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2021, Politica.eu
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The paper proposes a historiographical reconstruction of the political-juridical arguments that justify tyrannicide in the contemporary age. After the late-Enlightenment and "romantic" approaches (§1), the essay retraces the key milestones of the itinerary from the anarchist matrices to the nationalistic claims of the nineteenth century (§ § 2-3) and to the complex dynamics of the "regicide" and dictatorship (§ 4) of the twentieth century, noting the tension between the political and legal dimensions in the approach to the question of the extreme phase of the ius resistendi (§ 5). Finally, is proposed a look at a recent past which questions the present day in a methodological key (§1).
Urbanistica e appalti, 2003
Sommario: La disciplina delle distanze e la notifica ai controinteressati-La sopraelevazione-La sanatoria cd. giurisprudenziale, o impropria, o a regime-Argomenti contrari alla sanatoria giurisprudenziale-Argomenti a favore della sanatoria giurisprudenziale-Conclusioni
2020
Mirsilo di Lesbo (III sec. a.C.) affermava che i Tirreni provenienti dall’Etruria “assunsero nel corso dei loro spostamenti senza meta fissa il nome di Pelasgi a somiglianza degli uccelli chiamati Pelargi (cioè cicogne) perché come questi migrano a stormi per la Grecia e le regioni barbariche; essi innalzarono anche il muro si cinta che circonda l'acropoli di Atene, cioè il cosiddetto muro Pelagico”
2019
Con la stesura di questa analisi, a fianco di uno studio più generico sulle teorie che hanno cercato di spiegare la formazione etnica e l'origine dei popoli barbarici, ci si vuole soffermare sul ruolo politico e "situazionale" che ha avuto la percezione identitaria all'interno di questi gruppi insediatisi in Europa occidentale tra Tardoantico e Medioevo. La prospettiva etnogenetica permette di considerare i tratti culturali in termini nuovi, ossia come strumenti via via utilizzati dai vari leader e capi per creare aggregazione e consenso, e dai vertici del potere dominante per legittimare il proprio status. La strumentalizzazione politica dell'identità etnica era perpetrata in modi diversi: o facendo proprie e manipolando a piacimento, a seconda della situazione, tradizioni di natura assai eterogenea, oppure inventandone di nuove, come per esempio genealogie e discendenze regie, battaglie leggendarie, o autoproclamandosi gli eredi di popoli antichi. Dietro ai nomi dei popoli barbari che ritroviamo nei manuali e che sembrano indicare realtà stabili, se non addirittura metastoriche, si cela invece una storia discontinua di cambiamenti incessanti, di interruzioni politiche e culturali, una storia dove questi stessi nomi sono stati soggetti a ripetute riappropriazioni per definire realtà nuove. Porre a critica l'idea che i "popoli barbarici" godessero di lineamenti culturali e sociali stabili e di come questi caratteri fossero percepiti diffusamente all'interno dei gruppi medesimi e non soltanto dalle élites (impiegati da queste come strategie di distinzione), risulta doppiamente insidioso se si considera che le principali fonti a nostra disposizione sono provenienti da autori romani o fortemente romanizzati. Queste fonti infatti non sono da sé impiegabili-senza un approccio critico-per una ricerca in questo senso, perché descrivevano le genti germaniche sempre in relazione dialettica con la civiltà romana, o comunque a partire da prospettive totalizzanti sempre infarcite da topoi e da pregiudizi. A supporto di un'analisi generica sui processi di etnogenesi, e per aiutare la comprensione di quale sia stata l'utilità politica e materiale delle rappresentazioni identitarie nell'affermazione dei vari regni romano-barbarici, si considereranno esempi più specifici tratti dalla storia altomedievale, e in particolare due casi che a riguardo sono emblematici: gli Ostrogoti e i Longobardi in Italia.
Treccani.it Lingua italiana, 2023
Una parola, apparentemente neutra, può finire “sotto accusa" davanti ai giudici? Sì. Il 16 agosto 2023 sono state rese pubbliche le motivazioni di una sentenza (definitiva) della Cassazione emessa nel maggio scorso. Ha stabilito che gli stranieri “richiedenti asilo” (quelli che lasciano il Paese di residenza, entrano in un altro e lì presentano domanda per poter restare) non sono definibili clandestini. Perché? Non solo il termine clandestino è giuridicamente inesistente. Secondo i giudici, contiene un giudizio negativo in grado di diffondere odio e discriminazione. Risultato: la Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato da un partito, la Lega. Il procedimento era relativo a un caso verificatosi nel 2016: per contestare l'assegnazione di 32 richiedenti asilo a un centro di Saronno (Varese), i leghisti avevano esibito cartelli con la scritta «Saronno non vuole i clandestini». [...] la Suprema Corte esprime un giudizio anche sul fronte del lessico: «È fermo convincimento di questa Corte [...] che un termine come quello di cui si discute (“clandestini”) abbia assunto concretamente, nell'utilizzo corrente, un contenuto spregiativo e una valenza fortemente negativa; ciò non significa che esso non possa venire utilizzato nella sua originaria accezione strettamente lessicale, ma che il contesto della struttura sociale in cui esso si cala esige comunque, da parte di chi lo evochi, un’estrema attenzione. [...] Il termine [...] può facilmente prestarsi (e indurre), specie se inserito in un contesto verbale come quello del manifesto in questione, ad abusi».
Proprietà letteraria riservata. I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale di questa pubblicazione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie e altro) sono riservati per tutti i paesi. ISBN 978-88-8303-857-0 (print) ISBN 978-88-8303-858-7 (online) SOMMARIO 9 Premessa Alessandro Dani 15 La lettura giurisprudenziale dei 'beni comuni' in una decisione della Rota fiorentina del 1742 Rosario De Castro-Camero 37 La cautio damni infecti y otros recursos relacionados con la retirada de escombros Lauretta Maganzani 57 Per una revisione del concetto di 'colonizzazione fittizia' in Transpadana: nuovi dati da Verona Carla Masi Doria 87 Acque e templi nell'Urbe: uso e riti. Il caso della Vestale Tuccia Nicoletta Sarti 123 Dimensione urbana e territorio rustico nello specchio degli atti emulativi. Una prospettiva storica 163 Benicomuni: l'eresia e l'abracadabra Riccardo Ferrante 173 Per una storia giuridica dei beni comuni Mario Fiorentini 189 Note a margine alla Tavola Rotonda su "Beni comuni e gestione dei servizi tra pubblico e privato" Paolo Giangaspero 197 I beni comuni come base per un nuovo ordine costituzionale? PER UNA REVISIONE DEL CONCETTO DI 'COLONIZZAZIONE FITTIZIA' IN TRANSPADANA: NUOVI DATI DA VERONA LAURETTA MAGANZANI Neque illud dici potest, sic eam coloniam (sc. Placentiam) esse deductam quemadmodum post plures aetates Cn. Pompeius Strabo, pater Cn. Pompei Magni, transpadanas colonias deduxerit. Pompeius enim non novis colonis eas constituit sed veteribus incolis manentibus ius dedit Latii, ut possent habere ius quod ceterae Latinae coloniae, id est ut petendi <petendo? gerendo? petendis? gerendis? per?> magistratus <magistratibus> civitatem Romanam adipiscerentur….
Tre nuovi ritrovamenti a carattere funerario confermano il quadro finora delineato delle trasformazioni e rifunzionalizzazioni che hanno interessato tra IV/V e VI/ VII secolo 1 il quartiere di Brescia romana interno alle mura, occupato da edifici pubblici di rappresentanza: il Capitolium, il teatro, il foro (terme e tabernae), la basilica, le ricche domus, situati nell'isolato di Via dei Musei e dell'Ortaglia attraversate dal cardo della città antica (tav. 1). La scansione cronologica che segna la transizione dal mondo tardoromano all'età longobarda viene sinteticamente suddivisa in fasi 2 : a) V secolo abbandono dei monumenti e di altri edifici di prestigio; b) secoli V/VI distruzioni, incendi e crolli che frammentano i blocchi edilizi antichi, accompagnati da attività insediative nuove che mutano l'assetto urbano (frazionamento delle insulae, obliterazione dei lastricati viari), comparsa di un' edilizia povera di tradizione romana, ingresso di sepolture in città; c) VI/VII (età longobarda) distinguibile sovente per strati insediativi ricchi di ceramica longobarda (Capitolium/Casa Pallaveri, S. Giulia, con produzione, magazzini e centro di mercato?, Via Crispi, Via S. Margherita), epoca in cui si assiste alla riorganizzazione degli spazi urbani da parte della nuova classe dirigente, con nuclei abitativi costituiti da case povere, in alcuni casi di tradizione pannonica (Grubenhauser, S. Giulia), con una selezione ad utilizzo artigianale di questo quartiere centro-occidentale della città romana; d) popolamento da parte di ceti servili, o medio bassi, non allogeni, ma autoctoni o ibridizzati, salvo le cinque sepolture ricavate nei vani della domus dell'Ortaglia (scavi 1968) 3 che apparterrebbero, per almeno tre scheletri, ad individui con caratteri nordici, anche se meticciati, in un caso con forme craniche mongoliche. 4 Le sepolture dell'Ortaglia sono le uniche con corredi medio-ricchi di prima metà del VII secolo, forse relativi ad individui che svolgevano funzioni di controllo dell'insediamento produttivo dell'insula di S. Giulia. 5 È stato supposto che la popolazione indigena, insediata in questa area urbana, sia stata qui trasferita da altre zone, esterne o interne alla città, per essere applicata ad attività produttive 6 , attestate archeologicamente da forni ceramici, calchere e metallurgia (Capitolium/Pallaveri, S. Giulia/Ortaglia e Teatro romano), di lavorazione del vetro e del corno (S. Giulia); come documentato dallo stato di salute Riassunto Gli scavi recenti condotti nell'area sud-occidentale di Brescia, densa di edifici pubblici romani, confermano i mutamenti del corpo urbano tra V secolo, destrutturazione urbana, e VI/VII secolo, riorganizzazione dell'area a quartiere artigianale, con abitazioni povere che si mescolano a sepolture indigene prive di corredo, o con corredo limitato per lo più a pettini. La qualità differenziata dei pettini bresciani, di tradizione romana, fa riflettere sul loro valore di indicatori (socio-culturali, antropologici).
Terzo capitolo della tesi di laurea magistrale in Storia medievale e Paleografia, discussa nella Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma. I relatori del lavoro sono i professori Giulia Barone e Alfonso Marini.
Italian papers on federalism , 2014
1. La dimensione politica delle autonomie territoriali. – 2. L’autonomia politica presidiata delle Regioni. – 3. Evoluzione parallela dei concetti di autonomia e sovranità verso la democrazia costituzionale. – 4. Connotazione democratica della Repubblica tra sovranità e autonomia. – 5. Oltre l’interdipendenza: le politiche di condizionalità come culmine della delocalizzazione. – 6. Per un nuovo ente territoriale autonomo: uno Stato impegnato a perseguire i propri obiettivi costituzionali, cominciando dalla ridefinizione del territorio. – 6.1. Segue: la residenza sul territorio e i diritti sociali. – 6.2. Segue: la residenza sul territorio e i diritti politici. – 6.3. Segue: il territorio come dimensione della coesione e come luogo di prossimità.
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CRISTIANESIMO E MODERNITÀ POLITICA. IL PROBLEMA TEOLOGICO-POLITICO NELL’ULTIMO KANT, 2021
Lingua italiana - Treccani.it, 2024
in "Teorie critiche del diritto", a cura di M.G. Bernardini, O. Giolo, Pacini editore, Pisa, 2017
Luigi Timoncini: dipingere l'assente, 2019
Atti e Memorie - Rivista di Storia della Farmacia - Periodico dell'Accademia Italiana di Storia della Farmacia, 2018
RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO TRIBUTARIO, 2018