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Dal 19 maggio del 1931, data della partenza dal porto di Bordeaux con destinazione Dakar, al 15 febbraio del 1933, data del rientro a Marsiglia, Michel Leiris scriverà, quotidianamente e quasi ossessivamente, le sue annotazioni, il suo journal intime, sulla spedizione Dakar-Gibuti. Un anno dopo il rientro, il diario sarà dato alle stampe con il titolo L'Afrique fantôme. Il libro riproduce le annotazioni che quotidianamente l'antropologo surrealista aveva scritto. Non ci saranno cambiamenti di sorta, come egli stesso scrive nella prière d'insére, che accompagna la prima edizione e che vuole dar conto delle motivazione che lo spinsero a partecipare alla missione, ma anche della scelta di pubblicare il diario piuttosto che un'opera di altro tenore:
A portolan map with an unusual shape of Africa that has been reworked several times
Atti del IX convegno di studio Nuoro, 13-15 dicembre 1991 a cura di Attilio Mastino Sassari 1992 2 Vito A. Sirago Collegamento di Africa e Spagna nelle avventure di P. Sittius nocerino P. Sittius nocerino fu avventuriero di spicco, da anticipare certe figure dell'Ottocento, quale Cecil J. Rhodes, cui suole essere accostato, un misto di affarista fantasioso, procacciatore d'affari, capitano di ventura, con un pizzico, ma non tanto piccolo, d'ambizione politica. Il suo campo d'azione fu l'Africa soprattutto, ma vi giunse attraverso la Spagna, che restò sempre collegata nella sua attività 1 .
in: Letta C. & Segenni S. "Roma e le sue province. Dalla prima guerra punica a Diocleziano", pp. 261-268, 2015
Brief history of the administration of the Roman provinces of Africa and Numidia under the Republic and in the High Empire.
Storia in Network, 2019
C'è un popolo che, nel sud dell'Asia, non possiede Stato e neppure viene riconosciuto come gruppo etnico: sono i rohingya del Myanmar.
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2007
Capitolo 1 1.1 What is Africa to me? One three centuries removed From the scenes his father loved Spicy groves, cinnamon tree What is Africa to me? Countee Cullen Sebbene in maniera spesso diversificata e ineguale, nell'ultimo secolo l'immagine dell'Africa ha costituito un imprescindibile punto di riferimento per le comunità della diaspora nera, e giocato un ruolo fondamentale nella loro vita politica, intellettuale e artistica. Numerosi tra i maggiori letterati, artisti, attivisti e studiosi del Novecento hanno deciso, spinti da motivazioni prettamente individuali o sulla base di scelte manifestamente politiche, di tracciare a ritroso la traversata atlantica compiuta da milioni di prigionieri africani nei tre secoli precedenti. Noti leader politici quali W.E.B. Du Bois,
Inventiva e pertinenza. Lezioni dal Sud del mondo, 2021
A Different Idea Out of Africa Maria Argenti Architectural culture suffers from a deficit in its comprehension of, and relationship with, Africa. On the one hand, it fails to speak of, and on the other to listen to it; on the one hand, it trivialises Africa in an idealised and reticent reading, on the other it risks underestimating its cultural vivacity and social potentialities; on the one hand it neglects its vulnerabilities, on the other it fails to comprehend Africa’s strength. Yet Africa forces us to ask questions about the relationship between what we are and what we will be; the role of the city; on overpopulation or the rebirth of agricultural areas; the possibility to combine development with sustainability; on the relationship between place and community, between roots and education. Failing to answer these questions means falling short of a historical task. From Africa, in relation to Africa, we can develop a different idea related to new technologies, which do not necessarily imply a cultural homologation or the expansion of the divide between “high tech” and “low tech.” At best it would require a diverse culture, capable of integrating the universal and the specific, with respect to traditions and the digital environment. This is why it is important to analyze the participatory processes that graft real architecture onto social dynamics, using the materials of local constructions. This may be the time of a “Reverse Innovation,” capable of changing the paradigms of progress; the time for imagining a new model, founded on a diverse awareness, on overcoming the philosophy of waste and accumulation, on the recovery of internal areas in relation with the urbanised world. Above all, it is the time to rediscover the ethical root of architecture, of the duty to relate to the environment, the earth, and populations in all of their complexity. Through the experiences and lessons of Christian Benimana, David Adjaye, Kunlé Adeyemi, Lesley Lokko, Diébédo Francis Kéré, Driss Kettani, Mariam Kamara, Anna Heringer.
Mikhail Bakunin è figura controversa nella storia del pensiero politico. Pur nella molteplicità di ricostruzioni della vita del Russo e delle sue idee, deve in genere costatarsi una sorprendente propensione a sottovalutare ed addirittura a svalutare la dimensione teorica della sua opera. Si sottolinea e si drammatizza piuttosto il lato biografico, esistenziale ed anzi psicologico del personaggio. L'articolo si propone di tematizzare il significato più schiettamente filosofico del pensatore russo con specifica attenzione al suo radicamento nello studio del sistema hegeliano. Le idee di Bakunin pigliano l'abbrivio dai dibattiti dei "giovani hegeliani" a Berlino, ai quali il Russo dà un contributo significativo radicalizzando il lato differenziante o negativo del movimento dialettico dello "spirito". A tale ispirazione hegeliana Bakunin rimarrà fedele anche nel séguito della sua militanza politica, ben oltre la fase berlinese. Da quell'ispirazione, sia pure con l'aggiunta di altri materiali, egli trarrà il programma di una metafisica antiessenzialista ed antiautoriaria, critica della nozione normativa di legge. Questa sfocia infine in una concezione "dialettica" della libertà.
Antichità d’Africa agli Uffizi. Giovanni Pagni, Medico e Archeologo pisano nella Tunisia del XVII secolo. Catalogo della mostra (Museo Nazionale del Bardo – Tunisi, 18/3/2018 - 30/9/2018) La mostra restituisce visibilità a un nucleo di antichità provenienti dalla Tunisia raccolte nel 1677 dal medico Giovanni Pagni e, da oltre un secolo, diviso fra i depositi del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e delle Gallerie degli Uffizi. Giovanni Pagni, professore dell’Università di Pisa, infatti, fu per un anno al servizio del Bey Murad II che, riconoscente per la guarigione ottenuta grazie all’intervento del giovane medico, lo colmò di doni. Fra questi spiccava una raccolta di oltre venti opere fra epigrafi, stele funerarie e stele votive di età imperiale che, sin da subito, entrarono nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi. I rilievi e le iscrizioni, fra le prime testimonianze dell’Africa romana che era possibile ammirare in Europa, furono infatti sistemate all’ingresso del Museo fiorentino e, per due secoli, furono al centro dell’interesse degli studiosi italiani, francesi e inglesi. Nella mostra sarà raccolta per la prima volta la quasi totalità dei reperti raccolti da Pagni da antiche località dell’Africa proconsolare come Uthina, Tuccabor e Schauwasch, per un totale di ventiquattro opere. Fra queste spiccano testimonianze particolarmente significative per la storia dell’Africa romana, come ad esempio, una complessa e articolata dedica a Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo, in cui si ricorda una località, il Pagus Mercurialis, non altrimenti nota, o, ancora, un grandioso frammento di architrave da Schauwasch, l’antica Suas, che celebra la costruzione, sotto il regno di Marco Aurelio, di un tempio, di un arco e di un complesso di portici. E’ importante ricordare che l’episodio della raccolta delle iscrizioni di Barberia ad opera del Pagni non fu dimenticato neppure a due secoli di distanza. Sarà, infatti, proprio richiamandosi a questo nucleo collezionistico così singolare che ,nel 1873, Gian Francesco Gamurrini, direttore delle Regie Gallerie di Firenze, sostenne l’acquisto per gli Uffizi di un nucleo di quattro rilievi punico-romani provenienti da Cartagine con raffigurate le massime divinità del Pantheon africano di età imperiale, che erano stati offerti in vendita allo Stato da una certa vedova Maddalena Bassano. Queste opere, che saranno esposte al pubblico per la prima volta in occasione della mostra tunisina, andarono così ad incrementare una raccolta unica nel suo genere in Italia, che rimane ancor oggi a testimonianza di un momento significativo nel processo di riscoperta dell’Africa romana e della fortuna di un mito dell’Antico vissuto con passione antiquaria nella Toscana del XVII secolo.
Quaderni Asiatici, 2011
English Abstract Version “It's not the city that makes the African, but it's the African who ma the city". African cities are poorly studied by historians who did privilege rural African studies. Sub-Saharan cities show both social and spacial dynamics which did certainly precede the European presence. These dynamics explain themselves in urbanization processes not necessarily linked to economic, industrial and social issues. Tradition and modernity co-exist, they are parts of constant modification processes. The numerous communities which gradually contributed to the ...
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Fumettologica, 2019
L'Africa in Piemonte tra '800 e '900, a cura di C. Pennaccini. Torino: Regione Piemonte, pp. 123-133, 1999
Atti del X convegno di studio Oristano, 11-13 dicembre 1992 a cura di Attilio Mastino e Paola Ruggeri, 1994
Atti del X convegno di studio Oristano, 11-13 dicembre 1992 a cura di Attilio Mastino e Paola Ruggeri-Sassari, 1994
Alternative per il socialismo N° 69, pag.205-232, 2023
Vol 10 No 2 (2021): Fuori Luogo Rivista di Sociologia del Territorio, Turismo, Tecnologia - Special Issue Flânerie, 2021
FLUSSI MIGRATORI DALL'AFRICA, 2019
in L'Africa Romana 19. Trasformazione dei paesaggi del potere nell'Africa settentrionale fino alla fine del mondo antico, 2012
IL SEGNALE, percorsi di ricerca letteraria, anno XXVIII, n.82, pp. 3-8, 2009