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2019, in "Scienze del territorio", n. 7
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ATHENAEUM , 2018
Peer-review. Articoli e note inviati per la pubblicazione alla rivista sono sottoposti -nella forma del doppio anonimato -a peer-review di due esperti, di cui uno almeno esterno al Comitato Scientifico o alla Direzione. Nel secondo fascicolo delle annate pari è pubblicato l'elenco dei revisori.
Yuri Primarosa, 11.04.2021 Riccardo Gandolfi, "Le Vite degli artisti di Gaspare Celio", Olschki 2021. Ha fatto sensazione il riemergere degli scritti con cui Celio, pittore tardomanierista, compendiò, polemicamente, le Vite del Vasari, con aggiunte che sono una miniera per la storia dell'arte a venire Era l'inverno del 2015 e nel suo zaino c'erano una Leica, una buona dose di fiuto d'archivio e un pizzico di ambizione: in una grigia giornata di dicembre, con la pioggia mista a neve fuori dai doppi muri dello Stonyhurst College, Riccardo Gandolfi ha compiuto una delle scoperte più clamorose degli ultimi decenni, ritrovando le Vite degli artisti scritte a Roma da Gaspare Celio tra il 1614 e il 1638 (Olschki, pp. 392, 55 tavole, euro 48,00, con prefazione di Alessandro Zuccari). Una vaga traccia inventariale, fornita da un vetusto catalogo di biblioteca, aveva condotto lo studioso nel Lancashire, in quell'antico baluardo gesuita in terra anglicana, alla ricerca di un commento manoscritto alle Vite di Giorgio Vasari, con la speranza che potesse trattarsi di quell'importante opera -già pronta per la stampa e sino a oggi considerata perduta -menzionata da Celio stesso nel suo ultimo testamento e dall'erudito Giano Nicio Eritreo nel primo tomo della sua Pinachoteca (1643). Se lo è ritrovato sotto gli occhi, mortificato da una modesta legatura verdognola di fine Ottocento, poggiato su un vecchio tavolo di rovere accanto a marmi dell'antico Egitto e ad altri cimeli del colonialismo britannico, durante i lavori di restauro di quel College neogotico. Se non fosse per questa monumentale impresa letteraria, Gaspare Celio (1571-1640) sarebbe rimasto un comprimario da «addetti ai lavori» nel variegato panorama romano della tarda Maniera. Eppure la sua vicenda umana e professionale riacquista oggi un'inaspettata centralità. Secondo Giovanni Baglione, suo più famoso detrattore, Celio doveva essere un uomo «fantastico» e permaloso che amava fare «del sapiente e del filosofo». Una sicumera che trapela anche dal potente ritratto offertogli nel 1614 da Ottavio Leoni, all'indomani della realizzazione dei suoi capolavori nella chiesa del Gesù e per la famiglia Mattei, mentre Gaspare iniziava la stesura delle Vite: tronfio, vigile e concentrato, l'artista sfoggia le insegne del cavalierato e continua a guardarci con l'aria sdegnosa dell'uomo «un poco altiero» che «non prezzava alcuno della sua professione». L'edizione di Gandolfi, filologicamente impeccabile, riconsegna alla storia una fonte che riassesta la narrazione «toscanocentrica» di Giorgio Vasari, interrottasi nel 1568 con la pubblicazione della Giuntina. Il pittore-scrittore romano, infatti, arricchì il testo del biografo aretino con una messe di informazioni altrimenti sconosciute sui grandi maestri del Rinascimento, integrandolo con una trentina di nuove «vite», tra le quali quelle di Caravaggio, Annibale Carracci, Scipione Pulzone e Federico Barocci: una vera miniera d'oro che apre nuove prospettive di ricerca su alcuni dei maggiori protagonisti dell'arte italiana dalla fine del XV secolo al principio del XVII. Pur non possedendo la verve narrativa di Vasari, l'acutezza di visione di Giulio Mancini, l'approccio sistematico di Baglione o la profondità teorica di Giovan Pietro Bellori, anche il racconto di Celio muove da un intento ben preciso: celebrare la capitale papale quale eterna capitale delle arti. Le glorie di Roma, dunque, sono violentemente contrapposte alla faziosa apoteosi di Firenze operata da Vasari, che se «non havesse havuto incontro la Scrittura (n.d.r. le Sacre Scritture), haveria detto che il primo huomo fusse creato in Toscana». L'esaltazione del primato dell'Urbe nel processo di rinascita delle arti ha inizio con la rivalutazione di Pietro Cavallini, il campione del medioevo capitolino che ancor prima di Giotto avrebbe dipinto «molto meglio della maniera greca», cioè bizantina. Grazie a Celioe non è cosa da poco -possiamo fissare all'anno 1291 l'esecuzione dei mosaici di Santa Maria in Trastevere, sulla base di un'iscrizione oggi non più esistente che il pittore poté esaminare durante la messa in opera del nuovo organo della basilica, commissionato dal cardinale Altemps. Le novità più cospicue offerte dal manoscritto, naturalmente, riguardano gli artisti del Cinquecento. Tra le più eclatanti si segnala la riprova del mancato viaggio a Roma di
Un panorama davvero inedito, lungo un arco di tempo che si snoda dall’inizio alla fine del secolo XIX, che affronta, attraverso le occasioni della famiglia Martinori, anche la situazione culturale e imprenditoriale romana: le peculiarità formative dei protagonisti che frequentano scuole di disegno (San Salvatore in Lauro) e accademie (San Luca) dove agiscono personaggi sintomatici del panorama culturale ottocentesco (Pietro Holl e Gaspare Salvi); le relazioni professionali e le committenze (Virginio Vespignani, Andrea Busiri Vici e Pietro Camporese) che permettono ai fratelli d’operare nei più significativi cantieri ottocenteschi – da S. Paolo f. l. M. a villa Torlonia. Viene, così, a delinearsi il ritratto di una particolare ‘categoria professionale’, consolidatasi proprio nell’Ottocento, che, con grande competenza conoscitiva, sagace abilità e ricerca attiva, riesce a esprimere nuove potenzialità sia nell’arte sia nell’architettura.
Archivio storico italiano, 2017
2024
Recensione di "Città nel Mezzogiorno d’Italia tra XI E XV Secolo", Potenza, Basilicata University Press, 2024, pp. 254, ISBN 9788831309318, a cura di F. Panarelli, in «Schola Salernitana - Annali», 29 (dicembre), 2024, pp. 157-165.
Recensione a: "La Costituente" (Reprint), Roma 1983, Archivio trimestrale ed., 1983
Commento ragionato sulla riedizione (nel 1983) del quindicinale repubblicano fondato e diretto da Giovanni Conti tra il 1945 e il 1946 – L’idea di “Costituente” fondamentale nella tradizione del pensiero repubblicano dal Risorgimento alla Repubblica – Rilevanza e attualità dei temi politici, sociali e istituzionali affrontati dalla rivista
Histara, 2020
Recensione del volume dedicato alla storia e topografia dei luoghi dell'amministrazione a Roma in età tardo-republicana e imperiale
Recensioni e culturali, professioni, rapporto con la terra e sistemi di coltura, botteghe artigiane, costumi e usanze nei matrimoni, nelle doti e nei testamenti, più in generale il nesso tra l'individuo e la famiglia e tra l'individuo e la comunità. In sintesi possiamo dire di trovarci di fronte a un'opera ad ampio spettro, capace di unire un metodo storiografico puntuale e preciso agli aspetti socio-economici e per così dire "antropologici" che hanno interessato gli storici del '900. Dopo le Conclusioni (pp. 499-505) troviamo l'Appendice, che, dalla p. 508 alla p. 554, riporta in chiare e immediate tabelle tutte le nozioni utili per meglio comprendere i contenuti del testo, come la sequenza cronologica dei presidenti, viceré e governanti, le liste di pesi, misure e valute, contratti matrimoniali e doti, salari e stipendi, prezzi e mercanzie, e che quindi in un'unica soluzione chiarisce tutta la documentazione utilizzata per questo studio. Infine, come è di norma, si trovano Bibliografia (pp. 555-590), Indice dei nomi (pp. 591-622), Indice dei luoghi (pp. 623-629) e Indice degli argomenti (pp. 631-646).
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NAM: Nuova Antologia Militare, 2024
Bollettino Storico Vercellese, 101 (2023)
Il mestiere dello storico. Rivista della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea, 2018
Riv. Studi Pomp. XXXIII, 2022
Antropologia Pubblica, 2021
Studi e materiali di storia delle religioni, pp. 395-397, 2019
Nuova Antologia, 2022
Unakoinè n. 4, 2023
I castelli di Yale, 2021
Nuova Antologia, 2019
Archivi IX/1, 2014
Nuova Antologia Militare, Anno 2 n.8, 2021