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Antropologi in cittá (Stefano Allovio), 2011
Sono circa due milioni coloro che ogni anno la visitano, in qualsiasi periodo dell’anno; all’interno del suo perimetro si trovano alcune delle più importanti testimonianze dell’architettura e della scultura europea del XIX e XX secolo; la presenza di una vegetazione variegata, fatta di alberi e cespugli che incorniciano gli edifici e delimitano le differenti strade e percorsi pedonali, contribuisce a rendere l’ambiente gradevole ed invitante; iscrizioni in ogni lingua testimoniano del cosmopolitismo e dell’apertura all’altro che storicamente la caratterizza. Sembrerebbe la descrizione della “metropoli ideale” e in un certo senso é di una città realmente esistente, che si sta parlando: il fatto é che si tratta di una città dei morti, di una necropoli. Nello specifico, di quello che é il cimitero forse più conosciuto e certamente più visitato al mondo, ovvero il Père-Lachaise di Parigi.
Published in the on-line Italian review "Scienza & Politica", 45/2011
Doppiozero, 2021
Recensione dei libri "Periferie del cambiamento" e "La città degli orti" (Quodlibet 2020)
La città oltre le mura, 2009
E’ possibile oggi immaginare una città completamente introversa che riesce a guardare solo all’interno delle proprie mura negandosi ogni ruolo di relazione e collegamento con il territorio? In che misura e a quale scala è ipotizzabile un’azione incisiva di una città media come Benevento? Quali possono essere gli strumenti più adatti a ciò e quali le strategie di riferimento alla luce della crisi globale? La Provincia di Benevento mostra una composizione territoriale particolarmente frammentata. Dei 78 Comuni di cui è costituita, solo il capoluogo supera la soglia dei 50.000 abitanti, degli altri, pochi hanno un numero di abitanti superiore ai 10.000 e tutti gli altri sono compresi nella fascia sino a 5.000. L’oggettiva distribuzione della popolazione sannita, unita agli ulteriori fattori di debolezza strutturale quali l’inarrestato fenomeno dello spopolamento e il continuo invecchiamento della popolazione, impongono misure ed azioni capaci di innescare una forte discontinuità e che, in un quadro di tutela e valorizzazione della propria identità, sappiano rendere il territorio più attrattivo e al contempo capace di accedere alle risorse di conoscenza, tecnologiche e finanziarie. Il contesto provinciale descritto si inquadra in una crisi economica mondiale ancora in atto che ha vanificato i progressi compiuti dall’Unione Europea negli ultimi 10 anni. La disoccupazione è aumentata, i conti pubblici hanno subito pesantissime ripercussioni e la concorrenza, ormai da inquadrare a scala mondiale, si è inasprita. Per fronteggiare tutto ciò, l’UE ha elaborato “Europa 2020”, una strategia rivolta al contempo a porre le basi per una rapida uscita dalla crisi economica per poi affrontare le sfide a lungo termine quali la globalizzazione, la pressione sulle risorse, l’invecchiamento della popolazione. “Europa 2020” individua tre priorità per trasformare il vecchio continente in un’economia intelligente, sostenibile ed inclusiva caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. In primo luogo bisogna sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e l’innovazione incardinata sull’innovazione continua, sull’istruzione e sulla società digitale. E’ necessario, al contempo, promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva che muova da azioni legate alla competitività, alla lotta al cambiamento climatico e all’energia pulita ed efficiente. Bisogna promuovere, infine, un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale promuovendo più occupazione, più competenze e lotta alla povertà. In questa ottica le città rivestono un’importanza capitale al fine di raggiungere gli obiettivi di crescita e di occupazione. “…in esse si trovano la maggior parte dei posti di lavoro, delle imprese e degli istituti di insegnamento superiore; la loro azione è inoltre determinante nella realizzazione della coesione sociale. Le città sono i centri della trasformazione basata sull’innovazione, sullo spirito imprenditoriale e sulla crescita economica”. D’altro canto è nelle città che si concentrano le disparità maggiori e dove l’esclusione sociale e il degrado ambientale assumono forme ai limiti della sostenibilità. E’ qui che le disuguaglianze assumono carattere spaziale (tra i quartieri) e sociali (tra i vari gruppi) e non di rado sommano entrambe le dimensioni. I temi da affrontare, e naturalmente da declinare di volta in volta sulla base delle peculiarità della singola città possono essere identificati in: aumentare l’attrattività delle città, sostenere l’innovazione, lo spirito imprenditoriale e l’economia della conoscenza, sostenere la creazione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità, migliorare la governance. Benevento è l’unica città media del Sannio. E’ capoluogo di provincia ed è quindi sede di tutti i servizi territoriali che sono legati a questa funzione amministrativa. In passato, un’attenta ed articolata rappresentanza territoriale, è riuscita ad attrarre funzioni urbane superiori (FUS) quali la Scuola Allievi Carabinieri, l’Università degli Studi del Sannio, l’Ufficio delle Dogane e a localizzare in città centri di studi e ricerca come l’ISFOL. La città ha accolto le nuove funzioni, e nel corso degli anni si è adattata ai cambiamenti iniziando a conoscere il fenomeno tipicamente urbano dei cosiddetti “city users”, ovvero fasce di persone non residenti che vivono la città per lavoro o per studio e che alla città chiedono servizi legati all’accessibilità, alla cultura e al tempo libero. Ciò ha prodotto, nuove opportunità di lavoro legate all’erogazione dei servizi richiesti. Il fenomeno per certi versi è ancora in atto e la sua vera, reale portata è ancora tutta da misurare. L’attuale contesto di crisi internazionale, che in Campania e nel meridione d’Italia sta assumendo caratteri e ed accenti ancora più negativi, impone al territorio sannita una condivisione e un coordinamento delle azioni di sviluppo in quanto identificabile come uno dei pochi mezzi per renderle visibili e spendibili. L’azione scoordinata e disarticolata rischia di essere scarsamente incisiva di fronte alla vastità e alle proporzioni delle questioni poste dal particolare momento storico. La città di Benevento, da questo punto di vista, può rappresentare per il territorio sannita un’opportunità: è l’unica città sannita classificabile come media, ha al suo interno un patrimonio di arte, ambiente e cultura ancora in massima parte inespresso e non presenta i fenomeni tipici delle aree urbane quali criminalità e degrado urbano e sociale, possiede un ricco e consolidato patrimonio di conoscenze e know how in merito agli strumenti di sviluppo. D’altro canto il territorio sannita, nelle sue diverse articolazioni istituzionali, territoriali e tematiche può rafforzare le potenzialità cittadine e permette all’intero sistema di raggiungere la massa critica necessaria per porre in essere concrete azioni di sviluppo. In questa ottica le azioni possono essere articolate secondo scale di riferimento diversificate e correlate. In prima istanza è auspicabile una riappropriazione del ruolo di leader territoriale della città di Benevento rispetto al Sannio. Una città, quindi, che sappia mettere a disposizione le proprie energie, guidare i processi in un’ottica condivisa e fare in modo che tutti beneficino dei risultati raggiunti. A scala regionale e di mezzogiorno d’Italia, il ruolo di Benevento e del Sannio non è immaginabile in maniera separata da quello che assumerà nei prossimi anni l’area metropolitana di Napoli. Il Sud nel suo insieme migliora se migliorano le condizioni della sua città più rappresentativa e che in questa dialettica è al contempo troppo e troppo poco: troppo perché fagocita risorse senza restituire servizi adeguati, troppo poco perché non riesce ancora a porsi come capitale del mezzogiorno d’Italia e interfaccia dell’Europa verso il contesto euro mediterraneo pur possedendo eccellenze riconosciute a livello internazionale. In una chiara e inevitabile condivisione di destini, più che improbabili riassetti amministrativi e prese di distanze, bisogna immaginare azioni in grado di connettersi con le eccellenze al fine di estenderne i benefici anche al Sannio. Il Mezzogiorno d’Italia può ripensare sé stesso alla luce delle sue specificità culturali e geopolitiche. Essere nello stesso momento Europa e porta aperta sul mediterraneo. Ponte tra territori diversi e laboratorio di dialogo interculturale in cui i confini non sono dei luoghi dove finisce qualche cosa, ma punti di contatto tra culture dove la modernità può percorrere strade diverse ed inattese. Le città del meridione d’Italia, quindi, hanno un compito in più: preparare il terreno ad una società multiculturale che sappia coniugare i cardini della cultura occidentale con le istanze del Sud e dell’Est. Per discutere su questi temi i giorni 25/26 giugno 2010 Mezzogiorno Nazionale ha organizzato, in collaborazione con la Camera di Commercio di Benevento, un forum programmatico per riattivare il dibattito sullo sviluppo locale come momento di qualificazione delle politiche di intervento a supporto delle scelte dei policy maker.
NIP Network in Progress, 2012
Il Landscape Urbanism (LU) interpretato in chiave metodologica è secondo molti quella disciplina che usando il paesaggio come modello per l’urbanistica ha saputo dare risposte simultaneamente generiche, sistemiche e dinamiche, senza perdere in specificità e in operatività. Considerando il tempo e non più la scala metrica la variabile che distingue i progetti, si può provare a dare alla sintesi tra architettura, urbanistica e paesaggio un nuovo significato. Le differenze scalari misurano il grado di virtualità di un progetto, ovvero il grado di definizione temporale, di specificità e di determinatezza che esso è in grado di attualizzare.
Secondo Lucy Puryatevic, quando la memoria inizia ad affievolirsi, le persone nel subconscio provano l'impulso di uccidere i gatti. La città K brulica di gatti, di colore nero, come ombre occasionalmente abbandonate dalle persone. Quando le persone, con gli occhi cisposi e assonnati, aprono le finestre nel mezzo della notte, spesso riescono a vederli saltare sui tetti, da un edificio all'altro, così veloci da formare ombre nere perfettamente rotonde sotto le flebili illuminazioni. Se quanto detto da Lucy corrisponde al vero, quando i gatti si intrufolano nei vicoli scuri, la maggior parte di questi non riesce a sfuggire dai malati di amnesia che li aspettano lì. Perché, anche se disarmati, i caccia-gatti spesso riescono comunque a bloccarli con agilità. I gatti allora lottano fino alla morte, sgraffiando a mezz'aria, ma poi un crack annuncia che il collo è stato ormai spezzato. Altri ancora, armati di scopa e mocio, mirano alla testa dei gatti, li colpiscono con ferocia e il cranio si spacca facendo schizzare il sangue mescolato a qualche traccia di cervello rosa sul terreno, rilasciando nella notte un pungente odore rancido. Ma, dopo tutto ciò, i caccia-gatti non dimenticano mai di pulirli per bene e gettare le carcasse o gli arti rimasti in sacchetti neri di gomma; li legano per bene e poi si arrampicano sui letti delle proprie case per dormire dolcemente. Negli stretti vicoli laterali della città, ogni notte vengono radunati migliaia di gatti morti, ma all'approssimarsi del mattino, quando la luce del sole si riversa sulle lunghe strade come acqua, i ricordi della notte si dissipano senza lasciare traccia, così come quelli delle persone. Nell'area residenziale dove vive Memory, al mattino, i sacchetti di gomma ammassati nel vicolo buio vengono portati nel deposito rifiuti vicino, in attesa che il pesante camion della spazzatura li porti via rimbalzando. Memory aveva sentito dire che alla fine vengono riversati dentro il fiume. Lei immaginava che questi sacchetti di gomma, dopo aver attraversato diverse città, avrebbero raggiunto galleggiando il mare aperto molto lontano. Avrebbero galleggiato sulla superficie del mare fino a che non fossero rimasti soltanto dei puntini, come la notte che si disperde colpita dai raggi del sole. Un sentimento di tristezza che si sarebbe dissolto presto. Memory, che si stava gradualmente riprendendo dall'amnesia, in quel momento era in piedi davanti la finestra a guardare quei sacchi neri di gomma abbandonati sul nudo terreno. Quando soffiava il vento, l'apertura dei sacchetti di gomma ondeggiava delicatamente frusciando: da lontano sembrava un campo di fiori neri. Ma nel vento, come c'era da aspettarsi, un fiore si schiuse. A Memory sembrò di vedere un vecchio gatto dai peli neri lucidi e arruffati, con un paio di occhi blu in risalto, lottare per uscire dalla bocca del sacco che si apriva lentamente, per poi oltrepassare in fretta il recinto di bambù poco lontano e scappare senza lasciare tracce. All'esterno del deposito rifiuti i passanti camminavano velocemente. Sembrava che l'ombra del gatto fosse soltanto frutto dell'immaginazione di Memory. Certo che si trattava di immaginazione, nulla di cui sorprendersi. Gli abitanti di quella città, infatti, si immaginavano sempre delle cose.
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Daest-IUAV, Venezia, 1990
La falsificazione epigrafica. Questioni di metodo e casi di studio, a cura di L. Calvelli, 2019
Letteratura & Società, no. 72, pp. 51-106., 2022
Peloro - Rivista del dottorato in scienze storiche, archeologiche e filologiche dell'Università di Messina, 2016
Paola Ruggeri, Cecilia Cazzona, Esmeralda Ughi, 2004
AA. VV., La città senza nome Segni e segnali nella metropoli moderna, 1996
Il Teatro Donizetti . Morfologia della scena urbana a Bergamo, 2021
F. Sorrentino, DIALOGO SULLA CITTÀ, in AA. VV., a cura di F. Sorrentino, LETTURE DELLA CITTÀ CONTEMPORANEA. LO SGUARDO DI NOVE ARCHITETTI SULLA CITTÀ, Clean, Napoli 2018 (ISBN 9788884976536)., 2018