da Sara Moretti, viene poi argomentato anche da un punto di vista concettuale e teorico, nella seconda parte, da Lucia Portis 1. In appendice viene riportata la trascrizione di una parte dell'intervento introduttivo al tema, tenuto da Matteo Caccia. Il gruppo di lavoro "Autobiografia e socialità" Promuovere la conoscenza di storie di vita, come ha detto Matteo Caccia nel suo intervento introduttivo "Raccogliere e raccontare storie di vita", durante il Simposio "Dialoghi intorno all'autobiografia", tenutosi ad Anghiari nel mese di dicembre 2019, è un atto politico: perché esse ci permettono di acquisire consapevolezza per il bene della comunità, sia essa grande o piccola. Quale che sia la comunità, l'ottica di promuovere socialità è uno dei principali obiettivi con i quali alla Libera Università dell'Autobiografia ci si confronta da sempre. Se, infatti, l'attenzione delle iniziative e la continua ricerca di quanto andiamo facendo parte dalla dimensione della narrazione di sé e della riflessione su di sé attraverso la scrittura, fin dall'inizio ci si è interrogati su come la conoscenza di sé e della propria storia potesse offrire prospettive legate alla profondità della conoscenza reciproca e quindi all'implementazione delle relazioni sociali e comunitarie, attraverso la condivisione di storie di vita. Nel suo libro Raccontarsi, Duccio Demetrio dedicava un intero capitolo al passaggio dall'essere autobiografi al divenire ricercatori di storie, segnalando tra l'altro come l'ascolto e la conoscenza delle storie altrui ci permetta di imparare "un modo di stare di più e meglio con gli altri" 2. Fin dalla sua fondazione, in effetti, i percorsi della Scuola triennale di scrittura autobiografica e biografica della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari prevedono corsi sul facilitare il racconto delle storie di vita di altri, che questo avvenga all'interno di laboratori o nell'ambito della raccolta biografica 3. Un passaggio quindi, quasi naturale e inevitabile, che mette in luce quanto l'ascolto di sé e degli altri siano due esperienze fautrici di senso e significato nella vita personale e, di conseguenza, in quella della comunità e della società più in generale. Nel gruppo di lavoro "Autobiografia e socialità" (uno dei gruppi costituiti all'interno del Simposio "Dialoghi intorno all'autobiografia" sopra citato), sono emerse numerose e interessanti questioni. Come sottolineava una partecipante, il tema delle narrazioni autobiografiche come atto politico può partire da una riflessione sulla "cittadinanza interiore" di ogni essere umano, che porti a produrre conoscenza con intenti partecipativi. La possibilità di interrogarsi sulla propria esistenza e quella altrui, generata dal racconto autobiografico, infatti, produce riflessioni sui diritti dei singoli e di tutti, tali da generare forme di democrazia partecipativa. Non solo, la possibilità di riconoscersi attraverso il racconto della propria storia offre quella di percepirsi e sentirsi riconosciuti anche dagli altri, aspetto essenziale nei servizi al cittadino, quali sportelli informativi, e in quei luoghi dedicati alla cura sociale e sanitaria. In questo senso la condivisione e la conoscenza di storie diviene anche medium per permettere una connessione maggiormente consapevole tra cittadini e amministrazioni, tra cittadini e parte politica.
"Studi sull'autobiografia", "Levia Gravia", XII, 2010, pp. 145-152
Abstract in italiano: Il saggio esamina uno dei tratti più paradossali del "genere autobiografico". In quanto caso particolare del più vasto genere biografico, il genere autobiografico fa parte delle biografie, che appartengono al campo della storiografia. L'autobiografo è uno storico (di se stesso) e in quanto tale dovrebbe mirare alla massima obiettività e verificabilità empirica delle sue affermazioni, come un qualsiasi altro storico. Ma in quanto l'autobiografo scrive di sé la sua scrittura tende a essere soggettiva, anzi la più soggettiva delle scritture, "vera" autobiograficamente anche quando affabula liberamente o per la sola impronta del suo stile e della sua immaginazione. Nella storia delle teorie dell'autobiografia queste due opposte impostazioni e concezioni del genere autobiografico si sono alternate e ancor oggi si alternano, benché usando di volta in volta diverse categorie critiche, ma da un punto di vista fenomenologico sono entrambe vere, anzi complementari
Analisi dei testi "Lo schiavo americano dal tramonto all'alba" di Rawick e "La condizione dello schiavo" di Bruno Armellin.
2020
Autobiografia e educazione Corpo a corpo con memoria, lettura e scrittura autobiografica Il contributo nasce dal gruppo di lavoro sul tema Autobiografia e educazione all'interno del Simposio Dialoghi intorno all'Autobiografia svoltosi ad Anghiari il giorno 7 dicembre 2019. Le pratiche di educazione alla memoria, alla lettura, alla narrazione e alla scrittura autobiografica hanno acquisitoin particolare negli ultimi venti anni-uno spazio rilevante e sempre più necessario nei luoghi dell'educazione formale e non formale. La scuola di formazione della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, a partire dal 1999, ha promosso corsi ed eventi per l'apprendimento e il miglioramento di conoscenze e competenze sulla pedagogia e didattica dell'autobiografia. Il contributo, scritto da tre docenti di differenti aree pedagogiche (storicoeducativa, didattica e pedagogico-sociale), fa riferimento a teorie e strategie per favorire un processo formativo e auto-formativo: fare storia, leggere, scrivere di sé e raccontare comunità. Una sfida per una nuova umanizzazione, a partire dall'educazione alle storie. This contribution discusses the results from a working group on the topic "Autobiography and education" within the Symposium 'Dialogue in Autobiography' held in Anghiari on December 7, 2019. The educational practises concerning memory, reading, narration and autobiographical writing have found an important and growing place in formal and informal education, especially over the last twenty years. Since 1999, the Free University of Autobiography in Anghiari training school has organized courses and events for students to learn * Gianfranco Bandini è professore ordinario di Storia della Pedagogia, dirige il progetto "Memorie di scuola" e un gruppo di ricerca sulla Public History ed è membro del consiglio scientifico del Centro Nazionale di Ricerche e Studi Autobiografici "Athe Gracci". ** Federico Batini è professore associato di Didattica, dirige la Rivista Lifelong Lifewide Learning e coordina i seguenti progetti di ricerca: Leggere:forte e Leggimi ancora. *** Caterina Benelli è ricercatrice di Pedagogia generale e sociale, dirige la Rivista Autobiografie, è coordinatrice dell'area progetti e ricerche della LUA ed è membro del consiglio scientifico del Centro Nazionale di Ricerche e Studi Autobiografici "Athe Gracci".
Il progetto autobiografico delle Familiares di Petrarca, 2008
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica e pubblicazione con qualsiasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l'inserimento in banche dati) sono riservati per tutti i paesi. _________________________________________________________________________ Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume o fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da: AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108 -20122 Milano
Mnemosyne, 2018
Si intitola madrelingua (Besa Editore, 2005) l’ultimo romanzo pubblicato da Julio Monteiro Martins, uno scrittore brasiliano che vive e scrive in Italia e in italiano. Oltre ai personaggi che danno vita al romanzo, entrano in scena nel libro un primo e un secondo narratore. Quest’ultimo compare sempre tra parentesi quadre e fa commenti in prima persona che per molti aspetti ricordano dati biografici dello scrittore, ‘confondendo’ in tal modo il lettore che finisce per non sapere chi sta parlando e per sovrapporre la figura di questo secondo narratore e quella dell’autore. In questo testo ci proponiamo di riflettere sul significato che una tale scelta può avere da un punto di vista ‘autobiografico’, visto che l’io si rivela e si nasconde e che una tenue linea separa e, al tempo stesso, permette um attraversamento che offre la possibilità di andare oltre i confini di un solo genere letterario.
PsicoArt, 2018
In che modo l’autobiografia riproduce la vita dell’autore? Che tipo di realta e di verita egli ricerca? La sua ricostruzione e del tutto impermeabile all’immaginazione? La narrazione di fiction dove attinge i suoi contenuti? La biografia dell’autore entra a farne parte in qualche modo? Attraverso un’indagine che si ispira, tra gli altri, a Sigmund Freud e a Groucho Marx, a David Metzinger e a David Foster Wallace, a Wilfred Bion e ad Albert Camus, si dimostra che realta e finzione si incontrano in entrambe le tipologie narrative. Ci si sofferma infine sulla narrazione trans-autobiografica che contamina deliberatamente autobiografia e fiction, e sulle sue ricadute riparative.
INDICE ANNO XII (2010) -Studi sull'autobiografia L'8 marzo 1947 Enrico Falqui con profondo «dispiacimento» restituisce a Cesare Pavese quei quattro «dialoghetti» (La belva, Schiuma d'onda, La madre, Le streghe) da tempo inviati per la rivista «Prosa. Quaderni internazionali all'insegna della "Medusa"», con direzione in Roma, viale Giulio Cesare 71, e amministrazione a Milano, Casa Editrice Mondadori, edita a Roma dalle Nuove Edizioni Italiane e diretta da Gianna Manzini. Qualcosa nel frattempo è cambiato e la rivista, «per non dover ammainare l'insegna», si trova nella necessità di «mutar formula», «adottandone una che riesca forse più attraente». Quella individuata (meno importa che il progetto non si sia poi concretizzato) è una scelta di tipo tematico, «per cui ogni quaderno sarà limitato a un argomento o a un gruppo»; una scelta orientata verso una forma «più che mai da libro», privilegiando la realizzazione di uno strumento agile, insieme utile e «attraente». Oggi forse, in mezzo al grande numero di periodici che si occupano trasversalmente di letteratura italiana, dalle origini ai giorni nostri, non ci sembra inopportuno riprendere con «Levia Gravia» il progetto che Falqui esponeva a Pavese (e che, sia detto per inciso, era già stato sperimentato con successo da una rivista importante come «Sigma») per un approfondimento problematico di singoli temi, che, aperto a studiosi italiani e stranieri, giovani e meno giovani (secondo le originarie finalità della rivista), faccia il punto sullo stato dei lavori, accogliendo sia gli atti di giornate di studio sia contributi originali legati da uno stesso filo rosso, con uno sguardo riassuntivo verso il passato e, al tempo stesso, propositivo per il futuro. Iniziamo con l'autobiografia, uno dei generi (e dei temi) più congeniali a chi «Levia Gravia» l'ha voluta e fondata, Marziano Guglielminetti. A quel confronto in interiore homine si era poi accostato anche Claudio Sensi, volgendo la sua attenzione alle scritture della deportazione, alle testimonianze -in quella che fu allora una inaudita e spaventosa perdita di umanità -lasciate dai sopravvissuti dei lager. A Marziano Guglielminetti e Claudio Sensi i primi due volumi di questo nuovo inizio sono dedicati.
Err - Scritture dell'imprevisto_Buco_n°4_Drop 2, 2024
Avrò avuto non più di seimila anni all’epoca e mio nonno mi raccontava sempre la stessa storia cercava di convincermi che fosse vera. Appariva all’improvviso allora sull’uscio della porta quando ero distratto e mi parlava senza posa dei suoi giorni da internato nell’istituto manicomiale dove aveva giovato tutto sommato di un tempo migliore del resto trascorso a piede libero. Pare che ci fosse modo tra gli altri matti di essere infine veramente se stessi convinti fino in fondo di essere sempre altri degli altri degli altri.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
in Letteratura e arti visive. Atti delle Rencontres de l’Archet. Morgex, 10-15 settembre 2018 (https://www.sapegno.it/wp-content/uploads/2020/05/ATTI-RENCONTRES-2018.pdf?fbclid=IwAR36s3rH1HZdeu1vdX4-u5alz6HYJiJYJb5utq2G1zjEbvTY-wW0hXY84U0), pp.200-202
Rivista Italiana Di Educazione Familiare, 2009
I parlanti e le loro storie. Competenze …, 2009
La narrazione come incontro
Stefania Parigi, Christian Uva, Vito Zagarrio (a cura di), Cinema e identità italiana. Cultura visuale e immaginario nazionale fra tradizione e contemporaneità, Roma Tre Press, Roma, 2019
Mnemosyne, 2008
Strumenti per la didattica e la ricerca, 2005
Archivi, arte, storia a Bologna. Per Mario Fanti, 2023
Studi Veneziani, 2015
Narratologia in pratica, 2024