Academia.eduAcademia.edu

La piena e perfetta imitazione

2008

La piena e perfetta imitazione Il libro dei Canti di Giacomo Leopardi si conclude con le traduzioni Dal greco di Simonide (XL) e Dallo stesso (XLI), accolte dalla prima edizione (1835), mentre alcuni versi del primo frammento (10-18) erano stati pubblicati nelle Operette morali fin dal 1827, all'inizio del decimo capitolo del Parini. Tali circostanze hanno favorito l'attenzione della critica sulle due composizioni simonidee, che sono state riconosciute come il primo esperimento di strofa libera, prima dei canti pisano recanatesi, oltre che l'ultimo esempio di traduzione leopardiana dalla poesia greca 1. È stato invece trascurato il rapporto con gli altri volgarizzamenti assieme ai quali sono stati composti, una piccola raccolta a cui Leopardi in un Indice delle proprie opere, si riferisce come Volgarizzamenti di alcuni versi morali dal greco, che sarà oggetto di questa discussione 2. Per gli anni fra il 1815 e il 1818, l'esercizio di traduzione dalla poesia antica è stato da tutti riconosciuto come una preparazione, più o meno consapevole, alla poesia originale, che nasce sul finire di queste esperienze. Questo tipo di interpretazione però non è possibile per le traduzioni più tarde, che sono legate alla composizione leopardiana in un rapporto di influenza reciproca. Inoltre, mentre per le traduzioni giovanili abbiamo molte testimonianze dirette, come i discorsi introduttivi e le note dell'autore, per i lavori della maturità non ci sono commenti di Leopardi che illustrino i criteri di traduzione e i motivi della scelta di determinati autori. I Versi morali dal greco sono stati composti fra gli ultimi mesi del 1823 e i primi del 1824, e sono costituiti da sette frammenti: i due Dal greco di Simonide, uno da Archiloco, due da Alessi, uno da Amfide e infine un frammento di Eubulo. Nell'autografo (conservato a Napoli, che di seguito si indicherà come A 1) sono preceduti dal Volgarizzamento della Satira di Simonide sopra le donne; l'ordine è il seguente: Ogni mondano evento da Semonide di Amorgo, che però Leopardi identifica con Simonide di Ceo, Umana cosa da Simonide di Ceo, Que