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Questo testo si basa sul saggio pubblicato sulla rivista " C3", n. 338, ottobre 2012. Nel 2010 Kazuyo Sejima, curatrice della 12. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, riporta l'esposizione veneziana a quella che è (dovrebbe essere) la sua principale caratteristica, ben descritta da Paolo Portoghesi, primo curatore della Biennale, nel 1980: una mostra con l'architettura e non sull'architettura (come si può leggere dal sito ufficiale della Biennale). Il lavoro dell'architetto giapponese, in qualche maniera, porta la mostra d'architettura ad avvicinarsi alle caratteristiche di una esposizione d'arte o, meglio, di performance artistiche. Lo fa attraverso una selezione piuttosto feroce degli espositori -alcuni giovani e non ancora "famosi" per il grande pubblico -con esclusioni eccellenti (Herzog & de Meuron su tutti), accaparrandosi alcuni spazi chiave dell'esposizione, scegliendo un tema in assoluta sintonia con il proprio lavoro ma assai labile per il resto dei partecipanti, tirando i fili, anche progettuali, dei lavori esposti alle Corderie. Il lavoro di Sejima, così, diventa perno di una mostra nella quale il curatore ritorna ad essere progettista, assumendosi, in quanto architetto, la responsabilità di scelte discutibili ma di assoluta coerenza. E non è un caso che questa esposizione segua quella curata da Aaron Betsky, il quale decreta che gli edifici siano la tomba dell'architettura, spostando dunque le ragioni di uno spazio architettonico dal suo contenitore (l'edificio) ad un qualcosa di non definito, che può essere il disegno, la scrittura, la virtualità. Il 2008, anno dell'esposizione curata da Betsky, è l'anno dell'esplosione della bolla immobiliare, che dà avvio ad una crisi economica senza precedenti: è significativo che la riflessione Architecture Beyond Building proceda da un critico statunitense ma di forte influenza olandese. Alle prime avvisaglie di una crisi edilizia, che colpisce anche l'Olanda, una nazione chiave nello sviluppo dell'architettura per almeno un ventennio, il curatore della Biennale si rifugia nella riserva della nazione che lo ospita, l'Italia, dove la crisi dell'architettura non ha un freno da almeno un cinquantennio: qui, infatti, l'estrema difficoltà nel costruire opere di architettura porta, quando si parla di spazio, ad evitare di chiamare in causa l'architettura stessa, cioè spazio costruito, preferendo altri media, in generale grafici. Laddove la supremazia si situa nel disegno, per il critico statunitense è il processo, i codici, le regole edilizie, di sicurezza, finanziarie, ma, in entrambi i casi, non è lo spazio.
2016
L’idea della mostra è di mettere in atto un dispositivo spaziale adatto a indurre i visitatori a guardare l’architettura con uno sguardo diverso, confidando sull’effetto persuasivo del supporto di una funzione museografico-espositiva non dedicata all’architettura come Pirelli HangarBicocca. In questo spazio vengono esposti campioni di architettura “al vero”, cercando di agevolare la scoperta della loro artisticità peculiare invitando i visitatori al superamento della solita modalità, meramente pratica, della fruizione dell’architettura. I campioni al vero realizzati per la Triennale, esercizi di linguaggio poetico architettonico, si riferiscono a buone pratiche di progettazione all’interno di un determinato campo di competenza. La mostra prende corpo attraverso la formulazione di alcune domande attorno a situazioni e problemi decisivi per l’architettura dei nostri giorni e gli architetti invitati sono chiamati a rispondere con proposte, nelle quali la grammatica e la sintassi certificano la verità di una visione, in modo da trattare le soluzioni come gli esempi che vediamo nei dizionari. Il risultato è la scoperta di un corrispettivo architettonico di queste domande che produce, se non proprio un “pattern language” come è stato teorizzato da Christopher Alexander, per lo meno alcune dimostrazioni a proposito della verità di alcune parole chiave come: Porch, Entrance, Rehabilitation, Roof, Shelter, Pavilion, ecc., figure da usare come dei grimaldelli per esprimere dei pensieri architettonici riguardo i nuovi paradigmi come, ad esempio, il nuovo paradigma ecologico, o come il pensiero guida che indirizza lo sconfinamento dell’architettura nella disciplina paesaggistica, ecc. Progetti: Amateur Architecture Studio, Atelier Bow-Wow, João Luís Carrilho da Graça, El Equipo de Mazzanti, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Lacaton & Vassal, Josep Llinás Carmona, Michel Desvigne, Catherine Mosbach, nArchitects, Rural Urban Framework, Rural Studio, Studio Albori, Studio Mumbai
The celebration for the seventh centennial of Dante’s death has given rise to various initiatives that have analysed the figure of the poet from different perspectives. The aim of this issue of Opus Incertum is to explore the complex relationship that exists between Dante and architecture from two different points of view. The first concerns the importance of architecture in Dante’s work, in particular the Divine Comedy; the second involves the reception of Dante in architectural circles and examines what resonances the poem has had in architects’ thought and projects. An aspect of such a reception relates to the history of the city, both Florence, which presents a ‘Dantesque topography’, shaped as a result of interventions undertaken as part of the various celebrations from the 19th century onwards, and Ravenna, which is where Dante’s tomb is located
Aldo Rossi La storia di un libro L'architettura della città dal 1966 ad oggi, 2011
I volumi della collana Iuav-Il Poligrafo sono finanziati o cofinanziati dall'Ateneo Il presente volume raccoglie gli atti del Convegno internazionale di studi "L'architettura della città di Aldo Rossi nel 45° anniversario della prima pubblicazione"
the drawings which were attached to Vitruvius' de architectura are studied.
Pensando ad un significato generale di "rappresentazione" risultano immediatamente evidenti tre ordini di problemi.
Testo italiano originale di un breve saggio in corso di pubblicazione in lingua inglese in un libro a cura di Cristina Baldacci e Marco Bertozzi, dal titolo "Montages"
Il quaderno raccoglie alcuni appunti delle lezioni tenute nei Corsi di Disegno presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria. Volevo realizzare uno strumento sintetico, pensato per gli studenti che frequentano le lezioni e poi, a casa, hanno bisogno di una traccia per riflettere sugli argomenti principali. Un quaderno didattico, dai fini strettamente pratici. Non potevo ridurre in poche pagine i contenuti dei corsi. Ho preferito trattare gli argomenti in modo didascalico, lasciando alle indicazioni bibliografiche il compito di suggerire possibili approfondimenti. Ho inserito quasi esclusivamente disegni realizzati da me o da persone che lavorano all'interno del gruppo di cui faccio parte. Utilizzando i lavori dei grandi disegnatori avrei avuto a disposizione esempi sicuramente più autorevoli, ma mi sembrava scorretto parlare di disegno e mostrare i disegni degli altri. Per questo motivo, fin dalla prima bozza di stampa mi è sembrato di ricostruire il diario di bordo degli anni trascorsi all'interno della Facoltà. In queste pagine rivedo innanzitutto Marinella Arena, compagna fin dai primi studi. Poi Massimo Giovannini, col quale lavoro da sempre. Poi Paola Raffa e Domenico Spataro. Penso sempre a tutti loro con grande affetto.
2012
Operativamente, la costruzione di un’antologia dell’architettura moderna in Sicilia implica la definizione di una serie discreta di parametri (geografici, temporali, culturali, teorici) atti a costituire il telaio di riferimento per la collocazione e l’ordinamento, ovvero per la conoscenza critica, delle opere selezionate e analizzate secondo diversi livelli di indagine. Soltanto i parametri che fanno riferimento al “sistema di nozioni critiche”, sembrano poter disporre di un preciso orientamento ed essere, quindi, in grado di condurre ad una forma di conoscenza più approfondita, che si spinga oltre la semplice informazione o l’incasellamento banale da ordine alfabetico. La ricerca mira ad individuare, seppure con inevitabile disomogeneità, una metodologia di approccio agli esiti della cultura architettonica moderna in Sicilia, in rapporto al tema del restauro, attraverso l’analisi dei suoi meccanismi di formazione. L’approccio generale, privo di ansietà totalizzanti e di pregiudizi ideologici, consente di riconoscere il corpus dell’architettura moderna isolana quale entità molteplice, ricchissima di articolazioni, ma ben individuabile per il riscontro di connotazioni identitarie. Il ricorso a letture analitiche comparate, nel determinare dei confronti ravvicinati tra aree della stessa regione e con altre realtà culturali nazionali, su una lunga durata temporale, appare metodologicamente adatto alla esplorazione di temi vasti, conosciuti in taluni aspetti, ma che non sono ancora stati sufficientemente analizzati da un punto di vista della formazione di un quadro di insieme. Rinunciando ad esegesi di carattere generale sulla storiografia sin qui prodotta, ci limitiamo ad indicare alcuni aspetti peculiari del moderno in Sicilia quale si è rivelato all’interno di un’innegabile linea evolutiva, non priva di esiti articolati e creativi, con una propria autonomia rispetto ai modelli esogeni di riferimento. Soltanto tali sistemi, peraltro, consentono una lettura critica perché essi, per loro natura, sono non neutrali e quindi passibili di essere sottoposti a processi critici di verificabilità/falsificabilità. Il carattere della ricerca, per la vastità e complessità del tema, è quello di un’elaborazione di work in progress, senza pretese di esaustività o di individuazione di momenti conclusivi. Affrontare il tema di ricerca da più angolazioni può servire a ridefinire i confini del campo di indagine e a rimettere in luce questioni e oggetti poco esplorati, se non del tutto trascurati. Per dare un opportuno sviluppo ad un tema così complesso, lo studio è stato articolato secondo una struttura che comprende una prima parte saggistica, di carattere storico-critico, ed una seconda parte costituita dalla schedatura di alcuni esempi architettonici, individuati e selezionati nel vasto panorama del patrimonio architettonico costruito in Sicilia tra il 1930 e il 1970, ed osservati come casi di indagine esemplari e paradigmatici di esplicitazione dei tematismi emergenti dallo studio, declinati soprattutto attraverso le nozioni-concetto di moderno e di restauro. Segue una terza parte composta dagli apparati e comprensiva di un regesto di tutte le opere individuate nel corso della fase investigativa, da un’ampia bibliografia ragionata, da un profilo cronologico e dagli elenchi delle fonti archivistiche, documentali e iconografiche consultate ed utilizzate. Nell’epigrafe e in calce di ognuna delle schede sono evidenziati tutti i dati identificativi dell’opera, dalla collocazione geografica, alla cronologia del progetto e della realizzazione, alla paternità progettuale, nonché una specifica bibliografia di riferimento. Si è inoltre ricercato un adeguato corredo iconografico di accompagnamento del testo, costituito da immagini e da disegni. Il regesto, per la quantità e qualità delle informazioni contenute per ogni singola opera, si costituisce come un’ulteriore schedatura ma di carattere sintetico, ordinata per ambiti ‘territoriali’5 di appartenenza delle architetture e in rigoroso ordine cronologico. Le informazioni intendono sia presentare una descrizione (spesso critica) dei progetti sia offrire tutti gli elementi necessari ad una loro più precisa collocazione. Quindi, anche per il regesto vengono riportati i dati spazio-temporali e biografici (denominazione, luogo di ubicazione, date, autore/i), le fonti bibliografiche e, ove presenti, archivistiche, nonché una immagine utile all’immediato riconoscimento delle opere. La bibliografia ragionata è suddivisa in distinte sezioni che enucleano i testi di trattazione generale sull’architettura in Sicilia tra gli anni trenta e settanta, le guide e le pubblicazioni che forniscono un resoconto sull’architettura nelle singole città dell’isola o in particolari ambiti territoriali (a loro volta selezionate in base alla stretta pertinenza alle vicende in esame), le monografie e i saggi sui singoli architetti e sulle opere. Le varie parti di strutturazione della ricerca risultano, ovviamente, fortemente correlate e complementari. Se le schede propongono un approfondimento analitico sulle singole architetture, la parte saggistica offre quadri generali di riferimento e riconduce ad un discorso critico unitario proprio quegli esempi che resterebbero altrimenti dispersi e disgiunti nella frammentarietà della scheda che diverrebbe una semplice epitome antologica di un determinato periodo della produzione architettonica in Sicilia. Peraltro, mentre le analisi focalizzate riguardano casi architettonici con specifica attinenza al tema di ricerca, le letture critiche introduttive allargano il campo di indagine anche alle opere scomparse o non realizzate, rintracciano le relazioni tra la vicenda siciliana e il dibattito architettonico nazionale (o internazionale) di riferimento, restituiscono le condizioni storico-sociali e culturali in cui certi eventi si collocano.
La differenza fra questo lato del comune intelletto umano e lo scetticismo consiste in ciò che l' uno dichiara : tutto è perituro ; mentre lo scetticismo , quando un fatto viene posto come certo , sa dimostrare che tale certezza è nulla . In questo modo Hegel 1 nel 1802 , delineava la differenza fra il comune intelletto umano e il vero scetticismo . Seppure siano passati più di duecento anni da quando Hegel scrisse queste righe , leggendo i passi basilari e importanti dell' opera di Sesto Empirico , fonte imprescindibile per la ricostruzione dello Scetticismo antico così come per il pensiero greco tout court , non sarebbe sbagliato riproporre la medesima affermazione hegeliana : lo scetticismo , quando un fatto viene posto come certo , sa dimostrare che tale certezza è nulla . Le parole di Hegel suggeriscono che la forza del vero scetticismo sia la sua capacità di poter dimostrare la nullità e , dunque , l'insussistenza di ogni affermazione di tipo dogmatica , assunta per certa ( senza mai dimenticare che , oltre alla pars destruens enfatizzata da Hegel , lo Scetticismo antico proponeva un' importante pars constuens ) ; pertanto la dimostrazione assume un ruolo portante nella polemica che Sesto compie contro i vari campi del sapere dogmatico , che hanno strutturato le fasi del pensiero antico , come nel caso del tempo . Queste prime pagine introduttive intendono giustificare , in buona sostanza , le ragioni di questo lavoro , nonché evidenziarne la struttura generale . La ragione sottostante il presente contributo è l' interesse maturato per lo studio del pensiero antico e , per questo motivo , volendo abbracciare la quasi totalità delle dottrine 1 G. W. F. HEGEL 1984, p. 93 ; sul rapporto fra Hegel e lo Scetticismo almeno N. MERKER 1984, pp. 7-41 e M. DAL PRA 1989 pp. 1-8 (anche per i rimandi interni all' opera hegeliana in riferimento allo Scetticismo antico) . Si segnala senz'altro M. BISCUSO 2005 , sp. pp. 225-264 .
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Giancarlo De Carlo nel centenario. Sguardi di nuova generazione, 2021
Philosophy of Architecture
Brandi e l'architettura, 2012
Il Gabinetto di Architettura antica e Tecnica degli stili, 2017
La Mostra d'Oltremare nella Napoli occidentale. Ricerche storiche e restauro del moderno, 2021
I Diseno Revista Internacional De Investigacion Innovacion Y Desarrollo En Diseno, 2014