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1. Il mio intervento si pone idealmente nell'ambito del rendimento di grazie al Signore che i figli di san Francesco stanno vivendo per la "grazia delle origini", in particolare per il dono della regola, che ottocento anni fa il papa Innocenzo III si apprestava ad approvare. Il tema che affronto in questa mia comunicazione -san Francesco e la fede -vuole indicare semplicemente l'orizzonte sotto il quale ha potuto sorgere l'esperienza cristiana di Francesco d'Assisi fino a condensarsi nella regola, nelle sue diverse riscritture, per diventare così nostra eredità. Più che mai nell'occasione di questo ottavo centenario sentiamo che l'Assisiate non è solo un fatto del passato: egli è la profondità del nostro presente, senza il quale non potremmo capire noi stessi e davanti al quale siamo sempre posti in una continua tensione di rinnovamento.
Teologie in dialogo oggi - volume I - sezione A
Quest ultimo livello potrebbe essere chiamato quello delle ultime implicazioni, dopo quelli su Dio, su Cristo, sulla Chiesa, sul percorso storico della fede. Rimane il livello la nostra quinta parte-della relazionalità cristiana d impegno e di coinvolgimento. La teologia della liberazione vorrà incidere sul tessuto umano, la teologia neoculturale vorrà penetrare la rete interculturale umana. Anche qui, ci fermiamo maggiormente alle problematiche in confronto ed in dialogo, al di là di una stretta e formale cronologia tra le teologie. L'ultimo confronto teologico ci ha portato a discernere un ulteriore passo di convergenza, focalizzando la massima concretizzazione dell'espressione cristiana storica, sia nell'immediata genuinità dei segni, sia nel coinvolgiinento radicale che sorge dai progetti di speranza. Questa concretezza non può non fare scaturire un interrogativo sul punto d'aggancío dell'espressione concreta alla realtà cristiana e umana complessiva. Dove fa irruzione, a quale livello si inserisce la trasformante espressione evangelica ecclesiale? Le risposte sono assai varie, e oscillano tra estremi, che appaiono notevolmente contrastanti. Si potrebbe, forse, qualificare questi estremi nel modo seguente: o la sincerità cristiana poggia sulla giustizia intransigente per raggiungere gli emarginati della comunità umana, o segue le vie delle culture nella loro più profonda efficacia. Il punto d'impatto della travolgente incisività cristiana seguirà la via della critica socio-politica attraverso una giustizia senza compromessi. Essa sarà la zona concreta d'incontro tra il mistero cristiano e la dinamica umana. Sorge allora la questione: si tratterà di assumere o di criticare 'a priori' la cultura ambientale o la convivenza vigente? Il confronto lo dovrà chiarire. Dal dialogo con il mondo odierno all'evangelizzazione della comunità contemporanea, quest ultimo confronto avrà il suo peso e la sua importanza per la sostanzialità della teologia del XX e XXI secolo e per la traccia che lascerà alle generazioni, che la studieranno con più distacco, dopo la sua entrata in scena e la prima impermeabilità di vertice. Il primo orientamento, su cui ci soffermeremo, sceglie senza esitazione la prioritaria critica della società ambientale, ed è favorevole, inoltre, all'impegno intransigente nel quadro della convivenza
Preistoria del cristianesimo - la radice sciamanica delle religioni , 2021
Dallo sciamanesimo al cristianesimo - la meravigliosa avventura del pensiero magico dell'homo e della femina sapiens
L’ESPERIENZA CANONICA PER L’AMMINISTRAZIONE DI UNA DIOCESI, 2023
Péter Erdő L'ESPERIENZA CANONICA PER L'AMMINISTRAZIONE DI UNA DIOCESI* I. Premesse; II. Il diritto canonico come strumento ed espressione dell'unità della Chiesa, 1. Unità della fede e del messaggio di Cristo, 2. Unità nei sacramenti, 3. Unità nel governo ecclesiale, a. Unità nel governo pastorale, b. Unità nell'amministrazione dei beni, c. Unità nell'attività processuale e penale; III. Conclusione
. Se Dio ritrae lo spirito vitale, ecco che gli uomini tornan,o alla polvere, dalla quale provengono ; e se egli dà lo spirito, ecco che essi risorgono e Dio rinnova il volto della terra (Sal. 104, 29 seg.). J ahvè, nostro padre sei tu, noi siamo l'argilla, tu il nostro artefice tutti noi siamo opera· delle tue mani (Is. 64, 7). Così la fede nella creazione significa abbandonarsi totalmente a Dio: Guai a chi contende col suo creatore, egli rottame fra i rottami dei vasi di terra! Anche l'argilla dirà al vasaio : « Che fai? » e l'opera sua: « Non hai mani? » Guai a colui che dice a suo padre: « Perchè hai generato? » e a sua madre: « Perchè partorisci? » . Così dice J ahvè, il santo di Israele e suo creatore: «Voi pretendete d'interrogarmi str .ciò che vérrà e darmi degli ordini a proposito dell'opera delle mie mani? . lo ho fatto la ,terra e gli uomini su di essa, ·io, le mie mani hanno spiegato i cieli . e comandai a tutto il loro esercito » (Is. 45,(9)(10)(11)(12). E così parla il credente : « Le tue mani mi hanno fatto e formato--Ammaestrami in modo che io apprenda i tuoi comandamenti» (Sal. 119, 73). L'uomo dunque davanti a Dio non è, nulla, 5 e il profeta ode la voce: « Predica: ogni carne è come erba e tutto il suo splendore è come il fiore del campo. L'erba si secca, il fiore appassisce perchè il soffio di J ah v è vi è passato sopra ... 12 L'eredità dell'Antico Testamento L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la p11-rola del nostro Dio dura in eterno » (Is. 40, 6-8). Ma questa fede ispira . anche fiducia e gratitudine. « Se io guardo il cielo, opera delle tue dita, luna e stelle che vi hai disposto,che cosa è l'uomo che tu ti sia ricordato di lui, il figlio dell'uomo, che tu gli abbia rivolto il tuo sguardo! 18 L'eredità dell'Antico Testamento prattutto conoscenza di ciò che Dio esige. La sapienza di Israele è sapienza di proverbi. La sua proposizione fondamentale è: sapienza è timor di Dio. · Il timore del Signore è l'inizio della conoscenza, gli stolti disprezzano sapienza e istruzione (Prov. l, 7). Il timore del Signore è la scuola della saggezza e l'umiltà va avanti all'onore (Prov. 15, 33). Il profeta ammonisce a coltivare il timor di Dio : Santificate J ahvè degli eserciti! Egli sia il vostro timm·e, egli sia il vostro terrore, {ls. 8, 13). Analoga è l'aiQ.monizione della Legge: Dovete segui1·e Jahvè, vostro Dio, lui dovete temere, i suoi comandamenti dovete osservare e ascoltare la sua voce. Lui dovete servire, a lui tenervi stretti (Deut. 13, 5). E Dio promette attraverso il profeta: « Voglio dar loro un altro cuore e un'altra via, perchè mi temano sempre ... V o gli o mettere nel loro cuore il timore di me, perchè non si allontanino da me» (Ger. 32, 39 seg.) . . Questo timor di Dio non. è paura, esso anzi libera l'uomo proprio dalla .paura, dandogli un senso di sicurezza. È il rispetto che si inchina alla volontà di Dio, che ci si presenta nei suoi ordini non meno che nel destino. L'uomo per l'appunto non deve aver timore davanti a Dio. «Non aver paura, chè io ti ho redento. Ti ho chiamato per nome; sei mio» (ls. 43, l). Dio e il mondo se non mangia,re e bere e darsi al bel tempo in mezzo alle fatiche (2, 24). Mangia con gioia il tuo pane bevi il tuo vino con cuore lieto ... porta sempre vesti bianche e non far mancare olio al tuo capo, godi la vita con la donna che ami 23 per tutti i giorni vani che ti sondati sotto il sole (9, 7-10). Se una tale rassegnazione si avvicina all'ateismo pratico, l'estremo opposto appare invece nel libro di Giobbe. Qui, nella dura lotta con questo problema, la risposta che viene trovata consiste nella tacita sottomissione alla volontà di· vina la cui sapienza trascende ogni umana comprensione. Di fronte agli amici che insistono a sostenere che le soffe· renze di Giobbe devono essere la punizione per una sua colpa, egli persiste nella coscienza della propria innocen• za e si avvede con raccapriccio che Dio gli fa violenza. Se anche avessi ragione, non troverei ascolto, dovrei invocare la grazia del mio avversario. Se lo invocassi -mi risponderebbe? Non crederò mai ch'egli mi ascolti. Egli che ìni piomba addosso nel frastuono della tempesta, mi infligge tante ferite senza motivo; che non mi lascia mai riprendere fiato, no, che mi sazia d'amarezza. Se si tratta della forza del più forte, -lui ne ha! e se si tratta del diritt9 -chi lo citerà in giudizio?. Se anche ho ragione, -la mia bocca mi condanna; se anche sono innocente -egli mi dichiara colpevole (9,(15)(16)(17)(18)(19). Ma non trova pace; deve esigere giustizia da Dio, -non la sua ricompensa, ma il riconoscimento. No, all'Onnipotente voglio parlare, contendere con Dio, questo è il mio desiderio (13, 3). 24 'L'eredità dell'Antico Testamento Dio è grato ,ad avvocati che vogliano dimostrare il diritto di Dio affermando che Giobbe è in colp,a! Dite il falso per amore di Dio? In suo favore sostenete l'inganno? Prendete partito per l'Onnipotente? Sostenete la causa di Dio con le menzogne? (13, 7 seg.). Le vostre sentenze sono sentenze di cenere, è di argilla ciò che voi replicate. Ma tacete dunque e fatemi parlare, mi succeda quel che mi deve succedere! Prenderò la mia carne fra i denti e. metterò l'anima mia sulle mie mani! ·che mi uccida! Non ho niente da sperare! Solo la mia condotta esporrò davanti a lui (13, 12-15). O sapessi dove poterlo trovare, . potessi giungere al suo trono! Esporrei la mia causa davanti a lui e riempirei la bocca di prova, conoscerei le parole che mi replicherebbe, sentirei le parole che mi direbbe. Lotterebbe con me con tutta la sua forza? Oh no! mi presterebbe attenzione. Li disputerebbe con lui un uomo retto, e io finalmente mi libererei del mio giudice (23, 3-7). Prega Dio di consegnargli il suo atto di accusa per poterne dimostrare l'inconsistenza. Veramente, io lo porterei sulla spalla, me lo cingerei come un diadema intorno alla fronte! Gli renderei conto di ciascuno dei miei passi e lo affronterei arditamente come un principe! (31, 36 seg.). Dio accetta la sfida; appare a Giobbe e risponde. Risponde chiedenc:lo a Giobbe: Dio e il mondo Dove eri quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ne fissò le dimensioni, se tu lo sai? Chi vi ha teso sopra la corda· per misurarla? ... L'avversario dell'Onnipotente si ritirerà, adesso; colui che censura Dio, ha da replicare? Vuoi annientare il mio giudizio, condannarmi per_ giustificare te stesso? Hai tu un braccio come quello di Dio, o una voce che tuoni come la sua? Adornati pure di superbia e grandezza, rivestiti di splendore e màestà! ... Allora anch'io ti riconoscerò, -~ perchè la tua destra t'avrà dato la vittoria 25 (40, 4 seg. 8-10. 14). Giobbe ammutolisce davanti a lui: Sì, sono stato precipitoso, che cpsa potrei rispondere? Mi metto la mano sulla. bocca; ho parlato una volta, ma non risponderò di nuovo, una seconda volta, ma non lo farò più. Ho riconosciuto che tu sei onnipotente e che nessun tuo pensiero è irrealizzabile. Sì, senza capire ho. parlato di cose che per me sono troppo alte e mi sono ignote. Di te . ho sentito parlare, ma ora il mio occhio ti ha visto. Perciò mi sciolgo in ,lagrime e soltanto sospiro, fra la cenere e la polvere (40, 4 seg.; 42, 2 seg., 5 seg.). Di fronte all'onnipotenza e all'imperscrutabile sapienza di Dio l'uomo deve quindi ammutolire; una risposta alla sua domanda sul senso della propria sofferenza non l'ot-· tiene. Ma gli vien detto che, come uomo, non può porre la domanda, ma si deve inchinare davanti a Dio. Il poeta ha reso evidente ciò anche inserendo ]a propria poesia 26 L'eredità dell'Antico Testamento nella cornice della vecchia storia del pio Giobbe che, quando tutto gli vien tolto, dice umilmente: « Nudo sono uscito dal corpo di mia madre, e nudo vi torno. Dio l'ha dato e Dio l'ha tolto. Lodato sia il nome di Dio!» (1, 21), e che dice alla sua donna che si lagna : « Il bene lo prendiamo da Dio e il male non lo dovremmo prendere?» (2, 10). Il libro di Giobbe è un'eccezione nell'Antico Testamento, nel senso che per il poeta l'immagine corrente della giu· stizia divina che si ~ivelerebbe nel destino dell'uomo, viene meno. Il poeta ha scoperto che anche l'innocenza deve soffrire. Eppure il poeta rimane nell'ambito della con· cezione antico-testamentaria. Egli non perde la fiducia in Dio e quanto meno riesce a comprendere la propria soffe· renza sulla base della sua idea di Dio, tanto più l'idea di Dio conserva della sua forza, anzi diventa sempre più assoluta: l'onnipotenza di Dio non ha limiti e la sapienza di Dio, nel suo apparente arbitrio, è imperscrutabile. Cosi non resta all'uomo che ammutolire. 23 In tal modo viene sviluppato fino all'estremo un motivo che di per sè rientra nella fede antico-testamentaria in Dio: la sottomissione alle imperscrutabili decisioni di Dio -una rinunzia che si può peraltro congiungere anche con la fiducia nel fatto che Dio farà sorgere un futuro di beati· tudine e proprio allorchè l'uomo avrà rinunziato a una. volontà e a dei progetti autonomi e saprà attendere Dio. Così sorge una particolare idea della fede. Credere in Dio non significa ritener vera la sua esistenza, ma aver fiducia in lui in umile sottomissione ai suoi piani, in silente attesa. Questo è il senso del canto del salmista: Ma io resto sempre vicino a te, tu mi tieni con la tua destra. tu mi guidi col tuo consiglio, incoraggi l'anima mia per questa via. Che cosa ho in cielo? Al di fuori di te non desidero niente sulla terra. Il mio corpo e la mia anima possono venir meno, J ahvè sarà in eterno la mia parte.
2024
Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) nacque presso Digione, da nobile famiglia. Fin dall'infanzia Bernardo, il cui nome di origine è Bernardo di Fontaine fu caratterizzato da un profondo sentimento spirituale, infatti, quando era ancora un infante, una notte di natale, non potendo partecipare alla cerimonia di mezza notte, perché costretto a letto, il piccolo Bernardo rivisse in sogno la nascita del Bambino a Betlemme 1 , questo evento impresse, nel suo animo, l'amore per l'umanità del figlio di Dio, divenendo così il mistico contemplativo dell'umanità di Dio, ad egli rimase inoltre impressa anche la devozione per la vergine, la quale si consolidò con la perdita della madre, avvenuta quando Bernardo aveva sedici anni.
PART V - SECTIONS A
This section of the fifth plateform of the theological panoramic overview or the dialogical “synchronics” (Theologies in dialogue today, part III of volume 1 of this monography) in the turnover research of the XX-XXI century is the last level of this monography: “involvement or penetration, dialogical synchronics”. This part V (after part IV on the diachronics of the christian journey along these two centuries) includes a ‘section A’ dedicated to the rediscovery of the specific actuality and radicality of the christian engagement today in dialogue with the priority of long term penetration in the intercultural world (with P. Tillich and the neo-cultural intent). Emblematic for this synchronic approach today is “the heart of christian authenticity as rediscovery of the Church mystery” (file R-VP5SA1, -2, -3). The ‘section B’ of this plateform looks at the verification through the “neo-cultural Theology of intercultural penetration” (cfr infra). This monography is divided in three volumes: 1° vol. - dialogue between the trends of theological rediscovery and trends of theological verification, 2° vol. - dialogical trends of theological convergencies, 3° vol. - trends of theological safeguard in front of trends reshaping theological thought. A common schematization is adopted for each of the three volumes which aims at contextualizing the specific contribution of each part of the dialogical field: the five platforms are - 1° fundamentals of theology (God and mankind – part I), 2° essentials of christology (Christ and the universe – part II), 3° features of ecclesiology (Church and society – part III), 4° currents in the christian diachronics (the beginnings and the end – part IV), 5° synchronics (present christian dynamics) of the last theological research (christian credibility today and cultural standards – part V). This section A examines (Introduction – file R-VP5SA1) the present state of christian credibility focusing the ‘Theology of liberation’ as rediscovery of todays ‘synchrony’ or actual engagement in theological dialogics, confronting the different christian insights of the XX-XXI century. Trying to overcome (chapter I – file R-VP5SA2) conventional or formalistic ecclesial membership from all the narrownesses of the Church as institutional organization and looking for new imagination born as ‘utopia’. These dynamics of full mutual sharing (chapter II – file R-VP5SA2) are assuming ‘praxis’ as turning point towards further christian and interreligious steps, following the path of relationality: urgent ‘way out’ along history and his conflicts. Born in its specific local latino-american field liberation theology becomes a challenge for each without claiming general superiority but acting from concrete urgencies through ‘praxis’ and political operativity in parity. Immediate involvement is de-banalized and is de-neutralized. Historical concreteness in synchrony means political co-action learning from experiences in society (including Marxist and broader challenges). Liberation in its fullness (chapter III – file R-VP5SA3) needs interiorization with its living spirituality, open to imagination in human language and tracing the way towards discernment, moving along the paths of ‘utopia’. A critical examination of the cultural establishments and structuration will help to prepare the human awareness looking at the “reign of God” in living dialogue with neo-cultural theologies (section B) and each human inquiry and intent. The long term challenge is to foster a full creative anthropology in further christian research.
This paper was initially delivered at the Bose Conference on Orthodox Spirituality in 2015. It applies the resources of Postcolonial critique to a pair of anti-Latin canonical rulings by Demetrios Chomatenos during the era of the Fourth Crusade.
IL PANORAMA RUSSO ORTODOSSO OGGI L"assenza di statistiche religiose durante gli ultimi 50 anni nell"Unione sovietica, viene oggi progressivamente superata con delle approssimazioni che danno qualche idea delle specifiche appartenenze religiose 1 . La ricerca di comunità sparse e non ancora rintracciate continua per le varie Chiese di origini, tra cui la Chiesa cattolica di comunione romana 2 . Si tenta di chiarire la configurazione di questa presenza 3 . Anche qui, una statistica più o meno precisa è difficile da
Antologia di fonti per i corsi di Storia del cristianesimo e Storia della teologia
Synaxis, 26 (2006)1, 87-125., 2006
Dopo l'analisi dei diversi significati con i quali il termine «cristianità» è adoperato dagli studiosi delle diverse discipline, si approfondisce il significato che si intende utilizzare per un esame della particolare fisionomia che assume la cristianità in Sicilia e a Catania e per lo studio di un documento del 1493, nel quale le magistrature cittadine propongono al viceré la soluzione di una serie di problemi sull'argomento.
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Giustizia predittiva: alcune considerazioni preliminari, 2022
UNA PROSPETTIVA CRITICA ASIMMETRICA: L’ABUSIVO TRA CRONACA E FINZIONE, 2024
Archivio di filosofia, XCII, 2024
Anima, corpo, relazioni. Storia della filosofia da una prospettiva antropologica
"Nuovo Giornale di Filosofia della religione", 2020