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2019, Un’insolita raffigurazione dall’area “Nord-Lucana”. L’askos dalla Tomba 37 di Atena, La Parola del Passato. Rivista di Studi Antichi, vol. LXXIV/1, a.74 n. 406, Firenze 2019, pp.157-182, ISSN 0031-2355.
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CANTO 1 1 -4 Esposizione della materia e dedica 5 -10 Orlando e Angelica ritornano in Occidente nel pieno dello scontro preso i Pirenei. Angelica fugge dal campo di Carlo Magno.
Libretti d'Arte e d'Architettura della Fondazione Gianfranco Dioguardi, 2019
I luoghi di arte e storia per l'educazione dei cittadini
Nel periodizzare l"età dell"imperialismo Labanca specifica che il termine d"inizio è da considerarsi già dagli anni settanta dell"Ottocento, prima del Congresso di Berlino (1885) e termina con l"inizio del secolo Novecento, sebbene si propenda ad allungare i termini fino alla prima guerra mondiale. Ivi, p.60.
N asce nel settembre del 2004, da una proposta dello scrivente, direttore dell'Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Palestrina, l'intenzione di recuperare l'antichissima via, il percorso di pellegrinaggio che conduceva, dopo la visita a Roma e alle sue basiliche, verso il Meridione, in vista dell'imbarco a Otranto o Brindisi per la Terrasanta, percorrendo, nel tratto iniziale, la via Prenestina, che attraversava il territorio della Diocesi. La proposta di un progetto pilota suscitò immediato interesse e il progetto del tratto fra Paliano in provincia di Frosinone e Roma è stato approvato, a metà del 2005, dalla ARCUS S.p.A., una società del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Tra le finalità principali che hanno fornito l'impulso iniziale, c'è una promozione culturale per il rispetto delle antiche testimonianze e la valorizzazione locale del territorio, con attenzione anche ai valori propriamente religiosi e del turismo legati al patrimonio naturalistico e paesaggistico nelle sue valenze socio-economiche ed educative.
I 1 Quinto Mucio l'augure raccontava spesso, a memoria e in modo piacevole, molti episodi della vita di Caio Lelio, suo suocero, e in ogni discorso non esitava a chiamarlo «il Saggio». A Scevola ero stato affidato da mio padre, quando presi la toga virile, perché non mi staccassi mai dal fianco del vecchio, nei limiti del possibile e del consentito. Perciò, fissavo nella mente molti dei suoi accorti ragionamenti e anche molte delle sue massime secche e gustose, e cercavo di migliorare la mia educazione facendo tesoro della sua esperienza di vita. Quando morì, passai alla scuola di Scevola il pontefice, l'uomo che oserei definire il più grande della nostra città per intelligenza e senso di giustizia. Ne parlerò un'altra volta: ora ritorno all'augure. 2 Di lui ricordo spesso molti episodi, ma in particolare uno: era a casa sua e sedeva, come al solito, nell'emiciclo: c'ero io pure e pochi intimi, quando gli capitò di raccontare un fatto che proprio allora era sulla bocca di molti. Ti ricordi certamente, Attico, tu che eri così vicino a Publio Sulpicio, quanta sorpresa o piuttosto quanta amarezza si diffuse tra la gente quando Sulpicio, tribuno della plebe, con odio mortale si staccò da Quinto Pompeo, allora console, insieme al quale era vissuto in un rapporto di grande intimità e affetto. 3 Quel giorno Scevola menzionò casualmente il fatto e ci riferì il discorso che Lelio aveva tenuto sull'amicizia in presenza dello stesso Scevola e dell'altro suo genero, Caio Fannio, figlio di Marco, pochi giorni dopo la morte dell'Africano. Ho fissato nella mente i punti principali della discussione e li ho riportati in questo libro a mio modo: per così dire, ho messo in scena i personaggi stessi per evitare di ripetere troppi «dico» o «dice» e per dar l'idea che il discorso si sviluppi tra persone presenti, qui davanti a noi.
L'unità truffaldina (L'origine politica del capitalismo padano e del disastro meridionale) Premessa Il testo che segue non è destinato ai professori di storia patria. Questi signori non ignorano i fatti che vi sono raccontati. Preferiscono, però, tacerli per non dispiacere al Principe. Nel nostro caso e nell'attuale momento storico per assecondare i vaniloqui della partitocrazia, resistenziale e non. Pur non essendo destinato agli accademici, il libro è corredato del bagaglio documentario con cui gli storici di professione sogliono arredare i loro testi. L'avvocatesca elencazione delle prove persegue un preciso scopo, quello di mettere in difficoltà i titolari del patrio sapere, in modo che, contestata dall'eloquenza dei fatti la loro tesi, non se la possano cavare con una boriosa alzata di spalle. Le menzogne sull'unità italiana riempiono non soltanto i libri e le biblioteche, ma anche le nostre teste. Ma l'Italia non è solo una menzogna. Purtroppo introno all'idea d'Italia ci sono fatti e sentimenti veri, autentici: c'è amore e dolore, ci sono milioni di morti, decine di milioni di uomini e di donne che amavano la loro terra i loro cari e li hanno dovuti lasciare alla ricerca di un pezzo di pane in altri luoghi del mondo. E ci sono anche speranze. Ma solo per una parte degli italiani. Per gli altri c'è la disperazione, la fine di ogni speranza di onesto vivere e di dignità umana e sociale. Al momento dell'unità italiana il meridione era già perduto? Il settentrione era già proteso verso un trionfale avvenire? Il libro è pieno di cifre e tratta di un argomento difficile per la persona mediamente istruita. Ho cercato di fornire gli elementi utili affinché anche questo tipo di persona possa affrontarne la lettura. Spero ardentemente di esserci riuscito, perché è il meridionale qualunque che vorrei raggiungere.
Introduzione al volume dedicato al card. Achille Silvestrini, 2021
Quella di S.E. mons. card. Achille Silvestrini (1923-2019) è figura troppo grande e nota perché io possa presumere di dirne qualcosa di nuovo o di particolarmente interessante di fronte alla competenza o alle testimonianze di vita di chi lo conobbe da vicino, lo frequentò e lo stimò profondamente. Il poco che fisserò sulla pagina qui ha piuttosto il valore di introduzione agli interventi che seguiranno che, come responsabile scientifico della Fondazione La memoria storica di Brisighella "I Naldi gli Spada", ho semplicemente, con l'indispensabile aiuto e consiglio di chi gli fu prossimo, commissionato a coloro che potevano scriverne limitandomi a seguire i vari contributi nel loro farsi e successivamente ad ordinarli e a disporli nel volume che ne verrà secondo un filo dove storia, di cui don Achille (lo chiamerò d'ora in avanti così per comodità e come lui gradiva) fu operoso e sagace tessitore, e felice memoria, che di sé lasciò generosamente, possano fondersi ed intrecciarsi in maniera il più armoniosa possibile. Don Achille Silvestrini è stata una delle segnalate personalità della Chiesa post-conciliare del secondo Novecento, segnatamente nel campo diplomatico, uno dei più convinti interpreti dell'afflato spirituale e sociale sprigionatosi dal Vaticano II 1 e un educatore profondo, sollecito e paterno, come testimonia il suo impegno alla guida di Villa Nazareth. Inutile ripercorrerne qui le innumerevoli tappe del brillante cursus honorum ecclesiastico progressivamente cresciuto dall'entrata, nel dicembre 1953, nella Segreteria di Stato della S. Sede fino a ricoprire, nel 1979, la carica di Segretario della sezione per i Rapporti con gli stati della medesima Segreteria di Stato ma che lo ha visto anche essere arcivescovo titolare della diocesi di Novaliciana, cardinale diacono di S. Benedetto fuori porta S. Paolo, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, gran cancelliere del Pontificio Istituto Orientale, cardinale dell'Ordine dei Presbiteri dal 1988 e tanto altro ancora. Senza contare che la ricchezza del suo percorso curiale ma anche umano lo portò in età ancora giovanile, e dunque in un momento quanto mai aperto ad acquisizioni e ad accrescimenti culturali ed esperienziali, a stretto contatto con personalità come Domenico Tardini e Amleto Giovanni Cicognani, entrambi Segretari di Stato negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, prima della successiva, stretta collaborazione con una personalità del calibro di Agostino Casaroli. *Si avvertono gli autori che i contributi presenti in questo volume sono stati adeguati dal curatore secondo criteri di uniformità e sobrietà redazionali. 1 Mi permetto, in quest'unica nota bibliografica, di ricordare l'importante volume a lui dedicato alcuni anni fa da eminenti personalità del mondo della cultura e della Chiesa:
2019
«Sono stata scritta da uomini e donne di ogni tempo» sostiene il geniale punto di vista in prima persona dell’ultimo romanzo di Mariapia Veladiano, che sceglie di raccontare la storia della madre di Gesù giocando innanzitutto con il ruolo della sua protagonista. In tanti l’hanno riletta e riscritta, affidandole nomi e caratteri con cui è stata invocata nei secoli. Veladiano le dà quindi la parola perché sia lei a raccontarsi questa volta, ma lo fa costruendo un personaggio consapevole del destino che ha già subito – «mi hanno raccontata in poesia, in pittura, in musica, nel vetro, nel ghiaccio immacolato, a punto croce, sulle volte delle cattedrali e sui selciati delle piazze, a chiacchierino e col tombolo» – mentre ri-narra la storia che «ha tagliato il tempo in due».
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“Proof On Chain” Blockchain per la catena di custodia delle prove digitali, 2023
Nuova Umanità 218 (2015): 68-92, 2015
XXII Congresso ADI (Bologna, 14 settembre 2018): «La santa Croce ci faccia imparare come dobbiamo il buon Gesù imitare»: echi teresiani sull’annichilimento e matrimonio mistico nelle autobiografie per obbedienza della Venerabile Maria Alberghetti, 2020
Piano di comunicazione per la città di Sorso. Restituire valore al patrimonio archeologico della città., 2021