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A. Agresta, I. Benincampi, Casa Popolare ICP S. Ippolito II, in «Panteon», 0, (2019), pp. 18-24. ISSN: 2723-9934.
2023
In questo breve contributo vengono trattate le vicende storiche, architettoniche e artistiche dell'antica pieve ascianese dedicata a S. Ippolito, Un edificio religioso attestato sin dall'epoca longobarda (inizi dell'VIII sec. d.C.), in piena disputa religiosa tra le cattedre di Siena e di Arezzo.
Situata nella primissima periferia della città, servita da un autobus pubblico che parte dalla stazione e passa per il centro con cadenza oraria, la casa di reclusione di Padova sembra prendere il nome dalla via in cui si ritrova, costeggiata da campi e case coloniche; in realtà è viceversa, e sono i Due Palazzi che costituiscono l'istituto penale ad aver colonizzato la strada, imponendosi fin da lontano all'occhio di chi la percorre. Costruita negli anni Ottanta e denominata Nuovo Complesso, con riferimento alla preesistente Casa di reclusione ospitata nel Castello dei Signori da Carrara del centro storico, il nuovo istituto è infatti composto di due edifici detentivi, uno di cinque piani e uno di due, affiancati da un reparto più piccolo destinato ai semiliberi. Entrato in funzione a partire dai primi anni Novanta, il Due Palazzi è l'unica casa di reclusione del Veneto, sicuramente una delle strutture penitenziarie più imponenti del Triveneto, e come istituto di reclusione maschile è secondo solo, a livello nazionale, a quello di Milano Opera.
Storia delle esplorazioni speleologiche condotte nella Grotta di Castelcivita pubblicata nel Volume celebrativo dei 50 anni di storia del Gruppo Speleologico del Club Alpino Italiano sezione di Napoli
A. Liparulo (a cura di), Centocinquanta anni di storia del "Leonardo da Vinci". Il più antico Istituto tecnico di Roma. 1871/2021, 2021
A 150 dalla fondazione del più antico Istituto tecnico di Roma, il "Leonardo da Vinci", una pubblicazione a cura di A. Liparulo ne racconta la prestigiosa storia attraverso documenti e testimonianze che riguardano le sedi, la didattica, il patrimonio, i docenti e gli allievi. Tra i docenti del Leonardo da Vinci vi è anche Ippolito Santangelo Spoto (1858-1946), giurista e studioso di economia sociale, che da giovane appassionato ricercatore dedica un suo saggio alla Comunità operaia di San Leucio (CE) ed agli opifici serici che hanno origine nel progetto ferdinadeo di epoca borbonica. Negli studi di Economia sociale, è annoverato tra quegli studiosi metodologicamente considerati seguaci di Frederic Le Play che, nell'Italia postunitaria, collaboravano con le istituzioni e le commissioni parlamentari studiando aspetti significativi della vita economico-sociale del paese ed elaborando proposte normative, per legiferare su questioni che di fatto interessavano diversi ceti sociali e riguardavano gran parte del territorio nazionale.
una versione del presente scritto è stato pubblicato sulla rivista “Opere”, giugno 2005
Alcuni storici dell'India sostengono che esiste una forte anomalia nello sviluppo primigenio di questa civiltà. Da circa la metà del secondo millennio dell'evo antico, in quello snodo cronologico di passaggio tra l'età del bronzo e quella del ferro, presso tutte le popolazioni storicamente attestate lo stato s'identificò con la figura del Re, grande conquistatore, eroe culturale e figura divina. Dalla Cina a Creta, dall'Egitto all'Assiria, tanto per citare esempi ben noti, monarchie personali si tradussero in regimi dinastici consolidati nel tempo. In India, invece, l'istituzione del Re divino non si sarebbe mai realizzata in ragione della presenza di una casta sacerdotale stabilmente dominante, tale da oscurare il sovrano, rājan e l'intera casta nobiliare dei guerrieri, rājanya 1 , considerati individualmente come Re virtuali 2 . Secondo quest'opinione, ciò costituirebbe un'eccezione nello sviluppo storico delle istituzioni statali, tale da penalizzare lo svolgimento successivo degli eventi indiani, condannando un Subcontinente altamente civilizzato a un continuo fallimento nell'affermazione delle sue strutture politiche e a una debolezza patologica nei confronti dei popoli confinanti 3 . Questa dell'anomalia indiana è teoria d'indubbia suggestione e fonda i suoi postulati su alcune evidenze obiettive. Il limite della teoria consiste, tuttavia, nell'appoggiarsi su alcune osservazioni ignorandone altre; o, meglio, nel selezionare tra diversi dati storici quelli metodologicamente più controllabili e atti a confermare l'ipotesi inizialegià promossa a teoria; ciò s'opera semplicemente ignorando evidenze altrettanto obiettive, ma in contraddizione con l'impostazione ideologica dello storico. Per esempio, gli storici dell'India spesso sono forniti di nozioni archeologiche, più facili da acquisire, mentre lo stesso non si può dire riguardo alla loro formazione filologica. Tendenzialmente lo storico si troverà maggiormente a suo agio nell'interpretare i dati provenienti dagli scavi, essendo l'archeologia una scienza introduttiva alla storia, piuttosto che a dipendere controvoglia dalle traduzioni delle fonti letterarie pubblicate da sanscritisti o esperti d'altre lingue dell'India antica, il cui interesse filologico spesso prescinde da una impostazione storica. Purtroppo l'archeologia dell'India del periodo da noi indicato rimane una fonte d'informazione poco trasparente, a causa di fattori ambientali devastanti (sommovimenti tellurici, variazioni repentine dei corsi fluviali, bradisismi di grande portata) e climatici particolarmente erosivi (monsoni, esondazioni, muffe, insetti). A questa scarsità d'informazione s'aggiunga il particolare che in India l'antichissima pratica della cremazione sottrae agli archeologi le loro principali fonti d'indagine, le tombe. Se a questo quadro sconfortante si aggiunge la particolare litigiosità dilagante tra gli archeologi che si occupano d'India, apparirà evidente come l'indagine letteraria rimanga privilegiata. Non che su questo versante tutto risulti cristallino ed esente da controversie; ma, per lo meno, la copia di informazioni di una delle lettera-
Materiali e Discussioni 25, 1990
Si parva licet componere magnis, come recita un celebre verso delle Georgiche virgiliane (4, 176), questo contributo vuole porsi in ideale continuità con la mirabile Relazione sui papiri ercolanesi letta da Domenico Comparetti il 17 febbraio 1878 alla Regia Accademia dei Lincei 1 . Fin dall'epoca della loro scoperta, infatti, i papiri di Ercolano, ritrovati tra il 1752 e il 1754 nel corso dello scavo di una Villa sepolta dall'eruzione vesuviana del 79 d. C. e divenuta nota perciò come Villa dei Papiri, sono stati per secoli al centro di grande interesse da parte degli studiosi sia per il loro numero davvero notevole, sia perché restituivano -scoperta unicauna biblioteca greca e latina dell'antichità nel suo insieme e nel suo assetto originario, sia per il loro contenuto, che testimoniava opere greche e alcune anche latine perdute dalla tradizione medievale, in particolare trattati di Epicuro e dei suoi epigoni fino a Filodemo di Gadara. Questi nella Villa visse, compose scritti e forse si circondò di una cerchia colta di letterati e di scolari nel corso di più anni del secolo I a.C. In sostanza ai papiri di Ercolano si deve, man mano che sono stati e vengono tuttora editi o riediti con perfezionate tecniche di lettura, il più di quanto si conosce della filosofia epicurea e del suo impiantarsi nell'Italia romana. Soltanto dagli ultimi decenni del secolo scorso, tuttavia, i papiri ercolanesi sono stati studiati molto più di prima e in profondità anche come 'libri' nella loro strutturazione materiale, nella loro qualità grafica, nel loro modo di aggregarsi e conservarsi in una biblioteca, vale a dire sotto l'aspetto più specificamente paleografico, bibliologico e biblioteconomico.
1 Apparirà evidente dal contesto, del resto, quando il termine non potrà che intendersi nella sua prima accezione, di sistema. 2 Un po' come, più o meno propriamente, della nostra musica occidentale si dice che ai modi maggiore e minore corrisponderebbero rispettivamente sensi di gioia e di mestizia.
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Rivista di archeologia, 1993
Acqua bene comune: la difficile convivenza di teorie e fatti, 2022
Ippolito II d'Este cardinale principe mecenate a cura di M. Cogotti e F.P. Fiore, 2013
Nuova Casa Italiana 2, 2022
Sicilia Archeologica, 1999
Rivista di Archeologia Cristiana, 2022
Atti della XLI Riunione Scientifica. Dai Ciclopi agli Ecisti. Società e territorio nella Sicilia Preistorica e Protostorica, 2012
Impremix Edizioni Visual Grafika, 2017
Rivista di Scienze Preistoriche - LXIV - 2014, pp. 115-149
PAESAGGI URBANI TARDOANTICHI Casi a confronto Atti delle Giornate gregoriane VIII Edizione (29-30 novembre 2014) a cura di Maria Concetta Parello Bari , 2015