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2013, Famiglie parrocchiali Pezzana e Prarolo
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The Salesian Secondo Rastello (Prarolo 1881 - Chiari 1945) is the author of the popular hymn dedicated Saint Giovanni Bosco titled "Giù dai colli". A short biography is here reported.
Con il restauro del manufatto edilizio di Villa Parnaso risalente al XVIII secolo e con la cessione in comodato d'uso al Comune di Torre Annunziata avvenuto il 30 marzo 2017, la cittadina viene a godere di un meraviglioso spazio verde rinchiuso in un parco comunemente conosciuto come Parco Cristo Re. La denominazione deriva dal fatto che quest' ordine religioso rilevò, a seguito di un esproprio forzato, parte del giardino appartenente alla Villa Storta proprietà di Donna Carolina di Gennaro moglie del Capitano della Guardia Nazionale Don Angelo Avallone. L'esproprio avvenne nel 1872 da parte del Comune perché questo fondo serviva per l'estrazione di pietra vulcanica necessaria al costruendo Porto Mercantile della città. La verità, trapelata attraverso lo studio di alcuni incartamenti d'archivio è che l'Avallone, amministratore delle proprietà della moglie, non regolarizzò alcuni ingenti debiti di gioco; di conseguenza fu alienata "ufficialmente" parte della proprietà muliebre con il "titolo di pubblica utilità" per evitare il conseguente discredito al nome del Capitano. Risulta tra altro che don Angelo fu indennizzato con una somma di 6.100 lire, di allora, e precisamente il 26 dicembre 1869, per essere poi liquidato alla fine con la somma di 17.576,65 lire. Sintomatico il fatto che oggi si parli ancora del famoso "tesoro degli Avallone" divenuto ormai una fantasiosa leggenda metropolitana. Gli Avallone appartengono ad un antico casato napoletano, insignito della Baronia di Mariglianella (NA). Don Vincenzo fu investito del feudo il 26 aprile 1788 per successione di Don Mariano, suo padre. Nel Santuario Maria Santissima della Sanità a Mariglianella, sono ancora oggi visibili tre lapidi che ne attestano il possesso. Don Michele fu controllore della Direzione Generale dei Reali lotti dei domini di qua dal faro. Il Primo Tenente Don Felice Avallone, fu Cavaliere di Grazia del Real Ordine Militare di S. Giorgio della Riunione. Lo stemma dei baroni di Mariglianella è: d'azzurro, a tre bande d'argento in divisa e ritirate verso il capo, accompagnate nell'angolo destro della punta da un monte di tre vette movente da un lembo dello scudo, con un aspide uscente dallo stesso monte, il tutto d'oro. Tra le parentele più importanti contratte da questa famiglia nel corso dei secoli vanno ricordate quelle con i d'Urso, Nobili di Massa Lubrense; Tajani, Nobili di Vietri e Patrizi di Cava; i Chiarizia, Nobili molisani; i Guariglia, Baroni di Vitusso; i de Martino; Nobili Salernitani; i Pagliara, Nobili a Capriglia di Pellazzano; i Guerritore, Patrizi di Ravello.
Pasolini si abbevera lungo le prodaie dei campi nell’avita terra furlana prima, e lungo le strade insozzate dalla lordura cittadina di Roma poi, all’estenuante ricerca della Cosa materna, – oggetto inaccessibile allo sguardo – che, di notte, transustanzia in corpi vacui e inconsistenti: i “ragazzi-cosa”. Altresì, dal lato artistico, il poeta esprime in maniera disperata un’ossessione creativa, che è in realtà un altro sintomo della “fissazione alla madre” . Riferendosi all’infanzia dell’autore, Enzo Siciliano scrive: «l’unica scappatoia nevrotica appariva naturalmente “il desiderio di morire”. La soluzione espressiva doveva venir dopo» . Nelle pagine che seguono, dunque, si affronterà un quesito che interessa non soltanto il Pasolini reale, ma anche, e di riflesso, un Pasolini per così dire tipizzato – in quanto inscritto in un personaggio letterario –; il quale sembrerebbe elevare a un grado di “conflitto bipolare” le contraddizioni che attraversano tutta la vita del poeta. Si tratta di quella parte di Pier Paolo Pasolini ravvisabile con ogni probabilità in Manuele , protagonista del romanzo Aracoeli , immaginato da Elsa Morante come il solitario artefice di un viaggio attraverso la lingua e il tempo – elementi che nella poesia di Pasolini sono gli attributi di un’iconografia materna in continuo mutamento –, ma soprattutto attraverso la psicosi, nel solco di un doloroso ricongiungimento con le radici perdute della madre. Al netto di tale fissazione, è lecito credere che il rapporto con l’oggetto primario possa influenzare il rapporto con la Storia, che, nel caso di Manuele, è praticamente nullo? E in caso di risposta affermativa, può dirsi, quello di Pasolini, vero interesse politico, se motivato dalla fissazione nevrotica di un trauma personale? Certo è che il discorso presenta molti nodi: se la creazione di un “oggetto-idolo” giustifica il trasbordo semantico dalla madre al “regno delle madri” – un antimondo dominato, come si vedrà, da un ethos squisitamente familista e amorale –, ciò tuttavia non segna, se non in parte, o addirittura in apparenza, il motivo della “schiavitù” di Pasolini rispetto a un «senso/ alto, irrimediabile, di un impegno immenso» , che il poeta subisce sia nei confronti della madre reale, sia dinanzi alla propria missione intellettuale e politica – quest’ultima forse non imputabile al solo fardello dell’essere un eterno «bambino/badante» –; bisogna invece tenere in considerazione anche l’importanza dello scontro col padre, in particolare la sparizione del suo doppio simbolico dal mondo interno dell’autore, che in ciò si avvicinerebbe ulteriormente alla figura di Manuele. Infatti, come scrive Walter Siti in Elsa Morante nell’opera di Pier Paolo Pasolini, e a proposito di Aracoeli: Alcune “scoperte” psicologiche che il protagonista fa su sé stesso, sono dati psicologici che appartengono a Pasolini: come quando interpreta il proprio odio come invidia mascherata, o quando si rende conto di aver sempre amato, più in fondo ancora che sua madre, suo padre (un padre che somiglia al padre empirico di Pasolini, come Aracoeli, madre-ragazza-capinera assomiglia a Susanna) . Un simile fenomeno si riscontra anche in Aracoeli, romanzo interamente orbitante attorno al mausoleo materno, e che pure termina nel segno del padre. Si darà spazio perciò al ruolo di quest’ultimo e alla sua violenza/assenza nella vita di Pasolini, capace di bloccare i primi tentativi di un Io in fieri di desiderare in modo autonomo. La scena primaria assimilata come uno stupro, e il senso di colpa legato al fatto di legittimare col proprio esistere quella prepotenza sessuale – del padre sulla madre – fissano «a nucleo a bulbo la nevrosi creativa del poeta» . Bisognerà a questo proposito stringere il nodo come un intrico, tenendo a mente tutti i passaggi; infine tornare indietro: scioglierlo. Credo sia questa la via maestra da seguire per avvalorare l’intuizione di Siti, in modo da colmare la distanza fra il "creare" di Pasolini e l’«andare» di Manuele. Proprio nell’atto del creare, e dunque del tradurre in opera una parte del proprio mondo interno, sembra risiedere infatti l’evidenza irrecusabile dell’impegno pasoliniano, che, tuttavia, altro non è che un’alternativa catartica al disimpegnato peregrinare di Manuele. La questione privata dei due è in sostanza la medesima, seppure con alcune differenze, e lo sono anche le «scoperte psicologiche» ad essa associate. Diversa invece è la via di ricerca della presenza materna, che in Manuele è fisico-corporea, e in Pasolini evocazione della madre prima – nel segno della regressione che attualizza l’oggetto perduto –, impegno civile poi: la “missione” dunque, che estende l’amore per Susanna a tutto il «regno delle madri». La disgregazione dell’Italia contadina equivale allora a un delitto, e richiama nuovamente alle responsabilità di una nuova nascita, questa volta ineluttabile, nel mondo delle frustrazioni.
Come si fa a recensire il libro di un filosofo come Slavoj Žižek, star mondiale del pensiero pre/post/trans? Uno che, vivo e vegeto, a colazione può godersi la lettura dell'International Journal of Žižek Studies? Che dalle prime righe di un qualsiasi suo libro ti trascina su un ottovolante speculativo da cui atterri stordito? Se non sei un lettore ben temperato il rischio è di venire sballottato tra idee e contro idee e di sentirti, alla fine, un verme. Non mi risulta che tra le tipologie dell'argomentare filosofico ci sia la civetteria, anche se Georg Simmel gli ha dedicato un acuto saggio cent'anni fa. Žižek ti strizza l'occhio, poi ti volta le spalle e di nuovo ti prende per mano per abbandonarti subito dopo. Qualche volta sembra stupirsi da solo della propria arditezza intellettuale o della trita banalità che gli è appena sfuggita. Se poi ci mette di suo anche la meritoria casa editrice che traduce l'accademico titolo del libro qui in questione Paul's New Moment. Continental Philosophy and the Future of Christian Theology con San Paolo Reloaded. Sul futuro del cristianesimo, si capisce che non c'è solo Žižek a zizekkare.
2021
PROLOGO. Una delle cause (se non la principale) la quale fa sì che quei pochi veramente interessati, aventi l'anelito a una dimensione altra dell'essere, vanno a impelagarsi nella miriade delle associazioni pseudo-iniziatiche, è la mancanza-in verità solo apparente-d'una metodica nella Massoneria Tradizionale. Tali associazioni sedicenti iniziatiche-mistificando conoscenze secolari-offrono all'accolito una operatività che in realtà racchiude raffazzonamenti di tecniche più disparate prese a prestito da correnti realmente iniziatiche. Nella migliore delle ipotesi, tale operatività non sortisce alcun risultato se non l'autoinganno dell'operante.
2001
Questa raccolta prende in esame il dialetto di Gallesano e cerca di analizzarlo attraverso i proverbi, in quanto fattori di stintivi di ogni lingua e di ogni cultura. Si è voluto così recuperare parte del patrimonio lingui stico e culturale del paese e della sua gente. I settecento proverbi raccolti sono stati divisi in ventuno campi semantici dei quali, in questa prima parte, vengono riportati i seguenti : L\u27alimentazione; L\u27amore. L\u27amicizia. Gli affetti e i sentimenti; Gli animali e le loro metafore; L\u27aspetto fisico; I blasoni popolari; La conoscenza, l\u27educazione, gli ammaestramenti ; Il denaro, il potere, l\u27indigenza, la miseria; La donna e l \u27uomo. Il matrimonio, la famiglia, la casa; Le parentele e i rapporti sociali; La fede, la religione, la provvidenza; Il lavoro, i mestieri, le abilità. Il riposo; La nascita. La vita e la morte; I proverbi canone; I proverbi con valore metaforico. I singoli proverbi sono riportati in ordine alfabetico. Ogni sentenza ...
2002
Questa raccolta prende in esame il dialetto di Gallesano e cerca di analizzarlo attraverso i proverbi, in quanto fattori di stintivi di ogni lingua e di ogni cultura. Si è voluto così recuperare parte del patrimonio linguistico e culturale del paese e della sua gente. l settecento proverbi raccolti sono stati divi si in ventuno campi semantici dei quali nella prima parte (vol. XXXI-2002, degli Atti) sono stati pubblicati quelli dei primi 13 (L\u27alimentazione; L\u27 amore. L\u27 amicizia. Gli affetti e i sentimenti; Gli animali e le loro metafore; L\u27aspetto fi sico; I blasoni popolari; La conoscenza, l\u27 educazione, gli ammaestramenti; li denaro, il potere, l\u27indigenza, la mi seria; La donna e l\u27 uomo.ll matrimonio, la fami gli a, la casa, le parentele e i rapporti sociali; La fede, la religione, la provvidenza; Il lavoro, i mestieri, le abilità. 11 riposo; La nascita. La vita e la morte; l proverbi canone; l proverbi con valore metaforico; ovvero i pri.mi 357 proverbi )...
Nell’ambito delle attività archeologiche svolte nel sito di Barāqiš dalla Missione archeologica italiana nello Yemen, rientrano una serie di prospezioni e rilevamenti topografici svolti nel santuario rupestre di Darb a¡-øabi. Il complesso architettonico, costituito da un insieme di strutture in pietra e mattoni crudi, sorge su una collina localizzata a 2 km sud di Barāqiš. Una serie di lastre monolitiche di confine riferiscono che la collina era sede di più edifici sacri dedicati al dio Nakrah, divinità patrona dell’antica YaÅill, e serviti da edifici civili annessi. Il sito fu oggetto di rilievo di superficie da parte di una Missione francese (Robin-Breton-Audouin) nel 1979, che ha effettuato dei rilievi planimetrici preliminari e raccolto le iscrizioni di superficie. La Missione italiana (Loreto-Valentini) ha effettuato una nuova serie di rilievi nel 2004, riconsiderando le strutture architettoniche del sito nell’ambito sia del comprensorio territoriale della città di Barāqiš sia dei santuari rupestri dello Yemen antico, i cui esempi conosciuti si sono moltiplicati nel corso degli ultimi 20 anni.
The core of the two essays “ Dentro la storia e oltre “ and “La Gioconda si leva come un segnale, una pietra di confine posta alla frontiera tra due mondi” (Huyghe R), .is focused on the enigmatic portrait “la Joconde”. The quotations of some excerpts from the books of contemporaneous authors (Eliade, Barthes, Deleuze, Derrida…) and the bibliographical references (that are comprehending also some publications on the postmodernity and on the virtual dimension ) are joined to the proustian reminiscences of a distant past…According to the great French philosopher of art Renè Huyghe, the portrait is defined “an unresolvable living mystery”…
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"Paragone Arte", 167-168, 2023
Годишњак Филозофског факултета у Новом Саду, 49(3), 220–237., 2024
Lessico panlatino della Smart City, 2018
Atti dell'accademia galileiana di scienze lettere ed arti, 2005
La tradizione prosimetrica in volgare da Dante a Bembo, Atti del convegno internazionale di studi (Venezia, 26-27 giugno 2023), a cura di M. Favaretto, Ed. Ca' Foscari, 2024
Garsia Mastrillo e Giovanni Francesco Rao. Due facce di uno stesso ceto, 2019
Finit coronat opus. Saggi in onore di Rosanna Cioffi, A cura di Giulio Brevetti, Almerinda Di Benedetto, Riccardo Lattuada, Ornella Scognamiglio, 2021
la Biblioteca di Via Senato, 2019
Ancora su poteri, relazioni, guerra nel regno di Ferrante d'Aragona, 2018