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2020
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Conoscere l'Islam e farlo conoscere: ecco l'obiettivo di questa nuova collana di Jaca Book, la prima a comparire nel panorama editoriale italiano. Dell'Islam circola un'immagine stereotipata, condizionata sia dagli estremismi di alcune correnti della contemporaneità -del tutto minoritarie ma di clamorosa visibilità -sia da un esotismo alla Pierre Loti, con cammelli e odalische, tappeti volanti e scimitarre sguainate. Conoscere e far conoscere l'Islam perché negli oltre mille e quattrocento anni della sua storia (il cui inizio convenzionale è l'Egira, nel 622 d.C.) ha elaborato una cultura urbana e mercantile, sapiente e raffinata, il cui mezzo di comunicazione principale sono stati il libro e la scrittura: l'oceano della produzione libraria musulmana è senza sponde. Da quel monumento di spiritualità e concreta umanità che è il Corano, con il suo sterminato corredo di commentari, studi, elaborazioni sul piano giuridico, speculativo, mistico, fino alla rinascita poetica, filosofica e dottrinale del secolo scorso.
DOCTOR VIRTUALIS, 2022
La moderna riscoperta del lavoro di Ibn Khaldūn da parte degli studiosi arabi si è sviluppata attorno a una vera e propria dicotomia: alcuni hanno descritto Ibn Khaldūn come un pensatore originale e anomalo tenendo conto del suo contesto e del suo tempo, o l'unico e più alto rappresentante del pensiero arabo-islamico, legittimando gli interessi di coloro che puntavano a mettere in ombra la restante parte della tradizione. Dall'altra parte si è assistito al tentativo opposto di ridimensionare la sua originalità rispetto al contesto evidenziando la sua piena appartenenza alla tradizione storiografica e di pensiero islamica. Questo contributo intende approfondire le interpretazioni di quattro importanti esponenti del pensiero marocchino contemporaneo che hanno dedicato a Ibn Khaldūn importanti studi: si tratta di Mohammed Aziz Lahbābi, Mohammed Abed al-Jābrī (importante esponente della scuola filosofica di Rabat), il noto intellettuale Abdallah Laroui, e il letterato Bensalem Himmich. Si fa riferimento in primo luogo a M.A. Lahbābi e al suo allievo più noto, M.A. al-Jābrī, al primo perché ha dato sicuramente un impulso importante allo studio dell'autore ed è tra i fondatori della scuola di Rabat, al secondo per la sistematicità e importanza della sua proposta teorica di critica della ragione araba. L'analisi proposta da A. Laroui, anch'egli rappresentante della scuola di Rabat, mette in luce caratteristiche diverse dell'opera di Ibn Khaldūn rispetto ai primi due studiosi, concentrandosi sui temi della modernità e dello Stato. Si è dato spazio infine a un'altra lettura, quella proposta da B. Himmich che all'autore ha dedicato uno studio e una biografia romanzata, a dimostrazione della sua attitudine a intrecciare ricerca accademica e letteratura. Si tratta di autori che hanno avuto grande riscontro e risonanza nel mondo arabo e che sono ben noti anche in quello occidentale, in particolare Laroui.
storia del pensiero politico islamico, 2017
Ibn Khaldun nasce a Tunisi nel 1332 e il mondo maghrebino del XIV secolo rappresenta la cornice storica e culturale della sua attività di politico e letterato. Nel Maghreb, in seguito al crollo della potenza almohade (cfr. il capitolo su al-Andalus), non esistevano formazioni politiche centralizzate e tutti i tentativi di unificazione compiuti erano falliti: la presenza di un gran numero di piccoli stati, divisi da rivalità dinastiche e tribali, impediva la formazione di grandi imperi e rendeva la situazione particolarmente delicata e movimentata. La guerra era diventata uno stato permanente con cui dovevano fare i conti le popolazioni e il brigantaggio era uno dei modi comuni di procurarsi da vivere. All'epoca di Ibn Khaldun il Maghreb si presentava frazionato in tre regni guidati da dinastie berbere arabizzate. Durante la sua tumultuosa esperienza politica l'autore conosce e presta servizio per i sovrani di tutti questi regni: la sua testimonianza, di cui molto possiamo ricavare dall'autobiografia, è dunque particolarmente preziosa, in quanto tratteggia in modo eccezionale il quadro politico e sociale dell'epoca, la sua instabilità e i repentini cambiamenti di potere che lo caratterizzavano. Dopo una vita passata nel Maghreb islamico, protagonista della politica e degli intrighi che avevano visto varie dinastie succedersi al potere, Ibn Khaldun trascorre gli ultimi anni della sua vita al Cairo, governato dai sovrani mamelucchi, come giudice e insegnante, sebbene un ultimo incarico diplomatico sarà particolarmente significativo: l'incontro con Tamerlano alle porte di Damasco durante l'incendio e il saccheggio della città da parte del condottiero tataro. Ibn Khaldun muore al Cairo nel 1406.
Storia del Pensiero Politico, 2022
Ente di afferenza: Università statale di Milano (unimi) Copyright c by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Per altre informazioni si veda https://www.rivisteweb.it Licenza d'uso L'articoloè messo a disposizione dell'utente in licenza per uso esclusivamente privato e personale, senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali. Salvo quanto espressamente previsto dalla licenza d'uso Rivisteweb,è fatto divieto di riprodurre, trasmettere, distribuire o altrimenti utilizzare l'articolo, per qualsiasi scopo o fine. Tutti i diritti sono riservati.
Bianchetti (a cura di), L’Islam e la Filosofia, Alboversorio Milano, pp. 55-74, 2006
Ibn Khaldūn rappresenta una figura particolarmente significativa nel panorama della riflessione islamica, collocandosi in un momento di passaggio e sul finire di un'epoca: nasce infatti a Tunisi nel 1336, nel periodo in cui il Maghreb si trova frazionato in molti regni e piccoli stati e non sembra più possibile l'unificazione dei territori sotto un unico potere. Lo sguardo di Ibn Khaldūn sul passato e la ricerca delle cause profonde del divenire storico, in primo luogo della decadenza di un potere centralizzato e forte, vengono avvalorate da una profonda sensibilità personale e da una tormentata esistenza. La teoria e la prassi si coniugano in modo esemplare nella riflessione di uno storico e uomo politico che indaga il passato con lo sguardo rivolto al presente, spinto dalla necessità di comprendere le leggi alla base della storia e guidare in tal modo l'azione politica.
Campanini (a cura di), Studies on Ibn Khaldun, Polimetrica Milano, pp. 181-199, 2005
Premessa A proposito del pensiero di Ibn Khaldûn, nell'arco dei secoli, si sono succedute le interpretazioni più diverse, legate a varie correnti di pensiero, politiche e ideologiche. Se una premessa metodologica è d'obbligo per qualsiasi studio di un'opera del passato, essa diventa necessaria per Ibn Khaldûn e la Muqaddima: a partire dalla considerazione del sempre maggior incremento degli studi su questo autore è parso utile rintracciare le linee guida della storiografia sviluppatasi intorno all'opera khalduniana, in particolare nella seconda metà del XX secolo. Molti studiosi hanno cercato in questo autore originale, vissuto a cavallo tra medioevo ed età moderna, un precursore di saperi e dottrine a noi contemporanei o una autorità del passato a cui richiamarsi per sostenere le proprie tesi. Il tentativo di questo studio è quello di esplicitare le premesse teoriche alla base di alcune delle interpretazioni più interessanti degli ultimi decenni, premettendo un breve excursus storico dell'evoluzione della storiografia khalduniana.
In copertina: banchetto di nozze. (da al Har †r †, Maq…m…t, ms c-23, Istituto di studi orientali, accademia delle scienze, s. Pietroburgo) 8 1 F. Malti douglas "structure and organization in a Monographic Adab Work: al-Ta¥f †l of al-Kha¥ †b al-baghd…d †", in Journal of Near Eastern Studies, 40 (1981), pp. 227-245. a questo articolo siamo debitori per l'analisi del testo in chiave narratologica. 20 10 Il titolo completo, molto più lungo (al-Ta¥f †l wa-|ik…y…t al-¥ufayliyy †n wa-a²b…ruhum wa-naw…dir kal…mihim wa-aš¼…ruhum) in traduzione suonerebbe come Il libro dello scrocco, e narrazioni, storie, aneddoti e poesie degli scrocconi. 11 Il |ad †Å è la narrazione di dicta e facta del Profeta; ha valore paradigmatico e normativo per la comunità musulmana.
Materia giudaica, 2020
Although Giovanni Pico della Mirandola was not a book collector, at his death his library of more than 1200 manuscripts and incunabula was one of the largest private collections of the late fifteenth century. Unfortunately, despite the extraordinary importance, sometimes even unique character, of many of Pico’s manuscrips, this library is still underexplored. In this paper will be presented the first results on the arabic-hebrew section of more of 150 manuscripts and incunabula. Thanks to the ex libris, the notes on the contents and other elements, part of the collection can be still identified.
Fortunatae. Revista Canaria de Filología, Cultura y Humanidades Clásicas
Through the Arabic versions about Philip of Mahdia’s events, a 12th century Norman-Sicilian warlord at the service of Roger II, we will suggest a new reading of the passage that could date back to the narration related to Philip, today lost, by the historian Ibn al-Šaddād.
Journal of Arabic and Islamic Studies, 2012
The paper deals with the comments 14th-century jurists, Ibn Jamāʿa, Ibn al-Ḥājj and al-Subkī made about books and bookmaking, which highlight their ambivalent attitude towards the craftsmanship of those involved in the production of books. While extolling the merits of papermakers, scribes and bookbinders in connection with the production of religious books, the jurists urged these craftsmen to proceed in strict compliance with the Islamic code. Copying and binding certain kinds of books, such as folk romances, was severely censured or even prohibited. Some suggestions aiming at the prevention of fraud and illicit behaviour were also included in sections of legal treatises dealing with the crafts of book-production.
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Gihād. Definizioni e riletture di un termine abusato, 2019
Loquentes linguis: studi linguistici e orientali in …, 2006
Yitzhaq ibn Sahula, Favole antiche, a cura di Anna Linda Callow e Pier Francesco Fumagalli, 2 vols., G.A.M. Rudiano, Brescia – Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Milano, vol. II, 2021