Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2021, M. DAVID - E. ROSSETTI - E. POMO, “I santi militari a difesa della capitale e la cristianizzazione delle mura di Ravenna”, in VII ciclo di studi medievali (atti del convegno: Firenze, 7-10 giugno 2021), Firenze 2021, pp. 43-48
…
8 pages
1 file
Nell’ambito del fenomeno di cristianizzazione anche la sicurezza delle città viene sempre più affidata alla protezione divina e all’azione dei santi. A partire dal VI secolo le porte delle le mura urbiche dedicate a santi e martiri sono caricate di un forte valore salvifico e di difesa, ancor più rafforzato dalla realizzazione di chiese o cappelle presso le strutture difensive. Numerose sono le testimonianze ad esempio a Roma, Salonicco e Spalato. Ravenna fornisce in questo senso alcuni spunti interessanti. Significative sono le dedicazioni di due chiese a coppie di santi militari come quelle dei Ss. Sergio e Bacco e dei Ss. Giovanni e Paolo. La prima, oggi scomparsa, sorse probabilmente nel VI secolo a ridosso della pusterla Tremedula, lungo il lato orientale delle mura tardoantiche, mentre la seconda sopravvive tuttora, più volte ricostruita. Eretta nel VI secolo doveva originariamente essere addossata al fianco ovest delle mura, nei pressi di una pusterla. In questa sede, oltre a un attento esame dei dati noti, si presentano i risultati preliminari di una campagna di prospezioni geofisiche condotta nel giardino retrostante della chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo.
M. DAVID - M.S. GRAZIANO - E. PRANDINI, “Vetri da finestra in Ostia tardoantica”, in VII ciclo di studi medievali (atti del convegno: Firenze, 7-10 giugno 2021), Firenze 2021, pp. 43-46 ill., 2021
Nell’ambito delle indagini del Progetto Ostia Marina, missione archeologica dell’Università di Bologna a Ostia antica, è stata recuperata un’ingente quantità di frammenti di vetri da finestra. I reperti provengono dagli strati dell’edificio IV, ix, 5 inquadrabili tra il III e il V sec. d.C. I vetri da finestra sono stati probabilmente realizzati tramite colatura su piastra. Alcuni reperti presentano tracce dell’impiego di spatole e di altri strumenti utilizzati nella lavorazione. Attraverso l’analisi dei frammenti è stato possibile aggiungere un prezioso tassello alle conoscenze delle produzioni di vetro da finestra nel territorio ostiense.
M. DAVID, "Alla ricerca di S. Lorenzo in Cesarea a Ravenna”, in VIII ciclo di studi medievali (atti del convegno: Firenze, 23-24 maggio 2022), Firenze 2022, pp. 85-90 ill. (in collaborazione con A. Arcozzi e A. Melega), 2022
Secondo Andrea Agnello la chiesa di San Lorenzo in Cesarea venne fatta erigere dal praepositus sacri cubiculi Lauricius agli inizi del V secolo, sotto Onorio, nel sobborgo omonimo a sud di Ravenna, lungo la via che si dipartiva dalla pusterla di S. Lorenzo. La chiesa, citata forse anche da Sant’Agostino, era una delle costruzioni più apprezzate e rinomate di Ravenna. La sua demolizione, sotto papa Giulio III nel 1553, ebbe come conseguenza l’erezione di un’edicola commemorativa sulla via che usciva da porta Panfilia. Con lo scavo del canale Panfilio, così chiamato dal nome di famiglia del papa regnante Innocenzo X (1644-1655), che correva adiacente alla via, anche l’edicola fu abbattuta e sostituita da una crocetta processionale (oggi conservata al Museo Nazionale di Ravenna). Il presente contributo intende offrire una corretta localizzazione della chiesa grazie a una revisione critica dei dati a disposizione di natura archeologica, toponomastica e cartografica.
Costruzione e decostruzione della cartografia tolemaica (Perugia 15-16 ottobre 2015) GEOGRAPHIA ANTIQUA rivista di geografia storica del mondo antico e di storia della geografia Direttore responsabile
Rassegna dell'Arma dei Carabinieri, 2023
Questo numero speciale è dedicato all’opera dei Carabinieri nel 1943. Nell’ambito delle iniziative volte a commemorare le vicende di ottant’anni fa, ci è parso assolutamente doveroso rendere onore a tanti patrioti. A dei valorosi che, onorando il giuramento di fedeltà alla Bandiera, non intesero mai ammainarla, come ha ricordato il nostro Presidente della Repubblica ad Alghero lo scorso 9 settembre. È con questo spirito che la Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, rivista scientifica e istituzionale, riserva questo speciale alla memoria di quegli uomini che, in giornate terribili per la Patria, non smarrirono il senso dell’onore e, con il loro comportamento e il loro sacrificio, resero onore all’Italia. Gli italiani sono cambiati molto da quel terribile 1943, quell’annus horribilis che causò morte e devastazione nella nostra cara Italia. Un anno, tuttavia, che si pone nella storia istituzionale anche come un annus mirabilis, poiché vide i Carabinieri abitare ancora una volta la migliore memoria collettiva del nostro Paese, grazie alla loro azione, in prima linea, al fianco dei militari di tutte le altre Forze Armate o, molto più spesso, da soli, consapevoli di rappresentare l’ultimo baluardo che separava la cieca furia di distruzione nazi-fascista dai cittadini [...]
Navigatio Sancti Brendani – a work which manuscripts date to the 10th century – describes the voyage undertaken by Saint Brendan of Clonfert (cca 484-577) to find the so-called Terra Repromissionis Sanctorum. Thus, the anonymous author of this writing reiterates a commonplace of classic literature (“Fortunate Isles”), but which he revalorizes from a Christian perspective, by adapting it to his pastoral intention: the mythical place of ancient Greco-Latin literature is now depicted as Terra Repromissionis Sanctorum, thus a place destined to those who follow Christian teachings and the lifestyle promoted by it. The entire imaginary of this Navigatio... is constructed starting from both classic and Christian sources, within an osmosis of symbols, literary motives, and philosophical topics through which the author aims to turn his work into a writing destined to Christians but also to those not affiliated to the Church. In my study, the goal is to analyze numbers from the perspective of their symbolic value, through which the anonymous author of Navigatio... chooses to link the journey stages to views and beliefs conveyed in Latin patristics.
IDENTITÀ COMUNITARIA E CITTADINANZA NELL’ESPERIENZA DEL MEDITERRANEO: PROFILI E PROIEZIONI. LA SUGGESTIONE DI BANTIA , 2022
La chiesa medievale, in particolare quella della fase romanica, fu distrutta completamente nel 1229 e, purtroppo, di quell'epoca si conservano solo pochissimi reperti e frammenti. I più importanti per la nostra indagine sono un leone stiloforo che testimonia l'esistenza dell'antico arredo medievale, con la presenza di un pulpito certamente di opera cosmatesca, andato totalmente perduto e un magnifico portale del XII secolo. I pochi frammenti di pavimento cosmatesco che ho scoperto a decorazione dell'altare di San Domenico, nell'omonima cripta della chiesa di San Domenico, sono la più preziosa testimonianza della presenza di artisti marmorari delle scuole cosmatesche, campane, o romane che siano, nel territorio e nella città di Sora. A ciò si aggiunge, ora, una ancor meno nota (nella letteratura cosmatesca) firma di un maestro marmorario che si è autocelebrato nel portale medievale che si trova alla fine della lunga scalinata che porta al sagrato della cattedrale, fiancheggiato dal torrione a base circolare. Di questo portale riporto la completa descrizione data nella storia della chiesa divulgata sul sito web della parrocchia di Santa Maria Assunta: "Dopo essere entrati nell'avancorpo costruito nel secolo XVIII, si può ammirare un pregevole portale del sec.XII, in sette blocchi marmorei decorati da un rilievo floreale e vegetale. Osservando dal basso, si nota il rilievo di due cani in movimento e col muso rivolto all'indietro, disposti in simmetria speculare ai lati degli stipiti, dalle cui fauci escono e si sviluppano verticalmente girali d'àcanto al cui interno si inseriscono elementi floreali e animalistici. Le decorazioni si dispongono in rapporto simmetrico sui lati. Gli elementi rappresentati, tipici dell'iconografia medievale, risentono di influssi artistici arabo-normanni. È molto probabile che il rilievo sia la stilizzazione allegorica dell' "albero della vita" e che il melograno, i tralci di vite, l'uva, le tortore, le rosette, rappresentino simboli di fecondità e di rinascita spirituale in Dio. Sull'architrave si legge: (margine superiore) (L)IMINIBUS SACRIS OLIM FU(NE)RE FEDATIS V(IRG)INIS HIC ARCU(S) IUSSU ROFFRIDI (P)ERACTUS ("Sulle soglie sacre profanate dall'uccisione di una giovane qui fu innalzato un arco per ordine di Roffredo") (margine inferiore, bustrofeda) SUMMA(E) V(IRGINI) GENITRICI (E)X IDOLIS FALSIS HIC ARCU(S) ("Alla somma Vergine Madre su falsi idoli qui un arco")
Lasciandosi alle spalle la bella abbazia di Fossanova, a pochissima distanza si arriva, lungo la strada dei Monti Lepini in direzione Frosinone, al caratteristico borgo di Amaseno già ormai nel frusinate. Dagli studi storici effettuati risulta che la chiesa romanica, costruita tra il 1165 e il 1177, è anteriore di circa venti anni alla più famosa chiesa abbaziale di Fossanova, iniziata l'anno 1187 e consacrata nel 1207. Da ciò ne risulterebbe che la chiesa di S. Maria ad Amaseno costituisce il primo monumento nazionale di quella prima architettura ogivale, introdotta in Italia dai cistercensi francesi. Dall'iscrizione incisa sul pulpito sappiamo che la chiesa fu sottoposta a significativi interventi di restauro e "completamenti" non bene specificati, sotto la direzione di artefici locali come Pietro Gulimari da Priverno. La chiesa appare di forma basilicale con la navata centrale che si eleva dalle laterali e termina a timpano, mentre le navate minori terminano a mezzo timpano. Sulla facciata c'è il bel portale centrale ad arco acuto, con due colonnine anellate poste in angolo e altre due pensili sul prospetto; il rosone ha otto lobi e si apre entro un arco rotondo, poggiante su snelle colonnine. L'interno è a tre navate, divise tra loro da otto pilastri rettangolari, gli ultimi quattro rafforzati da colonne addossate. I capitelli sono ornati di foglie, gli archi a punta e le volte a crociera. Il portale della chiesa viene associato ai portali cosmateschi. Il Venturi, nella Storia dell'Arte Italiana del 1904, citato ai nostri tempi da Luca Creti nell'opera In Marmoris Arte Pertiti, (op. cit. pag. 150 nota 239), trova affinità con i portali delle chiese di S. Antonio a Roma, SS. Andrea e Bartolomeo a Orvieto, San Giorgio a Riofreddo e Santa Maria di Falleri, definendole "tornite, goticizzanti o gotiche, rigorose, ma fredde". Anche Edward Hutton, nel suo libro The Cosmati del 1950, cita come cosmatesco il portale della chiesa di Amaseno (denominata però di San Lorenzo, sia da Hutton che da Ventura e Creti, probabilmente perché ivi si conserva l'ampolla con il sangue del santo). Inoltre, significative affinità, specie nelle soluzioni delle mensole adottate, si possono vedere in relazione al primo portale della chiesa di San Saba a Roma e soprattutto a quello della chiesa abbaziale di Rossilli, presso Gavignano che descriverò più avanti. Ora è da osservare che, se la chiesa di Amaseno fu consacrata nel 1177, non si può parlare di portale cosmatesco nel senso di avvicinare questo ai portali che i Cosmati della famiglia di Lorenzo di Tebaldo realizzarono tra il 1200 e il 1250. Attorno al 1170 lavorava Nicola d'Angelo e suo figlio Iacopo, discendenti di magister Paulus; Lorenzo di Tebaldo, Pietro Vassalletto e infine Giovanni e Guittone, figli di Nicola della famiglia di Ranuccio (o Raineiro). Di questi, solo alcuni si spostarono nel sud del Lazio per compiere dei lavori, ma in epoca più tarda rispetto alla consacrazione della chiesa. Per quale motivo, se si escludono le affinità di cui sopra, il portale di S. Maria ad Amaseno sia stato citato come "cosmatesco", non risulta molto chiaro. Piuttosto, all'interno della chiesa è possibile vedere qualche traccia di arte cosmatesca nel tabernacolo murato che si fa risalire all'epoca della consacrazione della chiesa. Si tratta di un tabernacolo definito "rurale" posto a cornu Evangelii e consistente in un vano ricavano nel muro stesso protetto da una piccola porta di ferro. Al di sopra si vede una piccola cornice ad arco acuto ed un disegno che forma geometricamente una croce cosmatesca ad intarsio di paste vitree. Essa è formata da una croce centrale e da quattro campiture triangolari esterne che formano un tondo. La decorazione è fatta di tessere triangolari blu e oro, bianche e rosse con scomposizioni in elementi minori per le campiture esterne, mentre la croce centrale è decorata da tessere a forma di triangoli neri, rossi e oro scomposti in elementi minori. Al centro vi è un quadrato turchese disposto in diagonale, campito intorno con triangoli color oro. Alcuni degli affreschi presenti nel presbiterio, di epoca trecentesca, riprendono tratti decorativi di gusto cosmatesco, come si vede più profusamente nel Sacro Speco a Subiaco e in altri luoghi dove non mancarono opere cosmatesche. 172
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Satrio della Vittoria (A proposito di CIL V 4089), 2002
Rassegna Storica Salernitana, 2022
Il Po e Ravenna: la Fossa Augusta , 2023
Armi votive in Sicilia: Atti del Convegno Internazionale di Studi Siracusa Palazzolo Acreide 12-13 Novembre 2021, 2022
Le Forme della Crisi. Produzioni ceramiche e commerci nell'Italia centrale tra Romani e Longoardi (III-VIII sec. d.C.). Atti del convegno, Spoleto-Campello sul Clitunno, 5-7 ottobre 2012, 2015
in Lʼhéritage byzantin en italie (VIIIe-XIIe siècle), I, La fabrique documentaire, Études réunies par Jean-Marie Martin, Annick Peters-Custot et Vivien Prigent, Rome, École française de Rome (Collection de l’École française de Rome, 449), pp. 117-149, 2011
Cuadernos de Prehistoria y Arqueología, 2003