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Alle origini del sogno mefistofelico

«Le parole non c'erano, le avevamo consumate tutte nell'attesa e non ne usavamo che poche: come stai, come va oggi, hai mangiato, hai la febbre. Balbettavamo un lessico scarnificato, svogliati e afasici come tutti coloro che si muovono nell'inenarrabile». "In principio era il Verbo", così inizia il Vangelo di Giovanni e così, almeno idealmente, potremmo dire che prende avvio l'ultimo romanzo di Loredana Lipperini, La notte si avvicina (Bompiani, 2020), non solo e non tanto perché la citazione sulle parole arriva già a pagina 23, ma perché sul peso di parole specifiche-come "equilibrio", "segno", "inizio", "peste", "donna", "colpevole/i"-si regge l'intera struttura narrativa, contenutistica e non. La materia del romanzo è scopertamente dichiarata, qui il problema è la peste, un'epidemia che torna dopo secoli, nuova e sempre uguale, ancestrale e insidiosa proprio perché già nota nel suo obiettivo finale: distruggere per poi purificare. E laddove arriva la peste si spengono anche le parole, quelle superflue, quelle che galleggiano per poi affondare, quelle che non hanno una soluzione perché sono fatte di pura inconsistenza: restano quindi tutte le altre, poche, una manciata di fili tesi ad agitare i burattini nell'antro scuro, nel sotterraneo del vissuto umano; a salvarsi, insomma, sono quelle parole che delineano la geografia lessicale della morte. Sono le parole che Loredana Lipperini trasforma in fatti. Come se ogni sillaba, finanche la singola lettera, provenissero non dalla bocca ma dalle mani di chi le pronuncia: il "detto" diviene "fatto" e le pagine pesano come corpi morti. «Ti domandi mai come comincia la peste? Ti domandi se esiste una sola colpa? Perché questo è stato sempre raccontato: c'è un colpevole, uno e uno solo, e quell'uno racchiude tutto il male del mondo». Partiamo dunque da queste parole: "colpa", "uno" e "male". Il senso della peste di cui il romanzo si fa tra le altre cose portavoce è racchiuso in questi pochi termini-che ricorrono come elementi chiave e di libera interpretazione a seconda del contesto e della collocazione specifica-, perché