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I teatini a differenza dei gesuiti preferirono insediarsi per ragioni di economia in edifici religiosi esistenti. Ne mantennero le intitolazioni originali aggiungendo quella a san Gaetano. Un riuso che si accordava all’idea di rigore e di modestia, espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica antecedente il concilio di Trento con lo scopo di restaurare nella Chiesa la regola primitiva di vita apostolica. Presto però, con l’affermarsi dell’ordine e con l’appoggio di papi, principi e nobili italiani ed europei, avviarono importanti cantieri. Alcuni teatini furono architetti spesso fedeli ai modelli della controriforma, ma spesso ben più liberi dai canoni tridentini dei gesuiti. A volte furono ortodossi nel ripetere lo schema di sant’Andrea della Valle: aula unica con cappelle laterali, cupola transetto e coro; ma il teatino Francesco Grimaldi difese fino all’ultimo la sua idea a pianta centrale quincunx (cinque cupole) contro Maderno che aveva trasformato San Pietro a croce latina tradendo Michelangelo. Altre volte in importanti edifici come san Giuseppe a Palermo, San Vincenzo a Piacenza, Santa Cristina a Parma o san Siro a Genova seguirono la tipologia basilicale a tre navate delle origini, oppure sperimentarono le audaci spazialità barocche di Borromini in chiese a pianta centrale, nonostante la loro scarsa funzionalità liturgica, o ancora si ottennero impianti longitudinali attraverso l’intersezione di ellissi. Guarino Guarini, teatino, portò l’architettura teatina, se così si può dire o di committenza teatina, a risultati originalissimi, fondamentali per il rococò europeo. Seppe rappresentare il regno di Dio in terra e nella cappella della Sindone a Torino il passaggio dalla morte alla resurrezione. Ciò avvenne anche con il contributo della musica. Organi e cantorie sono infatti sempre presenti nelle chiese teatine. Ora si studia la produzione musicale del compositore siciliano secentesco, Cataldo Vito Amodei (1649-1693), appartenente all'ordine dei Teatini, Maestro di Cappella del Santuario di San Paolo Maggiore a Napoli.
2021
L'architettura dei teatini tra cinquecento e settecento I chierici regolari teatini (in latino Ordo clericorum regularium vulgo Theatinorum) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i chierici regolari di questo ordine pospongono al loro nome la sigla C.R. L'ordine, espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica antecedente il concilio di Trento, sorse con lo scopo di restaurare nella Chiesa la regola primitiva di vita apostolica; fu fondato nella basilica di San Pietro in Vaticano a Roma il 14 settembre 1524 da san Gaetano Thiene e Gian Pietro Carafa (all'epoca episcopus theatinus, cioè vescovo di Chieti, donde il soprannome di teatini) e fu approvato da papa Clemente VII con breve del 24 giugno 1524. I teatini ebbero poi come sede un edificio sul Pincio, che divenne un importante centro di spiritualità. Durante il sacco di Roma Gaetano e i suoi compagni vennero fatti prigionieri: riuscirono a mettersi in salvo e a rifugiarsi a Venezia, dove venne aperta la prima filiale dell'ordine presso la chiesa di San Clemente. Il 14 settembre 1527 Gaetano Thiene venne eletto preposito della congregazione e poco tempo dopo la sede dell'ordine venne trasferita in San Nicola da Tolentino (30 novembre 1527). Negli anni successivi i teatini fondarono comunità in numerose città italiane: prima a Verona (1528), dove vennero chiamati dal vescovo Gian Matteo Giberti. L'11 febbraio 1533 venne fondata una casa anche a Napoli e nel 1538, grazie all'arcivescovo Oliviero Carafa (zio di Gian Pietro), ottennero come sede la basilica di San Paolo Maggiore: nella città partenopea, dove era stata forte l'influenza dei "criptoluterani" di Juan de Valdés, i chierici vennero impiegati, per la prima volta, in funzione antiereticale; sotto la direzione dei teatini ebbe inizio a Napoli il Monte di Pietà, da cui ebbe origine il Banco di Napoli. Con breve del 7 marzo 1533 papa Clemente VII riconobbe personalità giuridica all'ordine. Eletto papa col nome di Paolo IV, nel 1555 il Carafa diede ai chierici del suo ordine, come sede generalizia, la chiesa di San Silvestro al Quirinale. A Vicenza-città d'origine del loro fondatore-giunsero nel 1595, invitati dal vescovo Michele Priuli per collaborare all'attuazione della riforma tridentina; vi costruirono la chiesa di San Gaetano Thiene e vi rimasero fino al momento della soppressione napoleonica del 1810. Le prime filiali all'estero vennero aperte a opera di Placido Mirto Frangipane in Spagna (a Madrid e poi a Saragozza e Barcellona); nel 1644 venne fondata una comunità a Parigi, dove Guarino Guarini realizzò per i teatini la chiesa di Sant'Anna presso il palazzo del Louvre; nel 1648 giunsero a Lisbona; grazie alla protezione dell'elettore Ferdinando Maria di Baviera e a sua moglie Enrichetta Adelaide di Savoia i teatini giunsero a Monaco, dove eressero la Theatinerkirche; altre case vennero poi aperte a Praga, a Varsavia e a Vienna. ]I teatini si aprirono presto all'apostolato missionario: nel 1626 i primi religiosi dell'ordine raggiunsero la Georgia, l'Armenia e la Colchide; nel 1639 vennero inviati nelle Indie orientali e nel 1687 nel Borneo. Il 23 maggio 1627 papa Urbano VIII affidò loro la formazione dei missionari nel collegio di Propaganda Fide (l'attuale università Urbaniana). Nel 1906, sotto il generalato di Francesco di Paola Ragonesi, i primi missionari teatini giunsero negli Stati Uniti d'America, in Colorado.
I teatini a differenza dei gesuiti preferirono insediarsi per ragioni di economia in edifici religiosi esistenti. Ne mantennero le intitolazioni originali aggiungendo quella a san Gaetano. Un riuso che si accordava all’idea di rigore e di modestia, espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica antecedente il concilio di Trento con lo scopo di restaurare nella Chiesa la regola primitiva di vita apostolica. Presto però, con l’affermarsi dell’ordine e con l’appoggio di papi, principi e nobili italiani ed europei, avviarono importanti cantieri. Alcuni teatini furono architetti spesso fedeli ai modelli della controriforma, ma spesso ben più liberi dai canoni tridentini dei gesuiti. A volte furono ortodossi nel ripetere lo schema di sant’Andrea della Valle: aula unica con cappelle laterali, cupola transetto e coro; ma il teatino Francesco Grimaldi difese fino all’ultimo la sua idea a pianta centrale quincunx (cinque cupole) contro Maderno che aveva trasformato San Pietro a croce latina tradendo Michelangelo. Altre volte in importanti edifici come san Giuseppe a Palermo, San Vincenzo a Piacenza, Santa Cristina a Parma o san Siro a Genova seguirono la tipologia basilicale a tre navate delle origini, oppure sperimentarono le audaci spazialità barocche di Borromini in chiese a pianta centrale, nonostante la loro scarsa funzionalità liturgica, o ancora si ottennero impianti longitudinali attraverso l’intersezione di ellissi. Guarino Guarini, teatino, portò l’architettura teatina, se così si può dire o di committenza teatina, a risultati originalissimi, fondamentali per il rococò europeo. Seppe rappresentare il regno di Dio in terra. Ciò avvenne anche con il contributo della musica. Organi e cantorie sono infatti sempre presenti nelle chiese teatine.
I teatini a differenza dei gesuiti preferirono insediarsi per ragioni di economia in edifici religiosi esistenti. Ne mantennero le intitolazioni originali aggiungendo quella a san Gaetano. Un riuso che si accordava all’idea di rigore e di modestia, espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica antecedente il concilio di Trento con lo scopo di restaurare nella Chiesa la regola primitiva di vita apostolica. Presto però, con l’affermarsi dell’ordine e con l’appoggio di papi, principi e nobili italiani ed europei, avviarono importanti cantieri. Alcuni teatini furono architetti spesso fedeli ai modelli della controriforma, ma spesso ben più liberi dai canoni tridentini dei gesuiti. A volte furono ortodossi nel ripetere lo schema di sant’Andrea della Valle: aula unica con cappelle laterali, cupola transetto e coro; ma il teatino Francesco Grimaldi difese fino all’ultimo la sua idea a pianta centrale quincunx (cinque cupole) contro Maderno che aveva trasformato San Pietro a croce latina tradendo Michelangelo. Altre volte in importanti edifici come san Giuseppe a Palermo, San Vincenzo a Piacenza, Santa Cristina a Parma o san Siro a Genova seguirono la tipologia basilicale a tre navate delle origini, oppure sperimentarono le audaci spazialità barocche di Borromini in chiese a pianta centrale, nonostante la loro scarsa funzionalità liturgica, o ancora si ottennero impianti longitudinali attraverso l’intersezione di ellissi. Guarino Guarini, teatino, portò l’architettura teatina, se così si può dire o di committenza teatina, a risultati originalissimi, fondamentali per il rococò europeo. Seppe rappresentare il regno di Dio in terra. Ciò avvenne anche con il contributo della musica. Organi e cantorie sono infatti sempre presenti nelle chiese teatine.
Vincenzo Fontana L'architettura dei teatini in Italia dal cinquecento al settecento III Livorno santuario della Madonna delle grazie o di Montenero Il santuario della Madonna delle Grazie, assai più noto come santuario di Montenero, sorge sul colle di Monte Nero, a Livorno. Costituisce un complesso architettonico di origini antiche: infatti, una leggenda popolare narra la storia di un pastore claudicante che,nel 1345, ritrovò ai piedi del colle un dipinto raffigurante la Madonna ed ebbe la visione di trasportare l'effigie sino in cima alla collina, dove arrivò guarito della sua malattia. La fama legata a quell'evento fu tanta che già sul finire del medesimo secolo i numerosi pellegrinaggi permisero l'ampliamento del primo oratorio, tenuto inizialmente dai frati terziari, poi dai gesuati (XV -XVII secolo), e quindi dai teatini (XVII -XVIII secolo). Furono proprio i teatini ad iniziare i lavori di ampliamento del santuario, fino ad allora costituito da una semplice aula a pianta rettangolare. Tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento fu aggiunto un atrio di forma ovale riccamente decorato, mentre, intorno al 1721 su disegno di Giovanni del Fantasia, iniziarono i lavori nella parte posteriore della chiesa, con l'inserimento di un corpo cruciforme destinato ad ospitare l'immagine sacra della Madonna, che fece assumere al complesso una pianta a croce latina. L' atrio ovale è sontuosamente decorato con pitture di Filippo Maria Galletti. Da qui tre ingressi conducono alla navata della chiesa barocca, coperta da un soffitto ligneo intagliato da Pietro Giambelli dove sono collocate alcune tele del medesimo Galletti raffiguranti tre episodi della vita di san Gaetano Thiene; il soffitto è l'unico rimasto integro a Livorno tra quelli analoghi un tempo presenti nel duomo e nella chiesa della Santissima Annunziata (distrutti durante la seconda guerra mondiale e ricostruiti in forme più semplici). Presso l'altare maggiore si innalza uno splendido tabernacolo, opera di Giovanni Baratta e del nipote Giovanni Antonio Cybei (1752), che racchiude l'immagine sacra della Madonna di Montenero (XIV secolo). Nel transetto si trovano le statue ottocentesche di San Giovanni Gualberto e di San Bernardo, opera di Temistocle Guerrazzi, fratello del celebre Francesco Domenico. La cupola è affrescata dall'artista fiorentino Giuliano Traballesi e presenta ornati di Giuseppe Maria Terreni.
1 ALFREDO FONTANELLA TEANO LONGOBARDO -NORMANNA. EVIDENZE ARCHITETTONICHE CITTADINE: GLI ESEMPI DI SAN BENEDETTO, SAN PARIDE AD FONTEM E LA CATTEDRALE
Il saggio, dopo aver ripercorso le principali tappe dell’insediamento dei Teatini a Lecce (1586), analizza il profondo legame che unì, fin dai primi anni, il convento teatino ai vertici napoletani dell’ordine, soprattutto nelle scelte artistiche. Documenta quest’aspetto un gruppo d’inedite polizze bancarie relative alla commissione a Giovanni Antonio Guerra e Marcantonio Ferraro del celebre tabernacolo ligneo della chiesa teatina leccese di Sant’Irene (1598). Un sodalizio artistico cui i teatini di Napoli richiesero diverse opere, tra cui il coro dell’oratorio del SS. Crocifisso dei Cavalieri del quale viene qui pubblicato l’inedito contratto notarile (1608). Distrutto il tabernacolo di Sant’Irene a metà ’700, le quattro statue lignee dei Santi Protettori di Lecce, uniche parti superstiti dell’originaria decorazione presbiteriale, sono considerate nel testo testimonianze visive della lotta delle reliquie che vide opposti nel capoluogo salentino, fino alla metà del ’600, Teatini e Gesuiti.
Nel seicento e settecento grandiosi palazzi tentano un rinnovamento profondo della tipologia veneziana delle case fondaco. La sequenza atrio, corale, scalone monumentale, sala da ballo o da musica a doppia altezza tende in rari casi a omologare Venezia con le dimore aristocratiche europee. Spesso si tratta della trasformazione di edifici esistenti, in occasione di nozze importanti e in funzione dell'accoglienza di turisti di riguardo, oppure ridotti e casini si affiancano agli edifici principali per contenere biblioteche, sale da gioco o da musica.
Italian Architecture between historical and modern stiles since Turin exhibition 1890 till Turin international exhibition 1902. Rome the new political capital, Milan and the financial city, historical architectural identity of a new state.
in In Arcadia. Saggi di storia delle arti per Elisa Debenedetti, a cura di M. Bevilacqua, M.C. Cola, M. Tabarrini,, 2024
Castelli Borromini per un palazzo a Spoleto su probabile committenza Ancajani Claudio Varagnoli, Un inedito album marchigiano di disegni e una poco nota attribuzione borrominiana
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2019
De Domo David. La Confraternita di San Giuseppe Patriarca e la sua chiesa a Nardò. Studi e ricerche a quattro secoli dalla fondazione (1619-2019), a cura di M. Gaballo, S. Colafranceschi, Fondazione Terra d’Otranto, Roma 2019, pp. 473-474, ISBN 978-88-94229-79-0, 2019
Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, CXIV, 2014, pp. 155-171, 2014
Carlo Gentili (a cura di), Anniottanta, pp. 354-381, 1985
Le arti nella Lombardia asburgica durante in Settecento. Novità e aperture, atti del convegno di studi, Milano 5-6 giugno 2014, 2017
Politecnico di Milano Dipartimento di conservazione e storia dell'architettura Dottorato di ricerca in conservazione dei beni architettonici -XII ciclo , 2002
EDA - Esempi di Architettura, 2021
Storia di Orvieto, 3.2, a cura di Fratini, Della Fina, Benocci, 2010
Il Castello di Govone. Architettura, appartamenti e giardini, 2020
I palazzi del potere nella montagna fra Bologna, Modena e Pistoia, 2019
in «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», N.S., fasc. 51, 2008, pp. 3-16
Il Liuto. Rivista della Società del Liuto, XV, 2017
C A T A N I A. La grande Catania. La nobiltà virtuosa, la borghesia operosa, 2010
Archivi, storia, arte. Per Mari Fanti, pp. 445-460, 2023
Disegnare l'ornato. Interni piemontesi di Sei e Settecento, a cura di G. Dardanello, Torino 2007, pp. 225-240.