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in «L'ospite ingrato. Rivista online del Centro Interdipartimentale di Ricerca Franco Fortini», 9, gennaio-giugno 2021, pp. 151-167.
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Dalla seconda metà degli anni Sessanta Fortini comincia una lunga carriera da docente, prima a scuola e poi all’Università. In questo periodo svolge una intensa riflessione sul ruolo e la funzione dell’insegnante, sulle istituzioni scolastiche e accademiche, sui libri di testo e sulle modalità di insegnamento confrontandosi anche con altre esperienze, tra cui quella di Milani. Sebbene il nome del sacerdote torni più volte nel corso del tempo negli scritti di Fortini, due sono i momenti di maggior impegno critico. Il primo nel 1967 in occasione di un confronto ospitato sulle colonne dei «Quaderni piacentini» e il secondo in un convegno sulla figura di Milani nel 1980. Il contributo si propone di ripercorrere tali occasioni mettendole a confronto per valutare l’evolversi nel tempo delle posizioni di Fortini. Partendo da queste considerazioni ed evidenziando vicinanze e distanze tra i due autori, il saggio vuole offrire elementi utili a comprendere meglio non solo la posizione Fortini nei confronti del priore di Barbiana ma l’idea stessa di educazione che intendeva proporre e che tanta importanza ebbe nelle sue coeve riflessioni sulla società e sui mutamenti sociali.
Quaderni d'italianistica, 1990
Questa intervista a Franco Fortini fa parte di una serie di interviste che appariranno nel volume: Di critica di scrittura e. .. Dalla Neo-avanguardia ad oggi (Lecce: Manni, 1990).
Fausto Socini, nemo propheta in patria sua, 2018
© goWare COPIA OMAGGIO © goWare COPIA OMAGGIO © goWare COPIA OMAGGIO Copertina Inizia a leggere Presentazione e Autore PRESENTAZIONE Sedicesimo secolo, la Riforma dilaga in Europa, sui roghi bruciano sia eretici protestanti che cattolici, c'è però chi propugna ideali di tolleranza e non violenza. Tra di essi spicca Fausto Socini. Discendente da una ricca famiglia senese di eretici, professori e alchimisti, a trent'anni Fausto organizzava feste all'università, scriveva poesie e non pensava lontanamente a laurearsi, fino a quando si trovò inaspettatamente a capo della più improbabile setta religiosa mai vista in Europa. Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo i discepoli di Socini, i Sociniani, dettero scandalo con le loro dottrine non ortodosse, ma furono anche molto amati da scienziati e filosofi come Newton, Locke, Jefferson. Ormai dimenticato, Fausto Socini ha però gettato le basi filosofiche della nostra società contemporanea. *** © goWare COPIA OMAGGIO Non so come io appaia al mondo, ma per quel che mi riguarda mi sembra di essere stato solo come un fanciullo sulla spiaggia che si diverte nel trovare qua e là una pietra più liscia delle altre o una conchiglia più graziosa, mentre il grande oceano della verità giace del tutto inesplorato davanti a me. Isaac Newton 1687 © goWare COPIA OMAGGIO Dedicato al mio babbo Alberto © goWare COPIA OMAGGIO In t r o d u z io n e Anni fa mi capitò di ricevere in modo del tutto inaspettato una mail da Eric Eldred in cui si chiedevano notizie di uno storico senese, eretico, che a suo dire aveva una certa rilevanza nel dibattito politico che si animava intorno al presidente degli Stati Uniti di quegli anni, George W. Bush junior. Per chi non lo conoscesse, Eric Eldred è stato un attivista per i diritti civili, prima come obiettore di coscienza durante la guerra in Vietnam, poi promuovendo la diffusione libera e gratuita di opere letterarie libere dai vincoli di copyright. Nel 1999 fu promotore di una causa di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti per opporsi al prolungamento del periodo necessario affinché le opere tutelate da diritto d'autore divengano di pubblico dominio, la causa prese appunto il nome di "Eric Eldred, versus John Ashcroft". Eric Eldred è stato soprattutto uno dei fondatori della organizzazione non-profit che ha definito le licenze Creative Commons, che regolano in modo nuovo i diritti di autore e che hanno dato un impulso fondamentale alla diffusione di contenuti di ogni genere sul web: Youtube e Wikipedia ad esempio ricorrono proprio a questo tipo di licenze. Eldred si chiedeva se Fausto Socini avesse influenzato in qualche modo i princìpi espressi nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, ed era curioso di sapere che testimonianze si trovano oggi a Siena, sua città natale, di questo personaggio. Ho iniziato così ad occuparmi di questo eretico e del contesto in cui si colloca. Il risultato è stata un'opera che vuole essere prettamente divulgativa, che ha l'ambizione di rendere un po' più popolare un personaggio poco noto ma che ha influenzato il pensiero di Isaac Newton, Thomas Jefferson, Spinoza, Locke e molti altri pensatori che hanno contribuito a gettare le basi della società in cui viviamo oggi personaggi. Il Socinianesimo, il movimento che ebbe origine dagli scritti di Socini, ebbe una grande diffusione fino al XVIII secolo, specialmente in area anglosassone, finendo poi per essere dimenticato insieme al suo fondatore. Un curioso aneddoto a proposito della fama raggiunta da questo movimento si trova nel libro I ragazzi di Barrow [1] , quando l'esploratore Clapperton, impegnato nella ricerca del misterioso fiume Niger, si trovò nel 1824 a Sokoto nel cuore dell'Africa più nera, in un territorio mai esplorato prima © goWare COPIA OMAGGIO © goWare COPIA OMAGGIO L a f a m ig lia S o z z in i Le prime tracce della famiglia Sozzini risalgono alla fine del XIII secolo con Martinello da Percenna. Percenna è oggi un piccolissimo borgo nei pressi di Buonconvento in provincia di Siena, ma nel Duecento era un castello con giurisdizione su una vasta area della Valdarbia, Valdombrone e Valdasso. Sotto il vicariato di Percenna, detto anche delle Sette Terre, ricadevano diverse borgate fino a quando, nel 1212, quando Percenna fece atto di sottomissione al Comune di Siena. Dell'antico castello adesso non restano più tracce, è rimasta solo la cappella dedicata a San Lorenzo, salvata dalla rovina dal restauro del nobile Giulio del Taja nel 1830. Lo stesso proprietario depose nel 1839 una lapide commemorativa «a ricordanza dei posteri» dedicata a Mariano, Lelio e Fausto Soccini. Figura 3, Figura 4. Tracce degli antenati Sozzini, si trovano nel libro delle gabelle da cui risulta che già nel 1304 Ser Mino notaio, uno dei figli di Martinello da Percenna, si era trasferito con la propria famiglia da Percenna a Siena, probabilmente sistemandosi nella zona che ancora oggi prende il nome di Vicolo dei Percennesi, nei pressi del Duomo. Passano pochi anni e i membri della famiglia iniziano a ricoprire molte cariche nell'ambito della Repubblica Senese: sono ambasciatori, entrano a far parte della compagnia dei Dodici e vi fu persino un domenicano inquisitore. Tra tutti i discendenti è da ricordare in particolare Sozzino, che nel 1400 abitava nella contrada di Pantaneto: è lui infatti il capostipite della famiglia, eponimo del casato dei Sozzini, come era d'usanza a quei tempi. Il maggior lustro alla famiglia fu però dato dal figlio Mariano, passato alla storia grazie alla sua fama di giurista ed umanista [3] . Figura 5. Mariano Sozzini nacque a Siena nel 1397, ricoprì la cattedra di diritto canonico in numerose università italiane fino ad essere nominato avvocato concistoriale da papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini. Mariano ed Enea erano amici sin dalla gioventù, come documentato da molte lettere. Particolarmente affettuosa e famosa è quella indirizzata da Vienna nel 1444 dal Piccolomini al cancelliere imperiale Kaspar Schlick. Nella stessa lettera, si continuano a tessere le lodi dell'amico, descrivendolo capace di interpretare la giustizia con saggezza quasi «divina», ma anche esperto in filosofia, cosmografia, geometria, aritmetica, storia, poesia, medicina, capace di eccellere anche © goWare COPIA OMAGGIO in agricoltura, pittura e scultura, nonché musica e calligrafia. Dopo la sua morte, il mito di Mariano crebbe ulteriormente e si disse addirittura che Mariano in gioventù avesse eccelso anche nella corsa, nella lotta, nella scherma, nel pugilato e anche nella danza. Si raccontava inoltre che sebbene non stesse mai in ozio, nel corso di tutta la sua vita non ebbe che tre volte la febbre e anche in quei rari casi «fu solamente lieve» [4] . Ovviamente dietro queste parole c'è una buona dose di esagerazione, ciò nonostante l'affetto di Enea Silvio Piccolomini fu sincero e Mariano fu veramente uomo di vasta cultura come testimoniato dal numero e dal prestigio degli incarichi ricoperti nella sua lunga carriera accademica oltre che dagli scritti che ha lasciato. Girolamo Gigli nel suo Diario Sanese, ipotizzava che fosse stato proprio Mariano ad avviare una delle prime accademie presso la sua villa di Scopeto. In effetti la tradizione delle accademie ebbe una grande diffusione a Siena e nel resto della Toscana tra il XVI e XVII secolo. Girolamo Gigli descrive queste «veglie erudite», si tenevano alla villa di Scopeto, sotto la guida di Mariano Sozzini, come serate in cui si svolgevano giochi di società secondo le usanze provenzali del XIII e XIV secolo. Nobili, virtuose matrone, giovani, accademici ed innamorati si incontravano per trattare prevalentemente questioni amorose. In questo modo i giovani di ambo i sessi si applicavano allo studio della morale, della poesia e delle favole. In realtà è probabile che a Scopeto si tenessero essenzialmente «lieti intrattenimenti» in cui la buona società senese si dilettava in giochi prettamente di tipo ludico e non veri e propri «convegni eruditi» come quelli svolti nelle accademie fiorentine dello stesso periodo. Non è però da escludere che alle allegre giornate a Scopeto partecipasse anche Enea Silvio. Nella lettera già citata del Piccolomini a Schlick, si racconta come il Sozzini avesse pregato l'amico di scrivere la storia di due amanti, invito raccolto dal Piccolomini che compose così la novella Historia de duobus amantibus [5] . Comunque, che si trattasse di vera accademia o di più informali incontri tra amici letterati, Scopeto fu certamente un luogo in cui Mariano amava ritirarsi a lavorare e a vivere. L'abitazione di città, dove il giureconsulto passò gran parte della sua vita, era il palazzo in Pantaneto noto adesso con il nome Sozzini-Malavolti, acquistato da Giovanni Sozzini, padre di Mariano nel 1443 [6] . Alex Gordon nel 1881 collocava invece l'abitazione di Mariano detta Casa della Saggezza, «dietro la strada in cui adesso si trova Piazza degli Alberghi, in via Cavour» [7] , che con la toponomastica attuale dovrebbe corrispondere a Piazza degli alberghi in via Montanini. La villa di © goWare COPIA OMAGGIO Scopeto, a circa 15 km dal centro di Siena, era una sorta di rifugio per Mariano, dove lavorare in tranquillità lontano dai tumulti cittadini e dalle epidemie che periodicamente vi si diffondevano. È infatti lo stesso Mariano a raccontare che nel 1457 si fosse ritirato a Scopeto per sfuggire alla peste che minacciava Siena. I suoi colleghi insegnanti gli chiesero di fare ritorno in città per riprendere le lezioni all'ateneo, ma Mariano declinò l'invito, preferendo continuare i suoi lavori nella pace di Scopeto. Mariano morì a settanta anni il 30 settembre 1467, lasciando l'eredità della famiglia ai figli Alessandro e Bartolomeo. Fu sepolto con funerali solenni nella basilica di san Domenico a Siena nella cappella di famiglia, a fianco dell'altare maggiore, dove ancora oggi si riconosce una lapide con lo stemma di famiglia e una iscrizione che ne ricorda le origini. Per la sua tomba fu...
Da non molto tempo per Quodlibet è uscito Un giorno o l'altro, l'ultimo e incompiuto lavoro di Franco Fortini. Si tratta di una raccolta di vario materiale distribuita per anni e dal 1945 al 1978. Certamente la prima cosa che notiamo è la molteplicità degli argomenti e temi trattati e la divisione in anni. L'insieme degli anni costituisce l'opera. Articoli, recensioni, lettere private e pubbliche, raccontini, invettive e considerazioni personali ne sono il materiale. Ad una prima lettura sembra impossibile inquadrare questo lavoro tramite una forma o in un genere preciso; ogni commento risulta insufficiente, e un giudizio non pronunciabile. Per tali motivi, ci limiteremo a portare all'attenzione alcuni degli elementi che si palesano al nostro sguardo ponendosi in evidenza.
in «L'ospite ingrato. Rivista online del Centro Interdipartimentale di Ricerca Franco Fortini», 10, luglio-dicembre 2021, pp. 499-525.
Gli scrittori che possono essere variamente ricondotti all’esperienza della «Voce» svolgono un ruolo significativo nella formazione e nel percorso intellettuale di Fortini. Tale ruolo è stato riconosciuto da più parti senza tuttavia essere studiato nella sua complessità e in tutte le sue articolazioni. Il presente articolo si propone di dare un contributo in questo senso ripercorrendo i momenti salienti di tale rapporto nel tentativo di mettere in risalto differenze e continuità che si possono apprezzare nel tempo. In particolare ci si concentra su un momento molto importante ma finora poco conosciuto, cioè il corso che Fortini tenne presso l’Università di Siena nell’anno accademico 1972-1973, giovandosi anche di materiali inediti. In questa occasione infatti Fortini riprese in maniera più organica alcune delle riflessioni precedenti ed ebbe modo di svolgere una serie di importanti considerazioni, sia sul gruppo vociano nel suo complesso che sui singoli protagonisti di questa esperienza, che saranno alla base dei suoi successivi lavori. Several writers connected to the journal «La Voce» played a significant role in Fortini’s formation and intellectual trajectory. While many scholars have acknowledged the importance of this influence, none has so far undertaken a systematic study of its articulations. This article aims to bridge this gap by revisiting the key points of this relationship and highlighting how it changed over time. In particular, this essay focuses on a very important but until now little-known moment in Fortini’s scholarly career, namely the lectures he gave at the University of Siena in the academic year 1972–1973, by drawing upon unpublished materials in order to reconstruct the course contents. On this occasion, Fortini further elaborated on his previous reflections on the «Voce» experience and made a series of important considerations on both the “vociani” group and its individual protagonists, which would constitute the basis of his later critical works.
Parallelamente al percorso che porta Alfieri ad affinarsi come tragediografo, questi sviluppa l'ideale del Sublime Scrittore, figura titanica nella quale s'identifica pienamente, contrapposta a quella del tiranno. Il concetto di Sublime costituisce la base di tutto il sistema di pensiero del poeta piemontese e coincide con l'espressione formalmente perfetta di un'idea di altissima levatura morale. Sicuramente Alfieri ebbe modo di studiare il trattato Del sublime (attribuito al filosofo greco Longino) poiché questo fu tradotto dal suo amico Francesco Gori, che lo fece stampare nel 1733. Dunque, si può affermare, senza dubbio, che lo Pseudo-Longino sia una delle fonti del pensiero dello scrittore astigiano, il quale rielabora, in modo personale, le teorie espresse nel suddetto scritto greco, facendone la base di tutta la propria produzione. Innanzitutto, colpisce il fatto che il filosofo greco affermi che "la scienza e il discernimento del vero sublime non sono cosa facile". 1 Infatti, per Alfieri il sublime non è una mera categoria estetica, ma l'essenza stessa dei propri pensieri ed, in ultima analisi, della propria esistenza. Come scrive Maria Pastore Passaro:
Luca Barbirati, 2021
Quando arriva l'inverno il gelo cancella tutte le parole inghiottendole, avido anche della luce che si ritrae e sparisce. Con l'arrivo dell'inverno, il silenzio estingue tutto: i fiori, il sole e quell'ombra della [...]
Franco Fortini; Guerra del Sinai; I cani del Sinai; Palestina;
Ticontre, 2024
Il saggio propone una lettura stilistica di I cani del Sinai di Franco Fortini (1967). Si discuterà dapprima la complessa questione del genere letterario del libro, che unisce invettiva, autobiografismo, diarismo e saggismo all’interno di una forma organica, ma non catalogabile secondo criteri univoci. In secondo luogo si osserveranno i due distinti modelli di sintassi che attraversano il libro: l’uno secco, telegrafico e a tendenza nominale; l’altro lungo e ricco di incisi. Sul versante tematico e lessicale, si guarderà alla presenza diffusa dei verbi di memoria e di conoscenza e di una sfera semantica legata alla colpa e alla vergogna. Nell’ultima parte del saggio verranno quindi analizzate le forme di ripetizione insieme alle figure della correctio e dell’enumerazione, discutendo le funzioni che di volta in volta queste assumono nel testo.
LYDIA FLÖSS (Trento), Toponimi trentini continuatori del latino ALBUS 'bianco' MARCO FRAGALE (Palermo), Cognomi etnici e flussi migratori medievali: alla ricerca degli ultimi discendenti di Brucato (Sicilia) YORICK GOMEZ GANE (Rende [Cosenza]), Cesanese e cesenese: due ampelonimi o uno soltanto? NUNZIO LA FAUCI (Palermo), Acchiappacitrulli OTTAVIO LURATI (Lugano/Basel), Nel Cantone Ticino e dintorni: tre etimologie alternative LUIGI MATT (Sassari), Il problema di Delo FEDERICO MUSSANO (Roma), Miradois a Napoli PATRIZIA PARADISI (Modena), Quei bravi ragazzi di Alessandro Manzoni EMILIANO PICCHIORRI (Chieti), Tofaneggiare MARIA PINTI (Chieti), Spiridione, Granolino, Ansia: nomi rari nell'antroponimia di Pretoro (Abruzzo) PAOLO POCCETTI (Roma), Antiche varianti di toponimi laziali ROBERTO RANDACCIO (Cagliari), Ufficio denomastici smarriti: Alfonso GIOVANNI RUFFINO (Palermo), I soprannomi della mafia: la reidentificazione degli "uomini d'onore" MÁRCIA SIPAVICIUS SEIDE (Marechal Cândido Rondon/Cascavel), Significados y usos de nombres cristianos en el oeste del estado de Paraná, en Brasil SALVATORE CLAUDIO SGROI (Catania), L'accentazione etimologica e strutturale dei nomi propri: il caso Nòbel-Nobèl ANGELO VARIANO (Bonn), Polonismo Rubriche Materiali bibliografici Recensioni Giovanni Ruffino, La Sicilia nei soprannomi, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani 2020 [ma 2021]) [ENZO CAFFARELLI (Roma)] Valerio Cimino, San Cataldo odonomastica e storia, Caltanissetta, Centro Studi sulla Cooperazione "A. Cammarata" -Edizioni Lussografica 2020 [MARINA CASTIGLIONE (Palermo)] Jacques Lacroix, Les Frontières des Peuples gaulois, Fouesnant (Finistère), Éditions Yoran Embanner 2021, 2 volumes GÉRARD TAVERDET (Fontaine-lès-Dijon)] Schede di volumi Riccardo Ginevra, Odino Alfo ˛∂r e il nome dei dvergar. Due studi di poetica e mitologia nordica in ottica linguistica e comparativa, Copenhagen/Siena, Edizioni Università per Stranieri di Siena 2020 [RITA CAPRINI (Genova)]
L'ospite ingrato, 10, 2021
The article focuses on the relationship between Hor. carm. 1, 4 and Franco Fortini’s "vice veris", which takes its title from a syntagma of the first verse of the Horatian ode. After providing a summary of Fortini’s long literary acquaintance with Horace (significantly marked by the young poet’s bonds with Giorgio Pasquali during the university years), the aim is to show how the poetic memory of Horace’s spring in the ode 1, 4 could have acted on Fortini’s composition, inspiring the description of his spring not only through a thematic influence but also, probably, through some metrical and textual details.
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"Lezioni di poesia. Il dialogo intimo tra un poeta e un suo maestro", a cura di Valentina Lingria, Capire Edizioni, 2023
Enthymema, 2012
introduzione all'estetica, 2016
Birdmen Magazine, 2022
La responsabilita' delle parole (volume a cura di Alessandro Ramberti, Fara Editore, Rimini), 2018
Tra Oltralpe e Mediterraneo: arte in Italia 1860-1915
Proposte e ricerche, 2018
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano, 2017
L'ospite ingrato, 2020
ITALIANISTICA Rivista di letteratura italiana PISA · ROMA, 2018
Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti. LXV-LXVIII (2014-2017), 2018