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2020, in "il manifesto", 23 aprile
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La mancanza di luoghi e ambienti pubblici, di socialità esercitata nello spazio comune, ha acuito le divergenze sociali. Ma lo spazio pubblico non è solo il "fuori". È viceversa il cuore pulsante di una società civile. Per capire l'erosione dello spazio sociale, oggi aiutano le riflessioni di Simone Weil (" è un'esigenza dell'anima"), e di Hanna Arendt ("è l'agire insieme").
Ricostruzione e rigenerazione urbana MARIO SPADA La ricostruzione dopo una catastrofe: da spazio in attesa a spazio pubblico VALTER FABIETTI,CARMELA GIANNINO, MARICHELA SEPE Ricostruire lo spazio pubblico: temi e questioni Lo spazio pubblico come sistema di segni permanenti in contesti instabili ANDREA OLDANI Il potere rigenerativo dello spazio pubblico SILVIA SCHOLL, MICHELA GUGLIELMI Lo spazio pubblico tra memoria e progetto comunitario UMBERTO MINUTA Il campanile: il rinascimento di un simbolo identitario ISABELLE DE ROSE La città di soglia, uno strumento per unificare l'analisi delle esperienze di rigenerazione urbana MATTIA BERTIN Un terremoto ci salverà MARINA CIAMPI, MICHELA DE POLI, GUIDO INCERTI Rifondazione della forma urbana: il progetto di A. Perret per Le Havre ANTONIO NITTI Gli spazi della città in transizione nei processi di ricostruzione MATTEO SCAMPORRINO Disastro ambientale e strategie rigenerative Autoriscostruzione comunitaria: un'ipotesi di intervento a Lokoja ALBERTO MERIGO, LUCA BRIVIO, MAURIZIO CHEMINI La produzione di spazio pubblico nella pianificazione urbanistica post-alluvione nella valle dello Zambesi, Mozambico ROBERTA NICCHIA Paesaggi permeabili. Strategia urbana e paesaggistica per la riqualificazione degli ambiti fluviali e periurbani a rischio esondazione della cittadina cilena di Pelluhue colpita dallo tsunami del 27 febbraio 2010 FEDERICA RAVAZZI Emergenze ed opportunità: un nuovo modello di sviluppo per aree depresse in Colombiana DANIEL GONZALEZ OCHOA, ANTONIO LUIGI STELLA RICHTER Vuoti in attesa di senso. Strategie di intervento post-calamità per lo spazio pubblico dell'abitato informale ESTER DEDÉ L'intelligenza del territorio: riciclare Puerto Saavedra (Cile) BENEDETTA RODEGHIERO, SERGIO PRATALI MAFFEI Pisco 7.9 -Proposta di riqualificazione del quartiere "Cooperativa Miguel Grau" MICHELE COPPOLA Io sono la mia città VIRGINIA GUTIÉRREZ PASCUAL Erto/Stortan a cinquant'anni dal Vajont SERGIO PRATALI MAFFEI, BENEDETTA RODEGHIERO La tecnologia innovativa degli UHPC per il retrofit degli edifici per la mitigazione del rischio vulcanico EDUARDO BASSOLINO, ALESSANDRO MASSIMINO Il progetto di riabilitazione del Chiado, Álvaro Siza: la memoria delle catastrofi MICHELE UGOLOTTI SERVENTI Ricostruzioni post-terremoto: rileggere i casi emblematici Il "modello Friuli": testimonianza di un'esperienza GIORGIO DRI New towns o ricostruzione (quasi) "dov'era, com'era" ?: l'esempio del progetto per Venzone ALESSANDRO CAMIZ Varianti del "come era dove era". Due casi della ri-costruzione dello spazio pubblico in Friuli dopo il terremoto del 1976 PAOLA PELLEGRINI Un caso di rilocalizzazione partecipata PAOLA CANNAVÒ, ALEXANDRA MIDDEA Oltre le macerie. Ricostruzione in Irpinia tra antichi luoghi e nuovi spazi ANNARITA TEODOSIO Progetto di riqualificazione dell'antico Borgo di Senerchia (Av) VITO CAPPIELLO, ROBERTO SERINO L'intimo nella memoria dello spazio pubblico: due progetti d'arte per Salvitelle FABIO CIARAVELLA La ricostruzione di Campomaggiore in Basilicata: un esempio vincente di delocalizzazione post evento catastrofico GIUSEPPE DAMONE Gli spazi comuni post-bellici e l'identità biourbana di Artena ANGELO ABBATE, ANGELO GENTILI, GUGLIELMO MINERVINO, STEFANO SERAFINI Paese bene comune ANNALAURA SPALLA INDICE 59 64 67 70 73 76 81 85 89 94 98 102 105 113 109 116 Abruzzo ed Emilia: piani e progetti per lo spazio pubblico Spazi pubblici e Reti verdi urbane DONATO DI LUDOVICO, ANDREA SANTARELLI Il ruolo dello Spazio pubblico nelle aree marginali LUCA IAGNEMMA, FEDERICA PIGNATELLI La città pubblica del Piano Strategico post-sisma FEDERICO D'ASCANIO, ANNALISA DI CRISTOFARO Nuovi spazi pubblici e nuova società FABIO ANDREASSI, LUANA DI LODOVICO Uscire dall'emergenza ROBERTA AMIRANTE Tracce di città CAMILLO ORFEO Gli spazi del cambiamento ARIANNA BALBONI, PAOLA BOLZON Il Centro di aggregazione per giovani ed anziani di Poggio Picenze, L'Aquila ELISA BURNAZZI Dalla stazione al castello: una cerniera di funzioni per L'Aquila MAURIZIO CHEMINI, GIORGIO COLOMBO, CHIARA CONTINI ll dopo-terremoto aquilano: rischi e potenzialità di una ricostruzione "figlia di questo tempo" PAOLA IANNI L'Aquila e i suoi strumenti urbanistici alla prova del terremoto: quali spazi per la temporaneità della vita pubblica? CLAUDIA FARAONE, MATTIA FARAONE RE-THINK AQ. Ripensare la città dopo il sisma VALERIO MASSARO Ricostruire lo spazio pubblico dopo un terremoto: il Piano di Ricostruzione di Castelnuovo (AQ) ANDREA BORGHINI, EMANUELE DEL MONTE, BARBARA ORTOLANI, PALMA PASTORE, SERAFINA AMOROSO, CLAUDIA GIANNONI Il Progetto "Borgo Abruzzo" per Castelvecchio Calvisio "nuova vita per i borghi tradizionali" TOM RANKIN Eco-museo urbano e ri-generazione CARLO PATRIZIO, CON LETIZIA APPOLLONI, MAIA GIADA BOZZOLI, FEDERICA BUZZI, FIORENZA CAPEZZUTO, RAFFAELLA CARACUZZO, PAOLA D'ANGELO, SAVERIO DI ROLLO, OLGA PALUSCI La morfologia dei centri storici quale fattore di progettazione urbana STEFANO STORCHI
Il consumo di suolo, problema oggi di quotidiana attualità nelle città italiane, diviene priorità strategica ed elemento allarmante in realtà urbane fortemente danneggiate da eventi calamitosi (terremoti, inondazioni, frane, ...), che in sequenza sempre più frequente coinvolgono il già fragile territorio italiano. Gli stravolgimenti subiti dalle città colpite da eventi naturali fa emergere l’esigenza da parte delle amministrazioni e di coloro che governano il territorio di dotarsi di nuovi strumenti, diversi da quelli forniti dall'urbanista tradizionale, più appropriati per rispondere alle domande che la città esprime in relazione alle repentine quanto mutevoli necessità che si susseguono. La natura già di per se complessa dei problemi della città contemporanea fa sì che le risposte vengano cercate al di fuori degli strumenti ordinari di pianificazione, tipici di una governance sul modello "topdown", non sempre adatto a dare risposta ad impulsi provenienti dal basso. Risulta strano oggi associare la difficile condizione di tessuti urbani gravemente compromessi da calamità naturali (come è stato per il sisma che nel 2009 ha colpito la città di L'Aquila) con le opportunità che possono derivare dai nuovi spazi generatisi in seguito all'evento. Tuttavia è in questi momenti che gli errori prodotti da una assenza di strategia si fanno più gravi e possono lasciare indelebili ferite sul territorio. L'occupazione dei vuoti con dei volumi pieni, in luogo della generazione di nuove occasioni di incontro o piuttosto il ripristino edilizio eseguito con la miopia di chi non cerca la connessione tra porzioni già in difficile relazione tra loro ma persegue la mera riproposizione di ciò che era. Al contrario, fermandosi a riflettere con ottiche diverse da quelle meramente edilizie, gli obiettivi da perseguire potrebbero essere quelli della ricerca di spazi interstiziali ove attivare nuove opportunità di condivisione, sfruttare l'indeterminazione dell'uso di vuoti urbani per realizzare spazi temporanei che facciano rivivere periferie morenti, così come reinterpretare spazi abbandonati esistenti con obiettivi non necessariamente fondiari quanto sociali. Un patrimonio, quello delle opportunità forniteci dai nuovi spazi, che va gestito con grande oculatezza perché consente di qualificare l'ambito circostante sotto un profilo urbanistico ed ambientale, con la creazione di nuove infrastrutture per la mobilità pubblica e delle merci, il raccordo e l'omogeneità col contesto, il miglioramento della vivibilità e la creazione di nuovi quartieri, anche densamente popolati con funzioni diversificate. Il riuso dei "vuoti urbani", anziché l'edilizia espansiva, consente di non gravare ulteriormente su una disponibilità di suolo resa precaria da anni di dispersione insediativa (consumando suolo, ambiente e paesaggio verde ed agricolo), convogliando le nuove esigenze su aree di norma già sfruttate e densamente abitate, realizzando così la "città compatta" e nuovi quartieri a basso impatto ambientale. È proprio partendo da simili premesse che la città dell'’Aquila, sconvolta tanto nel tessuto urbano quanto in quello sociale dagli eventi sismici del 6 aprile 2009, potrebbe diventare un laboratorio sperimentale per tali prassi di pianificazione, nel quale provare a immaginare percorsi di recupero che coinvolgano in prima istanza proprio gli abitanti dei centri storici.
«Diritto&Questioni pubbliche», Rivista di filosofia del diritto e cultura giuridica, 2022
Lo “spazio pubblico” spesso risulta scollegato dalla “sfera pubblica”, riducendosi a mera infrastruttura di supporto alla produzione e alla circolazione di merci e facendo venire meno in chi lo abita la capacità di “parlare e agire” insieme, che è la condizione di tutte le forme di organizzazione politica. Per superare questa forma di “impotenza” i beni comuni potrebbero rappresentare un dispositivo relazionale capace di creare le condizioni per riabitare lo spazio nella sua pluralità di forme di vita e istituire nuove forme dello “stare in relazione”. “Public space” often proves to be disconnected from the “public sphere”. That occurs when public space is reduced to an infrastructure, merely supporting production and circulation of goods, and when the ability to “talk and act” together - namely the precondition for all forms of political organisation - belongs no more to it. In order to overcome this form of “powerlessness”, the commons could represent a relational device, capable to create the conditions to re-inhabit space with its plurality of forms of life and to institute new forms of “being in relation”.
In questo intervento 1 , cercherò di ricavare indicazioni rilevanti per il tema della definizione (o ridefinizione) dello spazio pubblico a partire dall'analisi di un tradizionale principio della dottrina sociale della Chiesa, ora anche costituzionalizzato, e cioè il principio di sussidiarietà.
Arte e spazio pubblico, 2023
What do "Fiumara d’Arte" in Sicily by Antonio Presti, "Opera" in Reggio Calabria by Edoardo Tresoldi and "Compagni ed Angeli" in Tirana by Alfredo Pirri have in common? Certainly, the fact that all these artworks rest, or have been designed to rest, on a public space. But even more so, it is the fact that they are extraordinary examples of sublimation of the ugly: that is, the ugly as abusive, degraded, conflictual, unfinished, and suffering. Hence, a question arises: is it right to admit the total removal of the ugly? My answer is: probably not. Therefore, here I would like to assert that maybe it is not correct to think that an entire landscape and cultural heritage can be cleared of its expressions of ugliness just as if it were a minefield. As maybe even mines, if correctly defused, shown, criticized, and exposed, can become an opportunity to refound the aesthetic identity of places.
Raccolta saggi bibliografici dei dottorandi del XXVII ciclo. Dipartimento di Architettura - Scuola Superiore G. d'Annunzio di Chieti-Pescara.
La ricostruzione dopo la catastrofe - II Biennale dello spazio pubblico, Roma 16-18 maggio 2013
Biblioteche Oggi, 2015
Appunti di viaggio: osservando le nuove tendenze nelle biblioteche pubbliche durante i Congressi IFLA ve, insieme alle persone e a una "piattaforma" digitale tuttora in fieri. Lo spazio della biblioteca contribuisce a definire i bisogni della comunità, a rivitalizzarla anche economicamente, a rafforzarne l'identità, a fornire una sede affidabile per vari servizi (incubatori d'impresa, im-migrati), e a sostenere le relazioni tra persone nei nuovi luoghi che le attirano (centri commerciali, aeroporti). Da luogo del prestito dei libri la biblioteca pubblica di-venta luogo dove i cittadini costruiscono la loro identi-tà civica e personale, in un contesto di riduzione della collezione cartacea, mobilità e inclinazione alla collabo-razione e alla creazione. Il Sieghart Report definisce la biblioteca come la struttura che sostiene con solide fonD opo una naturale attrazione per gli aspetti vir-tuali della biblioteca, assistiamo in questi ul-timi anni a un imprevedibile "rinascimen-to" degli spazi, che non è legato solo ai cosiddetti wow buildings e alle grandi biblioteche iconiche firmate da ar-chistar (vedi Seattle o Birmingham). 1 Da spazio per i li-bri la biblioteca diventa spazio per le persone. Se l'infor-mazione è oggi dappertutto, la biblioteca dev'essere il luogo dove vivere un'esperienza unica.
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Post-filosofie, 2008
L. Montedoro (a cura di), Lo spazio pubblico come palinsesto, Maggioli, Sant’Arcangelo di Romagna , 2017
2021
DOAJ (DOAJ: Directory of Open Access Journals), 2011