Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2019, Atti del 7° Convegno Nazionale, http://www.federarcheo.it
La città di Ticinum si formò a partire dall'anno 89 a.C. da un nucleo quadrato, con insulae di 240 piedi di lato (circa 80 m). Alla caduta dell'impero romano d'Occidente, la città si era ampliata con altre insulae, a coprire una pianta rettangolare, con un ponte in pietra/muratura che attraversava il fiume Ticino e-presumibilmente-un secondo ponte di legno su barche. Il territorio intorno era molto più accidentato di quanto oggi si possa immaginare, con molte alture, sulle quali nacquero monasteri e borghi popolari, all'esterno delle mura. Verso oriente e occidente, la città era protetta da due profondi solchi vallivi. Nel primo scorre tuttora il rio Vernavola. Il secondo era denominato Val Vernasca e nel suo fondo del quale scorre ancor oggi un corso d'acqua denominato Navigliaccio, ma è stato fortemente occultato dalle espansioni urbane dell'ultimo secolo. Le alture e i corsi d'acqua fecero della capitale gotica e poi longobarda una cittadella fortemente difesa (il caposaldo meridionale che custodiva Milano, ultima capitale dell'Impero d'Occidente).
2014
Arechi II (78-787) era stato imposto duca, a Benevento, con la forza, dal re longobardo Desiderio (7-77), dopo avere deposto il suo predecessore, il duca Liutprando (7-78), che fuggì, poi, in Oriente, probabilmente con il sostegno bizantino, dopo aver trovato rifugio a Otranto, territorio che apparteneva all'Impero d'Oriente . Non è un caso che tra le cause che determinarono la deposizione di Liutprando vi fosse anche la sua politica filopontificia (all'epoca era papa Paolo I, 77-77) e, quindi, ostile al re Desiderio, da poco asceso al trono (7), dopo una breve guerra civile, combattuta contro il suo predecessore, il duca del Friuli e già re, Ratchis (7-79), fomentata proprio dalla Santa Sede, con l'aiuto dei Franchi . Fino al "fatidico" 77, quindi, Arechi II era, come tutti i suoi predecessori, il duca longobardo di Benevento. Nel lungo periodo compreso tra il 78 e il 77, cioè prima della caduta del regno longobardo a opera dei Franchi e alla proclamazione di Arechi a princeps Beneventanorum, non si hanno notizie certe sui rapporti tra il duca beneventano e l'autorità pontificia, rappresentata dalle importantissime personalità di papa Paolo I (77-77) e Stefano III (78-77), nonostante la dura guerra (7-7) combattuta da Arechi contro i Bizantini del ducato napoletano, che pure avrebbe potuto minacciare gli interessi pontifici nel Mezzogiorno, dove la chiesa rivendicava la piena libertà oltre che delle nomine ecclesiastiche anche della disponibilità dei patrimoni, immensi, presenti nei confini del ducato e fonti di copiosissime rendite . È solo a partire dal 77, quindi, dopo la caduta del regno longobardo e la costituzione del principato, che abbiamo informazioni certe sui complessi rapporti diplomatici che coinvolsero il principe longobardo e la Santa Sede, rappresentata da una delle figure più energiche e intraprendenti nella storia del pontificato romano dell'VIII secolo, Adriano I.
I testi omiletici medievali non cessano di richiamare l'attenzione da parte di studiosi di tradizioni e di approcci metodologici diversi. Un preziosissimo lavoro di edizione di testi sta riportando alla luce fonti sin qui troppo poco utilizzate. Si pensi, ad esempio, in Italia ai preziosi lavori di Delcorno e della sua scuola 1 , oppure a quanto in Francia stanno da tempo portando avanti studiosi del valore di Nicole Bériou 2 o di Gilbert Dahan 3 .
Il presente materiale è tratto dal volume "Il metodo contabile" di Maurizio Fanni e Livio Cossar, edito da CAROCCI Editore. Il passare degli anni ha inevitabilmente reso obsoleta una parte significativa dei riferimenti normativi e degli esempi pratici in esso contenuti. Per tale motivo mi è sembrato opportuno non indicarlo come testo di riferimento principale per la preparazione all'esame di Economia aziendale di cui sono titolare presso la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Trieste, pur consigliandone vivamente la lettura agli studenti. Ho deciso, in ogni caso, di rendere disponibili ai miei studenti le parti del testo dedicate all'analisi teorica dei fenomeni aziendali che meglio si prestano a integrare quanto da me evidenziato a lezione. Si tratta, pur sempre, del materiale su cui si è formata la mia preparazione di base in Ragioneria. Di conseguenza ho provveduto a selezionare alcune porzioni del testo originario, adattandole almeno in parte-solo dove strettamente necessario-in modo tale da rendere il messaggio da esso veicolato il più attuale possibile. Il presente materiale deve intendersi a uso esclusivo degli studenti che frequentano le mie lezioni o che devono sostenere l'esame del corso di cui sono titolare. Vi è pertanto il divieto assoluto di divulgarlo al di fuori di detta cerchia di persone o di riprodurlo con qualunque mezzo per fini diversi dallo studio personale. Bruno De Rosa LA CLASSIFICAZIONE DEGLI INVESTIMENTI NELL'AZIENDA IMPRESA Nell'impresa gli investimenti possono essere variamente classificati. Noi discuteremo della loro distinzione in: a) finanziari e non finanziari; b) disponibili e immobilizzati; c) circolanti e fissi. a) Dal primo punto di vista si tratta di stabilire quali investimenti corrispondono a denaro o a crediti di denaro e quali, invece, presentano natura differente. E' questa un'indagine da eseguire in modo molto scrupoloso poiché, talora, le medesime classi contabili possono accogliere specie diverse sotto il profilo in esame. Ad esempio un credito verso clienti (per beni o servizi venduti) è solitamente un credito di denaro. Potrebbe però capitare che le parti concordino che la
ausiiio, per quel che riguardava 1e parti in greco, di Teodoro Gaza, 1o stampatore veneziano Nicolas Jenson ne pubblicava una ristampa con minime varianti,. Uno di questi esemplari è conservato presso 1a Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze con segnatura A_r9r; non appena io si comincia a sfogliare, colpisce 1a decorazione presente nella carta iniziale de1 proemio del1a Naturalis Histotia indirizzato alf imperatorevespasiano: trattasi di due fregi a bianchi girari, uno che occupa i1 margine interno e comprende 1a capitale a foglia d'oro, l'altro posto ne1 margine inferiore, al centro del quale spìcca 1a doppia etligie tipica dei libri di Giorgio AntonioVespucci (t44? -r5t4), recante a sinistra in campo azzurro ' Su questo noto stampatore, si veda ora M. LowRy, Nicolas Jenson e le origini dell'editor{a veneziana nell'Europa del Rinascimento (trad. it. dr G. Scuo»rn), Roma, llveltro, z,ooz. Per ulteriore bibliografia sull'incunabolo si veda la scheda registrata in Incunabula Short Title Catalogue (http://istc.bl.uk) alla sigla identifi cativa ISTC ipoo787ooo. ' Si tratta di ISTC ipooT88ooo; nella scheda relativa si trova anche il rinvio alla descrizione del BSB Ink (http://inkunabeln.digitale sammlungen.de) della Bayerische Staats Bibliothek, nel quale si recupererà 1'ordinata indicazione dei testi che accompagnano la Naturalk historid, ovyero due lettere di Plinio i1 Giovane, rispettivamente a Marco e a tcito, excerpta riguardanti Plinio ilVecchio tratti da1
La Sicilia del principe di Caramanico, 2020
L'opuscolo raccoglie alcuni articoli sulla vita politica, economica, culturale della Sicilia sul finire del XVIII secolo.
SILVIO BENCO «nocchiero spirituale» di Trieste, 2010
Vari studiosi affrontano, da differenti prospettive, il "caso Benco"
Rinascimento visto da Sud, 2019
L'architettura e le sue declinazioni, 2008
Ai lati della linea ferroviaria che corre da Venezia a Trieste, ad una breve distanza dalla stazione di San Donà di Piave, a pochi metri dal ponte che scavalca il fiume Piave, seminascosti da una vegetazione arbustiva spontanea si ergono i due manufatti che compongono il monumento commemorativo delle Battaglie del Piave sostenute durante la Prima Guerra Mondiale dal Regio Esercito Italiano contro le truppe Austroungariche e Tedesche. L'architettura dei due elementi del monumento è semplicissima: su di un basamento di pietra grigia lavorata ad opus incertum poggiano sei file di blocchi di marmo bianco levigato che formano una superficie trapezoidale dove è incisa su entrambe le facce la scritta PIAVE FIUME SACRO DELLA PATRIA; l'opera si presenta imbrattata da scritte e graffiti colorati. L'attuale stato d'abbandono in cui si trova il monumento realizzato da Guido Cirilli 1 nel 1934, lì posto per commemorare il sacrificio umano di migliaia e migliaia di soldati che perirono sulle rive del fiume, dimostra quanto sia stato temporaneo il carattere celebrativo di questo monumento connotato da una forte componente di retorica militaresca; d'altra parte un monumento, un tempietto votivo, una lapide, un cippo, da sempre svolgono la funzione di evocare un evento particolare, spesso associato al culto dei morti, infatti la loro progettazione e costruzione è legata al desiderio di tramandare ai posteri il ricordo di avvenimenti che hanno investito intere comunità; il monumento "Piave fiume sacro della patria" contemplava la volontà di non dimenticare le Battaglie del Piave che hanno preso tale nome per indicare "quel complesso di azioni di contenimento e di difesa prima, e quindi di contrattacco che si susseguirono dal novembre 1917 all'estate 1918" 2 . Guido Cirilli era considerato allora tra gli architetti reali più illustri, avendo eseguito 73 Corrado Balistreri Trincanato IL MONUMENTO DI GUIDO CIRILLI AL "PIAVE FIUME SACRO DELLA PATRIA"
OLTRE LE STRATIGRAFIE. STORIE DI SITI, AMBIENTI E POPOLI, Omaggio a Lanfredo Castelletti nel 2022, a cura di Gian Pietro Brogiolo, Sila Motella De Carlo, Marina Uboldi, Documenti di Archeologia, 70, 2022
Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico
Si riconsidera, in questa sede, la questione dell’etimologia dell’epiteto iguvino grabouio-, oggetto negli ultimi due secoli di svariate proposte etimologiche: in particolare, si mette in luce l’opportunità di riprendere in considerazione una proposta di Ugo Bianchi, il quale sospettò che l’epiteto umbro fosse da interpretare alla luce del confronto con il latino Capitolinus. La validità della tesi dello Studioso è qui sostenuta dall’accordo fra i dati linguistici e quelli antiquari e storico-religiosi, inquadrando la spiegazione di grabouioall’interno di un più ampio contesto di condivisione di tratti culturali fra le comunità dell’Italia antica. The etymology of the Umbrian epithet grabouio- has been studied according to a number of etymological proposals over the last two centuries. Among these is Ugo Bianchi’s suggestion to interpret grabouio- in the light of Latin Capitolinus. The merits of the arguments put forward by this scholar are supported through a comparison between t...
intreccia inevitabilmente con quella del grande santo Lucido nato ad Aquara e gloria della sua terra e della valle del Calore. Il Di Stefano apparteneva ad una famiglia originaria di Felitto come lui stesso dice nella sua opera pervenuta fino a noi: "Della Valle di Fasanella nella Lucania" 1 opera in tre volumi, dove il nostro mostra tutto il suo acume nel mettere ordine in una miriade di notizie, dati e informazioni di vario tipo che coprono un arco di tempo che va dalla preistoria fino alla metà del '700 epoca in cui visse. Lo stesso autore si scusa se nel fornire tante informazioni sia potuto incorrere in qualche abbaglio. Sembra scontato che senza esitazioni lo possiamo non scusare ma ringraziare di averci trasmesso tante e tali notizie altrimenti precipitate nell'oblio. Volendo ripercorrere, si diceva, le notizie di questa famiglia, un'altra fonte importante, costituita dai protocolli notarili, ci ha riservato liete sorprese. In un repertorio di atti del notaio Carmine De Licteris di Castelluccia, attuale Castelcivita, abbiamo trovato tra i volumi un fascicolo privo di copertina che comprendeva numerosi atti relativi alla famiglia di Stefano di varie epoche e non coevi all'attività del suddetto notaio. 2 Il primo documento in ordine cronologico che incontriamo è datato 25 luglio 1651. Si tratta del testamento di Giacomo Di Stefano abitante nella strada delli Ferrari, lascia come erede il figlio Nicola. Chiede che il corpo venga sepolto nella Chiesa di San Nicola e propriamente nella cappella del Corpo di Cristo. Nel retro del documento viene riportata la data della morte: 26 novembre 1653. Questo testamento dimostra che la famiglia Di Stefano era presente ad Aquara già nella metà del '600. La figura di Giacomo è la prima che viene presentata da Lucido nella sua opera quasi a voler confermare che sia stato lui il primo dei Di Stefano presenti ad Aquara. 3 Si ritrova anche un codicillo al testamento datato 26 luglio 1651. Il secondo documento è del 6 settembre 1729. Si tratta di un altro testamento, riferito ad Antonio Di Stefano nipote del Giacomo anzidetto e figlio di Nicola. Dichiara di voler essere sepolto nella cappella del Corpo di Cristo eretta dentro la Parrocchial chiesa di San Nicola; lascia come eredi i figli Reverendo D. Nicolò, Gennaro, Giovanni Paolo. Gli altri due figli: Giuseppe e Giovambattista non lo hanno assistito adeguatamente e quindi meritano una parte minore di eredità. Le figlie Livia 1 I tre volumi del Di Stefano sono stati editi dal Centro di cultura e studi storici "Alburnus" il vol. I° nel 1994, il vol.II° nel 1995 e il vol. III° nel 1997. I riferimenti alla famiglia sono alle pag. 310 vol I° e 144 vol. II°. Il di Stefano viene ritenuto autore di una vita di San Lucido scritta nel 1781. In essa vengono narrati i 34 miracoli attribuiti al Santo. 2 Il notaio Carmine de Licteris rogò non solo a Castelluccia ma anche e diremmo soprattutto ad Aquara. I suoi atti vanno dal 1722 al 1754 e raccolti nelle buste 944, 945, 946. In quest'ultima è contenuto il fascicolo di cui si diceva. 3 Archivio di Stato di Salerno (A.S.S.) Prot. Not. Bs 946, notaio C. De Licteris, fascicolo senza data f. 132r-134v.
theorein.it, 2023
a cura di Claudia Giuffrida -Margherita Cassia EDIZIONI DEL PRISMA Silenziose rivoluzioni: La Sicilia dalla tarda antichità al primo Medioevo : atti dell'incontro di studio, Catania-Piazza Armerina, 21-23 maggio 2015 / a cura Claudia Giuffrida, Margherita Cassia. -Catania : Edizioni del prisma, 2016. (Testi e studi di storia antica ;28)
Analisi del racconto breve pubblicato nella raccolta "Piccoli equivoci senza importanza" (Feltrinelli, Milano 1985 e 1988) con particolare attenzione al tema del viaggio quale rappresentazione spaziale di un percorso esistenziale e all'isotopia dell'isola nella letteratura.
Alla fine di marzo del 1523, presso la bottega di Caterina de Silvestro, la più importante delle quattro tipografie attive a Napoli a quel tempo, fece la sua comparsa l'ultima fatica di una delle principali glorie locali, il filosofo peripatetico Agostino Nifo. Si trattava di uno smilzo libretto di quarantadue carte, stampato in quarto e dedicato all'arte di governare, come indicava il titolo De regnandi peritia. Da quando la guerra tra francesi e spagnoli si era spostata nelle regioni settentrionali della penisola, la città partenopea attraversava un periodo di ritrovata tranquillità e tra mille incertezze anche l'editoria aveva a poco a poco ripreso a prosperare trainata dall'affidabile mercato universitario, ma un'opera di Nifo rappresentava di per sé una sicurezza.
La vita musicale a Trento nel XIX secolo -escluse poche, iniziali differenze dovute alla vicinanza con la civiltà musicale tedesca -ruota attorno ad istituzioni comuni alle altre città italiane; teatro, chiesa e società filarmonica sono, come dovunque, i centri propulsori. Il teatro Mazzurana fin dalla fondazione nel 1819 è interamente votato alla diffusione di un repertorio lirico con chiari intenti spettacolari e di intrattenimento: vi · si rappresentano opere tutte d'importazione con la sola eccezione del Masnadiero di Davide Urmacher,1 allestito nel 1835. La Cappella musicale del Duomo, per secoli espressione primaria dell'attività musica1e cittadina, partecipa alla storica decadenza degli organismi consimili, riducendo drasticamente le presenze dei vari musicisti. Con i suoi maestri,2 tutti di formazione tedesca, costituisce però in città un polo importante di confronto per la civiltà musicale italiana. Interprete ideale del costume musicale diviene la Società Filarmonica. Infatti, se le sue origini affondavano nella cultura illuministica del Settecento, all'atto della ricostituzione -nel 1815, quando la fine delle guerre napoleoniche cons· entiva la ripresa * Il presente saggio è una sintesi della tesi di laurea discussa dall'autore all
Il Disegno di Alberto Carpiceci, a cura di Marco Carpiceci & Antonio Schiavo, 2020
Divus Thomas, 2014
La metafisica è capace, eventualmente restringendo il campo ad alcune affermazioni fondamentali, di uno sguardo perfetto, di comprensione totaliter? O, almeno, può misurare perfettamente la propria imperfezione, il proprio scarto rispetto all’Assoluto? Questo studio svolge alcune riflessioni prendendo avvio dal pensiero di Carlo Sini – che si pone in relazione con l’Evento inteso heideggerianamente come assenza di fondamento, punto cieco a partire dal quale gli enti vengono in presenza – e procedendo poi insieme a Tommaso d'Aquino e alla questione dei principi primi e della semplicità divina.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.