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2013, Noema
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Quello che so è che ogni pratica mette in gioco se stessa nel mondo e il mondo in se stessa. (Carlo Sini) 1 Cosicché, interrogandoci sul portato di verità delle figure dei nostri saperi, facciamo esperienza sia della transitorietà delle figure della verità […] sia della verità stessa in quanto transito.
Si conclude, con la Poetica di Aristotele, la storia complessa dell'idea greca d'imitazione e del termine mimesi. Alla concezione platonica di mimesi come rappresentazione della realtà, lo Stagirita aggiunge la concezione pitagorica di mimesi come espressione del carattere interiore dell'artista l . Questo duplice aspetto che la mimesi presenta nella dottrina di Aristotele, ha attirato sulla sua teoria poetica le critiche di filosofi, teorici dell'estetica e poeti di ogni epoca. Per alcuni, Aristotele è troppo platonico, poiché fa dell'imitazione una semplice copia della realtà; invece, per altri, lo Stagirita non si riferirebbe a un'imitazione della realtà, ma a una ricreazione soggettiva di carattere strettamente razionale. L'intendere la mimesi come copia è proprio del pensiero di Platone, piuttosto che di quello di Aristotele 2 . In Platone si concepisce la mimesi come copia, poiché non c'è continuità tra il mondo ideale e quello sensibile: il mondo ideale è reale, mentre quello sensibile è una pallida somiglianza. L'arte, nel prendere come modello le cose sensibili, viene a essere una copia di una copia. Per questo -
MIMESIS / QUADERNI DI «FILOSOFIA» n. 2 , 2021
Aristotle’s Poetics has been a key text of all narrative theories and practices for over two thousand years, from Attic tragedy to screenwriting. Nowadays the new media continue to offer narrative products, from TV series to video games. What happened to Aristotle in the era of digital fiction? Are the stories always the same or have the new media (and new users) changed them forever?
in «Rationes Rerum», 3, pp. 73-93, 2014
Loffredo, Napoli, 2008
Introduzione methexis, di parousia e di koinonia, la corretta interpretazione della relazione di mimesis, fondamentale per comprendere l'intera filosofia platonica, deve essere condotta in coerenza con quella di questi altri termini fondamentali (parousia, methexis e koinonia) usati da Platone per spiegare la medesima relazione. Cfr. ROSS 1989, 51. Per l'assimilazione del rapporto di methexis con quello di mimesis cfr. Parm. 132C12-133A3. Per l'assimilazione del rapporto di parousia con quello di methexis e koinonia cfr. Phaed. 100C4-E2. Per un'interpretazione del rapporto di methexis inteso non tanto come presenza ma come somiglianza cfr. 27 Facendo riferimento a Phaed. 100C9-D9, BRISSON (2003, 6-7) annota i seguenti cinque punti: 1) le idee (lo studioso preferisce chiamarle "forme") e le cose non sono sullo stesso piano di realtà, sono separate; 2) le cose hanno una relazione con le idee; 3) questa relazione è assimilata ad una relazione di mimesis perché le cose intrattengono con le idee il rapporto di copia a modello; 4) nel quadro della mimesis le idee hanno il ruolo di causa e le cose il ruolo di effetto; 5) la relazione non è simmetrica perché le cose dipendono dalle idee per la loro esistenza e per la loro struttura, invece le idee sono in sé. Brisson sottolinea che «è la prima premessa che dà senso a tutte le altre», infatti se le cose si trovassero allo stesso livello delle idee ci troveremmo di fronte ad un problema di questo tipo: la rappresentazione di una mano sarebbe essa stessa una mano, il che è assurdo. 28 Per una critica dell'interpretazione dell'idea nei termini di un "universale" cfr. LESZL 2005, 37: «la presentazione che, negli studi, più frequentemente viene data delle idee è quella che le fa coincidere con gli universali, cioè con termini che sono predicati ciascuno di più cose individuali, ma che sono tenuti separati dalle cose di cui si predicano». L'attribuzione di tale concezione delle idee a Platone -scrive lo studioso -«è suggerita dalla considerazione che egli non poteva esimersi dal rendere conto della predicazione così come si trova ad essere impiegata nei discorsi che si fanno sulle cose, come anche nei giudizi mentali che le riguardano, visti a loro volta come dei discorsi taciti. La predicazione coinvolge dei termini o concetti che hanno carattere universale, sicché (si assume) tale carattere deve essere attribuito anche agli oggetti che ad essi sono ritenuti corrispondere nella realtà, qualora non si adotti una forma di nominalismo o di concettualismo»; PRADEAU 2005, 87: quello che si riferisce all'idea non è un termine universale, ma al contrario ciò che vi è di più singolare, «l'unità e la singolarità, lungi dal caratterizzare le cose sensibili, sono riconosciute soltanto, da Platone, alla qualità intelligibile». Quando, dunque, nel corso di questo lavoro, ci si riferirà all'idea attribuendole la caratteristica dell'universalità, ciò non vorrà in alcun modo significare una negazione ad essa della singolarità, né, tantomeno, una sua interpretazione in termini di predicato universale, privo di realtà ontologica, ma piuttosto, come diverrà chiaro nel corso dell'esposizione, si tratterà di una lettura dell'idea intesa come quell'ente unitario e vero, invisibile, ma coglibile con il pensiero, la cui realtà IV bozza LIDIA Alla luce di queste due "idee guida" ho proceduto nel modo seguente: ho analizzato innanzitutto la questione ontologica, così come essa si configura nei dialoghi di Platone. Dai testi emerge, come è noto, una distinzione degli enti in tre livelli: il primo è quello delle idee eterne e immutabili, veri ed universali paradigmi che fungono da modelli di ogni realtà; il secondo è quello degli enti sensibili che sono mimemata degli enti eidetici, copie o rappresentazioni di quelli; il terzo è quello delle immagini (eidola), che sono rappresentazioni delle cose sensibili e sono dunque "collocate" ad una tripla distanza 31 dagli enti eidetici, ad una tripla distanza che è alla base della loro dissomiglianza dal vero, della loro scarsa consistenza ontologica, del loro configurarsi come immagini, puro spazio della sembianza, dell'apparenza, del non essere.
ClassicoContemporaneo, 2019
As many have pointed out, the cognitive type of the unicorn, later on spread like wildfire in western culture, has one of its prototypes in Ctesias' Indian ass, described for the very first time in his Indika (FGrHist 688 F 45, 45 and 45q = Ael. NA IV 52). Over the last two centuries, several scholars have raised questions on the real extra-linguisitc referent: what had the Physician of Cnidus really talked about in his account? An Indian rhino? A bull? An antelope? Or was it a fake, good to implement his ethnographic fiction on the extreme peripheries of Persian empire? Whatever Ctesias' Indian ass was, Aristotle (HA 499 b 15-31) shows no hesitation in believing in its effective existence, and accepts it as a part of the animal kingdom. This happens because some of the zoological features of the paradoxical beast are not so incompatible with the etiological system developed in De partibus animalium.
2013
in «Il mondo errante». Dante fra letteratura, eresia e storia, Atti del Convegno internazionale di studio, Bertinoro, 13-16 settembre 2010, a cura di M. Veglia, L. Paolini, R. Parmeggiani, Spoleto 2013 (Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo), pp. 313-358. http://www.danteolivi.com
Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, 2007
Aristotele e il suo primo corso di retorica nell'Accademia : per un riesame delle testimonianze* I l fatto che il giovane Aristotele abbia tenuto un corso di retorica nel periodo della sua formazione nell'Accademia è opinione comunemente ammessa dagli studiosi. 1 Mi sembra, tuttavia, che le testimonianze al riguardo non siano state trattate in modo adeguato, né da parte di chi le riconduce al corso di retorica dell'Accademia ovvero a quello del Peripato senza evidenziarne le contraddizioni, 2 né da parte di chi proprio su queste contraddizioni « md » · 59 · 2007 * Il presente articolo è frutto di un approfondimento di una sezione della mia tesi di Laurea sul Grillo di Aristotele, discussa presso l'Università degli Studi di Pisa nel luglio 2004 con relatori proff . Mauro Tulli ed Antonio Carlini. A loro ed alla prof.ssa Maria Tanja Luzzatto va il mio più sincero ringraziamento per il costante incoraggiamento ed i preziosi consigli. Sono altresì grato al prof. Glenn W. Most e a tutti i partecipanti al suo seminario di ricerca presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, ad Eva Del Soldato e ad Anna Panzeri, per aver letto una precedente versione di questo lavoro. di queste lezioni le ipotesi si moltiplicano (lo status quaestionis è tracciato da Chroust 1973, i, pp. 109-116, e da Angeli 1997, pp. 22-23 n. 55). Diels 1886, pp. 11-16, suggerisce che tali lezioni siano alla base di una prima redazione di alcune parti della Retorica, redazione che lo studioso identifi ca con la Teodettea (su cui cf. Cope 1867, pp. 55-67, e Moraux 1951, pp. 98-101). Secondo Kantelhardt 1911, passim, la parte iniziale della Retorica (1, 1, 1354 a 11-1355 b 23) fu scritta da Aristotele all'epoca del primo corso di retorica. Tale ipotesi fu poi sviluppata da Solmsen 1929, pp. 208-222, che aggiunse alla sezione considerata più antica anche le battute iniziali dell' . Wieland 1958, d'altro canto, propone di identifi care le opere cosiddette 'essoteriche' con gli scritti di retorica redatti per le lezioni tenute nell'Accademia. Al Grillo (su cui cf. infra) e alla Tecnw' n Sunagwghv (su cui cf. Moraux 1951, pp. 96-97, e Schöpsdau 1994) pensa invece Chroust 1973. Curioso il riferimento di Düring 1966, p. 16 con n. 44, e di Flashar 20042, pp. 215 e 418 n. 221, a Jackson 1920 quale indagine relativa all'aula in cui Aristotele teneva le lezioni nell'Accademia, visto che si tratta chiaramente dell'aula del Liceo.
Introduction to a research about sophia in Miletus.
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Atti del Convegno 2011 del CODISCO, Messina, Edas 2012, pp. 95-105
ARISTOTELE E IL SUO GRANDE QUADRO DELL'ORDINE FINALISTICO DELLA NATURA
Spazi e contesti teatrali. Antico e moderno, 2017
Aristotele e le sfide del suo tempo a 2400 anni dalla sua nascita. Atti del Convegno (Milano 9-11 novembre 2016), a cura di R. Radice, M. Zanatta, P. De Simone, 2018
Edizione a uso interno del ms. BNC II II 47, cc. 1v-2r, 58v-76v, a cura di Diego DOTTO, Firenze, Opera del Vocabolario Italiano, 2014
F. Leoni, Jacques Lacan, l'economia dell'assoluto, 2012