Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2020, Costellazioni XIII, anno V
…
25 pages
1 file
Inner Speech: research and reflections This paper aims to shed light on the functions of inner speech and on the methods and tools used to help to understand what happens in the hidden dimension of language within a teaching context. Students' observations on the experience of detecting their own private language are discussed. Asking the respondents to focus on their intrapersonal communication proved to be an effective strategy in order to detect and reflect on the hidden linguistic abilities, accessible only to the individual and unknown to the outside world. Using an introspective method, it was possible to make learners aware of their inner, elaborative and heuristic language; and of their metacognitive, metalinguistic, metarepresentative verbal skills – something which has not yet been broadly investigated and given proper relevance in the educational field. The interpretation and classification of the gathered evidence intends to stress the importance of the cognitive, linguistic and psychological aspects of inner-speech.
Archivio Storico Siracusano, 1999
Breve, estemporanea nota sulla problematica vista nei fonemi, derivati da fenomeni della natura, dalla loro origine al consolidarsi nella vita dell’uomo “primitivo”. Riteniamo che il linguaggio, nel suo nascere, consolidarsi e imporsi nella vita dell’Uomo uscito dalla caverna, ha dovuto tener conto appunto dei fenomeni linguistici, in particolare le c.d. onomatopee, di origine animale o naturale, che giorno dopo giorno si consolidavano: sibili de vento, tuoni, il belare delle pecore, l’abbaiare di un cane.
in Borreguero Zuloaga, M. (a cura di), “L'italiano, lingua d'apprendimento: riflessioni teoriche, nuovi apprendenti e storia”, Frankfurt a.M., Peter Lang. Atti del XIV Convegno SILFI Acquisizione e didattica dell’italiano, 4-6 aprile 2016, Università Complutense de Madrid., 2018
RIASSUNTO Il presente contributo vuole far luce sulle caratteristiche e funzioni degli usi endofasici della lingua e offrire spunti di riflessione sui metodi e strumenti utili a una didattica sensibile a ciò che succede nell'hidden dimension del linguaggio. L'indagine analizza e mette a confronto il parlato privato di 120 studenti universitari e 150 studenti della formazione professionale, a rischio di dispersione scolastica. Chiedere agli informanti di fare attenzione alla propria attività di "parlare da soli" si è rivelata una strategia efficace per intercettare e documentare questa abilità linguistica nascosta e finora inaccessibile oggettivamente. Attraverso questa metodologia è stato possibile, da una parte, stimolare la consapevolezza degli apprendenti sugli usi endofasici, elaborativi, euristici della lingua; dall'altra, fornire un corpus di materiale su un'attività verbale poco indagata. L'analisi e interpretazione dei dati metterà in luce le caratteristiche linguistico-comunicative del parlato interiore, nonché le differenze e analogie degli usi endofasici dei due campioni di informanti. Parole chiave: endofasia, dialogo interiore, abilità metacognitiva, abilità metalinguistica. Talking to oneself Insight into the inner speech of students This paper aims to shed light on the characteristics and functions of inner speech and provides useful insights on methods and tools that help to understand what happens in the hidden dimension of language in careful teaching. The study analyzes and compares the inner speech gathered in a sample of 120 university students and 150 students in vocational training at risk of early school leaving.
In uno dei passaggi più noti delle Epoche della lingua ita liana, il Foscolo abbozza un quadro realistico della situazio ne del parlato nell'Italia dell'epoca e, sollecitato forse dalla sua stessa condizione di esule, formula per la prima vol ta il concetto di "lingua itineraria":
Questo scritto mira a difendere il concetto di origine dai numerosi fraintendimenti che lo hanno attorniato, liberandolo così da alcuni equivoci genuini. Intende, cioè, mostrare il ruolo cruciale che esso adempie all'interno della sfera linguistica. Si fa, dunque, riferimento all'universo linguistico, discutendo questo snodo teorico: la relazione tra origine e linguaggio, relazione che si affronta a partire dagli studi di Saussure tra langue e langage, diacronia e sincronia. Ossia, l'origine non è semplicemente qualcosa che si situa in un passato cronologico, piuttosto essa si situa in un punto di coincidenza fra diacronia e sincronia. Proprio questo concetto di origine mi permette di approfondire e precisare in parte il rapporto esistente tra questi due termini della lingua. A questo proposito è opportuno citare quanto afferma De Mauro, nell'Introduzione al Corso di Linguistica Generale, evidenziando la dinamica diacronia/sincronia, importante dicotomia della linguistica saussuriana. In effetti, Saussure stesso tiene a precisare due diverse accezioni del termine storia indicandole con i termini di questa importante opposizione e a questo si fa riferimento brevemente in questa analisi sul concetto di origine come punto di coincidenza fra diacronia e sincronia, riprendendo quanto Saussure stesso afferma nelle sue Prolusioni. In effetti cosa significa un'origine che non ha ancora cessato di avvenire? L'origine intesa come condizione permanente è ciò a cui allude anche Paolo Virno in Quando il verbo si fa carne. Linguaggio e natura umana , così certo che esista un legame di fondo, o meglio, un'identità tra origine e condizioni permanenti. Non si può allora fare a meno di pensare alla frase del Corso, presa in considerazione tanto da Virno quanto da Daniele Gambarara in Diachronie et sémiologie 1 (1991): «è un'idea completamente falsa credere che in materia di linguaggio il problema delle origini differisca da quello delle condizioni permanenti 2 ». Questa formula, in accordo con quanto affermato da Paolo Virno, è applicabile, secondo me, all'attitudine saussuriana, di fronte al problema dell'origine. Si vede pertanto come il concetto di origine si trova così attraversato da un flusso di questioni che lo apre ad un orizzonte più vasto: l'enunciazione, intendendo il termine nella specifica accezione suggerita da Benveniste, come «l'atto stesso di produrre un enunciato e non il testo dell'enunciato 3 », che delimita a mio avviso il campo in cui il concetto di origine si muove. Il punto di arrivo di questo scritto è quello di cercare di spiegare come l'atto performativo o enunciato esecutivo, secondo la terminologia usata da Benveniste, non sia un carattere eterno o originale della lingua umana, prendendo le distanze dal filosofo italiano Giorgio Agamben, secondo il quale solo nell'atto linguistico del giuramento si rapprenderebbe un tratto saliente dell'antropogenesi, ossia, della messa in gioco del soggetto. Dunque, l'idea alla base della proposta è cercare di spiegare come il giuramento sia solo una forma di presa di parola. Esperienza dell'atto di parola che non ha luogo esclusivamente nel giuramento ma in tutti gli enunciati performativi, mostrando l'incompletezza della tesi di Agamben, che considera il giuramento come "un'originaria esperienza performativa della parola" che ha il suo luogo in una zona che precede la distinzione fra sacro e profano, fra religioso e giuridico. Si proverà invece a interpretare il giuramento ricorrendo all'enunciazione come ha mostrato Benveniste nei Problemi.
Quaderns d’Italià
Trieste, città di frontiera, si riflette sulla scrittura di Italo Svevo, attraverso il doppio registro di lingua-dialetto. Ma nello scrittore, quello che potrebbe essere il tipico dualismo di tanti nostri letterati, acquista una connotazione etica, nel senso che investe un'altra giurisdizione, quella della menzogna e della verità. È una delle diverse frontiere che Italo Svevo attraversa nel suo percorso narrativo, e che può aiutare a comprendere, tra le altre cose, il suo rapporto ambivalente con la psicanalisi e la sua concezione della finzione.
Il 22 novembre 2002 Marc D. Hauser, Noam Chomsky e W. Tecumseh Fitch pubblicano, su “Science”, un articolo dal titolo “The Faculty of Language: What is it, who has it, and how did it evolve?”. Intendono: indirizzare le future ricerche sull'origine del linguaggio, stabilendone i confini; invitare a una maggiore collaborazione tra biologi, antropologi, etologi, neuroscienziati, filosofi. L'articolo dà il via a un acceso dibattito, interamente pubblicato su “Cognition”: gli autori riceveranno nell'agosto del 2004 una risposta da Steven Pinker e Ray Jackendoff, nell'articolo “The faculty of language: what’s special about it?”. L'invito a indagare in questo campo da parte di Hauser, Chomsky e Fitch non viene solamente accolto: le teorie e le proposte iniziali sono infatti duramente criticate. A questa prima risposta seguiranno altri due documenti, pubblicati rispettivamente nel febbraio del 2005 (Fitch, Hauser e Chomsky) e nell'aprile dello stesso anno (Jackendoff e Pinker). Questa tesi intende essere un'analisi di questi quattro articoli anche epistemologica, confrontandoli e tentando di proporre un possibile livello di dialogo.
A proposito di P. Oxy. 3724 iv 30 e di AP XI 30 * 1. P. Oxy. 3724 iv 30: ej ktetov nhmai, "Erw"
I primi studi propriamente detti di linguistica lavanda in Italia e per la lingua italiana sono stati formulati da psicologi, giornalisti e non professionisti del settore linguistico. Gli studi propriamente detti formulati da linguisti, puntavano ad evidenziare come la comunità linguistica italofona definisse il gruppo sociale queer. La linguistica lavanda intende ora, invece, invertire questa prospettiva permettendo direttamente a membri del gruppo sociale queer di formulare un glossario completo di lemmi di gergo gay in lingua italiana. La possibilità ora concepibile di unire la professionalità del sociolinguista ad una maggiore apertura della comunità linguistica italofona verso il gruppo sociale queer, permette di rilevare e analizzare per la prima volta un glossario di gergo gay di lingua italiana novecentesca e contemporanea. La linguistica lavanda quindi si pone come applicazione linguistica di tesi formulate negli studi queer. Alla prospettiva aggiuntiva e innovativa del gruppo sociale, è possibile trattare anche l'ambito poliedrico dei linguaggi specialistici. Le nozioni chiave, dunque, saranno 1) il sistema lingua, 2) il sistema dialetto, 3) il gergo e 4) il linguaggio specialistico. La tesi che è possibile evincere adesso è quella che è in atto una degergalizzazione del gergo gay italiano grazie a condizioni socioculturali nuove e positive, presso le giovani generazioni. Ricordiamo in particolare tra questi fattori extralinguistici: la depenalizzazione e depatologizzazione dell'omosessualità e della bisessualità, riconoscimento istituzionale del cambio di sesso, formulazione di leggi contro la discriminazione, l'istituzione di matrimoni per coppie dello stesso sesso e riconoscimento istituzionale dell'omogenitorialità in ogni sua formulazione possibile. La gergalizzazione in atto è piuttosto concernente ad una criminalizzazione dell'omofobia e di conseguenza del gergo omofobo. In ogni caso la metafora resta fulcro che impedisce una stabile e totale tesi di degergalizzazione queer in lingua italiana contemporanea.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Origini del linguaggio. Ver. 22 ottobre 2022 , p.ed, 2008
S&F_scienzaefilosofia.it, 2013
Le parole, le cose, l’infinito. Scritti sul saggio di Emanuele Severino Il linguaggio e il destino, 2022
Orioles, V. / Bombi, R. / Brazzo, M. (ed.), Metalinguaggio. Storia e statuto dei costrutti della linguistica(Lingue, Linguaggi, Metalinguaggio, 12), pp. 271-289, 2014
“Azimuth. Philosophical Coordinates in Modern and Contemporary Age”, II, n. 1, 2014, pp. 139-153. , 2014
FINESTRE EXOTOPICHE. LO STILE DIALOGALE DELLA CONOSCENZA , 2020
Nel mondo di Mario Luzi, Edizioni Ensemble, 2016