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F. Spatafora e S. Vassallo, L'ultima città: rituali e spazi funerari nella Sicilia nord-occidentale di Età arcaica e classica, Palermo, 2010
in «L'ospite ingrato. Rivista online del Centro Interdipartimentale di Ricerca Franco Fortini», 9, gennaio-giugno 2021, pp. 151-167.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta Fortini comincia una lunga carriera da docente, prima a scuola e poi all’Università. In questo periodo svolge una intensa riflessione sul ruolo e la funzione dell’insegnante, sulle istituzioni scolastiche e accademiche, sui libri di testo e sulle modalità di insegnamento confrontandosi anche con altre esperienze, tra cui quella di Milani. Sebbene il nome del sacerdote torni più volte nel corso del tempo negli scritti di Fortini, due sono i momenti di maggior impegno critico. Il primo nel 1967 in occasione di un confronto ospitato sulle colonne dei «Quaderni piacentini» e il secondo in un convegno sulla figura di Milani nel 1980. Il contributo si propone di ripercorrere tali occasioni mettendole a confronto per valutare l’evolversi nel tempo delle posizioni di Fortini. Partendo da queste considerazioni ed evidenziando vicinanze e distanze tra i due autori, il saggio vuole offrire elementi utili a comprendere meglio non solo la posizione Fortini nei confronti del priore di Barbiana ma l’idea stessa di educazione che intendeva proporre e che tanta importanza ebbe nelle sue coeve riflessioni sulla società e sui mutamenti sociali.
Studi sulla ceramica attica della Sardegna - Testo completo, 2012
Introduzione Parlare della ceramica attica della Sardegna significa, sostanzialmente, parlare della Sardegna durante il periodo punico. Infatti, con un solo pezzo sicuramente databile in epoca fenicia (anteriore, cioè, alla metà del VI sec. a.C.), tutti gli altri possono assegnarsi alla fase storica caratterizzata dalla dominazione cartaginese dell'isola. Questo, naturalmente, a grandi linee. In realtà esiste una piccola serie di pezzi, databili tra il 550 ed il 520 a.C., la quale appartiene cronologicamente al complesso periodo che possiamo definire di interregno fra la Sardegna fenicia e la Sardegna punica. Non siamo ancora in grado di puntualizzare con esattezza quando avviene il momento di trapasso tra queste due fasi storiche, e probabilmente non lo saremo mai; così, convenzionalmente, si pone come elemento dirimente i due periodi la data del primo trattato fra Roma e Cartagine del 509 a.C.. Dopo tale anno la Sardegna è sicuramente punica; prima del 550 a.C. i Fenici vi hanno una incontrastata presenza; nei decenni intermedi avvengono le lotte dei Cartaginesi per impossessarsi dell'isola. Se i materiali attici importati durante quegli anni debbano assegnarsi alla componente fenicia ovvero a quella punica è problema non facile a risolvere e che, con ogni verosimiglianza, non può ridursi ad una soluzione univoca. Il vasellame ateniese che giunge in Sardegna dal VI sino alla fine del IV sec. a.C. si distribuisce nelle tre grandi categorie della ceramica attica, e cioè: vasi a figure nere; vasi a figure rosse; vasi a vernice nera. Attorno ad essi, con edizioni di materiali, considerazioni specifiche su singoli esemplari, esami più o meno generali su specifici centri o sull'intera isola, già è stato scritto in diverse sedi da diversi Autori, cui faremo riferimento in seguito, e pertanto abbiamo a disposizione una ampia messe di dati su cui basarci per tentare di proporre linee di interpretazione del significato della presenza di questo vasellame nel contesto della società punica sarda, o meglio del significato e delle funzioni che la ceramica attica assume nei diversi centri punici dell'isola. Per dare una certa omogeneità al lavoro, ci si è basati, nelle analisi, su alcuni centri principali (elencati appresso) che hanno restituito materiali significativi, tralasciando i ritrovamenti sporadici ed anche quelli di cui si hanno notizie solo ufficiose, senza edizione scientifica dei materiali, ovvero sui quali lo scrivente non ha potuto effettuare una verifica personale. Naturalmente, però, di tutti questi dati si è tenuto conto per le considerazioni di carattere generale. Il periodo arcaico (tavv. 1-2) quale, allo stato attuale dei fatti, forse conviene rifarsi al concetto di 'gusto', opportunamente tirato in ballo da Morel 4 proprio per la Sardegna. Il V secolo (tavv. 3-4) La carenza di vasellame figurato prosegue poi per quasi tutto il V secolo. Anche se i recenti ritrovamenti negli abitati dei centri punici 5 ci significano una presenza di vasi figurati sino a pochi anni or sono insospettata, essi sono pur sempre in larghissima minoranza rispetto a quelli a vernice nera. Allo scorcio del secolo si può rilevare un incremento dei vasi figurati, grazie al relativamente consistente arrivo delle lekythoi ariballiche decorate in diverse maniere, ma prevalentemente con una palmetta sul lato opposto all'ansa. Tali vasetti si propongono in quantità maggioritaria nelle necropoli, ma anche negli abitati se ne trovano esemplari. La larga diffusione delle lekythoi ariballiche e del loro contenuto di olio profumato si nota osservando ne la presenza, sia pure con esemplari isolati, in centri interni, di non particolare rilevanza in questo periodo, come il villaggio sorto sopra le strutture nuragiche di Barumini e l'insediamento presso il nuraghe Ortu Còmidu di Sardara. Anche se non in rilevante quantità, il vasellame attico inizia pure ad essere presente nella Sardegna settentrionale. Globalmente la ceramica di V secolo, sia a vernice nera che a figure rosse, si distribuisce in 15 fogge per 6 abitati, mentre 16 forme si rinvengono ancora in 6 necropoli. Fra il vasellame da mensa predominano le coppe, fra cui la presenza più importante è data dalla stemless inset-lip dei decenni antecedenti la metà del secolo, mentre alla fine iniziano ad apparire i piatti da pesce. Pochi sono gli esemplari delle coppe appartenenti alla delicate class, anche se forse vi si possono assegnare alcuni frammenti di fondi decorati, mentre in misura maggiore si identificano le bolsal. Fra gli skyphoi, quelli decorati prevalgono su quelli interamente verniciati; una presenza importante è data dai pezzi della classe di Saint Valentin, rappresentata anche da kantharoi. Pressocchè esclusivamente rinvenute in sepolture sono le lekanides, legate alla sfera muliebre. I vasi di grandi dimensioni non sembrano avere goduto di particolare fortuna. A parte le oinochoai, sono attestati crateri, ma sino ad ora, solo a Neapolis e Tharros. Se le forme trovate negli abitati e nelle necropoli sono sostanzialmente le stesse, ben diverso è l'aspetto che abbiamo quando esaminiamo i rapporti proporzionali fra le singole fogge. Purtroppo, però, lo stato dei ritrovamenti non ci consente, per il V secolo, di effettuare una disamina approfondita delle varie facies dei singoli centri e così ci dobbiamo limitare a rilevare come il servito da mensa (coppe in senso lato, piatti, oinochoai) sia presente in maggior numero negli abitati, mentre le lekythoi e le lekythoi ariballiche e le lekanides lo siano nelle necropoli. Al solito le lucerne si distribuiscono equamente nelle due situazioni. Possiamo notare l'elevata frammentazione in forme della ceramica importata. Complessivamente, fra abitati e necropoli, i vasi si distribuiscono in ben 19 fogge. Certamente alcune sono assimilabili per funzione (lekythoi e lekythoi ariballiche; coppe, coppe-skyphoi, skyphoi, kantharoi), ma il dato che ci significa una produzione così parcellizzata è significativo, non solo per i centri importatori, ma anche in relazione all'organizzazione produttiva del centro esportatore, Atene.
Quaderni d'italianistica, 1990
Questa intervista a Franco Fortini fa parte di una serie di interviste che appariranno nel volume: Di critica di scrittura e. .. Dalla Neo-avanguardia ad oggi (Lecce: Manni, 1990).
Una sosta lungo la via Emilia tra selve e paludi. La mansio di Forum Gallorum a Castelfranco Emilia, 2019
F. Foroni, La ceramica comune depurata e semidepurata, in Una sosta lungo la via Emilia tra selve e paludi. La mansio di Forum Gallorum a Castelfranco Emilia, a cura di S. Campagnari, F. Foroni, D. Neri, DEA - Documenti ed Evidenze di Archeologia 12, pp. 123-132.
L'anonimo centro antico di Monte Saraceno, nella Sicilia centro-meridionale, sorge sul lato occidentale del medio corso del fiume Salso, l'antico Himera, in una posizione dominante e dal chiaro significato strategico lungo la via di penetrazione fluviale verso l'interno dell'isola.
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Quaderni Norensi, 2020
Una sosta lungo la via Emilia tra selve e paludi. La mansio di Forum Gallorum a Castelfranco Emilia, 2019
in Officine per la produzione di ceramica e vetro in epoca romana, Produzione e commercio nella regione adriatica. Archeologia sperimentale, II Colloquio archeologico internazionale Crikvenica, (Croazia) 28 e 29 ottobre 2011, Crikvenica 2014, pp. 163-172., 2014
PER LA CONOSCENZA DEI BENI CULTURALI. VI. RICERCHE DEL DOTTORATO IN METODOLOGIE CONOSCITIVE PER LA CONSERVAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI 2015-2016
LRCW3 Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean Archaeology and archaeometry Comparison between western and eastern Mediterranean , 2010
Ospite ingrato online , 2023
Una sosta lungo la via Emilia tra selve e paludi. La mansio di Forum Gallorum a Castelfranco Emilia, 2019