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2021
2016
Il sito archeologico di Suasa è stato oggetto di una lunga campagna di scavi iniziata negli anni sessanta, che ha portato alla pubblicazione di diversi saggi e ha stimolato l’attenzione di numerosi studiosi nel corso degli ultimi anni. Questo interesse, però, rimane un fenomeno ristretto agli addetti al settore e non vede una vera riflessione sul piano turistico. Suasa, infatti, rimane un gioiello culturale scarsamente conosciuto nel territorio ed escluso dai principali percorsi turistici. Il primo obiettivo del nostro intervento è quello di porre l’attenzione su un’area di così grande interesse e avvicinare le persone, esperti di storia e non, all’antica città, in modo che questa possa acquisire una nuova vita e ritrovare una sua valenza nel territorio. Il primo passo in questa direzione è stato quello di mettere in relazione il parco archeologico con gli altri siti archeologici della zona inserendolo in un sistema di offerta culturale volto all’esplorazione e all’approfondimento d...
… R., PEDUTO P.(a cura di), …, 2003
Ravenna, "sedes regia" a partire dal 402 e successivamente capitale dell'esarcato bizantino d'Italia, è stata senza dubbio uno dei centri urbani italiani più importanti durante l'alto Medioevo. Come è noto la città fu protagonista di una notevole espansione tra il V ed il VI secolo, proprio in concomitanza con il raggiungimento del ruolo di capitale MANZELLI 2000). Tale sviluppo coinvolse infrastrutture di grande importanza, come le mura (che dovrebbero risalire proprio all'inizio del V secolo) e una ingente serie di edifici monumentali, tra i quali soprattutto i luoghi di culto hanno sicuramente lasciato una traccia indelebile nel paesaggio urbano fino ai giorni nostri e hanno contribuito -assieme ai mosaici che li decorano -a formare l'identità della città attuale.
MD Journal, 2019
The article reflects on the possible interaction between design and material culture, establishing a connection between past, present and future, by discussing how archaeological heritage can generate contemporary design, as well as how design can act as a "mediator". This re-flection was applied in the context of the research activity Contemporary-Antique, carried out in collaboration with the Archaeological Museum of Bologna. The authors propose an interpretation of archaeological heritage as expression of material culture in the collaborations with museums, places in a prime position to experiment with design and cultural heritage. Finally, the presented project highlights the role of design as a tool in the process of valorization.
Archivi esposti. Teorie e pratiche dell’arte contemporanea, 2022
Archivi esposti. Teorie e pratiche dell'arte contemporanea Quodlibet Quodlibet Segnato da un problematico ossimoro che si annoda nella apparentemente inconciliabile contrapposizione tra archivio ed esposizione, il volume Archivi esposti. Teorie e pratiche dell'arte contemporanea vuole riflettere sulle nutrienti convergenze che queste due figure disegnano nella mappa artistica degli ultimi anni. Un legame produttivo tra l'archivio, luogo labirintico e segreto dell'arché -come ha ricordato Derrida -e la dimensione espositiva, spazio cardinale e ambiguo del sistema dell'arte dove verificare le emergenze teoriche e le modifiche dello statuto dell'opera d'arte, ma anche esplicitare le specificità dell'archivio d'arte individuale o istituzionale, dell'archivio come modello, rispetto alla pratica artistica dell'archiviazione. Di quest'articolata costellazione di proposte e declinazioni che orientano il dibattito critico e le strategie artistiche, gli autori del volume -strutturato in quattro porose stazioni d'osservazione Dimenticare l'"archivio"? Aspetti di un dibattito critico; Istituzioni e archivi. Politiche culturali espositive; Esporre l'archivio. Casi studio e trame espositive; Proposte di itinerari -seguono le traiettorie teoriche e le curvature metodologiche, interrogando la struttura proteiforme dell'archivio come una delle principali emergenze del sistema dell'arte contemporanea. Massimo Maiorino insegna Museologia all'Università degli Studi di Salerno. Ha collaborato con la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e pubblicato saggi occupandosi del rapporto tra arte, critica d'arte e sistemi espositivi. Tra le ultime monografie L'artista come archeologo. Uno scavo nell'arte italiana del XXI secolo (2020). Maria Giovanna Mancini insegna Storia dell'arte contemporanea all'Università degli studi di Bari "Aldo Moro". Si è occupata della teoria e della critica d'arte statunitense di indirizzo post-strutturalista, di arte pubblica e più di recente di metodi della storia dell'arte in relazione agli archivi interoperabili. Francesca Zanella insegna Storia dell'architettura all'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. È membro del Comitato scientifico di CSAC, Università di Parma, e del Comitato scientifico di MoRE Museum of unrealized projects. Ha curato mostre e progetti di residenze e si occupa di archivi del contemporaneo. 20,00 euro Quaderni dell'Accademia Archivi esposti Teorie e pratiche dell'arte contemporanea a cura di Massimo Maiorino,
Il nostro contributo è l'ultimo, in questa sede, sull'Herculaneum Conservation Project 1 , e vorremmo utilizzarlo per portare la vostra attenzione, al di là dei lavori fisici in corso nel sito archeologico, sulle attività di divulgazione -o meglio di scambio e condivisione -organizzate in parallelo alle attività di conservazione.
A. Smigiel, L. Pennacchia, Alla ricerca di un’identità perduta. Il progetto del Museo dell’area archeologica del Teatro di Marcello, in “Forma Urbis”, anno XXI, n.6, Giugno 2016, ISSN: 1720-884X. Il progetto per la realizzazione del Museo dell’area archeologica del Teatro Marcello all’interno dell’Albergo della Catena si inserisce nel tema del racconto del passato che vede il museo come la cosiddetta “eterotopia” di Michail Foucault, cioè di un ambiente semiotico che rimanda all’alterità spaziale e temporale. L’Albergo della Catena è una delle rare testimonianze dell’edilizia minore medievale di Roma e ingloba resti di diverse strutture dell’antichità: il Tempio di Apollo Sosiano e una parte della Porticus Octaviae. L’edificio è attualmente in disuso e l’area archeologica in cui sorge, nonostante si trovi all’intersezione di più circuiti turistici e museali della città, è ridotta a mero luogo di passaggio. Le sculture e i frammenti architettonici rinvenuti in situ, inoltre, sono sparsi in diversi musei e magazzini. L’intervento proposto mira a un progetto di riuso, con una valorizzazione dell’area, ma anche al miglioramento della sua fruibilità. Il progetto prevede la risemantizzazione non solo delle opere d’arte site finora nei magazzini, ma anche dell’edificio stesso assieme a tutta l’area del Teatro di Marcello. In particolare, gli interventi previsti puntano alla contestualizzazione delle opere nel sito di provenienza attraverso il restauro e la destinazione dell’edificio a museo. Il progetto di allestimento di una serie di percorsi didattici in tutta l’area tende a creare una forma di “narratività” favorendo la comprensione delle stratificazioni storiche accresciute nel tempo e il dialogo con il contesto urbano. Il tutto porta alla creazione di una nuova dimensione che vive in relazione al sito che lo genera, e di conseguenza diventa la ricerca di un’identità perduta dell’area.
in Quaderni del Museo Civico di Cuneo, 1, 2013, pp. 17-26
Le immagini riprodotte nell'Appendice "Il deposito svelato" sono tratte dall'Archivio fotografico del Museo Civico di Cuneo © NEROSUBIANCO edizioni, Cuneo 2013 ISBN 9788898007271 1 E. MILANO, Per un Civico Museo di Storia e d'Arte. Relazione all'On. Giunta Comunale, Cuneo 1920. 2 Già alla nascita il Museo di Cuneo, prima ospitato in Palazzo Audiffredi, conservava reperti archeologici, soprattutto grazie all'opera di Alfonso Maria Riberi. Per le vicende relative alla storia del Museo e al suo trasferimento all'interno del complesso del S. Francesco, si vedano i contributi pubblicati in Bollettino della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo, 95, 1986, Prima Parte, pp. 5-154, con relativa bibliografia. Per un contributo ultimo sulla storia del Museo si rimanda all'articolo di Sandra Viada e Michela Ferrero, attuali direttore e conservatore, in questo volume. Io sono un archeologo e dedico il mio tempo a cercare di raccogliere notizie sul comportamento di uomini morti da lungo tempo. Tuttavia, mi piace pensare che anche la conoscenza archeologica possa dimostrarsi utile alla società, utile nell'aiutare a pensare in maniera più chiara e quindi ad agire in maniera più umana. (V.G. Childe, Società e conoscenza, 1962)
Inaugurato nell'ottobre 2014, il Museo Archeologico di Roma, l'Università di Roma "Tor Vergata", è stato realizzato con l'intento di proporre un nuovo modo di promuovere l'archeologia a Roma, in particolare nelle zone più lontane dal centro storico della città. Oltre all'esposizione, sono state progettate varie attività educative, dedicate a bambini e scuole di ogni genere, e sono stati realizzati eventi con l'intento di coinvolgere il più possibile i residenti dei vicini quartieri e le istituzioni per una valorizzazione del territorio condivisa. Anche con poche risorse disponibili, è stata intrapresa un'attività di comunicazione e promozione online. Dopo alcuni mesi di funzionamento, è stato possibile fare un bilancio dei dati di presenza e proporre alcune considerazioni.
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni. Oltre il margine. Strategie e pratiche progettuali per la conservazione attiva di siti/aree/parchi archeologici 81 2 sessione VALORIZZAZIONE, FRUIZIONE SOSTENIBILE DEI SITI, ACCESSIBILITÀ, PERCORSI E RISCHIO ANTROPICO, ARCHITETTURE PROTETTIVE E DI SERVIZIO Maria Grazia Filetici "PERCORSI" -Interventi per l'accessibilità del Foro Romano Palatino 91 Renata Picone Studi e proposte per una fruizione ampliata dell'area archeologica di Pompei 101 Giovanni Fontana Antonelli Le problematiche di tutela e valorizzazione di paesaggi culturali con presenze archeologiche diffuse in Palestina 109 Indice
Estratto dalla rivista “Palazzo Madama - Studi e notizie”, numero 0 - 2010
2018
Clionet. Per un senso del tempo e dei luoghi, 2 (2018), 472-477
sTraTegIes for a 'dIdaCTIC' MuseuM: possIble approaChes To The exposITIon of anTIquITIes. The aim of this paper is to define the 'didactic' role of the Archaeological Museum: our focus is addressed towards an aspect of primary importance that is too often neglected, that the structure of the museum should involve a real 'teaching' task and the whole complex must be thought of as a living environment able to lead visitors through well organized, original, and easily accessible paths. The Museum itself should enumerate among its first goals that of reaching the ears of the visiting people in a straightforward manner, as if it could really speak to the public with a crystal clear voice. This task can be accomplished with a well planned mixture of sections, paths and preparations, all joined in a multimedia environment capable of emphasizing the beauty of the arts with entertaining possibilities. We should reconsider the traditional containers purchased in catalogues and at exhibition waysides in favor of new architectural means like glass walls and other creative solutions able to nullify the distance between the spectacle and the spectators (e.g. MAEC Museum at Cortona). Nowadays the archaeological museum is no longer a comprehensive collection of a whole century, but can be created around a precise topic or even an isolated object; even better is when installations can take place in proximity to archeological ruins.
In questo contributo si vuole evidenziare la figura di Museo, liricine ed esponente di un certo tipo di orfismo in Grecia, attraverso la sua genesi storico-letteraria ed iconografica. Si avrà modo di osservare come esistano due iconografie di Museo, l'una in cui è raffigurato come giovane suonatore di lira in rapporto di buona convivenza con le Muse e con Apollo, l'altra che fa emergere i suoi legami con Orfeo, di cui è scolaro, redattore ed interlocutore privilegiato, e con Eleusi, attraverso i suoi rapporti parentelari con Eumolpo e Deiope. Il passo successivo sarà la ricerca del contesto in cui vengono create entrambe le iconografie ed, infine, l'analisi della ricezione di questa figura in Etruria.
A norma di legge è vietata la riproduzione, anche parziale, del presente volume o di parte di esso con qualsiasi mezzo Progettazione e cura grafica: ing. Fabrizio Musetti Roma, ottobre 2018 Umanistici (DSU), prof. Manfredi Merluzzi, ICOM Italia, il Coordinamento regionale ICOM Lazio, i Direttori e il Personale di tutti i musei coinvolti. Edizione a cura di Giuliana Calcani e Andrea Corbascio. Stampato con il contributo del Dipartimento di Studi Umanistici e dell'Unità di ricerca Roma Tre PRIN Archeologia al futuro. Teoria e prassi dell'archeologia pubblica. I diritti d'autore derivanti dalla vendita di questo volume sono devoluti a ICOM Italia -Coordinamento Regionale Lazio, per le iniziative a favore dei musei colpiti dal sisma nell'ambito del progetto 'Adotta un museo'. Per i dettagli dell'iniziativa https://www.gofundme.com/adottaunmuseo. Indice Prefazioni Tiziana Maffei, Presidente di ICOM Italia 7 Musei archeologici e Paesaggi culturali Alberta Campitelli, Coordinatrice di ICOM Lazio 13 Formazione e professione: un'inedita esperienza didattica Introduzione Daniele Manacorda, Coordinatore dell'Unità di ricerca Roma Tre 19 PRIN Archeologia al futuro. Teoria e prassi dell'archeologia pubblica. Docente di Metodologia della ricerca archeologica, DSU-Università degli Studi Roma Tre Musei archeologici oggi: qualche riflessione Sessione I Studenti e Direttori a confronto Giuliana Calcani, Unità di ricerca Roma Tre PRIN Archeologia al futuro. 27 Teoria e prassi dell'archeologia pubblica. Docente di Archeologia Classica, DSU-Università degli Studi Roma Tre, Università, musei archeologici, pubblico: un'esperienza a Roma Tre
established by: Mauro …, 2009
Quo vadis archeologia? Riflessioni metodologiche sul futuro di una disciplina, Atti del Workshop internazionale (Catania (18-19.1.2018), a cura di D. Malfitana, ISBN: 9788889375228, ISSN: 2037-9064, CNR-IBAM, Catania 2018, pp. 21-37, 2018
Un itinerario archeologico culturale, è costituito dall’asse Macchione-Sava-Cologna-Fratte. Fino a qualche decennio fa, solo qualche toponimo dava indicazione incerta, compreso il nome che dà il nome alla Valle. Elementi osco-sanniti, lucani, greci, etruschi si sono sovrapposti prima di quelli latino-romani, con i caratteri di instabilità delle civiltà di transito, in un territorio che non offriva possibilità di insediamento stabile, con il vantaggio di offrire traffici verso il mare. Lo sbocco sul mare, era il fattore di vantaggio per il commercio e per le milizie. Alcuni reperti archeologici dell’epoca etrusca, nel complesso di Fratte, a quei tempi, molto più vicina al mare.
Studia Oliveriana, 2023
If designing a museum is a challenging issue, working on an existing museum is an even more complex procedure. In addition to the logical-organisational choices related to what to display and how to exhibit, which accompany the construction of every archaeological exhibition, there is a dialogue to be had with the possible historicisation of the previous layout. In the case of Museo Oliveriano, we decided to intervene radically, noting the absence of an effective museographic historicisation despite its more then 200-year history. First of all, it was necessary to identify few main themes that could include the entire corpus of the collections, covering a chronological span of one thousand years, from the Picenian period to the late Roman Imperial age. Within these thematic macro-areas, the exhibition is organised in chronological order by individual topics that offer insights into particular aspects of the territory’s history. The narrative revolves around the centrality of the human figure. The exhibits in the showcases are tools for reconstructing the history of our predecessors.To make the museum more user-friendly, we decided to not display again all the objects as in the previous exhibitions. Instead, we worked ‘by subtraction’, making a selection from the most ‘repetitive’ materials (such as Iron age grave goods from the Novilara necropolis and on some categories of small objects in the archaeological collections of the 18th century), well aware that ‘complicating is simple, simplifying is difficult’.
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